parole macedonia
L’espressione parola macedonia, introdotto nella linguistica italiana da Bruno Migliorini (1949: 89), denota formazioni che risultano da «una o più parole maciullate», le quali «sono state messe insieme con una parola intatta». Migliorini pensava a quei casi in cui una formazione deriva dalla fusione di un pezzo (da lui chiamato anche «troncone» o «mozzicone») di una o più parole con un’altra parola intera, cioè il tipo Cogepesca < Confederazione generale della pesca. Tuttavia, Migliorini stesso dà esempi di parole macedonia in cui «non si prende nemmeno una sillaba intera, ma un paio di lettere», come Sepral < Sezione provinciale dell’alimentazione.
Più in generale si può quindi parlare di formazioni, in genere nominali, che risultano dalla fusione di parti di lessemi non riconducibili a unità morfologiche. Per questa tecnica di formazione delle parole si usa anche la qualifica di procedimento extragrammaticale (cfr. Dressler 2000), in quanto non è possibile individuarvi quelle regolarità strutturali che si ritrovano nella normale (appunto grammaticale) combinazione di morfemi.
Per questi casi si parla anche di amalgama, che corrisponde al termine ingl. portmanteau, usato già da Lewis Carroll in Attraverso lo specchio, quando Humpty Dumpty spiega ad Alice il significato della parola slithy:
Well, «SLITHY» means «lithe and slimy». «Lithe» is the same as «active». You see it’s like a portmanteau – there are two meanings packed up into one word.
«Ecco, svatti significa svelti e attivi. Atto è lo stesso che attivo. Vedi, è come in appendiabiti, ci sono due significati riuniti in una sola parola» (Lewis Carroll, Alice nel paese delle meraviglie. Attraverso lo specchio, trad. it. di A. Valori-Piperno, Roma, Newton Compton, 2009, p. 222)
Nella traduzione italiana, adattando il termine portmanteau, si usa il calco appendiabiti, che però è opaco rispetto al gioco di parole di Lewis Carroll. Per capire il senso della battuta bisogna infatti sapere che portmanteau, cui nella versione italiana si fa riferimento in nota a pie’ di pagina («È ormai diffuso il termine portmanteau word, che sta a indicare, linguisticamente, un composto ibrido»), è oggi in disuso, ma si riferiva all’epoca a una grande valigia da viaggio con due scompartimenti.
Per evitare confusioni con l’impiego di amalgama (e port-manteau) per indicare il caso di un morfema che contiene più di un significato morfologico (➔ affissi), si preferisce adottare il termine proposto da Migliorini, mentre in inglese si parla comunemente di blend, in francese di mot-valise, in tedesco di Wortkreuzung (o Kontamination). Infine, è a volte usato il termine composto ibrido, o anche semplicemente ibridismo, che più in generale fa riferimento al meccanismo della contaminazione con materiali però, più precisamente, di lingue diverse (➔ ibridismi).
La maggior parte delle formazioni costruite con questa tecnica designa enti, organizzazioni e simili, utilizzando parti di parola originariamente abbreviate per fungere da indirizzi telegrafici, che in diversi casi si sono affermate nell’uso, al punto da poter in un certo senso «ormai essere considerate degli allomorfi della forma intera» (Thornton 2004: 569), come As / Asso < Associazione, Conf < Confeder < Confederazione, Feder < Federazione, Pol < Polizia.
Si hanno sostanzialmente due tipi. Nel primo, un elemento iniziale abbreviato è combinato con una parola: Assolombarda, Confartigianato, Federcasalinghe, Polstrada; si trova anche un primo elemento aggettivale: Ital < italiano, Fin < [Società] finanziaria: Italcasse, Finsider. Nell’altro tipo, anche il secondo elemento è abbreviato: Assofluid, Confapi, Federpro, Polfer, Itapac. Qualche elemento è specializzato per la seconda posizione come mez < Mezzogiorno e sider < siderurgico: Formez, Svimez, Finsider, Assider.
Si noti che, benché ci sia una chiara preferenza per le forme ridotte a comparire in prima posizione con parole intere, ital occorre in seconda posizione in una dozzina di formazioni create nella prima metà del Novecento: lanital, acmonital, ecc., ma «in anni recenti non sembra comunque più impiegato in posizione finale» (Thornton 2004: 570). Inoltre, si può osservare che la tendenza a usare forme ridotte terminanti in consonante come Assoft, Assomet, ecc., «è probabilmente dovuta al desiderio di foggiare parole di apparenza inglese, o in qualche caso latina (Assocalor), dove la forma alloglotta è sentita come prestigiosa» (Thornton 2004: 570).
Oltre a questo tipo, che sfrutta una tecnica di accorciamento simile a quella impiegata per le ➔ sigle, esistono poi altre formazioni che non si limitano a nomi di enti o associazioni, ma si riferiscono a entità ottenute tramite unione o incrocio tra diverse componenti per formare un nuovo elemento unitario.
In particolare sono attestati:
(a) nomi di animali o vegetali ibridi: tigone < tigre + leone, leongressa < leone + tigre + -essa, leopone < leopardo + leone, quallina < quaglia + gallina, zebrallo < zebra + cavallo, mandarancio < mandarino + arancio, mapo < mandarino + pompelmo, kiwana < kiwi + banana;
(b) nomi riferiti a persone: amerasiatico < americano + asiatico (calco dall’ingl. Amerasian), metalmeccanico < metallurgico + meccanico, ferrotranviere < ferroviere + tranviere, yappo < yuppie + guappo, cantautore < cantante + autore (che dà adito alla serie analogica cant(a)- + X: cantattore, cantintellettuale, cantaurocker, cantadottore, cantapoeta, ma anche auttore < autore + attore, giornattore < giornalista + attore);
(c) nomi di locali polifunzionali: discobar < discoteca + bar, ristobar < ristorante + bar, discopub < discoteca + pub, ristobirreria < ristorante + birreria, cartolibreria < cartoleria + libreria (e più in generale il tipo palazzo + X: palaghiaccio, Palatrussardi);
(d) nomi di scienze, tecniche, attività e movimenti: digitronica < digitale + elettronica, meccatronico < meccanico + elettronico, turismatica < turismo + informatica, archipittura < architettura + pittura, fantascienza < fantasia + scienza (e più in generale la serie: fantacalcio, fantafilm, fantagotico, fantapolitica, ecc.), narcotraffico < narcotici + traffico, cattocomunismo < cattolicesimo + comunismo, maorxismo < maoismo + marxismo, pessiottimismo < pessimismo + ottimismo, qualunfascismo < qualunquismo + fascismo, orgiapping < orgia + happening, infotenimento (calco sull’ingl. infotainment) < informazione + intrattenimento;
(e) nomi di oggetti: frigocongelatore < frigorifero + congelatore, pantacollant < pantalone + collant, papamobile < papa + automobile;
(f) nomi di varietà linguistiche miste: itenglish < italiano + english, italiese < italiano + inglese, italiolo < italiano + spagnolo, itangliano < italiano incrociato con anglo-, immigriano < immigrato + italiano, runglese < russo + inglese, europanto < europeo + esperanto.
Come si vede, lo spettro lessicale delle parole macedonia è piuttosto ampio. Più in generale, si ritrovano molte creazioni, che per lo più restano estemporanee, negli ambiti più disparati per creare effetti di senso particolari, come videota < video + beota, telebrità < televisione + celebrità, squillore < squillo + squallore, Berluscota < Berlusconi + italiota, ecc. Benché le possibilità combinatorie siano praticamente infinite, si nota la tendenza, molto vistosa in italiano rispetto, ad es., al tipico blend inglese smog < smoke «fumo» + fog «nebbia» o brunch < break «pausa» + lunch «pranzo», a «lasciare intatta la seconda parola che partecipa alla parola macedonia, o a concatenare parti iniziali, in formazioni al confine con le sigle sillabiche, mentre è meno sfruttato l’uso di pezzi ricavati dalla parte finale di una parola di base» (Thornton 2004: 571). E infatti l’adattamento di smog con la creazione fubbia < fumo + nebbia, pur proposto tra il serio e il faceto dalla penna illustre di Arrigo Castellani (1987) non prese piede, oltre che per il gusto dell’esotico condannato dall’autore, anche per l’indubbia rarità di questo tipo di creazioni in italiano rispetto ad altre lingue (cfr. Bertinetto 2001).
Bertinetto, Pier Marco (2001), Blends and syllable structure. A four-fold comparison, in La gramàtica i la semàntica en l’estudi de la variació. Actes del Vè i VIè colloquis lingüístics de la Universitat de Barcelona, a cura di M. Lorente et al., Barcelona, Promociones y Publicaciones Universitarias, pp. 59-112.
Castellani, Arrigo (1987), Morbus Anglicus, «Studi linguistici italiani» 13, pp. 137-153.
Dressler, Wolfgang U. (2000), Extragrammatical vs. marginal morphology, in Extragrammatical and marginal morphology, edited by U. Doleschal & A.M. Thornton, München, Lincom Europa, pp. 1-10.
Migliorini, Bruno (1949), Uso ed abuso delle sigle, in Id., Conversazioni sulla lingua italiana, Firenze, Le Monnier, pp. 86-90.
Thornton, Anna M. (2004), Parole macedonia, in La formazione delle parole in italiano, a cura di M. Grossmann & F. Rainer, Tübingen, Niemeyer, pp. 567-571.