PARTI
. Popolazione iranica, stanziata nel territorio fra l'Elburz e l'Oxo, il Caspio e il Deserto Centrale persiano, nella zona corrispondente, all'ingrosso, alla parte settentrionale del Khorāsān. Nelle iscrizioni di Dario sono detti Parthava, e dai Greci Παρϑυαῖοι. Scarse sono le notizie antecedenti al sec. III a. C., allorché, con la fondazione dell'impero arsacidico, i Parti assumono una posizione di gran rilievo nella storia del mondo antico. Arsace, il fondatore della dinastia partica, non era un Parto (né, come favoleggia Giustino, un Achemenide), bensì uno Scita della tribù nomade degli Avarni, e scitico fu dapprima l'elemento dominante nel nuovo stato, che presto però si amalgamò con quello indigeno partico. La fondazione dell'impero si può far risalire al 248 a. C., allorché Arsace uccise il satrapo Andragora che si era praticamente reso indipendente dai Seleucidi; nonostante un ritorno offensivo di Seleuco II nel 238, egli riuscì a recuperare il territorio conquistato, e a regnare circa 37 anni sul primo nucleo dello stato partico, avente a capitale Dara (ora Kelāt). Gli successe il figlio Arsace II (assai dubbio è quanto narra Giustino di un fratello di Arsace I, Tiridate, a lui successo), sotto cui l'impero si consolidò; col quarto successore, Mitridate I (170-138), esso si estendeva alla Media e alla Babilonia, giungendo sino all'Eufrate e accampandosi ormai come grande potenza orientale dapprima contro i resti dell'impero seleucidico poi contro Roma. I particolari dello sviluppo della potenza partica e della sua plurisecolare lotta con Roma, come anche l'organizzazione dello stato e la sua sincretistica cultura ellenistico-orientale, sono esposti alla voce persia: Storia. Già minato da sanguinose contese dinastiche, l'impero arsacidico crollò definitivamente nel 226 d. C., sotto Artabano IV, ad opera di Ardashīr figlio di Pāpak, che inaugurava sulle sue rovine la dinastia e lo stato dei Sassanidi.