particelle [prontuario]
Particella è un termine generico usato tradizionalmente per designare quegli elementi grammaticali che presentano le seguenti proprietà:
(a) non sono autonomi, vale a dire non possono figurare da soli, ma formano sempre un’unità con la parola a cui si legano;
(b) sono per lo più monosillabici (➔ monosillabi) e atoni (DISC 1997: ad vocem).
Questa definizione evidenzia come caratteristica fondamentale di tutte le particelle la loro dipendenza da qualche altro elemento della frase. La monosillabicità e l’atonia, come si vedrà, non bastano da sole per annoverare un elemento tra le particelle. Unico aspetto decisivo perché si possa parlare di particelle è la non-autonomia rispetto ad altra parola o a una frase (come nel caso delle congiunzioni subordinative).
Tra le particelle più importanti e più adoperate, vanno ricordati i pronomi ➔ clitici (chiamati tradizionalmente particelle pronominali), che presentano tutte le peculiarità sopra indicate delle particelle: non-autonomia, monosillabicità, atonia.
Altro pronome che può essere considerato una particella è il relativo che.
Rientra tra le particelle l’➔articolo nella varietà delle sue forme (determinativo, indeterminativo, partitivo: questi ultimi due, pur presentandosi bisillabici in talune loro forme, possono essere assimilati alle particelle per la loro dipendenza dalla parola a cui si appoggiano).
Altre particelle sono le ➔ preposizioni, sia semplici che articolate (queste ultime, sia pur bisillabiche in alcune forme, possono essere considerate particelle sempre per la loro non-autonomia).
Possono poi essere annoverate fra le particelle le ➔ congiunzioni, coordinative e subordinative (Sabatini 1997). Anche se molte volte si presentano in forma trisillabica e sono toniche, le congiunzioni non vivono, dal punto di vista del sistema, autonomamente.
Tra le congiunzioni subordinative possono essere considerate particelle: che, come, se.
Costituiscono particelle anche gli ➔ avverbi più, meno, non.
Per concludere vengono indicati come particelle (cfr. Berretta 1994: 245) anche i ➔ segnali discorsivi, con i quali si gestisce la conversazione: i demarcativi che segnalano presa di turno (allora, ora, dunque, beh, ecco) o fine di turno (no, capito, chiaro, vero); i connettivi (allora, perché poi, eh, comunque, così, quindi, insomma, cioè); le particelle modali (mai, magari, già, almeno, proprio, veramente, mica).