parsimonia
Attitudine dell’individuo a risparmiare, ossia a non consumare una parte del reddito. Le determinanti della p. possono essere di natura diversa.
Nella teoria neoclassica, l’individuo risparmia nel periodo corrente per poter consumare nel futuro (sostituzione intertemporale del consumo). L’incentivo a tale azione è determinato principalmente dal tasso di interesse (reale): quanto maggiore è quest’ultimo, tanto minore sarà il consumo corrente e tanto maggiore il risparmio e il consumo futuro. Il tasso di interesse può essere visto quindi come ‘remunerazione dell’astinenza’ (dal consumo corrente).
Nella teoria keynesiana, l’attività di consumo/risparmio è governata da una ‘legge psicologica fondamentale’, secondo la quale l’individuo spende solo una frazione del reddito, denominata propensione al consumo. La più semplice funzione del consumo di matrice keynesiana si può quindi formulare come segue: C=cY, dove C è il consumo aggregato, Y il reddito e c la propensione marginale e media al consumo. Il reddito aggregato coincide con l’output complessivo, il quale, in equilibrio, è uguale alla domanda aggregata per consumi e investimenti desiderati: C+I=Y. Ne consegue che S=Y−C=I. Si supponga che gli investimenti desiderati delle imprese siano esogeni e costanti: I=Ī. Pertanto: (1−c)Y=Ī. Risolvendo questa equazione si determina il reddito di equilibrio:
Questo semplice apparato (modello reddito/spesa) consente di illustrare il cosiddetto ‘paradosso della parsimonia’. Si ipotizzi che inizialmente il mercato dei beni sia in equilibrio a un certo livello del reddito corrente (Y0, figura 1) e che, per qualche motivo, ciascun individuo tenti di accrescere i propri risparmi, riducendo la propensione al consumo (la funzione del risparmio si sposta da S0 a S1). Si inferisce immediatamente dall’equazione precedente che questo tentativo è destinato a essere frustrato. L’incremento della propensione al risparmio, infatti, fa diminuire il reddito aggregato, di modo che questo complessivamente rimane invariato (e uguale al livello degli investimenti desiderati, che è costante). Il paradosso della p. consiste in questo: ciascun individuo vorrebbe accrescere il proprio risparmio, ma finisce con il percepire un reddito più basso che, moltiplicato per una propensione al risparmio accresciuta, mantiene il risparmio invariato. Si tratta di un esempio paradigmatico della cosiddetta ‘fallacia da composizione’ (fallacy in composition), ossia una conseguenza aggregata non intenzionale e non desiderata che deriva da un insieme di comportamenti individuali.
Domenico Delli Gatti