parole enclitiche
Si chiamano enclitiche le parole (soprattutto ➔ monosillabi) che, non possedendo accento proprio, si ‘appoggiano’ prosodicamente alla parola precedente, formando con essa un’unità accentuale (a volte anche grafica) a livello di frase (il gr. klínō significa infatti «poggiare, flettersi»). Insieme alle ➔ parole proclitiche formano l’insieme dei ➔ clitici. Il fenomeno per cui una parola si salda accentualmente a un’altra che precede si chiama enclisi.
In italiano sono enclitici i pronomi personali (➔ personali, pronomi) nella loro variante atona, il partitivo ne, il riflessivo si, gli avverbi ci e ne, oltreché l’➔articolo quando è preceduto da alcune ➔ preposizioni: in quest’ultimo caso si formano le cosiddette preposizioni articolate.
Per quanto riguarda gli altri morfemi che in genere ricorrono in prossimità del verbo, in italiano antico vigeva la ➔ legge Tobler-Mussafia, secondo cui una frase non può iniziare con un pronome atono; in italiano moderno invece si è generalizzata la posizione proclitica, salvo un ristretto numero di eccezioni, in cui la posizione enclitica è obbligatoria, e alcuni casi in cui è facoltativa in alternativa alla posizione proclitica.
Tra i casi in cui l’enclisi è obbligatoria:
(a) l’➔imperativo affermativo:
(1) consèrvalo; regàlaglielo; prèndiglielo
Si noti che con imperativi monosillabici la consonante iniziale del pronome si rafforza per effetto del ➔ raddoppiamento sintattico:
(2) dagli [ˈdaλːi]; dammi; dillo; vacci; fallo
(b) l’➔infinito (semplice e composto) in combinazione coi verbi sembrare e parere:
(3) sembrò dirglielo; pare risvegliarsi
(c) l’infinito (semplice e composto) in dipendenza da preposizioni:
(4) senza vederlo; dopo averlo incontrato; per esserselo preso
(d) il ➔ gerundio semplice o composto:
(5) telegrafandoglielo; vedendola; dandoglielo
(6) avendola vista; avendoglielo dato
(e) il ➔ participio passato, in funzione di subordinata – il cosiddetto participio congiunto (es. 7; ➔ assolute, strutture) – e di modificatore di nome (es. 8):
(7) andatosene dopo un’ora; accortasi dell’errore
(8) la lettera consegnatagli
(f) il participio presente in funzione di modificatore di nome (in genere con il riflessivo si):
(9) a. viaggiatore recantesi in un territorio terzo
b. l’atto di citazione [...] pur svolgentesi a rapporto processuale non ancora instaurato (tratto da Internet)
Quest’ultimo uso è proprio della lingua scritta, in particolare della prosa scientifica o burocratica (➔ burocratese).
A parte l’imperativo, in tutti gli altri casi di enclisi obbligatoria il verbo è in modi non finiti (➔ modi del verbo). Quest’ultima caratteristica è condivisa anche dagli altri casi in cui l’enclisi è facoltativa, a cominciare dall’imperativo negativo, in cui questa va diffondendosi (non dirlo!, non darglielo!, ecc.), «benché il tipo proclitico sia quello prevalente nell’Italia peninsulare e in parte di quella settentrionale […] e sia sostenuto dal prestigio della tradizione» (Serianni 1988: 257): non lo dire!, non glielo dare!, ecc. L’infinito che ospita il pronome enclitico è obbligatoriamente apocopato (far-lo, prender-ne) e, similmente alle altre forme verbali non finite e all’imperativo, forma un’unità grafica col pronome (➔ univerbazione).
In generale, nel caso di forme verbali complesse contenenti un infinito, è disponibile l’opzione enclitica, salvo le strutture causative e permissive con fare e lasciare (➔ causativa, costruzione; ➔ infinitive, frasi):
(10) a. Maria lo fa mangiare a casa → *Maria fa mangiarlo a casa
b. Maria lo vuole [o può o sa o vede] mangiare a casa → Maria vuole [o può o sa o vede] mangiarlo a casa
c. Maria lo sta risolvendo [o per risolvere] brillantemente → Maria sta risolvendolo [o per risolverlo] brillantemente
Se di solito il pronome enclitico si colloca alla fine del complesso verbale, quando gli infiniti sono due (in genere con verbi modali; ➔ modali, verbi), l’enclitico può anche collocarsi all’interno del complesso verbale:
(11) lo devo poter fare → devo poterlo fare → devo poter farlo
L’interazione tra enclisi, proclisi e sintagmi ‘pieni’ coi complessi verbali dà luogo a un’articolata tipologia (si veda Lepschy 1978: 41-54 per un’analisi dettagliata). Ad es., nei casi seguenti la presenza dei clitici offre la possibilità di codificare l’agente (chi scrive, chi parla) in maniera non ambigua, cioè al dativo (diversa dalla quella canonica all’accusativo):
(12) a. Piero ha visto Ada scrivere una lettera → Piero le/l’ha visto/-a scrivere una lettera
b. Piero gliel’ha vista scrivere
c. Piero ha visto Ada scrivere a Luigi → Piero l’ha vista scrivergli
d. Piero ha sentito parlare Ada della sua vita → Piero le/l’ha sentito/-a parlare della sua vita
Nei casi (12 a.) e (12 d.), «la costruzione col dativo sottolinea la soggettività e parla dell’atto di percezione senza distinguere chiaramente fra percipiente e percepito», mentre «con l’accusativo c’è un elemento di maggiore obiettività e distacco» (Lepschy 1978: 47). Inoltre, (12 a.) mostra come la sequenza di due accusativi sia impossibile: il primo è sostituito dal dativo.
Infine, la posizione proclitica o enclitica dei pronomi permette di disambiguare i ruoli sintattici: in (12 c.) il dativo può essere solo l’oggetto indiretto di scrivere e non può in quel contesto essere proclitico, come emerge dal confronto con (12 b.).
Il pronome si si comporta in maniera diversa secondo la funzione:
(a) se funge da riflessivo (➔ riflessivi, pronomi; ➔ riflessivi, verbi), può comparire come proclitico (13 a.) e come enclitico (13 b.), anche preceduto da un altro proclitico (13 c.):
(13) a. se la deve preparare
b. deve prepararsela
c. la vede prepararsi
(b) se invece ricorre nella costruzione cosiddetta anticausativa (il si ‘passivante’; ➔ passiva, costruzione), compare in genere come proclitico (13 d.-e.), a meno che la posizione enclitica sia obbligatoria (13 f.):
(13) d. la si deve preparare
e. si deve prepararla
f. essendosene viste arrivare molte
Si notino gli effetti del riflessivo si sulla scelta dell’ausiliare del verbo (➔ ausiliari, verbi). Quando è proclitico, induce la scelta dell’ausiliare essere, quando è enclitico quella di avere:
(14) a. Mario si è [*ha] potuto adattare alla nuova mansione
b. Mario ha [*è] potuto adattarsi alla nuova mansione
c. essendosi [*avendosi] potuto adattare alla nuova mansione
d. avendo [*essendo] potuto adattarsi alla nuova mansione.
Il numero di parole enclitiche ammesse in sequenza è in genere limitato a tre, come in questo esempio tratto da Internet: mi farebbe diverso piacere ad incontrarvicisi. Inoltre, le sequenze di enclitici, in combinazione, hanno ➔ allomorfi e un ordine definito (ad es., il pronome di oggetto indiretto precede sempre quello di oggetto diretto: mandaglielo → *mandalogli).
Lepschy, Giulio C. (1978), Saggi di linguistica italiana, Bologna, il Mulino.
Serianni, Luca (1988), Grammatica italiana. Italiano comune e lingua letteraria. Suoni, forme, costrutti, con la collaborazione di A. Castelvecchi, Torino, UTET.