FERRIGNO, Pasquale
Nacque a Maiori (Salerno) da Salvatore e Chiara Averaimo, il 29 luglio 1728 secondo un documento conservato nell'Archivio di Stato di Napoli (Collegio dei dottori, LXXXIX, f. 37); intorno al 1715, invece, secondo il Camera. Le scarne notizie sulla sua vita sono per lo più lacunose o controverse.
Gli storici locali concordano nell'affermare che la famiglia Ferrigno, originaria di Cava dei Tirreni, era considerata "distinta" fin dal sec. XV, allorché si era trasferita in Costa di Amalfi; si collocava cioè tra quelle che, pur non essendo di origini nobili, avevano raggiunto posizioni di rilievo in campo professionale ed economico e pertanto vivevano more nobilium.
Il F. si trasferì a Napoli da ragazzo, probabilmente presso lo zio paterno Francesco, professore di istituzioni civili presso l'università, per dedicarsi agli studi legali. Iniziò la carriera forense e contemporaneamente tenne lezioni di diritto criminale nell'ateneo come straordinario. Nel 1748 fu chiamato a ricoprire la seconda cattedra di istituzioni civili in sostituzione di N. Arduini, passato alla prima. Nel 1750, alla morte dell'Arduini, si insediò sulla più prestigiosa cattedra primaria, che ricoprì fino al 1761.
Allo stesso periodo risalgono le opere del F., essenzialmente dettate da fini didattici e che peraltro rivelano interesse per la storia del diritto patrio e in specie per la storia degli istituti giuridici medievali: una Brevis historia iuris Romano-Neapolitani, Neapoli 1760; un'edizione del Vocabularium iuris utriusque curata da P. Vicat, ibid. 1760, che era apparso in prima edizione a Losanna solo l'anno precedente, e l'edizione con sue annotazioni degli Elementa iuris civilis secundum ordinem Institutionum di J. G. Heinecke, ibid. 1761.
Il F. inviò una copia del Vocabularium ad A. Genovesi, che in una lettera da Napoli dell'aprile del 1760 lo ringraziava professandogli ripetutamente affettuosa amicizia e stima. Si ignora l'origine dei rapporti tra i due, entrambi di area salernitana: la personalità e gli interessi del Genovesi escluderebbero un'affinità di ordine intellettuale; più probabile che tali rapporti si siano consolidati durante la coeva frequentazione dell'ateneo napoletano, ma non è da escludere una conoscenza più antica.
Nel 1761 il F. ottenne la cattedra di istituzioni criminali; ed alla stessa epoca può farsi risalire l'insegnamento impartito privatamente a G. M. Galanti, che riferisce di essersi addottorato nel 1765. Lasciò quindi la cattedra universitaria per entrare in magistratura. Fu nominato caporuota nel tribunale di Salerno e successivamente giudice della Gran Corte criminale a Napoli.
Non è possibile stabilire con certezza quando il F. fu investito di tali cariche. Secondo G. M. Monti ed A. Zazo, e successivamente R. Trifone, egli avrebbe insegnato diritto criminale tra il 1761 ed il 1777. Tuttavia, una cronaca di Salerno relativa a quegli anni riferisce che il 1º marzo 1773 il caporuota F. era stato derubato mentre si recava a Persano per commissione regale e che il 3 marzo 1777 si era insediato il nuovo caporuota. Si può ritenere, quindi, che il F. abbia esercitato l'insegnamento in modo saltuario dagli inizi del decennio fino al 1777 e che lo abbia lasciato definitivamente in coincidenza della riforma universitaria varata proprio quell'anno.
Il F. morì a Napoli il 14 nov. 1785.
Munifico in vita verso la Casa santa degli incurabili di Napoli, fondatore di un Monte dei poveri a Maiori, lasciò il proprio patrimonio, valutato in circa 14.000 ducati, al Monte dei poveri vergognosi di Napoli, affinché fosse devoluto parte in messe quotidiane, parte nella costituzione di una dote a favore delle figlie bisognose (legittime o naturali) dei professori della facoltà di diritto partenopea. Ai figli dello zio paterno Agostino, viventi a Maiori, lasciò in legato un migliaio di ducati.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Napoli, Scrivania di Razione, XXXII;Ibid., Collegio dei dottori, n. 89, f. 37; Napoli, Bibl. nazionale, ms. XIV.H.38: Registro di moltissime notizie sia antiche che moderne di questo Comune di Majori, c. 40v; Ibid., Soc. nap. di storia patria, ms. XX.D.18 bis, 19, 20: L. Staibano, Raccolta di mem. stor. per Majori città del Principato citra, pp. 130, 610; ms. XX.D.22: Id., Famiglie di Majori, pp. 1-23; G. M. Galanti, Mem. stor. del mio tempo, in Illuministi italiani, V, Riformatori napoletani, a cura di F. Venturi, Milano-Napoli 1962, p. 988; A. Genovesi, Lettere familiari, II,Venezia 1775, pp. 143-145; M. Greco, Cronaca di Salerno (1709-1787), a cura di E. Pettine, Salerno 1985, pp. 135 s., 168; G. C. Origlia, Istoria dello Studio di Napoli, II,Napoli 1754, pp. 105, 291 s.; L. Giustiniani, Mem. istor. degli scrittori legali del Regno di Napoli, II,Napoli 1787, p. 12; P. Napoli Signorelli, Vicende della coltura nelle due Sicilie, V,Napoli 1793, p. 466; F. Cerasuoli, Scrutazioni storiche... sulla città di Maiori, Salerno 1865, pp. 124, 172, 178; M. Camera, Mem. storico-diplomatiche dell'antica città e Ducato di Amalfi...,II,Salerno 1881, pp. 501, 509, 534; M. Schipa, Il secolo decimottavo, in Storia dell'Univ. di Napoli, Napoli 1924, p. 452; G. M. Monti-A. Zazo, Da Roffredo di Benevento a F. De Sanctis. Nuovi studi sulla storia dell'insegnamento superiore a Napoli, Napoli 1926, p. 329; G. De Crescenzo, Diz. storico-biografico degli illustri e benemeriti salernitani, Salerno 1937, ad nomen; R.Trifone, L'Univ. degli studi di Napoli dalla fondazione ai nostri giorni, Napoli 1954, p. 87; G. Solari, Studi su F. M. Pagano, a cura di L. Firpo, Torino 1963, p. 311; G. Primicerio, La città di Maiori dalle origini ai tempi odierni, Napoli 1983, p. 210.