Parlamento europeo
Istituzione dell’Unione Europea (➔ ) con il compito di approvare le normative, controllare le altre istituzioni comunitarie, discutere e adottare il bilancio della UE. Il P. e. è la cittadella della democrazia europea.
Il Consiglio d’Europa (➔) ha aperto la strada nel 1949, con la creazione dell’Assemblea consultiva, e nel 1954 l’Unione dell’Europa Occidentale (UEO) è stata istituita con una propria assemblea parlamentare. Successivamente sono sorte assemblee parlamentari presso l’Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord (OTAN; nella sigla inglese, NATO), presso l’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa, presso l’Iniziativa Centro Europea (INCE) e presso l’Assemblea Parlamentare Euro-Mediterranea (APEM). Tuttavia, in queste organizzazioni intergovernative la rappresentanza parlamentare ha solo un ruolo consultivo. All’interno delle Comunità europee (CECA nel 1952, quindi CEE e EURATOM nel 1957), ma ancora di più in seno all’Unione Europea, l’esistenza di un esecutivo con poteri sovranazionali indipendenti dagli Stati membri ha posto sin dall’inizio la questione del controllo democratico di un’assemblea dotata di poteri reali. A partire da questo principio, tutta la storia del P. e. ha coinciso con il progresso della democratizzazione dell’integrazione comunitaria, attraverso la conquista, graduale ma irreversibile, di poteri politici, legislativi e di bilancio. Designato nei trattati come Assemblea delle Comunità europee, esso decise con propria autonoma risoluzione di prendere il nome attuale il 30 marzo 1962, ben 24 anni prima che la decisione fosse formalizzata dai governi con l’Atto unico europeo (➔) del 1986. Del resto, già l’Assemblea della CECA si era organizzata, fin dalla sua prima sessione nel 1952, in gruppi politici, e non in delegazioni nazionali, rivendicando il controllo politico non solo nei confronti dell’Alta autorità, che poteva essere costretta alle dimissioni da una maggioranza di due terzi dell’Assemblea in occasione della presentazione del rapporto annuale, ma anche del Comitato dei ministri. Eletto a suffragio universale e diretto per la prima volta nel giugno 1979, il P. e. è stato consacrato dal Trattato di Lisbona (➔ Trattato di Lisbona che modifica il Trattato sull’Unione Europea e il Trattato che istituisce la Comunità Europea) nel ruolo di colegislatore, insieme al Consiglio europeo (➔ presidente del Consiglio europeo; presidente permanente del Consiglio europeo), con funzioni rafforzate anche nei rapporti con l’esecutivo, poiché il presidente della Commissione europea (➔) è designato dal Consiglio, tenuto conto del risultato delle elezioni europee, ed è eletto dall’Assemblea alla maggioranza dei membri che la compongono.
Il P. e. rappresenta i cittadini dell’Unione, con un diritto di elettorato attivo e passivo nello Stato di residenza, e non più i popoli degli Stati, come era previsto nei trattati istitutivi. La composizione del P. e. è fondata sulla regola di degressività proporzionale, con la conseguente sovrarappresentazione dei piccoli Stati, cosicché un deputato lussemburghese è delegato da 80.000 abitanti e un deputato tedesco da 830.000. La durata del mandato dei deputati europei è fissata a 5 anni, che coincide con quella del mandato della Commissione europea. I deputati sono eletti in ciascun Paese con procedure nazionali, che devono garantire, tuttavia, uno scrutinio proporzionale e l’incompatibilità della qualità di membro del P. e. e di parlamentare nazionale. All’interno del P. e. i deputati sono organizzati in 7 gruppi politici e 20 commissioni permanenti, ma possono creare commissioni temporanee, o speciali o miste, e commissioni di inchiesta. Oltre alla tradizionale contrapposizione fra progressisti e conservatori, molte divisioni attraversano al momento del voto l’assemblea fra innovatori, cioè deputati favorevoli a una più forte integrazione europea, e immobilisti, cioè deputati nazionalisti, appartenenti a Stati più o meno ricchi, a partiti di governo o a partiti di opposizione, laici o cristiani, mentre irrilevante è la divisione fra deputati della vecchia o della nuova Europa o deputati di Paesi piccoli o grandi. Nel P. e. non esiste la divisione fra maggioranza e opposizione che si riscontra normalmente nei Parlamenti nazionali, mentre la Commissione, che è l’interlocutore politico principale del P. e., può essere paragonata a un governo di ampia coalizione.