SOTTOCORNO, Pasquale
– Nacque il 27 settembre 1819 a Velate, nel Varesotto, da Pasquale, contadino, e da Fiorenza Mauri.
Dopo essersi dedicato, come il padre, all’agricoltura, si trasferì a Milano, dove lavorò come ciabattino vivendo nel borgo di porta Comasina (zona dell’odierno corso Garibaldi).
Il giorno 21 marzo 1848, quarto delle Cinque Giornate, Sottocorno raggiunse via Monte di Pietà dove gli insorti tentavano di espugnare il palazzo del Genio militare guidati dal patriota nizzardo Augusto Anfossi che, colpito da una pallottola, morì poco dopo. Partecipando all’azione, che vide coinvolti anche Luciano Manara e Manfredo Camperio, Sottocorno riuscì a incendiare la porta del palazzo.
Testimone dell’atto fu proprio Camperio, che nella sua autobiografia scrisse: «Il portone cominciava a scheggiarsi quando il popolano zoppo, Sottocorno, venne a raggiungermi. Gli gridai “Bisogna dar fuoco al portone, così non si riesce a niente”. Egli allora corse indietro con grave suo pericolo per prendere fieno e zolfanelli […]. Il Sottocorno tornava con fieno e zolfanelli per appiccare il fuoco alla porta e prima che essa fosse completamente demolita gli Austriaci sventolavano bandiera bianca» (Camperio, 1917, p. 38).
I centosessanta soldati asserragliati nel palazzo si arresero all’ingresso degli insorti, così come il conte Franz von Thun Hohenstein che li comandava. Il giorno seguente, 22 marzo, Sottocorno si distinse nuovamente, questa volta disarmando i soldati austriaci a guardia della Pia Casa di ricovero. Le sue azioni furono valorizzate politicamente e mediaticamente in presa diretta dal Governo provvisorio come rappresentative di un Risorgimento eroico e popolare tramite la stampa di manifesti distribuiti e affissi sui muri di tutta la città: «CITTADINI! Onore al popolano Pasquale Sottocorno, che nel palazzo del Genio appiccò primo il fuoco alla porta e irruppe a disarmare e far prigionieri 160 soldati. Quest’oggi Ei rinnovò la prova di valore straordinario, assaltando la Pia Casa di ricovero e disarmando i soldati che vi stavano a guardia. Il nome del Sottocorno suoni glorioso sulle bocche di tutti i prodi, e resti esempio ed eccitamento alle generazioni venture» (Tettoni, 1848, p. 184).
Al ritorno degli austriaci in città Sottocorno fuggì a Torino, dove riprese l’attività di calzolaio fino alla morte, avvenuta il 1° ottobre 1857 per tisi polmonare.
Sottocorno fu solo uno tra i molti cittadini milanesi del menu peuple a impegnarsi attivamente nelle Cinque Giornate, ma le sue gesta divennero presto simbolo dello spirito civico, elevandolo a eroe del popolo. Particolare rilievo venne dato in primis alla sua umile condizione, ma soprattutto alla claudicazione di cui era affetto. Nei resoconti, sia contemporanei sia successivi, Sottocorno venne infatti definito come «un povero storpio» (Cattaneo, 1949, p. 93), «lo sciancato» (Carducci, 1883, p. 178), «vecchio e zoppo» (Bonfadini, 1886, p. 310), «povero zoppo» (Baldi, 1905, p. 12). Al momento della sua morte, Francesco Domenico Guerrazzi (1858) scrisse un elogio che assunse i tratti di una critica all’oblio di cui era stato vittima, a suo avviso, nei nove anni successivi all’esilio. Lo fece, però, rimarcando ulteriormente le caratteristiche che rendevano l’uomo un bersaglio della sfortuna; lo scrittore toscano immaginò che, in punto di morte, Sottocorno parlasse così di se stesso: «La natura quando nacqui mi benedisse, come il vescovo quando mi cresimò, con uno schiaffo. Ella, innanzi ch’io venissi al mondo, si spassò a farmi storpio e brutto: veruna ragazza mi dimandò mai» (pp. 11 s.). In realtà, Sottocorno aveva sposato Anna Maria Allievi.
Eroe della mitologia risorgimentale, Sottocorno fu oggetto di iconografia, come nel caso del quadro a olio dipinto da Pietro Bovier intorno al 1864 e intitolato Pasquale Sottocorno all’assalto del palazzo del Genio (oggi conservato al Museo del Risorgimento di Milano). Fu anche ampiamente utilizzato dalla propaganda fascista indirizzata all’infanzia come esempio di coraggio nonostante le umili origini e il difetto fisico (Brocchi - Gustarelli, 1925, pp. 39 s.).
Fonti e Bibl.: Milano, Archivio storico civico Biblioteca Trivulziana, Ruolo generale di popolazione (RGP), 1835, vol. 55, Sottocorno Pasquale; Registro dei morti, anno 1858, c. 77, Sottocorno Pasquale.
L. Tettoni, Cronaca della rivoluzione di Milano, 1848, passim; F.D. Guerrazzi, P. S., Malta 1858; G. Carducci, Protesta, in Confessioni e battaglie, II, Roma 1883, p. 178; P. S., in L’Epoca, 23-24 marzo 1884; R. Bonfadini, Mezzo secolo di patriottismo, Milano 1886, p. 310; G. Baldi, Le cinque giornate di Milano (1848), Firenze 1905, ad ind.; M. Camperio, Autobiografia di Manfredo Camperio 1826-1899, Milano 1917, ad ind.; V. Brocchi - A. Gustarelli, Allegretto e Sevenella, Milano 1925, ad ind.; C. Cattaneo, Dell’insurrezione di Milano nel 1848 e della successiva guerra con appendice di pagine inedite, Firenze 1949, ad ind.; S. Bietoletti - M. Dantini, L’Ottocento italiano. La storia, gli artisti, le opere, Firenze 2002, pp. 117 s.; C. Biagioli, L’«opera d’inchiostro». Storia editoriale della narrativa di Guerrazzi (1827-1899), Firenze 2006, pp. 161-166.