Vedi PASITELES dell'anno: 1963 - 1996
PASITELES (v. vol. V, p. 984)
La conferma dell'origine tarantina dello scultore viene non solo dall'osservazione che la sua formazione di plasticatore e toreuta coincide con la tradizione di Taranto, dove è attestata la maggiore scuola di oreficeria nell'Italia meridionale e la più duratura produzione di terrecotte figurate, ma anche dalla presenza del nome Pasìon tra le iscrizioni in alfabeto tarantino sulle matrici di ima bottega di scultori a Eraclea; la notizia sul metodo di P. - «Varrone loda anche P., il quale disse che la plastica è madre della toreutica, come della statuaria e della scultura; ed egli che era sommo in tutte queste cose, non faceva nulla senza prima averlo plasmato in argilla» (Plin., Nat. hist., XXXV, 156) - coincide con la natura stessa del rinvenimento di Eraclea, una raccolta di stampi per figure di vario genere, come campionario di pose e soluzioni compositive.
La conoscenza dello scultore, finora affidata alla tradizione letteraria, assume concretezza dai riscontri iconografici. L'immagine infantile di Q. Roscio Gallo alle prese cori un serpente, sbalzata in argento da P., trova eco nel fondo della coppa da Hildesheim a Berlino con il ritratto di un bimbo quale piccolo Eracle che strozza i serpenti.
La firma di P. su un frammento del Museo Archeologico di Verona (Donderer, 1988), dove già si era letto il nome di Prassitele (Corso, 1988), riguarda un personaggio maschile col mantello rimboccato sulla spalla sinistra: il nome dello scultore, quale copista da un originale in bronzo, è inserito entro il tondo che s'immagina prodotto dalla resezione di un ramo sul tronco di sostegno della figura. In tal modo P. aderisce al costume invalso nei contemporanei di applicare il proprio nome come garanzia direttamente alla scultura destinata all'esportazione, invece che sul basamento (v. vol. I, p. 131, s.v. Agasias, I°).
L'influenza del trattato di P. sugli scrittori latini si deduce da numerose coincidenze. L'identificazione della fonte italiota porta a riconoscere la letterale autenticità di quello che veniva altrimenti indicato come un espediente retorico, quando Cicerone dichiara di adattarsi a valutare le opere d'arte con gli occhi dei Greci (Cic., Verr., II, 4, 134-135). Si tratta di un esperimento parallelo a quelli compiuti dallo stesso Cicerone o da Lucrezio per il lessico filosofico, o di Varrone per altri settori della cultura antica. Cicerone innesta nella prosa latina frammenti della letteratura artistica di P., come aveva già fatto Cornificio citando il canone eclettico (Rhet. Her., IV, 6, 9): «Chares da Lisippo non imparò a fare le statue in codesto modo, mostrandogli cioè Lisippo tina testa mironiana, braccia prassiteliche e un busto policleteo».
Scegliendo sistematicamente i suoi esempi tra i bronzisti, i pittori e gli scultori in marmo, Cicerone mostra in particolare di aver attinto ai libri centrali tra i cinque entro i quali P. aveva ripartito le arti figurative, con la distinzione definitivamente affermatasi (Plin., Nat. hist., XXXVI, 39): toreutica (caelatura, ibid., XXXIII, 155-157), scultura in bronzo (statuaria, ibid., XXXIV, 5-141), pittura (pietura, ibid., XXXV, 15-149), scultura in marmo (sculptura, ibid., XXXVI, 9-44), plastica in argilla e terracotta (plastice, ibid., XXXV, 151-158). Analogamente Properzio ricavò dai primi quattro libri di P. i nomi per un elenco di artisti greci, destinato a confermare la varietà dei generi e dell'ispirazione poetica (Prop., III, 9, 7-10).
Varrone, nel suo programma di valorizzazione delle glorie locali, riconobbe nella poliversa personalità di P. la possibilità di opporre alle preponderanti importazioni elleniche il primo, grande artista «nato stilla sponda greca d'Italia» (Plin., Nat. hist., XXXVI, 40), consegnandoci così l'origine di una storia dell'arte italiana (Robert, 1992).
Bibl.: G. Becatti, Arte e gusto negli scrittori latini, Firenze 1951, pp. 24, 59, 60, 73, 215, 292; J. J. Pollitt, The Andern View of Greek Art, New Haven-Londra 1574, pp. 78-79, 403-405; Pline l'Ancien, Histoire naturelle, XXXVI (a cura di J. André, R. Bloch, A. Rouveret), Parigi 1981, pp. 62, 166; XXXV (a cura di J.-M. Crbisille), Parigi 1985, pp. 103-104, 266; P. Moreno, Il Satiro di Taranto, in Απαρχαι. Nuove ricerche e studi sulla Magna Grecia e la Sicilia antica in onore di P. E. Arias, II, Pisa 1982, pp. 575-586; E. Simon, Kriterien zur Deutung «pasitelischer» Gruppen, in Jdl, CII, 1987, pp. 291-314; A. Rouveret, Histoire et imaginaire de la peinture ancienne, Roma 1989, p. 459; E. La Rocca, Linguaggio artistico e ideologia politica a Roma in età repubblicana, in Roma e l'Italia. Radices Imperii, Milano 1990, pp. 289-495, in part. 435; R. Robert, Recherches sur les modèles hellénistiques et l'art romain (du lIle s. av. J.-C. à l'époque d'Auguste). Reception, fonction, interpretation (diss.), Aix-en-Provence-Marsiglia 1992, pp. 440-441; P. Moreno, Scultura ellenistica, II, Roma 1994, pp. 735-740. - Matrici da Eraclea, Policoro, Museo Nazionale della Siritide: P. Orlandini, Le arti figurative, in G. Pugliese Carratelli (ed.), Megale Hellas. Storia e civiltà della Magna Grecia, Milano 1983, pp. 331-554, in part. 506, figg. 581-586. - Coppa da Hildesheim: G. Platz-Horster, in Staatliche Museen zu Berlin. Die Antikensammlung im Pergamonmuseum und in Charlottenburg, Magonza 1992, p. 296, n. 192. - Iscrizione di Verona: A. Corso, Prassitele, fonti epigrafiche e letterarie, vita e opere (Xenia, Quaderni, 10), I, Roma 1988, p. 28, n. 15; M. Donderer, Nicht Praxiteles, sondern Pasiteles. Eine signierte Statuenstütze in Verona, in ZPE, LXXIII, 1988, pp. 63-68, tav. III, a-b; M. Denti, I Romani a nord del Po. Archeologia e cultura in età repubblicana ed augustea, Milano 1991, pp. 150, 175, fig. 140; P. Moreno, Scultura ellenistica, cit., II, p. 740, fig. 909.