parole crociate
Le parole crociate (o parole incrociate o cruciverba, nome maschile invariabile) sono il gioco enigmistico che prevede una griglia di caselle bianche e nere, in parte numerate, a cui si riferisce un elenco di definizioni di variabile livello di ambiguità. A ogni sequenza di caselle bianche limitata da caselle nere o dai confini della griglia, in orizzontale o in verticale, corrisponde una parola. Il casellario va completato dal solutore, che deve rispondere correttamente a ogni definizione, individuare la parola che la risolve e trascriverla, lettera per lettera, in una sequenza di caselle bianche dello schema. Una volta completato il cruciverba, in ogni casella si leggerà una lettera che comporrà contemporaneamente una parola in orizzontale e una in verticale.
Inventate nel 1913 negli Stati Uniti con il nome di crossword puzzle (inizialmente wordcross puzzle), le parole crociate riscossero successo a partire dal 1924 e si diffusero in Europa e anche in Italia all’inizio del 1925. La loro prima denominazione italiana fu una traduzione fedele del sintetico nome anglosassone: indovinello di parole incrociate. La parola cruciverba, che ricalcava anche la sintesi di crossword, fu coniata nel 1925.
La dizione parole crociate fu adottata sin dal suo primo numero dalla «Settimana enigmistica» (23 gennaio 1932) e si impose grazie alla popolarità del periodico, che nella seconda metà del Novecento dominava in regime quasi di monopolio l’editoria specializzata italiana.
Il modulo della griglia, la sintesi delle definizioni e delle denominazioni, la regolarità degli incastri nonché la pubblicazione sulla stampa quotidiana sono gli elementi che fanno delle parole crociate il gioco linguistico della modernità: uno standard seriale che è entrato nelle abitudini degli esponenti di un ceto medio in grande espansione, assieme ad altre invenzioni di inizio Novecento (il grattacielo, la metropolitana, la stampa quotidiana ad alta diffusione).
Il meccanismo testuale delle parole crociate non è in sé semplice, ma così risulta al solutore e anzi al lettore generico: dopo la pubblicazione dei primissimi esempi (negli Stati Uniti come in Italia) il funzionamento del gioco non è stato più spiegato al lettore. Chiunque, se non lo conosce già, lo può dedurre dal gioco medesimo, così come gli viene presentato.
Il linguaggio delle parole crociate è sottoposto ad alcune restrizioni. Sul piano del lessico, alla griglia non possono accedere le flessioni verbali e le espressioni composte da più parole, se non altamente codificate (la «Settimana enigmistica» non ammette neppure i nessi nome-e-cognome, salvo il caso in cui corrispondano a titoli di opere, come Andrea Chénier o Forrest Gump). Dagli anni Cinquanta il cruciverba italiano incominciò ad ammettere nomi stranieri e a non traslitterare più le lettere J K W X Y.
Altre restrizioni derivano da considerazioni enciclopediche piuttosto che dizionariali: ogni cruciverba seleziona il proprio pubblico tramite la propria difficoltà, che dipende da diversi elementi ma innanzitutto dalla notorietà dei soggetti a cui si riferiscono le sue definizioni (nonché dall’ortografia più o meno trasparente delle loro denominazione). L’autore di cruciverba deve dunque limitare il proprio lessico secondo le conoscenze che presume di condividere con il solutore a cui si rivolge. I limiti delle due competenze non devono però coincidere esattamente: se il solutore conosce la risposta a ogni definizione il cruciverba degenera in quiz, mentre il gioco è interessante se il solutore è costretto a ricostruire attraverso il meccanismo degli incroci i termini che ignora, o che ha dimenticato, o che non sono perfettamente individuabili a partire dalla loro rispettiva definizione.
L’uso di ➔ neologismi, che caratterizza i giochi rivolti ai solutori più esperti, richiede a chi pubblica cruciverba un’organizzazione da redazione lessicografica, con lo spoglio e l’archiviazione di ritagli che attestano l’effettiva presenza di un dato lemma nel lessico in uso, e il suo significato.
La definizione è l’unica parte del cruciverba che si sia meritata studi di sintassi e di semantica (in particolare, Greimas 1966 e 1967). In parte ciò è dipeso dall’esistenza all’estero di particolari procedure di definizione ambigue, che implicano cioè giochi di significante (nei cryptic clue britannici) o di significato (nelle definizioni argute di tradizione francese), in italiano sostanzialmente assenti (➔ ortografia). Per altri versi, però, la definizione cruciverbistica è interessante come metalinguaggio rivolto alla totalità dei parlanti di una lingua, in maggior parte estranei a ogni altra esperienza di riflessione sulla lingua. Inoltre il nome di definizione, usato in Italia, può fuorviare lasciando intendere che ci sia una parità di estensione fra la definizione e la denominazione ricercata. Più adeguato è il nome anglosassone di clue («traccia», «indizio»), che non promette nulla in termini di focalizzazione e descrizione del soggetto.
Se valutiamo alcune definizioni presenti in un cruciverba italiano (che non prevede che marginalmente un intervento di procedure speciali di ambiguità) notiamo che il termine definizione in molti casi ha un’applicazione da ritenersi prettamente convenzionale: a fianco a definizioni come quelle che potremmo trovare in un dizionario convivono descrizioni basate su stereotipi, descrizioni che selezionano un tratto peculiare della parola definita, descrizioni basate su metafore (➔ metafora ) e ➔ modi di dire (esempi tratti dal cruciverba n. 1957, a firma P. Bartezzaghi, nella «Settimana enigmistica» 2721, anno 1984):
(1) La custodia delle imbarcazioni durante l’inverno: rimessaggio (definizione in senso stretto)
(2) Lo studio dei significati delle parole: semantica (definizione in senso stretto)
(3) Vi fu firmata la pace che assegnò la Sicilia a Vittorio Amedeo II di Savoia: utrecht (descrizione)
(4) Un’acquavite francese: armagnac (definizione non focalizzata)
(5) Vivono nella parte più popolosa del mondo: asiatici (completamento di frase; descrizione)
(6) Si accendono nelle bettole: risse (completamento di frase; descrizione per stereotipo; possibile ambiguità di accendono nella definizione)
(7) Irritano anche il generoso: pretese (completamento di frase; descrizione peculiare)
(8) È bene averne una sola: parola (completamento di frase, descrizione metaforica).
Ovunque ci fosse una tradizione (più o meno assestata) di giochi di tipo enigmistico, come negli Stati Uniti e in Italia, l’arrivo del cruciverba non fu salutato con favore dai circoli di appassionati di rompicapo linguistici: troppo brusco lo stacco dalle precedenti ispirazioni letterarie e accademiche, a favore di un linguaggio più adatto al pubblico dei giornali; troppo cospicuo il successo di pubblico per non suscitare accuse di acquiescenza e banalità.
Nel 1932, lo stesso anno della fondazione della «Settimana enigmistica», usciva il volume XIII dell’Enciclopedia Treccani in cui la voce enigmistica era estesa da Aldo Santi, un enigmista di orientamento tradizionale. Il suo unico cenno alle parole incrociate fu: «il crossword puzzle, detto in Italia, dove ebbe effimero successo, gioco delle parole a croce o cruciverba». Il giudizio, quantomeno frettoloso, fu poi corretto dalla voce (anonima) parole incrociate comparsa nel volume XXVI del 1935, dove comunque viene definito come «gioco di pazienza» e non come «gioco enigmistico»: «esso continua ancor oggi ad appassionare moltissime persone, sebbene riprovato come “ibrido” da varî enimmisti».
Il cruciverba condivide con ogni altro gioco enigmistico la presenza di una sfida fra un autore e una pluralità di solutori; la presenza di un testo esposto che allude a un testo nascosto che completa e giustifica il primo; l’onnipresenza di una forma di ambiguità sistematica, per la quale gli elementi linguistici (nel suo caso, le lettere dell’alfabeto) svolgono una funzione non unica ma duplice (senso orizzontale e senso verticale). La particolare forma di ambivalenza che riguarda i caratteri alfabetici all’interno del dispositivo nella griglia molto spesso non viene neppure considerata dagli enigmisti più tradizionali, o comunque non viene da loro ritenuta sufficiente per ascrivere il cruciverba al novero dell’enigmistica.
Al cruciverba italiano è talvolta imputata l’assenza di ambiguità nelle definizioni, ambiguità invece presente (come si è detto) in forme diverse nella tradizione francese e in quella britannica. Il cruciverba italiano infatti non propone spesso salti di campo semantico dovuti a doppi sensi o a giochi di parole, e certamente è un gioco enigmistico molto più complesso per chi lo compone che per chi lo risolve. Proprio per questo, probabilmente, riesce a raggiungere qualsiasi strato di una popolazione la cui alfabetizzazione e unificazione linguistica è relativamente recente: non è del tutto causale che i cruciverba più difficili e raffinati siano prodotti in Francia e in Gran Bretagna, i due paesi di più antica e consolidata alfabetizzazione.
Il cruciverba è il gioco enigmistico più diffuso in tutto il mondo e viene normalmente proposto ogni giorno sui quotidiani. Solo in Italia la sede privilegiata per la pubblicazione di cruciverba è una rivista specializzata, ad altissima tiratura, che da sola occupa il settanta per cento del mercato enigmistico nazionale (indagine citata in Bartezzaghi 2007).
La funzione di sollecitazione, verifica ed estensione delle proprie competenze lessicali, in una cornice di gioco e non pedagogica, è la responsabile più diretta del successo del cruciverba e lo ha reso anche efficace come esercizio per corsi di lingua. Rispetto a test passivi, come i questionari, il cruciverba offre la possibilità di ricostruire (tramite il gioco degli incroci) quello che non si sa. Questo, del resto, si verifica comunemente nell’esperienza empirica di ciascuno: i casi in cui si riscontra un’alternativa secca fra sapere e non sapere sono più rari dei casi in cui esistono sfumature intermedie. Ogni competenza, e soprattutto quella linguistica, è sempre parziale.
Anche dalla mera considerazione dell’aspetto della griglia non risolta risulta chiara la profondità delle differenze che intercorrono fra cruciverba che appartengono a diverse lingue o anche solo a tradizioni culturali diverse (il cruciverba britannico è molto più lontano dal cruciverba americano di quanto le modeste differenze fra le due lingue lascerebbero sospettare). Nazione per nazione, sono state inventate diverse varietà e diverse varianti di cruciverba.
Le varietà di cruciverba non toccano il funzionamento fondamentale di griglia e definizioni, ma ne costituiscono una realizzazione particolare dal punto di vista stilistico. Nella griglia di un cruciverba può variare il numero e la disposizione delle caselle nere; il numero minimo di lettere che costituiscono una parola (negli Stati Uniti, per es., si evitano le parole di due sole lettere); la presenza o assenza di soluzioni costituite da espressioni di più di una parola, da neologismi, esotismi, arcaismi; può infine variare il sistema convenzionale di rimando fra soluzioni e definizioni. Le definizioni, come abbiamo visto, possono essere più o meno specifiche; ammettere o no giochi verbali sulle lettere o sul senso; selezionare un solutore più o meno colto.
Sempre fra le varietà, esiste una tradizione di cruciverba a tema in cui il maggior numero possibile di parole si riferisce allo stesso campo semantico. A volte parole afferenti a uno stesso tema, dichiarato al solutore, possono non avere una definizione, dovendo essere dedotte tramite gli incroci.
Una varietà invece strutturale, quasi una variante, è quella elaborata già nella prima metà del Novecento in Gran Bretagna, in cui la funzione di segnalare la fine di una parola non viene affidata a caselle nere ma a un semplice ispessimento di un lato della casella (in Italia viene chiamato cruciverba a filetti). La griglia finisce per essere riempita completamente da caselle bianche, un fatto che facilita il lavoro dell’autore, specie nella composizione di cruciverba particolarmente vincolati a un tema (per es., quando tutte le denominazioni che si leggono in orizzontale devono rispondere al tema stesso).
In Italia, i cruciverba hanno prevalentemente forma rettangolare e le caselle nere tendono a disporsi lungo diagonali, più che per linee ortogonali.
Per gli autori italiani è rilevante una differenza fra cruciverba a schema fisso e cruciverba a schema libero, che invece può non essere avvertita dal solutore. Nel cruciverba a schema fisso la disposizione di caselle nere è predeterminata e simmetrica; nel cruciverba a schema libero è invece decisa dall’autore, che cercherà di limitare il numero delle caselle nere e di disporle in modo il più possibile ordinato. Questa distinzione si può ritenere analoga a quella fra verso metrico e verso libero in poesia e non ha effetti ai fini della risoluzione.
I cruciverba di tradizione americana sono quadrati e mostrano un disegno di caselle nere con simmetria su un asse diagonale; i cruciverba di tradizione francese sono normalmente quadrati, molto meno estesi e parte dell’abilità dell’autore consiste nel minimizzare il numero delle caselle nere, che però non sono vincolate a una disposizione simmetrica.
Già negli anni Venti del Novecento i primi autori di cruciverba si resero conto che non è impossibile per il solutore risolvere uno schema in cui non siano segnate le caselle nere. Nacquero così quelle che in Italia si sarebbero denominate parole crociate senza schema. La griglia si presenta composta interamente di caselle bianche. Una colonna e una riga di numeri, rispettivamente disposte all’esterno del lato a sinistra e del lato alto del perimetro, forniscono il riferimento all’elenco delle definizioni. Queste ultime sono disposte di seguito, per ogni riga e colonna del cruciverba. In una versione facilitata, viene fornito anche il numero di caselle nere presente in ogni riga e in ogni colonna.
In questa variante, il compito del solutore cambia sensibilmente rispetto ai cruciverba standard. Deve infatti trovare un punto di inizio tramite ipotesi fondate su almeno un incrocio possibile tra una definizione orizzontale e una verticale (che sia certo di avere risolto correttamente) e verificate con le altre parole circostanti. La risoluzione di parole crociate senza schema è una sfida particolarmente ardua per quelli che in inglese vengono chiamati ink solvers «solutori a inchiostro» (talmente esperti da ritenere non necessario usare matita e gomma nella soluzione).
Le varietà normalmente aggiungono nuove regole a quelle preesistenti (per es., il vincolo di un tema). Le varianti, invece, tendono a sottrarre elementi del cruciverba standard, aumentando la difficoltà.
Dal cruciverba senza schema sono sorte molte altre varianti. La più popolare tra queste, in Italia, è costituita dagli incroci obbligati (pubblicati dal 1950), in cui al solutore è fornito uno schema di proporzione ridotte, comprendente un numero limitatissimo di caselle nere e due lettere o anche una sola lettera ‘in chiaro’ (quindi non da indovinare). Le definizioni sono divise fra orizzontali e verticali, ma sono date alla rinfusa. Risolvere a penna uno schema di incroci obbligati è un cimento che laurea definitivamente il solutore esperto. Una variante ancora più difficile, ma ritenuta leggermente meno elegante dagli esperti, è la ricerca di parole crociate (che, come gli incroci obbligati, è esclusiva della «Settimana enigmistica», dal 1959), in cui le definizioni sono numerate ma nello schema compare solo il riferimento numerico alle definizioni «1. orizzontale» e «1. verticale», definizioni per di più esposte in forma generica (sul modello: «Una regione italiana»). Il solutore deve impegnarsi in congetture anche molto articolate per trovare un punto di inizio.
Altre varianti riguardano invece la direzione in cui vanno scritte le parole nelle caselle (il solutore deve indovinare quali parole orizzontali vadano scritte da sinistra verso destra e quali da destra verso sinistra, quali verticali dall’alto in basso e quali dal basso in alto); un’altra possibilità è quella in cui ogni casella può essere riempita non da lettere o da sillabe (come nella varietà del cruciverba sillabico) ma da un numero di lettere che varia da casella a casella.
Una variante assai raffinata è costituita dalle cornici concentriche (presenti sulla «Settimana enigmistica» dal 1964), in cui parole scritte in orizzontale sono intersecate da parole scritte su cornici, parte da sinistra verso destra, parte dall’alto in basso, parte da destra verso sinistra, parte dal basso in alto. La risoluzione di cornici concentriche è ritenuta appassionante ma solo occasionalmente ardua; la sua composizione è invece un esercizio complesso per gli autori.
Una parte dei solutori italiani più esperti trova molto soddisfacenti varianti come il crucisegreto e il cruciermetico, elaborate dal settimanale «Domenica Quiz».
Il cruciverba è stato adattato alla maggior parte dei diversi mass media. Negli anni Ottanta e Novanta del Novecento, in Italia, ebbe fortuna una variante televisiva (il cosiddetto cruciverbone), tecnicamente povera, che consentiva però la partecipazione telefonica del pubblico. Ne sono esistite anche versioni radiofoniche, pubblicitarie (su giornali o anche per cartellonistica stradale) e di design (orologi-cruciverba). Informatica e telematica hanno facilitato la confezione di cruciverba e la loro distribuzione tramite siti Internet.
Il successo mondiale del gioco logico del sudoku, pure realizzato con una griglia da riempire, è risultato complementare e non sostitutivo al cruciverba, che negli Stati Uniti ha anzi conosciuto un ritorno di moda dalla fine degli anni Novanta del Novecento e che in Italia viene pubblicato da quotidiani e periodici non settoriali con maggiore frequenza che nel passato.
Bartezzaghi, Stefano (2007), L’orizzonte verticale. Invenzione e storia del cruciverba, Torino, Einaudi.
Greimas, Algirdas J. (1966), Sémantique structurale. Recherche de méthode, Paris, Larousse (trad. it. La semantica strutturale. Ricerca di metodo, Milano, Rizzoli, 1969; Roma, Meltemi, 2002).
Greimas, Algirdas J. (1967), L’écriture cruciverbiste, in To honor Roman Jakobson. Essays on the occasion of his seventieth birthday, Le Hague, Mouton, 3 voll., vol. 1º, pp. 799-815 (ora in Du Sens. Essais sémiotiques, Paris, Seuil, 1970, pp. 285-306; trad. it. La scrittura cruciverbista, in Del senso, Milano, Bompiani, 1974, pp. 299-320).