LEONARDI CATTOLICA, Pasquale
Nato a Cattolica (oggi Cattolica Eraclea, presso Agrigento), il 12 ag. 1769 da Francesco e da Giovanna Lumia, entrò giovanissimo nel seminario di Agrigento, ove portò a termine con profitto un primo ciclo di studi in lettere, filosofia e teologia. Orientato verso gli studi medici e chirurgici, si trasferì poi a Napoli, accolto, grazie al contributo per il suo mantenimento deliberato dal Comune di Cattolica in riconoscimento delle capacità di studio mostrate dal giovane, nel convitto per gli studenti allora annesso all'ospedale degli Incurabili.
Nel convitto gli studenti sovvenzionati dal proprio Comune - a differenza di quelli che si mantenevano autonomamente e che venivano chiamati con il loro cognome - erano identificati con il nome della città di provenienza. L'amore e la riconoscenza per la sua cittadina natale indussero il L. in età matura ad associarne il nome al proprio cognome.
Nella celebre scuola napoletana, il L. indirizzò i suoi interessi verso le discipline chirurgiche, formandosi, in particolare, sotto la direzione di D. Ferrara, che lo avviò alla conoscenza e alla pratica dell'ostetricia, e di D. Cirillo, di cui probabilmente subì un'influenza non estranea alle sue successive tendenze politiche. Incoraggiato da Ferrara, il 24 apr. 1796 vinse un concorso per assistente chirurgo straordinario presso gli Incurabili. Nel 1798 fu promosso al ruolo di chirurgo ordinario e dette inizio a un corso privato di anatomia descrittiva, affermandosi brillantemente in campo didattico e clinico: le sue lezioni furono presto seguite da un folto pubblico di studenti e la sua capacità nell'esercizio dell'ostetricia gli procurò a Napoli una vasta clientela privata.
Coinvolto negli eventi della Repubblica Napoletana del 1799, il L. a stento riuscì a salvarsi, fuggendo da Napoli grazie all'aiuto di Ferrara che, noleggiata un'imbarcazione a Procida, lo fece trasportare a Marsiglia travestito da marinaio. Arruolatosi come chirurgo militare nell'esercito francese, prese parte alla battaglia di Marengo, guadagnandosi, per la sua coraggiosa condotta, la nomina a cavaliere della Legion d'onore. La permanenza in Francia gli offrì l'occasione di ampliare e approfondire le conoscenze in campo ostetrico: a Parigi, infatti, operavano allora i più progrediti cultori della specialità.
Rientrato a Napoli grazie a un decreto reale di riabilitazione e reintegro nel ruolo di chirurgo degli Incurabili, poté riprendere le sue lezioni private di anatomia e di chirurgia. Il 22 nov. 1806, in seguito alla riforma universitaria promulgata dal re Giuseppe Bonaparte, il L. fu chiamato alla cattedra di ostetricia nell'Università di Napoli. Nel 1808 gli fu inoltre affidata la carica di istruttore ed esaminatore pubblico delle levatrici: ottenne, allora, l'istituzione presso il nosocomio di una scuola per la loro formazione professionale.
Nell'ambito della riforma universitaria introdotta dal re Gioacchino Murat, il L. promosse la fondazione della clinica ostetrica, della quale fu nominato direttore nel gennaio 1811: la struttura, cui furono assegnati un professore aggiunto, due aiuti e sei letti di degenza, era regolamentata da norme dettate dallo stesso L. e approvate senza modifiche dal governo, che prescrivevano tra l'altro una costante attività di ricerca scientifica, con la pubblicazione delle osservazioni più significative e dei casi di particolare interesse. Molto importanti e apprezzati furono i suoi contributi all'arricchimento delle raccolte del Museo anatomico universitario.
L'apporto dato dal L. alla clinica ostetrica fu essenzialmente di ordine pratico. Notevole interesse suscitò la sua descrizione di un caso di gravidanza quinquegemina, pubblicata in collaborazione con il patologo A. Nanula (Caso di un parto quinquegemino, in Filiatre-Sebezio. Giorn. delle scienze mediche, III [1838], 16, pp. 71 s.). Eseguì numerose volte l'operazione del taglio cesareo, intervento all'epoca a esito frequentemente infelice; praticò inoltre la sinfisiotomia - la metodica della sezione della sinfisi pubica, introdotta nel 1774 da Ferrara per rendere possibile il parto nei casi di bacino viziato - che tuttavia ritenne poco sicura e seguita da scarsi successi; propose quindi di sostituirla con la pubiotomia, ossia con la resezione delle branche pubiche. Nutrì una limitata fiducia negli strumenti introdotti nella pratica clinica per la misurazione della pelvi, ritenendo più precisa e sicura quella digitale eseguita dall'ostetrico. Contrastò decisamente alcuni pregiudizi diffusi ai suoi tempi, quali le presunte caratteristiche nocive del sangue mestruale e i criteri seguiti da molti per la diagnosi di verginità. Visitò l'ospedale di Pavia, ove ebbe occasione di osservare un caso di imene imperforato con ematocolpo, e descrisse, durante un soggiorno in Sicilia, un raro caso di galattorrea maschile. Espose la sua esperienza clinica e i suoi concetti nelle note introduttive alla sua traduzione de L'art des accouchements del famoso ostetrico francese J.-L. Baudelocque, che fu pubblicata in più edizioni ed ebbe grande diffusione tra gli specialisti dell'epoca (Dell'arte ostetricia di Baudelocque. III edizione italiana con note ed aggiunte, Milano 1833: nelle pagine XXXV-LIV Introduzione allo studio…, in cui è tratteggiata l'evoluzione della specialità).
Il L. fu attivo fino in età avanzata: oltre che direttore della clinica universitaria, fu chirurgo primario dell'ospedale annesso al monastero della Pace, gestito dall'Ordine di S. Giovanni di Dio, e, dal 1831, chirurgo consulente dell'Arciconfraternita della Trinità dei Pellegrini.
Il L. morì a Napoli il 23 luglio 1845.
Fonti e Bibl.: G. Sannicola, P. L. da Cattolica, Napoli 1846; E. Iacolucci, Elogio di P. L. da Cattolica, in Rend. delle adunanze e dei lavori della R. Accademia medico chirurgica di Napoli, XXVI (1872), pp. III-VII; R. Novi, Il parto cesareo in Napoli, Napoli 1876, ad nomen; S. Pennino, La sinfisiotomia, Catania 1892, p. 8; O. Morisani, Cenni storici dell'Università e dei suoi istituti, Napoli 1900, ad nomen; A. Guzzoni degli Ancarani, L'Italia ostetrica, Siena 1911, p. 125; G. Miranda, Discorso commemorativo, in Arch. di ostetricia e ginecologia, s. 2, III (1911-12), pp. XXVI-XXXVI; R. Falci, Scienziati e patrioti siciliani agli albori del Risorgimento, Palermo 1926, pp. 38-64; A. Ferrannini, Medicina italica (Priorità di fatti e di direttive), Milano 1935, pp. 37 s.; G. Pennino, P. L. C., tesi di laurea, Università di Palermo, 1972.