CATI, Pasquale
Nacque a Iesi intorno al 1550 ma non si hanno notizie della sua presenza nelle Marche, e la sua figura va delineata unicamente sulla sua produzione pittorica a Roma. È documentato tra gli accademici di S. Luca il 1º febbr. 1577, e ancora il 25 giugno 1581 (Archivio dell'Accademia, Introiti, II, f.72; Congregazioni, XLI, f. 17v). Tra i suoi primi lavori si può ritenere sia stato il grandioso affresco con il Martirio di s. Lorenzo nella chiesa di S. Lorenzo in Panisperna, eseguito tra il 1574 e il 1576, per ordine del duca Guglielmo di Baviera, firmato "Pasquale Cati da Jesi dip.". Il 30 genn. 1584 insieme con C. Roncalli e G. B. Lombardelli riceve 50 scudi per "i frisi che fanno" in due stanze del Quirinale (M. Del Piazzo, in IlQuirinale, Roma 1973, p. 239); fra il 1583 e il 1595 esegue fantasie pittoriche e grottesche nelle prime arcate della loggia di Gregorio XIII in Vaticano, sotto la direzione di G. Muziano. Nel gennaio del 1587 si impegna ad affrescare l'intera cappella Altemps, opera dell'architetto Martino Longhi, nella chiesa di S. Maria in Trastevere, per cui era tenuto a presentare tutti i disegni "a cartoni grandi".
Riceve l'incarico dal cardinale Marco Sittico Altemps, che vi è raffigurato insieme con il suo protettore e zio papa Pio IV, sulla parete di destra, mentre su quella di sinistra è raffigurato il Concilio di Trento;sulla volta sono raffigurati gli Evangelisti e Storie di Maria (nel British Museum di Londra è conservato un disegno a penna per la Presentazione al Tempio della volta: Gere). La cappella viene ultimata nel 1589,come risulta da una iscrizione nel portico della chiesa (cfr. anche C. Bertelli, Di un cardinale dell'Impero e di un canonico polacco in S. Maria in Trastevere, in Paragone, XXVIII [1977], 327, pp. 89-107).
Intorno al 1597 il C. è di nuovo in Vaticano, dipinge Storie della passione nella prima arcata del braccio di loggia verso la sala Clementina oltre a un fregio con paesaggi in una stanza dell'appartamento di Pio V. Nel 1606 lavora alla decorazione della torre Borgia con il Semprevivo e nel 1609 lavora al Belvedere e alla villa di papa Giulio (Thieme-Becker).
Fra il 1610 e il 1613 il suo nome figura tra quelli degli artisti operosi nel palazzo del Quirinale (Del Piazzo, p. 246). Di altri lavori, segnalati dal Baglione o dal Titi a piazza Trinità dei Monti o a S. Maria Maggiore si sono perse le tracce, come pure di un ritratto di Martino Longhi senior,che Martino Longhi includeva nell'inventario del suo testamento. Firmato e dat. 1599 è il ritratto di Juan Alfonso de Pimentel nell'Istituto Valencia de don Juan a Madrid (Pérez Sánchez). Dai libri della Depositaria generale risulta che il 28 sett. 1619 riceveva ancora dei pagamenti dalla Camera apostolica (Thieme-Becker).
Il C. morì a Roma intorno al 1620.
Il C. fu uno di quei pittori che nel suo tempo fu molto operoso, come ricorda il Baglione, pur non lasciando nel giudizio dei posteri eccessivi motivi di consenso. Faceva parte di quella schiera di artisti che giunsero a Roma richiamati dalle nuove fabbriche che stavano sorgendo al tempo di Gregorio XIII e di Sisto V, e numerosi provenivano dalle Marche. Al C. si trovano a volte affiancati i due fratelli Conti di Ancona, Cesare e Vincenzo, che ne completavano l'attività pittorica in campo decorativo. L'opera del C. richiede un giudizio meno generalizzato di quanto normalmente sia stato fatto, per ritrovare il fondamento di quel favore che ai suoi tempi non gli era certo mancato, con una certa preferenza nell'ambiente tedesco a Roma, come documentano le commissioni per l'affresco di S. Lorenzo in Panisperna e per la cappella Altemps. L'accusa che gli viene mossa di scarso carattere personale è motivata più che altro da un variare di orientamenti stilistici, ma il suo lavoro va visto sotto due aspetti che si differenziano nettamente: le piccole composizioni, in cui il C. dà il meglio di sé - lo stesso Martirio dis. Lorenzo va notato nei particolari quasi marginali e la rappresentazione invece di quelle grandi scene, come i due affreschi sulle pareti laterali della cappella Altemps e specialmente il noto Martirio di s. Lorenzo, che gli hanno valso quella definizione, solo parzialmente esatta, di "michelangiolismo naïf",datagli dal Burckhardt e ripetutamente ripresa da altri. Una certa pesantezza nelle scenografie di massa gli deriva anche dall'influenza del Muziano, mentre nelle piccole scene, come le Storie della vita di Maria dipinte nel soffitto della cappella Altemps, egli sembra confermare la presunta (cfr. Voss, p. 471) discendenza dagli Zuccari, in un disegno che perde ogni durezza nell'animare quel brevi scorci, che gli stucchi sovraccarichi lasciavano alla composizione pittorica,Piccoli quadretti, quasi note di colore, ravvivati da una concentrazione plastica, che si vale essenzialmente di una gamma di toni corposi, alternati a luci quiete. E si potrebbe vedervi una mano diversa da quella del C., tanta è la differenza qualitativa, ma sappiamo dai documenti che l'intera cappella gli era stata commissionata. Un artista non facile da studiare, spesso confuso in un lavoro di collaborazione e la vasta opera decorativa eseguita nel palazzo del Quirinale, che poteva risultare in un certo senso illuminante, è stata interamente manomessa al tempo dei Savoia, quando volte e pareti venivano ridipinte secondo il gusto del tempo. La personalità artistica del C. andrebbe meglio ricostruita sulle tracce di alcuni disegni, segnalati dal Voss, uno al Kupferstich Kabinett di Berlino (ivi attribuito al Pontormo), e due a Monaco, mentre andrebbero ancora cercati nelle raccolte di disegni sotto il nome degli Zuccari o del Cavalier d'Arpino.
Fonti e Bibl.: G. Celio, Mem. delli nomi dell'artefici delle pitture...[1638], Milano 1967, ad Indicem; G.Baglione, Le vite...,Roma 1642, p. 106; G. B. Mola, Roma nel 1663, a cura di K. Noehles, Berlin 1966, ad Indicem;F. Martinelli, Roma ornata dall'architettura...(1660-1663), a cura di C. D'Onofrio, Roma 1969, ad Indicem;A. Taja, Descriz. del palazzo apost. Vaticano, RoMa 1750, pp. 191, 282, 288; F. Titi, Descriz. delle pitture, sculture e architetture…, Roma 1763, I, pp. 45, 258, 270, 306; L. Lanzi, Storia pittorica della Italia, a cura di M. Capucci, I, Firenze 1968, p. 3-39; A. Ricci, Mem. stor. ... della Marca di Ancona, Macerata 1834, II, p. 164; V. Forcella, Iscrizioni delle chiese... di Roma, II, Roma 1873, p. 349; A. Bertolotti, Autografi di artisti dell'Archivio di Stato di Roma, in Giorn. di erudiz. artistica, IV(1875), p. 131; Id., Artisti lombardi a Roma, Milano 1881, II, p. 26; Id., Artisti bolognesi, ferraresi e altri in Roma, Bologna 1885, p. 60; J. Burckhardt, Il Cicerone, Firenze 1952, pp. 1088 s.; L. Lopresti, Di alcuni affreschi pregevoli tra il sec. decimosesto e il decimosettimo, in L'Arte, XXIII(1920), pp. 49-58; H. Voss, Die Malerei der Spätrenaissance in Rom und Florenz, Berliv 1920, p. 471; L. v. Pastor, Storia dei papi, X, Roma 1955, p. 480; A. E.Pérez Sánchez, Pintura ital. del s. XVII en España, Madrid 1965, ad Indicem;J. Gere, Ilmanierismo a Roma, Milano 1971, p. 89 fig. 24; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, VI, pp. 186 s.