PASQUINI, Pasquale
PASQUINI, Pasquale. – Nacque a Pisa il 19 novembre 1901.
Visse la sua infanzia e adolescenza a Roma, dove il padre, Emilio, laureato in matematica e in fisica a Pisa, fu docente nei licei e vicepreside per diversi anni del liceo-ginnasio Ennio Quirino Visconti.
Terminati gli studi di base, Pasquini si iscrisse alla facoltà di scienze ed ebbe tra i suoi maestri Federico Raffaele, Giovan Battista Grassi, Federico Millosevich, Giulio Fano, Romualdo Pirotta. Si laureò a pieni voti nel 1921, discutendo una tesi sulla riproduzione agamica negli Anellidi.
Dopo la laurea, divenne assistente volontario a Roma; di qui passò successivamente a Perugia, sotto la guida di Osvaldo Polimanti, che lo introdusse allo studio dell’idrobiologia presso la stazione di Monte del Lago sul Trasimeno. Nel 1924 si trasferì all’Alma Mater di Bologna, nell’istituto di Alessandro Ghigi. L’anno successivo fu richiamato da Raffaele e tornò all’Università di Roma, dove si era reso disponibile un posto di aiuto.
In questi anni, ebbe modo di maturare dal punto di vista professionale: cominciò a lavorare a ricerche di embriologia comparata, argomento che lo accompagnerà per tutta la vita. Nel frattempo, ottenne una borsa di studio della Rockefeller Foundation e, nel 1926, si recò negli Stati Uniti. Lavorò a Yale nel laboratorio di Ross G. Harrison e al Marine biological laboratory (MBL) di Woods Hole con Frank Rattray Lillie. Qualche anno dopo (1931-32), approdò al MBL anche Giuseppe Montalenti, amico e collega di Pasquini e, come lui, allievo di Raffaele (G. Montalenti - P. Pasquini, La vita e l’opera scientifica di Federico Raffaele, in Archivio zoologico italiano, XXVI (1939), pp. IX-XXIX). Lillie introdusse entrambi all’embriologia sperimentale su base genetica, nonché alla genetica stessa, rivestendo così un ruolo importante nella loro carriera professionale (P. Pasquini, Le onoranze del Marine biological laboratory di Woods-Hole (Mass.) per il 60° compleanno di F.R. Lillie, in Rivista di biologia, XII (1930), p. 398; G. Montalenti, Frank R. Lillie. Necrologia, in La ricerca scientifica, XVIII (1948), pp. 13-14).
Al rientro dagli Stati Uniti, Pasquini conseguì la libera docenza in zoologia. A Roma, frattanto, era avvenuta la fondazione dell’Istituto Giovanni Treccani (1925) e Raffaele era stato nominato direttore della sezione di biologia e zoologia nel Comitato tecnico dell’Enciclopedia italiana. Pasquini fu con lui nel corpo dei redattori (insieme a Montalenti), collaborando ai lavori e scrivendo importanti voci. Fu redattore anche del Dizionario enciclopedico italiano.
Nel 1929, Pasquini ebbe occasione di consolidare il suo rapporto con Harrison quando questi venne in Italia per eseguire ricerche alla Stazione zoologica Anton Dohrn di Napoli: questi lo volle con sé, e in collaborazione svolsero studi sulla polarità di ascidie del genere Clavelina, pubblicati nei Rendiconti lincei. Pasquini tornò a Yale nel 1930 (e, dopo la guerra, nuovamente nel 1952).
Nel 1932 fu ternato in un concorso in istologia ed embriologia all’Università di Bologna. Fu quindi chiamato dalla facoltà di medicina di Perugia, dove assunse la direzione dell’istituto di biologia generale. Nel 1934 passò a Padova, sulla cattedra di zoologia e anatomia comparata. «In questa città – osserva Silvio Ranzi, collega e autore di una sua commemorazione – prese finalmente la direzione di un grande Istituto. In tutti questi anni l’indirizzo dato agli Istituti da lui diretti fu di morfologia sperimentale» (Ranzi, 1978, p. 4). Non fu qui, tuttavia, che egli consolidò la sua carriera professionale, ma a Bologna, dove si trasferì nel 1937, come ordinario di anatomia comparata, restandoci per quasi vent’anni. Pasquini vi si distinse sia nella ricerca sia nell’insegnamento e, soprattutto, seppe fare scuola. Numerosi furono infatti i suoi discepoli, tra cui Silvano Leghissa (che gli successe a Bologna), Leo Raunich (che ebbe la cattedra di anatomia comparata a Ferrara), Mario Canella (zoologia a Ferrara), Elvezio Ghirardelli (zoologia a Trieste), Antonietta Guardabassi (istologia a Torino), per nominarne solo alcuni. Andrea Scaccini (anatomia a Parma) era stato suo allievo a Perugia, a Padova invece Giorgio Schreiber (che andò in Brasile a causa delle leggi razziali, all’Università di Belo Horizonte).
A Bologna Pasquini rivestì vari incarichi accademici. Fu preside della facoltà di scienze e di quella di farmacia; inoltre, fece parte a lungo del consiglio di amministrazione. Nel frattempo, entrò nell’Accademia delle scienze di Bologna, come accademico benedettino. Venne poi eletto membro dell’Accademia dei XL (1952), di cui in seguito fu segretario. Fu corrispondente della Société Philomatique di Parigi e, in seguito, divenne corrispondente dell’Istituto lombardo di scienze e lettere. A livello di associazioni di settore, fu presidente dell’Unione zoologica italiana (UZI), che contribuì a riorganizzare dopo la fine della guerra. Inoltre, insieme a Silvio Ranzi, Giuseppe Reverberi, Alberto Monroy, Mario Benazzi e Alberto Stefanelli, fu tra i fondatori del Gruppo embriologico italiano (costituito nel 1952). Ne divenne segretario perpetuo, contribuendo con costanza alla sua attività gestionale e organizzativa.
Nel 1956 fu chiamato sulla cattedra di zoologia che era stata del maestro Federico Raffaele, per dirigere l’istituto nel quale aveva lavorato in gioventù. Abbandonata quindi Bologna con rimpianto, passò a Roma, restandovi fino alla fine dei suoi giorni.
Nel 1971 fece intitolare l’istituto a Raffaele, in occasione del trasferimento definitivo della sede nel Viale dell’Università, dov’è ancora oggi. Detta collocazione fu ottenuta, secondo la ricostruzione del collega Ranzi, «dopo una lunga serie di trattative da lui abilmente condotte e di lavori durati anni, e dopo quasi un cinquantennio di sedi provvisorie» (Ranzi, 1978, p. 6).
L’anno successivo passò fuori ruolo (1972): lasciò la direzione dell’istituto, ma continuò a frequentarlo regolarmente, collaborando con il nuovo direttore, Harry Manelli, suo discepolo a Bologna.
A Roma, Pasquini entrò nel consiglio di amministrazione dell’Università. Fu eletto membro del Consiglio superiore della pubblica istruzione, per due mandati, e del Consiglio superiore di agricoltura. Nel periodo del rilancio della scienza italiana nel dopoguerra, fece parte del Comitato di biologia e medicina del Consiglio nazionale delle ricerche (CNR), divenne membro del Consiglio direttivo della Stazione zoologica Anton Dohrn di Napoli, dell’istituto di idrobiologia di Pallanza e assunse la presidenza dell’Istituto nazionale di entomologia. Fu socio della Società italiana delle scienze, detta dei XL. Nel 1962 entrò nell’Accademia dei Lincei, inizialmente come corrispondente e poi come socio nazionale (1971). Inoltre, fece parte di varie commissioni di premi scientifici e, d’altronde, egli stesso ricevette diversi riconoscimenti di settore. Nel 1971 gli fu conferito il premio Feltrinelli per le scienze biologiche.
Della sua attività editoriale si ricorda, in particolare, un manuale di zoologia – scritto in collaborazione con Ranzi – nel quale per la prima volta in Italia venne incorporata la teoria cromosomica della ereditarietà di Thomas H. Morgan e collaboratori (Zoologia, per gli studenti di scienze naturali, di medicina e chimica farmacia, secondo le lezioni del prof. F. Raffaele, Roma 1924): l’evento ha una sua rilevanza storica, poiché la percezione della teoria nella nostra nazione ebbe una vicenda travagliata e problematica (Volpone, 2008, pp. 290-297). Da menzionare ancora la monografia su Le forze creatrici dell’uovo, compendiosa rassegna delle principali Questioni moderne di embriologia, come recitava il sottotitolo (Pisa-Roma 1948); la serie di quattro volumi intitolata La vita degli animali (Torino 1950-51), che ha avuto più edizioni, scritta in collaborazione con Alessandro Ghigi e con il nome di Federico Raffaele, morto ormai da alcuni anni; oppure gli otto volumi della Enciclopedia della natura (1968-1974, di autori vari), da lui curata negli ultimi anni della carriera. Fra gli altri titoli, si ricordano diversi testi di zoologia (Nozioni di zoologia con particolare riguardo alla malaria, Roma 1927; con S. Ranzi, Elementi di zoologia, secondo le lezioni del prof. F. Raffaele, Roma 1930, poi Elementi di zoologia, Torino 1959); di biologia generale (con G. Gola, Elementi di biologia animale e vegetale e nozioni di igiene, ad uso dei licei classici e scientifici, Firenze 1938; ad uso degli istituti magistrali, Firenze 1940; con S. Ranzi, Biologia animale, Roma 1940); di anatomia comparata (Lezioni di anatomia comparata, Bologna 1951). Numerosi furono anche i contributi celebrativi e i necrologi, fra i quali si ricordano quelli dedicati ai seguenti studiosi italiani (in ordine alfabetico): Cesare Artom, Giovanni Canestrini, Giulio Cotronei, Alessandro Ghigi, Ercole Giacomini, Andrea Giardina, Guido Grandi, Carlo Jucci, Francesco Pio Pomini, Federico Raffaele, Giuseppe Zanandrea. Fra gli stranieri, oltre al già menzionato Lillie, si ricordano Ross G. Harrison, John Runnstrom e Hans Spemann. Alcuni di questi lavori riguardano maestri di Pasquini, diretti o per interposta persona, ma la maggior parte degli altri semplicemente rivela un interesse per la storia disciplinare, con particolare riferimento a quella italiana, che non era da meno alla sua spiccata curiosità naturalistica.
A livello di orientamenti e contenuti di ricerca, e seguendo un ordine cronologico, per primo si ricorda il suo lavoro di laurea sugli Oligocheti (un estratto è contenuto in: La neoformazione della faringe nel processo di divisione naturale del Chaetogaster limnaei Baer, in Bollettino dell’istituto di zoologia della Regia Università di Roma, I (1923), pp. 5-16). Successivamente, l’interesse di Pasquini si concentrò sul plancton dulciacquicolo del Trasimeno e di altri laghi dell’Italia centrale (La distribuzione verticale e orizzontale del plancton del lago Trasimeno in estate e sue variazioni, in Rivista di biologia, V (1923), pp. 45-63; Primi appunti sul plancton dei laghetti di Piediluco e di Chiusi, ibid., VI (1924), pp. 695-697), nonché gli stagni delle marcite emiliane (Le variazioni del plancton e la circolazione della vita nei maceri del bolognese, in Bollettino dell’istituto di zoologia della Regia Università di Roma, I (1923), p. 79-85; Le comportement du plancton dans les etangs à macération des environs de Bologne (Italie) et l’influence de la macération sur les organismes, in Annales de biologie lacustre, XIII (1924), pp. 69-73).
Un’ampia serie di lavori riguardò la morfologia e l’embriologia sperimentale dell’occhio: nel corso degli anni, a più riprese, Pasquini investigò lo sviluppo di diverse parti dell’organo in differenti gruppi animali (in particolare Anfibi, Rettili e Uccelli) e prese in considerazione anche i meccanismi regolatori, inclusi vari difetti oculari. Sull’argomento produsse lavori apprezzati e noti a livello internazionale (tra le pubblicazioni si ricorda, per esempio: Equipotentiality of the Amphibian eye primordial, in Nature, CXXVII (1931), pp. 163-164). Questo filone di studi rappresentò, in qualche senso, una costante nella sua carriera professionale. Già nel 1925, mentre era aiuto a Roma, condusse ricerche sullo sviluppo del pettine dell’occhio negli Uccelli, svolgendo valutazioni comparate rispetto al cono dell’occhio dei Rettili (La prima formazione del pettine (Pecten) nello sviluppo dell’occhio di Gallus domesticus, in Rendiconti della Reale Accademia nazionale dei Lincei, I (1925), parte I, pp. 339-342; parte II, pp. 400-403; Sulla struttura del pettine e sul significato morfologico e funzionale di esso nell’occhio, ibid., III (1926), pp. 98-103). Pasquini investigò lo sviluppo dell’occhio anche dal punto di vista dei trapianti embrionali, adoperando – soprattutto su Anfibi – tecniche delicate apprese a Yale, che importò in Italia perfezionandole ed estendendole anche ad altri organi e tessuti (Trapianti omeoplastici degli abbozzi oculari negli embrioni di Pleurodeles Waltli, in Rendiconti della Reale Accademia nazionale dei Lincei, V (1927), pp. 453-456; Sul trapianto dell’occhio nei Vertebrati. (Risultati di ricerche sperimentali sull’abbozzo oculare di Anfibi Urodeli), in Rivista di biologia, IX (1927), pp. 515-519; Relazioni nervose dell’occhio e organo olfattorio trapiantati, come abbozzi primari, in embrioni di Axolotl, in Rendiconti della Reale Accademia nazionale dei Lincei, X (1929), pp. 680-687; Sulla fine struttura dell’encefalo nei diversi casi di anomalie oculari e dell’organo olfattorio in larvette di Axolotl, ottenute da uova centrifugate, in Archivio italiano di anatomia ed embriologia, XLVII (1942), pp. 330-334).
Sul finire degli anni Venti condusse ricerche di radiosensibilità differenziale sullo sviluppo delle uova e degli stadi embrionali di Anfibi, filone di studi che ha anticipato in qualche senso l’indagine sulla mutazione indotta (con G. Meldolesi, Ricerche sulla radiosensibilità nello sviluppo delle ova di Anfibi, in Rendiconti della Reale Accademia nazionale dei Lincei. Nota I. Radiosensibilità differenziale dei vari stadi embrionali (Anuri), X (1929), pp. 298-306; Nota II. Alterazioni specifiche e malformazioni secondarie da radiosuscettibilità differenziale in Rana esculenta, XI (1930), pp. 705-712).
Altri due argomenti d’indagine di Pasquini furono la polarità nello sviluppo embrionale e gli innesti. Già nel corso del suo soggiorno presso il laboratorio di Lillie (estate 1926), a Woods Hole, egli aveva iniziato una serie di ricerche sulla anisotropia dell’uovo di riccio di mare studiata mediante centrifugazione. Negli anni successivi proseguì queste ricerche anche in Italia (Ricerche di embriologia sperimentale sugli Echinodermi, in Rendiconti dell’Accademia nazionale dei Lincei, Nota I. Segmentazione atipica e successivo sviluppo delle uova di Arbacia punctulata Grey centrifugate, dopo la fecondazione, V (1927), pp. 353-359; Nota II. Sul differenziamento polare delle uova di Arbacia punctulata Grey centrifugate subito dopo la fecondazione, VII (1928), pp. 590-595). Di innesti embrionali si occupò a Napoli, collaborando con Harrison ai già menzionati studi sulla polarità del cestello branchiale di Clavelina (con R.G. Harrison, Esperimenti d’innesto sul cestello branchiale di Clavelina lepadiformis (Müller), in Rendiconti dell’Accademia nazionale dei Lincei, XI (1930), pp. 139-146).
Negli anni Cinquanta, insieme a suoi collaboratori, condusse lavori sull’acclimazione del Paramecio a concentrazioni saline crescenti (con E. Ghirardelli, C. Welponer, Ricerche sulla “acclimazione” di Paramecium caudatum a concentrazioni saline crescenti, in Rendiconti dell’Accademia delle scienze dell’Istituto di Bologna, II (1954-1955); Nota I. Appunti di tecnica ed osservazioni sull’alimentazione di Parameci in coltura, pp. 104-106; Nota II. Sui vacuoli soprannumerari di P. caudatum, pp. 111-113; Nota III. Risultati delle prime esperienze con particolare riguardo alla funzione dei vacuoli contrattili, pp. 116-119).
Nel corso degli anni, altro oggetto d’indagine a lungo investigato da Pasquini, fu la rigenerazione. Agli inizi della sua carriera lavorò sul tessuto oculare degli Anfibi (Sulla presunta rigenerazione dell’occhio negli embrioni di Rana esculenta, in Monitore zoologico italiano, XXXIX (1928), pp. 78-81; con A. Della Monica, La rigenerazione del cristallino in larve di Anfibi Anuri, in Bollettino dell’istituto di zoologia della Regia Università di Roma, VIII (1930), pp. 65-68), mentre alla maturità, negli anni Cinquanta e Sessanta, con un ultimo lavoro pubblicato nel 1970, si occupò di rigenerazione di dischetti nelle Planarie, isolati o coltivati in espianto (con E. Ghirardelli, A. Lesi-Massari, Sulla istogenesi rigenerativa in dischetti isolati dal corpo di Planaria torva, in Rendiconti dell’Accademia delle scienze dell’Istituto di Bologna, II (1954-55), pp. 131-34 e pp. 139-141; con A. Manelli, A. Negri, Sopravvivenza e differenziamento di blastemi rigenerativi di Planaria torva, coltivati in vitro, trattati con estradiolo, in Bollettino di zoologia, XXXI (1964), pp. 759-768; con M. di Castro, A. Manelli, Ulteriori osservazioni sul differenziamento in espianto di blastemi rigenerativi di Planaria torva, in Rendiconti dell’Istituto lombardo di scienze e lettere, CIV (1970), pp. 3-7).
Senza soffermarci su altre sue ricerche, anche di rilievo, in anatomia comparata e in embriologia (per esempio, su induttori e organizzatori in embrioni di Anfibi e Uccelli), si ricorderà in chiusura il suo contributo – fornito direttamente o attraverso discepoli da lui indirizzati – all’ecologia e alla sistematica zoologica, tra cui spiccano le spedizioni in regioni tropicali messicane per studiare la fauna cavernicola.
Morì a Roma il 28 gennaio 1977.
Fonti e Bibl.: Biografie e bibliografie degli accademici lincei, LXVI, Roma 1976, pp. 477-481; S. Leghissa, P. P. e la sua opera, in Atti della Accademia delle scienze dell’Istituto di Bologna. Classe di scienze fisiche e naturali. Rendiconti, s.13, IV (1977), pp. 142-147; S. Ranzi, P. P., in Celebrazioni lincee, CCXII (1978), pp. 1-13; L. Raunich, Ricordo di P. P., in Bollettino zoologico, XLV (1978), pp. 99-110; A. Volpone, Gli inizi della genetica in Italia, Bari 2008, pp. 290-294; A. Volpone - G. Corbellini, Le scienze della vita, in Storia d’Italia. Annali. 26. Scienze e tecnologie dell’Italia unita, a cura di F. Cassata - C. Pogliano, Torino 2011, pp. 575-598.