Partito comunista francese (PCF)
(Parti communiste française, PCF) Partito politico francese. In seguito a una scissione dalla Section française de l’Internationale ouvrière (SFIO), il PCF fu costituito nel dicembre 1920, col Congresso di Tours, cui seguì, nel 1921, la scissione della Confédération générale du travail e la nascita della CGTU (Confédération générale du travail unitaire). Alle elezioni del 1924 il PCF contava già 900.000 voti. A partire dagli anni Trenta esso fu diretto da una nuova leva di quadri di origine operaia e strettamente legati all’Internazionale comunista, il più importante dei quali fu il segretario M. Thorez, che conservò tale carica fino al 1964. Dopo anni di polemiche coi socialisti, nel febbraio 1934, a seguito del tentato colpo di mano delle forze para-fasciste francesi e della grande manifestazione dei partiti operai, il PCF avviò una politica di unità operaia antifascista e antimonopolista, che culminò nel patto d’unità d’azione siglato con la SFIO (luglio 1934) e poi nella nascita del Fronte popolare (➔ ), contribuendo all’affermarsi di tale linea al 7° Congresso del Comintern. Nel 1935-36 il PCF consolidava il suo radicamento nella regione parigina e in particolare nella «cintura rossa» della capitale, raddoppiando i consensi elettorali sul piano nazionale; e tuttavia non partecipò al governo di fronte popolare diretto dal socialista L. Blum. Fortemente impegnato nell’aiuto alla Repubblica spagnola, il PCF conobbe la fase di maggiore difficoltà a seguito del Patto Molotov-Ribbentrop, allorché fu messo fuori legge dal governo (26 sett. 1939). Allo scoppio della Seconda guerra mondiale, il suo leader Thorez riparò in URSS, ma con l’attacco tedesco all’Unione Sovietica il PCF sposò la linea della guerra antifascista, rivelandosi poi la componente più attiva della Resistenza. Nel 1944 il partito, che intanto aveva riconosciuto la leadership di De Gaulle nello schieramento antifascista, entrò nel governo di unità nazionale. Nel 1946 il PCF raggiunse l’apice della sua forza, con oltre il 28% dei voti; tuttavia, aprendosi ormai la fase della Guerra fredda, fu estromesso dal governo (maggio 1947). Iniziò dunque un lungo periodo di opposizione, politica e sociale, in cui alle lotte per la pace e la difesa dell’URSS si affiancavano i grandi scioperi di massa. Nonostante l’isolamento, il PCF era il primo partito francese, ottenendo, tra il 1945 e il 1956, il consenso di più di un quarto dell’elettorato. Il ritorno al potere di De Gaulle mise in difficoltà i comunisti, che nel 1958, col nuovo sistema elettorale maggioritario, scesero al 19,2%, dei voti. Dopo la morte di Thorez (1964), il nuovo segretario W. Rochet intraprese una politica di riavvicinamento ai socialisti, che sfociò in accordi elettorali nel 1965-67, e al Partito comunista italiano, insieme al quale nel 1968 condannò l’intervento militare del Patto di Varsavia in Cecoslovacchia. Il 1968 aprì d’altra parte nuove contraddizioni per il PCF, che subì la contestazione da sinistra del movimento studentesco e dei «gauchisti», mantenendosi peraltro largamente egemone nella classe operaia. Nel 1972 il nuovo segretario, G. Marchais, condusse il riaccostamento ai socialisti fino alla elaborazione di un programma comune delle sinistre. Quindi il PCF partecipò assieme ai comunisti italiani e spagnoli alla breve stagione dell’. Nel 1977 il partito tornò su posizioni più rigide, riavvicinandosi all’URSS e uscendo dall’Unione delle sinistre. Nel 1981-84 tornò a partecipare a un governo diretto dai socialisti, ma perse consensi nella sua base popolare. Dopo il crollo dell’Unione Sovietica, il PCF tentò di unire continuità e rinnovamento. Guidato da R. Hue, dal 1997 al 2002 partecipò ai governi guidati dal socialista L. Jospin, ma anche questa esperienza finì per punire il partito sul piano elettorale. Nel 2003 la leadership passò a M.G. Buffet e nel 2004 il PCF fu tra i fondatori del Partito della sinistra europea. In occasione del referendum sulla Costituzione europea (2005), il partito si è schierato col fronte del «no», il quale ha prevalso col 55% dei voti. Tuttavia, alle elezioni del 2007, il PCF ha ottenuto solo il 4,3% dei consensi.