PENTA, Pasquale
PENTA, Pasquale. – Nacque a Fontanarosa (Avellino) il 22 aprile 1859 da Francescantonio, di professione notaio, e Adelaide Colucci.
Terzo di nove figli, intraprese gli studi di medicina all’Università di Napoli, dove nel 1883 diventò assistente di Enrico De Renzi, professore di patologia speciale e, l’anno successivo, si laureò.
Chiamato a svolgere il servizio militare obbligatorio, fece domanda per frequentare l’appena istituita Scuola d’applicazione di sanità militare e nel 1885 fu nominato sottotenente medico di complemento. Dopo una breve assegnazione presso l’ospedale di Napoli, Penta prestò servizio presso lo stabilimento penale di S. Stefano, dove maturò i primi interessi per ‘l’origine morbosa’ della delinquenza e quindi per l’opera di Cesare Lombroso e per l’antropologia criminale, di cui diede conto in Alcune note cliniche sui delinquenti del bagno penale di S. Stefano (s.l. s.d.). Nell’ambito di quell’esperienza avvenne, nel 1886, il suo incontro con il noto ‘generale dei briganti’ Carmine Crocco. Penta, che si fece notare anche come divulgatore e illustratore scientifico, ne realizzò un ritratto e ne studiò ampiamente l’autobiografia, riportando poi le sue note nel saggio Delinquenti e delitti primitivi (Napoli 1901).
Terminata l’esperienza sotto le armi, Penta seguitò invece a coltivare studi ed esperienze nel campo dell’antropologia criminale, prendendo prima servizio presso il bagno penale di Nisida e, successivamente, recandosi ad Aversa.
Qui, sotto la guida di Gaspare Virgilio, anch’egli seguace di Lombroso, direttore del manicomio civile e del primo nucleo di manicomio giudiziario sorto nella penisola (la sezione distaccata per detenuti maniaci aperta nel 1876), poté compiere numerose osservazioni sul campo ed entrare in contatto con uno degli ambienti più vivaci della criminologia del tempo, all’avanguardia nel campo dello studio e del trattamento dei ‘pazzi delinquenti’.
Nel quadro della sua partecipazione al dibattito promosso dagli ambienti del positivismo per l’istituzione dei manicomi giudiziari e per il riconoscimento dell’autorevolezza delle perizie psichiatriche nei processi penali, Penta prese parte a una delle vicende giudiziarie più celebri e dibattute del periodo, quella di Giovanni Passannante, attentatore alla vita di Umberto I di Savoia a Napoli nel 1878, intorno alla quale scrisse Giovanni Passannante pazzo e gli errori giudiziari in fatto di alienazioni mentali (Napoli 1890).
Negli stessi anni in cui operò ad Aversa, Penta continuò a visitare e a raccogliere dati sulla popolazione detenuta negli stabilimenti penali di S. Stefano, Procida, Ventotene, Napoli, utilizzandoli in numerosi studi successivi in cui combinò i risultati dell’osservazione sul campo, le statistiche giudiziarie, le suggestioni provenienti da analoghi studi condotti in altri paesi, come nel volume La simulazione della pazzia e il suo significato antropologico, etnico, clinico e medico legale. Studio di antropologia criminale su 120 casi di simulazione raccolti nelle carceri giudiziarie di Napoli (Napoli 1899).
Se fino a quel momento Penta aveva concentrato le sue attività intorno all’universo carcerario e all’accesa battaglia perché l’infermità mentale divenisse elemento dirimente sia processi penali sia nella commutazione delle pene, dal 1891 aprì una nuova fase della sua vita professionale, diventando assistente della clinica psichiatrica e neuropatologica diretta da Leonardo Bianchi a Napoli. Lo stesso anno, a dicembre, si sposò con Adelia Loforte, diciassettenne di famiglia benestante, con la quale ebbe i figli Francesco, che divenne geologo, e Pasquale, neurologo.
Nell’ateneo napoletano, a metà degli anni Novanta, Penta diventò libero docente di psichiatria e, poco dopo, il primo professore incaricato di antropologia criminale della penisola. La seconda metà degli anni Novanta rappresentò il suo periodo di maggiore attività, durante il quale collezionò importanti esperienze editoriali, fondando e dirigendo due riviste, dando alle stampe numerose ricerche e, soprattutto, facendosi promotore dello studio scientifico della sessualità, campo in cui espresse posizioni originali e a cui dovette in gran parte la sua notorietà, soprattutto in ambito internazionale.
Penta si avvicinò alla sessuologia attraverso un altro dei casi che appassionarono l’opinione pubblica della seconda metà dell’Ottocento, quello di Vincenzo Verzeni, noto come ‘lo strangolatore di donne’, arrestato nel 1873 e condannato per l’omicidio e le sevizie inflitte a due donne. La vicenda rappresentò per lui l’occasione di occuparsi in modo sistematico di sessualità, in particolare delle sue forme estreme e ‘perverse’, quelle che più intercettavano il suo grande interesse per i rapporti fra psichiatria e diritto (I pervertimenti sessuali nell’uomo e Vincenzo Verzeni strangolatore di donne. Studio biologico, Napoli 1893).
Da quel momento in poi Penta dedicò gran parte della sua attenzione e dei suoi lavori a tale sfera, ritenendola una delle più influenti per l’intelletto umano, fino a fondare nel 1896 la prima rivista europea di sessuologia, l’Archivio delle psicopatie sessuali.
Nonostante la sua giovane età e la breve vita del suo periodico, Penta riuscì a raccogliere intorno a qull’esperienza un folto numero di studiosi, professori universitari, direttori di manicomi, tra i quali Salvatore Ottolenghi, Angelo Zuccarelli, Leonardo Bianchi, Guglielmo Cantarano. Agli italiani si aggiunse una nutrita e autorevole schiera di collaboratori internazionali, tra i quali Havelock Ellis, Marc-André Raffalovich, Richard Krafft-Ebing, autori di interpretazioni anche molto diverse tra loro sulla natura delle ‘perversioni sessuali’. Scopo principale della rivista era quello di promuovere la conoscenza scientifica della sessualità, soprattutto delle sue forme patologiche, prestando particolare attenzione alle applicazioni pratiche che gli studi e le acquisizioni presentate potevano avere nel campo della medicina forense. Allo stesso tempo, sulle pagine dell’Archivio trovarono ampio spazio saggi e note sulle rappresentazioni letterarie delle ‘perversioni sessuali’, ricerche sui nessi tra genio artistico e omosessualità, così come racconti autobiografici di ‘anomali’.
Conclusasi l’esperienza della rivista dopo solo un anno, Penta proseguì sia le sue attività accademiche sia quelle editoriali, fondando nel 1898 la Rivista mensile di psichiatria forense, antropologia criminale e scienze affini, dalle cui pagine continuò a indagare le cause delle ‘perversioni sessuali’. Al volgere del secolo fu uno dei pochi scienziati italiani a recepire gli studi di Sigmund Freud sulle correlazioni fra vita sessuale e sviluppo delle nevrosi, dedicando ampio spazio al tema anche nei corsi da lui tenuti all’Università di Napoli.
A fronte di un ambiente scientifico positivista, in cui egli era comunque saldamente radicato, che guardò con diffidenza alle teorie del medico austriaco soprattutto per il ruolo decisivo che assegnavano alla sessualità, per la vena di irrazionalismo che sembrava dominarle e, non ultimo, per la mancanza di un riferimento alle origini organiche della malattia mentale, Penta trovò molti punti di contatto con l’opera di Freud e non mancò di discuterla e veicolarla negli ambienti in cui operò. Ulteriore testimonianza della dinamicità intellettuale delle studioso campano, che riconobbe nella vita sessuale una delle dimensioni decisive per lo sviluppo personale e che intorno a quella convinzione seppe lavorare e indagare spostandosi fra teorie e tradizioni diverse.
Morì a Napoli il 29 novembre 1904, a causa di una polmonite.
Opere. Oltre ai testi citati, si segnalano: Positivismo e criminalità. Conferenza letta il 22 giugno 1890 al Circolo giuridico di Napoli, Ivrea 1890; Pazzia e società, Milano 1893; Relazione d’inchiesta fatta per conto della Provincia d’Avellino nel manicomio di Nocera, Avellino 1894; Dei pervertimenti sessuali. Caratteri generali, origine e significato, dimostrati colle autobiografie di Alfieri e di Rousseau e col dialogo ‘Gli Amori’ di Luciano, Roma 1896.
Fonti e Bibl.: Comune di Fontanarosa, Archivio di stato civile, Atto di nascita e stato di famiglia di P.P.; Archivio di Stato di Napoli, Ufficio stato civile, Atti di matrimonio, 1891. Inoltre: L. Bianchi, Prefazione, in P. P. La simulazione della pazzia, III edizione con aggiunte, Napoli 1905; C. Beccalossi, P. P., ‘First Class Sexologist’, in Ead., Female sexual inversion. Same-sex desires in Italian and British sexology. c. 1870-1920, Houndmills 2012, pp. 147-171.