partito-Paese
(partito-paese, partito paese), loc. s.le m. Partito politico che rappresenta un riferimento stabile per gran parte dell’opinione pubblica nazionale.
• Se invece nel PdL ci si sveglia dal sonno dogmatico ‒ siamo ancora in tempo, per quanto non so ‒ si può salvare a destra e quindi anche a sinistra un modello di partito maggioritario, di «partito-paese», capace di sopravvivere all’inevitabile fine della vicenda politica berlusconiana. (Benedetto Della Vedova, Opinione, 5 agosto 2010, p. 1, Prima pagina) • «Il Pd aveva senso come partito paese ‒ country party, per usare un’espressione di [Beniamino] Andreatta ‒ mentre ha molto meno senso come partito di fazione. Capisco che vanno di moda le bandiere identitarie però, insisto, questo Paese ha bisogno di essere tenuto insieme» (Marco Follini intervistato da Dino Martirano, Corriere della sera, 8 marzo 2013, p. 13, Primo Piano) • I Dem sono dunque l’unica formazione che ha incassato un beneficio, soprattutto ha rafforzato l’immagine di partito-Paese. L’unico senza il quale ‒ almeno per ora ‒ è impossibile prendere alcuna decisione. I sondaggi lo stanno premiando. Ma soprattutto aver guidato l’ascesa di [Sergio] Mattarella ‒ un non renziano ‒ mette proprio [Matteo] Renzi in una posizione centrale. (Claudio Tito, Repubblica, 5 febbraio 2015, p. 28, Commenti).
- Composto dai s. m. partito e Paese.
- Già attestato nel Corriere della sera del 16 dicembre 1998, p. 41, Opinioni (Flaminio Piccoli).