ANFOSSI, Pasquale (propriam. Bonifacio Domenico Pasquale)
Nacque a Taggia (Imperia) il 5 aprile 1727, da Pietro, suonatore di violino.
Secondo alcuni biografi e storici, l'A. sarebbe invece nato a Napoli il 5 o 25 apr. 1736, ma entrambi i dati sono errati.
Iniziato lo studio del violino, forse sotto la guida del padre, appena undicenne fu ammesso in un piccolo complesso strumentale ambulante, che suonava nelle chiese e nelle ville della regione. Sembra che un nobile ligure lo conducesse con sé a Napoli, dove, entrato, nel 1744 al conservatorio di S. Maria di Loreto, studiò violino con i migliori maestri del tempo, F. Barbella, N. Vitolo, F. Durante, e poi composizione con N. Piccinni, di cui fu allievo stimato e favorito. Compiuti gli studi nel 1752, l'A. svolse la sua attività come ottimo professore di violino nelle orchestre dei teatri minori di Napoli, prima di dedicarsi alle opere teatrali.
La sua prima opera sembra sia stata La serva spiritosa, ossia I ripieghi della medesima, eseguita al teatro Capranica di Roma nel gennaio 1763 (per lo Schatz, invece, la prima opera dell'A. sarebbe stata Lo sposo di tre e marito di nessuna, Napoli, teatro Nuovo, autunno 1763, in collaborazione con P. A. Guglielmi), che precede di un anno Il Finto medico (Napoli, teatro Nuovo, inverno 1764), il cui libretto risulta effettivamente il primo musicato dall'A., come è indicato: "Sig. Pasquale Anfossi, Napolitano". Due anni dopo veniva rappresentata al teatro dei Fiorentini di Napoli, nel carnevale, La Fiammetta generosa, opera in tre atti, di cui il primo musicato dal Piccinni, e gli altri due dall'A., che nel carnevale seguente (1767) faceva eseguire un'altra opera sua al teatro Nuovo, I matrimoni per dispetto. Sebbene questi suoi primi saggi operistici non fossero di grande interesse, pure l'A. fu invitato a comporre per il teatro di Torre Argentina di Roma La clemenza di Tito, del Metastasio (carnevale 1769), il Caio Mario per il teatro S. Benedetto di Venezia (novembre 1769), che gli valse il titolo di maestro del conservatorio dell'Ospedaletto, e l'Armida per il teatro Regio di Torino (carnevale 1770).
Secondo P. L. Ginguené, fu ilPiccinni ad ottenere per l'A. nel 1771 la prima scrittura per il teatro Alibert, o delle Dame, di Roma, ma l'A. si mostrò poi ingrato con il suo maestro, fino a mettersi a capo del partito contrario. Scarso successo tuttavia conseguirono le tre opere dell'A. nel carnevale 1771 all'Alibert, Quinto Fabio e Lucio Papirio di A. Zeno e I visionari del Metastasio, mentre piacque nell'estate la metastasiana Nitteti che l'A. compose per il teatro S. Carlo di Napoli (31 ag. 1771). Ancora nel 1772, l'A. fece eseguire a Roma e a Napoli altre due opere di discreto successo, l'Alessandro nelle Indie (teatro di Torre Argentina, 7 gennaio) e L'Amante confuso (teatro dei Fiorentini, autunno 1772), ma raggiunse di colpo i più larghi consensi con la rappresentazione de L'incognita perseguitata al teatro Alibert di Roma nel carnevale del 1773, opera replicata poi numerose volte sui teatri italiani ed europei. L'attività dell'A. dopo questa data fuassai intensa e presto la sua fama si sparse ovunque; di riconoscimento generale e di grande fortuna, tra le molte altre, furono le opere La finta giardiniera per l'Alibert di Roma nel 1774 (W. A. Mozart musicò lo stesso libretto nel 1775, non senza subire l'influenza dell'A.), Il geloso in cimento, scritta per il Burgtheater di Vienna (25 maggio 1774), L'Avaro per il teatro S. Moisè di Venezia (autunno 1775), La vera costanza per l'Alibert di Roma (carnevale 1776), Il curioso indiscreto per lo stesso teatro, eseguita nel carnevale del 1777 (nella rappresentazione viennese di quest'opera nell'estate del 1783, Mozart vi aggiunse due arie per soprano, Vorrei spiegarvi e No, no che non sei capace, K.418-419, "per compiacere Madame Lange", la cognata Aloysia Weber Lange), e I viaggiatori felici per il teatro S. Samuele di Venezia (1780), che fu tradotta in tedesco da Ch. F. D. Schubart. Deluso tuttavia dalla fredda accoglienza che nel 1776 aveva avuto la sua Olimpiade all'Alibert di Roma, l'A. si recò nel 1780 a Parigi, dove il direttore dell'Opéra, De Visme, aveva già fatto rappresentare nel 1778 Il curioso indiscreto e La finta giardiniera, e nel 1779 Il geloso in cimento e Il matrimonio per inganno. Durante il soggiorno parigino dell'A. venne eseguita il 21 sett. 1781 al teatro dei Menus-Plaisirs, per conto del teatro dell'Opéra, la parodia dell'Incognita perseguitata con il titolo L'infante di Zamora, con modificazioni e aggiunte di musica fatte da J. B. Rochefort sulla versione del libretto di Farmain de Rozoy. Malcontento, forse per questo e per il cattivo metodo di canto francese, l'A. partì da Parigi e si recò a Londra, dove scrisse espressamente per il King's Theatre (il teatro italiano) nel 1782 Il trionfo della costanza (stampata poi a Londra nel 1783 da R. Bremner). Alla fine del 1783 l'A. appare come direttore al King's Theatre, dirigendo un pasticcio, Silla, e adattando alcune delle sue opere e scrivendone altre nuove, come Issipile e Le due gemelle nel 1784, L'inglese in Italia nel 1786. Nel 1784 l'A., desiderando tornare in patria, passò a Praga e a Berlino, dove vennero eseguite Il trionfo d'Arianna e Il cavaliere per amore. Nell'estate del 1786 l'A. ritornò in Italia, attivo sempre nel comporre per i maggiori teatri italiani. Le gelosie fortunate, eseguita al teatro S. Samuele di Venezia nell'autunno del 1786, fu una delle migliori opere di quel periodo, alla quale Mozart, nella rappresentazione a Vienna (1788) aggiunse l'aria per basso Un bacio di mano (K. 541). Stabilitosi a Roma dopo il suo ritorno in Italia, l'A. diede al teatro Alibert nel carnevale del 1788 l'Artaserse. L'opera, però, cadde e l'A. fu giudicato "invecchiato". Ugualmente non piacque la rappresentazione nella primavera dello stesso anno della Didone abbandonata al teatro S. Carlo di Napoli, anche se nell'autunno l'A. fece eseguire altre opere a Napoli. Nel 1790, invece, la sua Zenobia di Palmira, data al teatro S. Benedetto di Venezia nel carnevale, ebbe un ottimo successo, ma l'A., forse stanco della continua produzione teatrale, cercò di ottenere il posto di maestro di cappella alla Basilica lateranense di Roma. Nell'agosto del 1791 gli fu assicurata la successione del maestro G. B. Casali e nel luglio 1792 l'A. prese possesso della carica. Egli compose moltissima musica sacra (messe, salmi, responsori, inni, mottetti, cantate sacre, oratori, ecc.), quasi tutta rimasta manoscritta (in gran parte alla Biblioteca dei PP. Filippini alla Chiesa Nuova di Roma e a Münster, Santini-Bibliothek in Bistumsarchiv), ma il suo gusto teatrale dovette influire sullo stile di alcune composizioni (in particolare sui celebri salmi Laudate, pueri e Lauda, Ierusalem, entrambi a cinque voci concertati, deplorati dal Baini, avverso allo stile del "modernissimo" A. nella musica sacra e alla musica strumentale in chiesa). Dei suoi numerosi oratori, circa dieci, la Betulia liberata fu considerato il suo capolavoro. Dal 1792 al 1795 almeno, l'A. prestò la sua opera di direttore di cappella anche alla chiesa di S. Salvatore in Lauro (e probabilmente a quella di S. Agnese in Agone), presso la quale era il Pio Sodalizio dei Piceni. Da alcune carte di questo Pio Sodalizio l'A. risulterebbe morto a Roma nel 1795, mentre vi morì nel febbraio 1797.
Compositore fecondissimo (scrisse complessivamente settantasei opere, di cui alcune ebbero la partitura e le arie scelte stampate a Venezia dal Marescalchi, Alessandri e Scattaglia, a Londra dal Bremner, Walsh, Longman and Broderip, a Parigi dal Bastien, ecc.), l'A. fu particolarmente felice nelle opere buffe, armonizzando il comico e il patetico con grande grazia e maestria. Lo stile chiaro, espressivo e soprattutto l'ottima strumentazione lo fecero annoverare fra i migliori compositori del suo tempo. L'originalità di alcuni finali delle sue opere buffe servì di modello a qualche musicista contemporaneo, non escluso, forse, lo stesso Mozart. Ma la povertà dell'inventiva lo distanziò notevolmente dal Piccinni, da A. Sacchini e da D. Cimarosa, e fu causa della dimenticanza in cui cadde la sua musica. Se la produzione operistica è stata abbastanza studiata, in special modo dagli storici tedeschi in rapporto a Mozart, non altrettanto lo è quella strumentale, che pure meriterebbe di essere conosciuta, insieme con quella sacra. Non a caso, forse, Mozart compose nel 1791 una contraddanza per orchestra (K. 607) tratta da temi dell'opera La forza (o Il trionfo) delle donne (Venezia 1778), di probabile musicalità strumentale. Il Torchi ricorda tre concerti (in sol maggiore,per piccola orchestra con violoncello obbligato, forse composto poco dopo il 1770; in do maggiore, a violino obbligato con accompagnamento di quartetto d'archi; l'ultimo, in tre tempi, con orchestra composta di quartetto d'archi con corni da caccia), di cui rileva , però, soltanto le idee melodiche del terzo, e in modo particolare la grazia perfetta del rondò finale. Delle sue Sinfonie, premesse alle opere o indipendenti, due (la Sinfonia n. 1 e n. 21 per violini, viola, oboi, corni e basso, 1771) sono conservate manoscritte (Filza XIV, nn. 20 e 23) all'Archivio dell'Accademia Virgiliana di Mantova, tre (delle quali due portano le date 1773 e 1775) alla Biblioteca del conservatorio S. Pietro a Majella di Napoli (mss. X. 10, 1548 a 1550), che conserva anche dei Minuetti a due violini e violoncello (mss. 22. 6. 19), dodici nell'Archivio della chiesa di S. Agnese in Agone a Roma, quattro a due corni, due oboi, due violini, viola e basso a Berlino, Deutsche Staatsbibliothek (ms. 650), una Sinfonia in si bemolle maggiore a Darmstadt, Hessische Landes-und Hochschulbibliothek, un'altra con violini, viola, oboe, trombe e basso alla Sächsische Landesbibliothek di Dresda, e infine la Sinfonia con Oboe e Corni di ripieno nell'Antigono..., stampata a Venezia dall'Alessandri nel 1771, al British Museum di Londra.
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