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Antica popolazione iranica, forse di origine scitica, stanziata nel Khorasan (Iran nordorientale). Tra il 7° e il 4° sec. a.C. figurano come tributari prima dei medi, poi degli achemenidi. Caduto l’impero persiano, dopo la morte di Alessandro Magno il territorio dei p. divenne parte della monarchia seleucide. Nel 247 a.C. la popolazione, guidata da Arsace, si ribellò ai greci, approfittando di una guerra scoppiata tra la Siria e l’Egitto, e riuscì a costituire uno Stato autonomo, che sotto i successori di Arsace si estese a tutta la Persia, e successivamente alla regione tra l’Eufrate e l’Indo, con capitale a Ctesifonte. Il regno dei p. divenne così un crocevia fondamentale per il commercio di merci pregiate (spezie, seta e avorio) con l’Estremo Oriente. L’espansione territoriale determinò attriti con Roma, che esplosero dal 1° sec. a.C.: sconfitto a Carre Crasso (53 a.C.), i p. fronteggiarono i romani per quasi tre secoli, soprattutto per il controllo dell’Armenia. Sotto Nerone le campagne militari di Corbulone si conclusero con un trattato di pace, volto a salvaguardare le reciproche sfere d’influenza dei due Stati. La tregua fu rotta nel 110 da Vologase II, che invase l’Armenia: Traiano reagì con fermezza, arrivando a conquistare la stessa Ctesifonte. Le nuove province di Armenia, Assiria e Mesopotamia, create allora nel territorio partico, furono poco dopo abbandonate dai romani. Le campagne di Avidio Cassio e Lucio Vero, nel 164-165, portarono a un’ulteriore presa della capitale; nel 198 Settimio Severo espugnò una terza volta la città, celebrando l’impresa sul suo arco trionfale. Si trattò tuttavia di conquiste effimere, cui non seguì mai un controllo effettivo del territorio. La fine del regno dei p. si ebbe nel 224, con la ribellione del nobile Ardashir, che nel giro di due anni conquistò Ctesifonte e uccise l’ultimo arsacide, Artabano V, instaurando la monarchia sasanide. La struttura del regno non è del tutto chiara: alcune famiglie aristocratiche detenevano il controllo assoluto su larghi territori, per concessione del sovrano, al quale tuttavia erano tenute a prestare supporto finanziario e aiuto militare. Per questo, si è pensato a un regno di tipo feudale, ma la mancanza di indicazioni sulle modalità con cui il sovrano concedeva i terreni ai nobili impone una certa cautela. L’assetto sociale, a ogni modo, si rifletteva nell’organizzazione dell’esercito: i p. non si basavano sulla fanteria, ma combattevano soprattutto con unità di cavalleria pesante corazzata (i catafratti), altamente specializzate, appoggiate da arcieri a cavallo. Accanto a questo, permanevano in ogni caso elementi della tradizione achemenide, come la divisione in satrapie e il consiglio reale, formato da rappresentanti di alcune famiglie nobiliari, e tratti tipicamente ellenici, ereditati dal governo seleucide, soprattutto sul piano dell’organizzazione delle città e della macchina amministrativa.