LIBERATORE, Pasquale Maria
Nacque a Lanciano, nell'Abruzzo Citeriore, il 19 sett. 1763 da Giovan Giacomo e da Giustina Capretti; fu battezzato il giorno successivo nella parrocchia di S. Lucia (Lanciano, Arch. della parrocchia di S. Lucia, Liber baptizatorum ab anno 1754 usque ad annum 1776 inclusive, VII, c. 101). Fin da giovane la sua salute fu cagionevole, e tale rimase per tutta la vita.
Compì i primi studi nelle Scuole pie di Lanciano, per proseguirli sotto precettori privati e infine completarli a Chieti; nel 1781 si trasferì a Napoli per seguire i corsi di giurisprudenza di M. Guarano, che lo apprezzò talmente da introdurlo nel salotto culturale di casa Grimaldi, dove il L. conobbe G. Filangieri, del quale molti anni dopo difese la memoria dalle critiche di E. Lerminier con un discorso letto all'Accademia Pontaniana di Napoli e poi stampato (Filangieri vindicato dalle ingiurie di E. Lerminier, in Filologia abruzzese, I [1836], giugno, pp. 23-28; luglio, pp. 78-89).
Laureatosi in giurisprudenza, iniziò a esercitare la professione di avvocato a Napoli, ma tornò presto a Lanciano, dove il 16 nov. 1786 sposò Caterina Bocache, nella chiesa di S. Lorenzo (Lanciano, Arch. storico diocesano, Liber matrimoniorum ecclesiae S. Laurentii, 1786, c. 31); il 22 ottobre dell'anno successivo nacque il primogenito Raffaele. Intanto, nel 1786, era stato nominato giudice civile a Lanciano, incarico che tenne fino al 1798, allorché divenne cancelliere del governo generale delle doganelle dell'Abruzzo Citeriore, con sede a Chieti.
Durante la rivoluzione del 1799 fu eletto municipalista a Lanciano (29 marzo); vi pubblicò subito un breve opuscolo a stampa, a limitata diffusione locale, sulla Erezione dell'albero della libertà; tuttavia non fu risoluto nell'esercitare la carica, peraltro né ricercata né gradita. Malgrado questo comportamento moderato e prudente, però, alla caduta della Repubblica l'11 dic. 1799 fu detenuto nel convento di S. Agostino in Lanciano; il 18 giugno 1800 fu condannato a venti anni di carcere e l'11 settembre fu inviato al confino in Puglia, prima nella fortezza di Manfredonia e poi in quella di Barletta; poté tornare a Lanciano dopo la pace di Firenze (28 marzo 1801) tra la Francia repubblicana e il Regno di Napoli.
Dopo l'ingresso dei Francesi nel Regno, pubblicò a Napoli nel 1806 i Pensieri civili ed economici sul miglioramento della Provincia di Chieti.
L'opera oltrepassò l'oggetto del titolo, poiché il L. vi tracciò un quadro dei mali del "Regno intero nell'amministrazione della giustizia, nel reggimento de' comuni, nella riscossione de' tributi, nel sistema feudale, nell'agricoltura, nelle arti, nel commercio". Il L. chiedeva l'abolizione delle numerose giurisdizioni eccezionali e della feudalità e dedicò due capitoli a un "Compendio della storia de' tributi nel Regno di Napoli" e a una "Esposizione degli abusi feudali".
Nello stesso 1806 fu destinato a Matera come giudice del Tribunale straordinario di Calabria e Basilicata; il 5 dic. 1808 divenne procuratore generale alla Gran Corte criminale dell'Aquila (è incerto se riguardi questa nomina, o quella successiva di procuratore generale a Napoli, il Discorso pronunciato da Pasquale Liberatore procurator regio nella sua immissione alla carica, s.n.t.). Sul finire del 1809 fu insignito del titolo di cavaliere del R. Ordine delle Due Sicilie; nel 1814 il ministro della Giustizia, conte F. Ricciardi, lo promosse a procuratore generale presso la Gran Corte criminale di Napoli. Di pari passo con la carriera di giudice, il L. venne approfondendo studi di dottrina, il cui primo frutto fu un Saggio sulla giurisprudenza penale del Regno di Napoli (Napoli 1814), che in segno di riconoscenza volle dedicare a Ricciardi.
L'opera iniziava con un'esposizione della legislazione penale vigente nel Regno nel secolo precedente, integrata con le riforme penali avviate nel 1808 e sfociate nell'adozione del codice francese, e si soffermava sui difetti di quest'ultimo. Tra l'altro il L. criticava l'applicazione al tentativo di reato delle stesse pene previste per il reato consumato; l'eccessivo ricorso alla pena capitale; "la immoralità delle pene del marchio, della confisca, dell'infamia, della gogna"; l'imperfetta valutazione della recidiva e della reiterazione del reato. Secondo Mancini (pp. 16-18) le sue osservazioni furono largamente recepite nel Codice per lo Regno delle due Sicilie del 1819.
Il 12 luglio 1817 fu nominato giudice della Gran Corte civile di Napoli con l'incarico di presidente della Gran Corte criminale (risale forse a queste sue funzioni un parere edito Per la causa delle false spese di giustizia militare nella Divisione di Napoli presso la commissione speciale creata col r. decreto de' 12 ott. 1816, s.n.t.). Il 10 maggio 1821, per le idee liberali manifestate durante il nonimestre costituzionale, il L. fu esonerato dalle cariche pubbliche - così come accadde anche al figlio Raffaele - e, pur senza essere allontanato dalla capitale, non fu più reintegrato nell'impiego. Tornò così alla professione di avvocato, ma proseguì nelle pubblicazioni (Degli uffiziali di polizia giudiziaria nella istruzione delle pruove ne' processi penali, Napoli 1826) e fu anche attivo traduttore di opere giuridiche francesi, tutte pubblicate a Napoli (Corso di codice civile del sig. Delvincourt, 1823, ristampa 1826-32; G.-L.-J. Carré, Le leggi della procedura civile… Opera… novellamente volgarizzata ed accresciuta della nuova procedura civile del Regno delle Due Sicilie dagli avvocati F. Carrillo e Pasquale Liberatore, 1825 [poi 1829-30]; Delle istituzioni giudiziarie in Europa. Opera del cav. Meyer ridotta in Epitome ed aggiuntovi un cenno storico sulle istituzioni giudiziarie delle Due Sicilie, 1828; Codice penale annotato delle disposizioni legislative, e delle decisioni di giurisprudenza di Francia da G.B. Sirey; aggiuntovi il confronto del diritto romano e delle leggi penali delle Due Sicilie, 1828; Codice di istruzione criminale annotato delle disposizioni legislative, e delle decisioni di giurisprudenza di Francia da G.B. Sirey; annotato…, 1829; J. Domat, Le leggi civili nel loro ordine naturale… nuova traduzione… aumentata dalla corrispondenza della nostra vigente legislazione…, s.d. [ma 1839]).
Per il L. quelli furono anni difficili sul piano economico, per di più funestati da una serie di gravi lutti: dapprima la perdita del secondogenito, Pier Giacinto, ufficiale dell'esercito borbonico e successivamente, nel 1830, quella della moglie Caterina, cui seguì anche la morte di una figlia che lo accudiva.
A partire dal 1831, nella propria abitazione, prese a insegnare privatamente diritto e i suoi corsi, fin dall'inizio, furono frequentati da numerosi studenti. Pur tormentato dal dolore per gli eventi familiari e dalle angustie economiche, quel periodo di forzata inattività gli permise tuttavia di dedicarsi in maniera sempre più approfondita agli studi.
Ne risultò la pubblicazione di opere che lasciarono una profonda traccia nel pensiero giuridico dell'epoca, rivelandolo anche scrittore prolifico. Nel 1830 pubblicò a Napoli tre volumi di Osservazioni per servir di comento alle leggi civili del Regno delle Due Sicilie; dal 1832 seguì, ancora a Napoli, l'opera più estesa, l'Introduzione allo studio della legislazione del Regno delle Due Sicilie, giunta al sesto volume nel 1840 (una seconda edizione fu avviata nel 1851).
L'opera esordiva dalla genesi e fondamento del diritto e dai rapporti della legislazione con filosofia, etica ed economia. Ripartiva poi gli studi giuridici in materia civile, penale, amministrativa (suddividendo quest'ultima in sette parti: polizia, "nel suo antico e vero senso di ragioni di governo"; municipale; ecclesiastica; commerciale; militare; finanziaria; educatrice e preventiva). Sottolineò anche la necessità di conciliare nello studio del diritto l'elemento filosofico con quello storico e si pronunciò in favore dello studio del diritto romano in parallelo e comparativamente con quello del diritto moderno (Mancini, pp. 18 s.).
Negli stessi anni videro la luce a Napoli molti altri scritti, in parte indipendenti, in parte sezioni o sviluppi dell'opera maggiore (tutti i titoli specificavano che si trattava di testi nati dai corsi in una scuola privata, quasi a istituire un confronto con quelli universitari): Della feudalità. Suoi diritti e abusi nel Regno delle Due Sicilie. Della sua abolizione e delle conseguenze da essa prodotte nella nostra legislazione, 1834; Dizionario legale contenente la definizione e la spiegazione dei vocaboli e modi di dire usati nell'antica e nuova legislazione canonica, civile, penale, amministrativa, 1834; Polizia militare, 1836; Della amministrazione pubblica considerata ne' suoi principii e nella loro applicazione per servire di prolegomeni alle istituzioni della legislazione amministrativa, 1836. In quest'ultima opera il L. si rifaceva ai "Principi fondamentali del Diritto amministrativo del chiarissimo Giandomenico Romagnosi" (pp. 5-69) e alla "Applicazione di essi fatta dal Barone de Gerando Membro dell'Istituto di Francia" (pp. 71-132). Concludeva riportando il pensiero di autori napoletani sulla scienza amministrativa, e allegò in appendice un "Quadro sinottico della economia politica su la produzione delle ricchezze, con i mezzi d'economia distinti tra Potere, Cognizione, Volontà".
Altre opere di questi anni, sempre pubblicate a Napoli, furono Del commercio nel Regno delle Due Sicilie. Sue vicende e sue legislazioni, 1837; Del contenzioso amministrativo, 1837; Leggi di procedura ne' giudizi civili in vigore nel Regno delle Due Sicilie, annotate…, s.d.; Istituzioni della legislazione amministrativa vigente nel Regno delle Due Sicilie, dettate nel suo privato studio di diritto…, 1837 (annunciate l'anno precedente da Prolegomeni). Notevole, per la forte difesa delle garanzie nella procedura penale, un suo intervento del 1836 (Della pubblica discussione ne' giudizi penali, in Filologia abruzzese, settembre - ottobre, pp. 15-21).
Nel 1837 il L. sospese i suoi corsi privati per l'intensificarsi dell'epidemia di colera scoppiata nel Napoletano l'anno precedente. Non poté riprenderli neppure in seguito, a causa di un sopravvenuto aggravamento delle condizioni di salute, e si dedicò esclusivamente alla propria opera di traduttore dal francese e di autore in materie giuridiche (Corso di diritto civile secondo il codice francese. Opera del professor Duranton. Nuova versione italiana con addizioni, note ed osservazioni riguardanti la legislazione civile delle Due Sicilie e coi confronti delle leggi civili della Toscana e del Regno Lombardo Veneto…, Napoli 1841-45, ristampa 1847-50; in una terza edizione della seconda parte della Introduzione allo studio della legislazione del Regno delle Due Sicilie introdusse aggiunte e modifiche: Della polizia ecclesiastica nel Regno delle Due Sicilie secondo il diritto canonico e l'ultimo concordato, 1842; il testo così modificato fu poi ristampato nel 1852 nella seconda edizione complessiva dell'opera). Uno scritto Del contenzioso amministrativo… L'analisi della legge de' 21 marzo 1817… apparve postumo (ibid. 1857).
I suoi interventi uscirono anche dal puro diritto, come nel caso di un trattatello Della pubblica educazione (Napoli 1840; alle leggi sull'istruzione aveva già dedicato la Polizia educatrice, sesta parte della Istruzione). Il L. fu membro, oltre che dell'Accademia Pontaniana, della R. Accademia delle scienze e dell'Istituto d'incoraggiamento alle scienze naturali. Pur tra le tante sventure trovò tempo e opportunità per svolgere opera di assistenza nei riguardi dei più sofferenti; nell'inverno tra 1841 e 1842 si offrì come lettore per un amico, il prof. S. Linari, che soffriva di problemi di vista, e proprio nell'abitazione di questo fu colpito da convulsioni apoplettiche, causate da ictus. Ripresosi dopo qualche mese, da Napoli si trasferì nella vicina Gragnano per trascorrere un periodo di convalescenza in casa del canonico C. Di Martino, ove il 15 agosto subì un nuovo attacco. Malgrado le tempestive cure prestategli, il L. non riuscì a riprendersi.
Morì a Gragnano il 21 ag. 1842. La salma, traslata a Napoli presso l'Arciconfraternita di S. Ferdinando, della quale era membro, fu tumulata il 24 successivo nel cimitero di Poggioreale, dove P. Borrelli lesse un'orazione funebre.
Fonti e Bibl.: Gragnano, Arch. comunale, Registro di stato civile, 1842, n. 154; L. Dorrucci, Biografie dei contemporanei. P. L., in Giornale abruzzese, aprile 1840, pp. 41-47; P.S. Mancini, Della vita e delle opere di P. L. (discorso letto all'Accademia Pontaniana…), Napoli 1842; E. Rocco, Necrologia di P.M. L., in Poliorama pittoresco, 3 sett. 1842, pp. 29-31; C. Minieri Riccio, Memorie storiche degli scrittori nati nel Regno di Napoli, Napoli 1844, pp. 178 s., 403; I. Tranchini, in Diz. biografico universale, III, Firenze 1845, p. 678; P. Calà Ulloa, Pensées et souvenirs sur la littérature contemporaine du Royaume de Naples, Genève 1858-59, I, pp. 160, 199 s., 294 s.; II, pp. 404 s.; T. Marino, Glorie d'Abruzzo, in Il Risveglio (Teramo), 31 marzo 1926, pp. 8-10; L. Coppa-Zuccari, L'invasione francese negli Abruzzi, II, L'Aquila 1928, pp. 1337 s.; IV, Roma 1939, p. 764; A. Simioni, in Diz. del Risorgimento nazionale, III, Milano 1933, p. 378; Diz. bibliografico della gente d'Abruzzo, a cura di R. Aurini, III, Teramo 1958, pp. 129-136; M. Caravale, La monarchia meridionale. Istituzioni e dottrina giuridica dai Normanni ai Borboni, Roma-Bari 1998, ad ind.; Il 1799 in Abruzzo. Atti del Convegno, Pescara-Chieti… 1999, a cura di U. Russo - R. Colapietra - P. Muzi, L'Aquila 2001, p. 242; Enc. Italiana, XXI, p. 40.