Partito liberale italiano (PLI)
(PLI) Partito politico italiano di orientamento conservatore, fondato nel 1922 e sciolto nel 1994. Dopo che per decenni i liberali italiani non avevano avuto un loro partito, prima dividendosi tra Destra e Sinistra storica, poi continuando a rappresentare quel notabilato che conquistava gran parte dei seggi parlamentari grazie al sistema uninominale, con l’avvento dei partiti di massa si pose il problema di costituire un partito liberale anche in Italia. Il PLI fu dunque fondato nell’ott. 1922, a pochi giorni dalla marcia su Roma che avrebbe portato i fascisti al potere. Inizialmente i liberali guardarono con favore al movimento mussoliniano, visto come argine all’ascesa del movimento operaio e delle forze popolari in generale, tanto che nel listone egemonizzato dai fascisti che si presentò alle elezioni del 1924 erano presenti anche autorevoli esponenti del liberalismo italiano, da Orlando a Salandra a De Nicola, con l’importante eccezione di Giolitti. Tuttavia il PLI fu poi sciolto dal regime fascista assieme alle altre organizzazioni politiche nel 1926, cosicché i liberali trovarono un punto di riferimento e aggregazione attorno alla figura di B. Croce e della sua rivista La critica. Il PLI fu quindi ricostituito nel 1943, prima sotto forma di un Comitato promotore del movimento liberale italiano, messo in piedi a Napoli da Croce, V. Arangio Ruiz, G. Cassandro, A. Parente, e poi come partito vero e proprio, aggregando esponenti significativi del personale politico prefascista e dell’Italia repubblicana. Liberista come concezione economica, il PLI fece parte dei Comitati di liberazione nazionale nel 1943-45 e si schierò per la monarchia nel referendum istituzionale del 1946. Partecipò a tutti i governi dal 1945 (governi di unità nazionale antifascista) al 1957, allorché iniziò a chiudersi la stagione del centrismo, vantando personalità rilevanti e influenti nelle politiche economiche quali L. Einaudi ed E. Corbino, ed esprimendo ben due presidenti della Repubblica: E. De Nicola (1946-48) e lo stesso Einaudi (1948-55). Guidato da G. Malagodi e all’opposizione dei governi di centrosinistra (il che lo portò al suo massimo storico in termini elettorali, giungendo al 7% dei voti nel 1963), il PLI tornò al governo con il breve ministero Andreotti-Malagodi, ma riprese a far parte stabilmente dell’esecutivo solo dal 1988 al 1994, durante la stagione del «pentapartito». Coinvolto nelle inchieste giudiziarie legate a Tangentopoli, il PLI subì un rapido declino e si sciolse (1994); vari esponenti confluirono in Forza Italia. Nel 2004 un partito liberale è stato ricostituito da S. De Luca, aderendo alla coalizione di centrodestra. Un altro partito liberale è stato invece costituito da P. Guzzanti e C. Scognamiglio, transfughi da Forza Italia.