REPUBBLICANO, PARTITO
. L'ideale repubblicano moderno e le conseguenti formazioni politiche sorte per realizzarlo apparvero per la prima volta in Europa con la rivoluzione francese. Prima della rivoluzione non vi era in Francia un ideale repubblicano: monarchici erano stati i più illustri pubblicisti defunti, monarchici erano gli scrittori viventi più in voga, ma tutti miravano a introdurre nella monarchia istituzioni repubblicane. L'ideale repubblicano nacque in piena rivoluzione, nel salotto d'una donna letterata, Madame Robert, moglie di F. Robert e figlia di Guynement de Kéralio, il redattore del Journal des Savants. Il piccolo nucleo degli amici della signora costituì il primo nocciolo del partito repubblicano, che dal 1° ottobre 1790 ebbe il suo organo nel Mercure National. Nel dicembre 1790 F. Robert lanciò il suo opuscolo Le républicanisme adapté à la France, ma non riuscì a convertire il grosso dei patrioti. La fuga del re arrestata a Varennes indebolì il fascino storico della monarchìa e sorsero violente polemiche sulla forma di governo. Thomas Paine, un inglese entusiasta della rivoluzione, distinse con nettezza storica e teorica il nuovo ideale repubblicano, fondato sulle dichiarazioni dei diritti dell'uomo, dall'ideale repubblicano dell'Olanda e delle vecchie repubbliche italiane. Condorcet si fece l'apostolo del repubblicanismo. Ma contro di essi si levò l'abate Siéyès, il quale sostenne la tesi che in una monarchia si è più liberi che in una repubblica, perché meglio vi si realizza il principio della separazione dei poteri, garanzia di ogni libertà. L'ideale monarchico liberale allora prevalse e l'assemblea costituente disperse con la forza la dimostrazione repubblicana del 17 luglio 1791 al Campo di Marte a Parigi. Ma le reciproche diffidenze tra il re e i monarchici liberali rese impossibile la formazione d'un forte partito monarchico liberale e per forza di cose, quindi, la repubblica finì col diventare la forma istituzionale logica della nuova società francese. Proclamata la repubblica il 22 settembre 1792, non vi fu la creazione di alcun partito repubblicano: posti al bando della nazione i monarchici, le divisioni dei partiti s'impostarono su altre basi (v. girondini; montagna) e la parola repubblica finì col diventare quasi sinonimo di stato e con tale senso si mantenne fino al 22 ottobre 1808, allorché Napoleone decretò che dalle monete fosse tolta la leggenda République franåaise e sostituita da quella Empire franåais.
Ma fedeli all'ideale repubblicano si mantennero i filosofi, coloro che Napoleone chiamava con sprezzo gl'ideologi: Destutt de Tracy, Cabanis, Ginguené, Daunou, seguaci del sistema del Condillac, così come era stato rinnovato dal Laromiguière. Nella restaurazione, mentre i filosofi repubblicani come A. Marrast tenevano testa con più tenacia che fortuna ai filosofi monarchici liberali come V. Cousin, i giovani convertiti all'ideale repubblicano, per impulso specialmente d'un agitatore italiano, F. Buonarroti, si organizzavano in società segrete e cospiravano contro il governo del re. Nel 1829 i repubblicani acquistarono le prime voci nella stampa periodica (La Tribune des départements, La Jeune France, La Révolution, Le Patriote), si unirono coi liberali nella grande associazione Aide-toi, le ciel t'aidera, e scesero per i primi in piazza quando scoppiò la rivoluzione del 1830.
Questa rivoluzione staccò di nuovo i repubblicani dai liberali: per i primi la rivoluzione era un punto di partenza, per i secondi un punto d'arrivo. Una profonda crisi spirituale attraversò il partito repubblicano. Al vecchio motto degl'ideologi, che ebbe tanti echi nel sec. XIX, che la Francia era troppo moralmente imperfetta per godere d'un governo repubblicano, A. Carrel reagiva nel National: "On dit que nous n'avons pas assez de vertus pour vivre en république, je réponds que nous n'avons peut-être plus assez de vices pour vivre en monarchie". Si foggiò allora l'ideale eroico del repubblicano, studente o operaio, e si contrappose all'ideale meschino del pacifico borghese. E operai e studenti ritornarono più volte alle barricate nel periodo che va dal 1830 al 1837 circa, ma A. Carrel morì in un duello e la forza rivoluzionaria si affievolì sotto i ripetuti colpi del governo di Luigi Filippo. Vinti, non domi, i repubblicani si trasformarono in radicali riformisti e insieme coi monarchici di sinistra caldeggiarono quel programma di riforme politiche per la conquista legale del parlamento, che doveva sboccare, senza che essi lo prevedessero, nella rivoluzione del 1848. La rivoluzione del 1848 trovò i repubblicani, quindi, impreparati a condurla con vigore, e la repubblica da essi creata ebbe vita effimera. Napoleone III, dopo il colpo di stato del 2 dicembre 1851, con le deportazioni in Algeria, in Guiana, in Corsica, e con gli esilî nel Belgio, nella Svizzera, nell'Inghilterra, annientò il partito repubblicano. In seguito alla guerra d'Italia, con l'amnistia del 1859, il partito repubblicano cominciò a ricostituire i suoi quadri e nelle elezioni del 1863 operò d'accordo col gruppo orleanista di Thiers e di Berryer.
Dopo Sedan, la repubblica fu proclamata per la terza volta in Francia e, a differenza del 1848, fu proclamata non solo a Parigi, ma anche in altre grandi città come Bordeaux, Lione e Marsiglia. Tuttavia buona parte delle provincie era divisa tra i due partiti monarchici e Thiers credette prudente sospendere la questione istituzionale nell'assemblea di Versailles (marzo 1871). Sebbene il Thiers ritenesse la repubblica il regime che dividesse meno i Francesi, non fu lui, ma un puro repubblicano, il Gambetta, l'instauratore del regime repubblicano in Francia. Il partito repubblicano si scisse, all'epoca del ministero Ferry (1883-85) nei partiti dei radicali e dei moderati o opportunisti, ma nella famosa questione Dreyfus si ricostituì compatto nel difendere l'istituzione fondamentale dello stato francese contro gli attacchi dei monarchici. È stata l'ultima grande lotta del partito repubblicano francese: la vittoria arrise ai repubblicani, e Ch. Maurras, che pur aveva sostenuto valorosamente la pugna, assistito dal suo brillante secondo E. Daudet, dovette riconoscere che l'energia morale maggiore, la coesione maggiore erano "de l'autre côté".
Il partito repubblicano francese ebbe grande efficacia nella storia mondiale, perché esso non solo diffuse il suo ideale di governo in Italia nel triennio repubblicano 1796-99, ma fu modello dei partiti repubblicani sudamericani. Quando, però, la Francia di Luigi Filippo si oppose alla guerra emancipatrice dei popoli oppressi, un grande italiano, il Mazzini, credette essere venuto il tempo in cui la Francia, idealmente esausta e imborghesita, dovesse consegnare la fiaccola rivoluzionaria e incivilitrice a un'altro popolo, più giovane e più gagliardo: il popolo italiano. Si creò allora, tra il 1831 e il 1832, il partito repubblicano italiano, che ben presto prese l'iniziativa d'un grande partito repubblicano europeo, la Giovine Europa, costituito dalla coalizione dei partiti rivoluzionarî nazionali della Giovine Italia, della Giovine Polonia, della Giovine Germania, della Giovine Svizzera, della Giovine Francia, della Giovine Spagna. Battuti su tutti i fronti nelle rivoluzioni del 1848-1849, i partiti repubblicani rivoluzionarî europei si mantennero uniti, sotto un direttorio composto prima da Mazzini, Ledru-Rollin, Arnold Ruge, Darasz, poi da Mazzini, Kossuth e Ledru-Rollin. Ma il repubblicanismo europeo e nazionalitario di Mazzini cadde sotto i colpi delle correnti rivoluzionarie socialiste (Marx, Proudhon) in Europa e della scuola monarchica liberale e nazionale in Italia. L'iniziativa repubblicana ritornò allora alla Francia, che intanto si era rifatta repubblica, e i repubblicani italiani stessi, ripudiando il misogallismo del maestro, inneggiarono alla rivoluzione francese per bocca del loro poeta G. Carducci e verso la Francia si mantennero sempre in atteggiamento di simpatia. Alla Francia repubblicana anche hanno guardato e guardano come a modello i repubblicani spagnoli, ma il problema repubblica-monarchia è ormai un problema superato, un ricordo storico dell'Ottocento: altri più gravi problemi urgono alla coscienza politica contemporanea.
Bibl.: Manca un lavoro d'insieme sulla storia dei partiti o dell'ideale repubblicano in Europa. Cfr per la Francia: A. Aulard, Histoire politique de la Révolution française, 6ª ed., Parigi 1926; Ch. Seignobos, Histoire politique de l'Europe contempraine, ivi 1926, 7ª ed.; G. Weill, Histoire du parti républicain en France de 1814 à 1870, ivi 1900. Per l'Italia, N. Bianchi, Vicende del mazzinianismo politico-religioso dal 1832 al 1854, Savona 1854; G. Salvemini, Mazzini, Catania 1915. Per il repubblicanismo durante il regno d'Italia: G. Volpe, Italia in cammino: l'ultimo cinquantennio, Milano 1927; B. Croce, Storia d'Italia dal 1871 al 1915, Bari 1928 (per altre indicazioni, v. cattaneo, carlo; ferrari; giuseppe; italia: Storia; mazzini, giuseppe).