BOCCIARDO, Pasquale
Figlio di Andrea, scultore, del quale non conosciamo opere, nacque a Genova intorno al 1710 e frequentò la scuola di G. A. Ponsonelli. Nella sua abbondante produzione plastica a Genova non ci soccorrono molte date: l'Alizeri (1864) dice opere giovanili l'Assunta in S. Maria della Cella a Sampierdarena e, a Genova, il S. Agostino ora nel convento della Consolazione.
Nel 1763 scolpì per l'ospedale degli Incurabili la statua di S.Lomellino oggi nei giardini dell'ospedale di S. Martino; altre opere più tarde citate dall'Alizeri non sono oggi reperibili. Dal 1763 al 1789 fu assessore per la scultura presso l'Accademia Ligustica di Belle Arti. Nel 1770 C. G. Ratti (in Gualandi), raccomandandolo al canonico L. Crespi a Bologna, lo definisce "scultore di molta rinomanza... il miglior mobile che in tal genere s'abbiano in codesta città", oltre che suo carissimo amico, come il fratello che però non abbiamo elementi per identificare con Agostino, scultore, documentato a Parigi dal 1760.
Nel 1779 scolpì la statua del conte L. Marbeuf per Bastia, e tre anni dopo quella di M. Maddalena Durazzo oggi sul piazzale di Nostra Signora della Misericordia a Savona. Ancora a Genova sono il busto di Mons. Nicolò De Franchi in S. Maria di Castello e un gruppo modellato da A. Casaregi raffigurante S. LeonardodaPorto Maurizio in S. Maria della Visitazione.
Morì a Genova nel 1791.
Un suo figlio, Girolamo, è ricordato dall'Alizeri (1864, p. 168): nel 1805 "raffazzona le statue posticce nella sala maggiore del palazzo ducale per le feste napoleoniche".
Il B. non fu in grado di assimilare la particolare modulazione berniniana, interpretativa dell'ambiente genovese nell'aggraziato virtuosismo di P. Puget, ed espressiva di quella cultura nell'ardito naturalismo di F. Parodi. A suo modo cercò anch'egli un'interpretazione più armonica con l'arte locale, stemperando qua e là la tensione lineare in un dolciastro plasticismo suggerito ancora una volta dal manierismo di casa. Questa soluzione di ripiegamento, anzi, non suppone neppure una ricerca, ma gli si offre spontanea come più sicura alternativa all'insidiosa avventura barocca in cui il B., vissuto ed operante nel 1700, non si sente ancora a suo agio. Proprio in questa situazione di compromesso, in cui opera con maggiore disinvoltura, dà i risultati migliori. Nell'Assunta di S. Maria della Cella la vivacità del gruppo di angeli e nuvole su cui si solleva la statua è ripresa dal Parodi, come pure la spinta del manto in alto; poi la tensione si placa nel sereno, levigato plasticismo del busto e del volto atteggiato ad un'impersonale grazia correggesca. Del resto l'ambiente genovese era più disposto a bene accogliere gli aspetti più ammanierati della statuaria: ancora l'Alizeri lo definisce "alunno di cattivo maestro" (I, p. 169), mostrando di apprezzarne soltanto le doti di correttezza rispetto alle intemperanze della scuola berniniana. Dove comunque tenta di impadronirsi dei modi della scultura barocca, finisce col restarne sopraffatto, manifestando una sostanziale indifferenza allo spirito e alle esigenze che la animano.
Fonti e Bibl.: M. Gualandi, Memorie orig. ital. riguardanti le Belle Arti, Bologna 1840, p. 113; R. Soprani-C. G. Ratti, Delle vite de' pittori, scoltori... genovesi, II, Genova 1769, p. 361; P. Zani, Enciclopedia metodica... delle Belle Arti, I, 4, Parma 1820, p. 107; F. Alizeri, Guida artistica per la città di Genova, Genova 1846, I, pp. 177, 381, 529, 540, 541; III, p. 89; Id., Notizie dei professori... in Liguria..., I, Genova 1864, pp. 168172 e passim; II, ibid. 1865, p. 212; V. Paggi, S. Maria della Visitazione in Genova, in Giornale Lingustico, XIV (1887), p. 35; U. Thieme-F. Becker, Künstler-Lexikon, IV, pp. 154 s.