MARTIGNETTI, Pasquale
– Nacque a Benevento, il 27 luglio 1844, da una famiglia di modesti negozianti, Salvatore e Teresa Maddaloni.
Il M., i cui studi si fermarono alla quarta elementare, nel 1867 trovò un impiego presso l’archivio notarile di Benevento. Poco dopo sposò Giuseppina Collarile (Benevento 1853-1919), una maestra elementare, da cui ebbe due figli e il cui magro stipendio sarebbe divenuto l’unica entrata certa nel bilancio della famiglia.
Le prime notizie pubbliche del M. si hanno a partire dal 1877, quando cominciò a collaborare con il settimanale milanese La Plebe. L’anno successivo scrisse un articolo sul processo agli internazionalisti della banda del Matese, svoltosi a Benevento (La Plebe, 31 ag. 1878).
Pur non mancando un rilievo critico su quel tentativo insurrezionale («l’ambiente non era ancora preparato a ricevere le nuove idee»), traspariva una palese simpatia verso quei «valorosi e generosi» giovani, «dal nobile contegno» e dalla «inappuntabile condotta morale».
Il 1883 fu un anno di particolare importanza nella vita del Martignetti. Entrato in rapporti epistolari con P. Lafargue, genero di K. Marx, ne seguì il suggerimento di tradurre in italiano l’opuscolo Socialisme utopique et socialisme scientifique (che raccoglieva tre capitoli dell’Antidühring di F. Engels tradotti in francese) pubblicato da Lafargue a Parigi nel 1880. Il M. colse l’occasione per prendere contatto con Engels, al quale il 12 giugno 1883 inviò il testo italiano affinché potesse verificarne la correttezza. L’opuscolo (Il socialismo utopico e il socialismo scientifico per F. Engels) fu stampato a Benevento nel 1883, in 2000 esemplari e a spese del M., dal tipografo F. De Gennaro. La lingua francese costituì per il M. il primo tramite dell’incontro con la concezione marxiana. Il 21 genn. 1887, nel tracciare a Engels una sorta di autobiografia politica, scriveva: «Lo studio della traduzione francese del Capitale di Marx mi convertì al socialismo» (La corrispondenza di Marx e Engels…, p. 318). Del lavoro di Marx venne in possesso molto probabilmente attraverso La Plebe, che a partire dal 1877 lo indicava tra le opere di propaganda socialista che i lettori potevano acquistare presso il giornale.
A partire da allora e fino alla morte (1895) Engels fu per il M. «il vivente punto di riferimento della sua grande passione politica ed intellettuale» (Ragionieri, p. 203).
A Engels chiese, ottenendole, pubblicazioni che gli sarebbe stato difficile procurarsi a Benevento. Chiese anche consigli di carattere privato, raccomandazioni e soccorsi in denaro che gli vennero generosamente concessi. Del socialismo era così infervorato, che, scriveva a Engels l’11 apr. 1888, avrebbe voluto potersi «dedicare interamente alla traduzione e diffusione degli scritti» suoi e di Marx; e gli confessava alcuni anni dopo (30 maggio 1891) di non saper «proprio leggere cose che non siano socialiste».
Nel 1885 tradusse il libro appena uscito di Engels, L’origine della famiglia, della proprietà privata e dello Stato, in relazione alle ricerche di Luigi H. Morgan, che fu stampato a Benevento. Infaticabile, fino a compromettere la sua salute, nel dicembre 1885 il M. chiese poi al suo interlocutore di poter tradurre Lohnarbeit und Kapital di Marx, sembrandogli «un eccellente lavoro di propaganda per l’Italia»; e ai primi di febbraio del 1886 gliene trasmetteva già il manoscritto (che tale rimase per allora, non avendo trovato editore).
A precipitare il M. e la sua famiglia «nella desolazione e nella miseria» (come egli scrisse ad A. Costa, il 9 maggio 1889), fu un’accusa infondata di sottrazione di somme depositate presso il suo ufficio, trasformatasi in una condanna a più di tre anni di carcere.
Nel gennaio 1888 cominciò così un’odissea giudiziaria, che fu resa ancora più penosa dalla sospensione dall’impiego pubblico, e appena mitigata, per un certo periodo di tempo, da un lavoro precario concessogli dal prefetto di Benevento. La condanna, il 7 giugno 1889, comportò l’immediata perdita anche di questa occupazione, e il M. a quel punto poteva sperare soltanto in un ribaltamento della sentenza in appello. Ma anche il procuratore del re aveva presentato ricorso alla corte d’appello di Napoli, chiedendo un forte inasprimento della pena: cosa che avvenne, sia pure non nella misura richiesta. Non rimaneva che l’estremo ricorso alla Cassazione, e al M. venne l’idea, comunicata a Engels il 23 nov. 1889, di chiedere aiuto ad Antonio Labriola. Engels sollecitò Lafargue per raccomandare a Labriola il M., che, poche settimane dopo (17 genn. 1890) lo avvertiva della «generosa ed affettuosa assistenza» che gli stavano «prodigando» Labriola e l’avvocato V. Lollini. L’8 marzo 1890 la Corte suprema annullò la sentenza, eccependo un «errore di diritto» e rinviò il processo alla corte d’appello di Roma. Due mesi dopo, il 19 maggio 1890, Labriola comunicava a Engels, con palese enfasi, l’assoluzione del M. da ogni addebito.
Assolto, il M., strinse il suo rapporto con Labriola, del quale nella primavera-estate del 1890 tradusse per il Fascio operaio tre articoli sulla situazione politica e sociale in Italia, che erano apparsi nel Sozialdemokrat. Nel febbraio dello stesso anno il M. aveva cominciato a collaborare con la rivista Cuore e critica, pubblicando la traduzione di un saggio di Lafargue sulla criminalità in Francia che era apparso originariamente nella Neue Zeit.
Nei primi mesi del 1891, A. Ghisleri, probabilmente sollecitato da Labriola, procurò al M. un’occupazione, come traduttore e revisore di bozze, presso la casa editrice Fratelli Cattaneo di Bergamo, che si accingeva a pubblicare il periodico (diretto da Ghisleri stesso) Geografia per tutti. Ma quella che doveva rimanere l’unica esperienza di lavoro e di vita fuori da Benevento, durò soltanto dal maggio al luglio 1891, poiché alla casa editrice servivano anche traduzioni dall’inglese che il M. non era in grado di fare. Anche in questi mesi, il suo interesse prediletto rimase quello della traduzione di scritti di Marx e di Engels. Adattò la traduzione già fatta di Lohnarbeit und Kapital di Marx (Capitale e salario, Milano 1893) alle modifiche introdotte da Engels nella nuova edizione tedesca del 1891. E ripropose il Socialismo utopistico e socialismo scientifico di Engels (ibid. 1892), in una traduzione le cui bozze erano state riviste da Labriola.
Labriola, in una lettera a Engels del 31 luglio 1891 si disse «straziato» per il licenziamento del M., e anche F. Turati si interessò delle sue sorti. Egli, tuttavia, lo riteneva traduttore «più pedante che bravo: l’ultima» – scrisse a Ghisleri il 18 luglio 1891, riferendosi all’introduzione di Engels al Lohnarbeit – l’aveva «dovuta trascrivere per intere pagine. Traduce meccanicamente, ma non sa dare la scioltezza e il sapore italiano, ossia la leggibilità, e qualche volta anche il senso non è ben reso». Turati avrebbe ribadito la valutazione negativa alcuni anni dopo, scrivendo alla madre (14 dic. 1898) dal carcere di Pallanza, nel riprendere in mano L’origine della famiglia, della proprietà privata e dello Stato del 1885 («le sue traduzioni sono un disastro; derivano dal verbo tradire»). Il fatto è che alla passione e alla dedizione, fortissime nel M., non corrispondeva un’adeguata padronanza della lingua italiana.
Tornato a Benevento, il M. accettò l’offerta di F.S. Nitti (cui l’aveva raccomandato con calde parole Turati) di tradurre per Treves il romanzo antisocialista di E. Richter, Sozialdemokratische Zukunftsbilder (Berlin 1892) purché il suo nome non comparisse; e finì con il trovarsi invischiato in una vicenda singolare. Il M. non fu pagato per la traduzione, che l’editore, secondo Nitti, avrebbe giudicato insoddisfacente; ma quando apprese che Treves aveva subito provveduto a retribuire Nitti, minacciò di querelare lo studioso lucano. Ne scrisse Labriola a B. Croce il 15 e 16 sett. 1892, e il filosofo vi ritornò più tardi in una lettera a Engels del 13 dic. 1894 («chi sia quel Nitti sapete – che minchionò quel povero Martignetti due anni fa»).
Quando nella Neue Zeit uscirono in anticipo (estate 1894) due capitoli del terzo volume del Capitale, il M. li tradusse con sollecitudine, inviandoli alla Critica sociale: «ma Turati – riferì Labriola a Engels, il 15 ott. 1894 – finora non li ha trovati conformi all’indole del giornale». Il M., spronato da Labriola (che gliela recapitò appena ricevutala da Londra), tradusse subito anche la prefazione di Engels, che conteneva espressioni di duro sarcasmo nei confronti di Achille Loria. Respinta proprio per questo da Turati, che non intendeva alienarsi Loria, la prefazione di Engels, il cui testo fu «in parte» corretto da Labriola (scrisse il filosofo a Engels, il 4 genn. 1895), apparve in una rivista napoletana non socialista e di scarsa diffusione (La Rassegna, IV [1895], 1-2, pp. 72-100) e fu poi ripubblicata dal M. nell’opuscolo Dal terzo volume del Capitale di Carlo Marx, I, Prefazione e commenti di Federico Engels (Roma 1896).
Grazie all’intervento di Croce (sollecitato a sua volta da Labriola), il M. aveva ottenuto, con decreto del 12 sett. 1892, il reinserimento nell’albo dei periti contabili, sicché le sue condizioni economiche ne trassero con il tempo un relativo giovamento. Nell’aprile 1897, il M. ricevette dalla Germania la richiesta di un articolo sul socialismo italiano, e chiese a Croce (con lettere del 9 e 12 apr. 1897) notizie e documentazione, essendo lui «privo del necessario e sicuro materiale». Tutto lascia ritenere che Croce abbia soddisfatto la richiesta, e che l’articolo sia quello apparso, a firma del M., nel settimanale popolare della socialdemocrazia tedesca Der Wahre Jakob, sotto il titolo Die Arbeiterbewegung Italiens, il 3 ag. 1897 (pp. 2507-2512).
A partire dal 1896, anno in cui comparvero le ultime traduzioni del M. nella Critica sociale (traduzioni parziali del saggio di Lafargue su T. Campanella: 16 marzo e 1° apr. 1896, rispettivamente pp. 90 s. e 108-110; e di un articolo di K. Kautsky dal titolo Giornata di otto ore e scioperi, ibid., 16 ott. 1896, pp. 313-315), il M. vide allentarsi i rapporti a livello nazionale, e limitò la sua collaborazione al settimanale socialista di Benevento Il Lavoro. Dopo la morte di Engels, il M. aveva trovato il suo punto di riferimento in Kautsky e nella Neue Zeit. Sempre angustiato dall’indigenza economica, e pur impacciato per alcuni anni da problemi di vista perché colpito da cataratta, non smise di tradurre scritti di Marx e di Engels, ma anche di Kautsky, di K. Liebknecht e di P. Axelrod.
Nel maggio 1915 dette vita, a Benevento, con un gruppo di giovani, a un giornale internazionalista e antinterventista, L’Avvenire, del quale uscirono due soli numeri. Durante la guerra impiantò una rivendita ambulante di libri e giornali, ma al termine del conflitto la polizia gli revocò la licenza, anche perché pendevano su di lui due procedimenti penali per ingiurie a pubblico ufficiale e per «disfattismo». Aderì alla frazione massimalista del Partito socialista italiano (PSI), coltivando anche l’idea di candidarsi in Parlamento, e si schierò con decisione dalla parte della rivoluzione bolscevica, rifiutandosi di tradurre Terrorismus und Kommunismus di Kautsky (Berlin 1919).
Il M. morì a Benevento il 16 marzo 1920.
Tra il 1917 e 1918 aveva tradotto alcuni scritti di Axelrod, Alla vigilia della Rivoluzione russa: l’attività del proletariato socialista, Milano 1917, Le forze rivoluzionarie della Russia un tempo ed ora, ibid. 1917, e di L.B. Boudin, Il proletariato e la rivoluzione, ibid. 1918.
Fonti e Bibl.: Ad Amsterdam, presso l’Istituto internazionale di storia sociale, sono conservate, oltre al ricco carteggio con Engels (1883-95), lettere del M. a K. e Luise Kautsky (1900-20), nonché ventidue lettere e cartoline postali di P. Lafargue al M. (1883-93); Milano, Fondazione G.G. Feltrinelli, dodici lettere e cartoline postali a F. Anzi (1918-19); Napoli, Fondazione B. Croce, sette lettere a B. Croce (1892-98); Imola, Biblioteca Comunale, due lettere ad A. Costa (1883-89); Milano, Museo del Risorgimento, dieci lettere e cartoline postali ad A. Ghisleri (1890-91); La corrispondenza di Marx e Engels con italiani. 1848-1895, a cura di G. Del Bo, Milano 1964, ad ind.; A. Kuliscioff, Carteggio, I, 1898-1899, a cura di F. Pedone, Torino 1977, pp. 173, 202, 204, 294, 489, 495, 501; I carteggi Turati - Ghisleri (1876-1926), a cura di M. Punzo, Manduria-Bari-Roma 2000, pp. 692 s., 713, 740, 744-747; Filippo Turati e i corrispondenti italiani, I (1876-1892), a cura di M. Punzo, Manduria-Bari-Roma 2002, pp. 554-556; A. Labriola, Carteggio, III, 1890-1895, a cura di S. Miccolis, Napoli 2003, ad ind.; IV, 1896-1898, a cura di S. Miccolis, ibid. 2004, pp. 5, 8, 22, 256; Giurisprudenza italiana, XLII (1890), pt. I, sez. II, coll. 234 s.; G. Bosio, La diffusione degli scritti di Marx e di Engels in Italia dal 1871 al 1892, in Società, VII (1951), pp. 456-465, 472-475 (rist. in K. Marx - F. Engels, Scritti italiani, Roma 1972, pp. 242-251, 258-261); P.C. Masini, Gli internazionalisti e la banda del Matese, Milano-Roma 1958, p. 122; E. Ragionieri, Socialdemocrazia tedesca e socialisti italiani, Milano 1961, pp. 193-219, 300-305, 449-456; R. Marmiroli, Socialisti, e non, controluce. L’epistolario di Camillo Prampolini, Parma 1966, pp. 194 s.; P.C. Masini, Storia degli anarchici italiani. Da Bakunin a Malatesta (1862-1892), Milano 1969, p. 143; L. Parente, P. M. e la diffusione del marxismo in Italia, in Avellino e l’Irpinia tra ’800 e ’900: linee di ricerca per una storia sociale (Annali del Centro di ricerca Guido Dorso, I [1984]), pp. 247-269; G.M. Bravo, Marx ed Engels in Italia, Roma 1992, pp. 28 s., 74 s.; R. Zangheri, Storia del socialismo italiano, II, Torino 1997, pp. 348-351, 452; E. Gianni, Diffusione, popolarizzazione e volgarizzazione del marxismo in Italia, Milano 2004, pp. XXXVII-XLII; Il movimento operaio italiano. Diz. biografico, a cura di A. Andreucci - T. Detti, III, sub voce.