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PARILIE

di Nicola Turchi - Enciclopedia Italiana (1935)
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PARILIE (o Palilie; Parilia o Palilia)

Nicola Turchi

Nonostante l'ovvia derivazione da parĕre "partorire" già nota agli antichi, il nome di questa festa romana deriva da Pales dea della pastorizia, detta anche diva Palatua, che aveva un flamine (fl. Palatualis) e un'offerta sacrificale (Palatuar) proprî.

La dea Pales si trova concepita anche sotto forma maschile (Varr. in Serv., Ad Georg., III, 1): probabilmente i due formavano una coppia (cfr. Cacus-Caca, Pomo-Pomona) come sembra potersi dedurre dalla festa dei due Pali (Palibus II) che si trova registrata al 7 luglio nel Calendario anziate precesareo.

Comunque, le Parilie cadevano il 21 aprile e sono una delle feste più antiche e meglio documentate del rituale romano. Esse avevano un valore purificatorio e propiziatorio insieme per i pastori, per il bestiame e per i campi, e si svolgevano in campagna e in città.

In campagna all'alba il pastore adornava l'ingresso dell'ovile con rami di lauro, lustrava il gregge con acqua e con fumigazioni di zolfo e di piante resinose, offriva alla dea focacce e latte e volto ad oriente pregava tre volte la dea affinché fosse propizia alla mandra. Di sera poi si accendevano grandi fuochi che i pastori si divertivano a saltare (in origine rito purificatorio).

In città la festa coincideva con il Natale di Roma, certo a ricordo dell'antica organizzazione dei pastori sul Palatino. Ma anche qui ebbe carattere lustratorio e propiziatorio per la vegetazione e il bestiame, com'è dimostrato dal rito di gettare nel fuoco acceso sul Palatino le ceneri del feto vitulino bruciato nelle Fordicidie (v.), il sangue del cavallo immolato a Marte alle idi di ottobre (october equus) e fave. Le ceneri superstiti venivano poi sparse per i campi a scopo di fecondità. Delle cose gittate sul fuoco, le ceneri del feto vitulino e il sangue del cavallo d'ottobre avevano valore magico-fecondativo; e le fave, come legume sacro alle divinità ctonie, avevano un significato propiziatorio per la nuova germinazione che spuntava dalla terra. A questo rito partecipavano le vestali che recavano le ceneri del feto vitulino mescolate con il sangue del cavallo d'ottobre da esse raccolti e tenuti in serbo per questa festa.

Vedi anche
Pale (lat. Pales) Antica divinità romana della pastorizia. In suo onore si celebravano il 21 aprile a Roma le feste palilie. Fordicidie Antica festa romana che si celebrava il 15 aprile in onore della dea Tellure, immolando una vacca gravida, detta in latino forda. Se ne attribuiva l’istituzione a Numa. ludi Nell’antica Roma, i giochi, per lo più a cura dello Stato e quindi pubblici e gratuiti, ma talvolta allestiti da privati anche a pagamento, che si tenevano nel circo o in un teatro in occasione di feste religiose e politiche. In generale erano promossi dai magistrati (ludi votivi) in occasione di pericoli ... Palatino Colle di Roma, tra la valle del Foro e quella del Circo Massimo, dove secondo la tradizione, Romolo tracciò il solco entro cui fondò Roma. ● Tra la fine del 9° e l’inizio del 7° sec. a.C. i Latini, discesi dai colli di Albalonga, si stabilirono sul Palatino per difendere e controllare il passaggio del ...
Vocabolario
palìlie
palilie palìlie (o parìlie) s. f. pl. [dal lat. Palilia s. neutro pl. (der. del nome della dea Pale), e, per un fenomeno di dissimilazione, Parilia]. – Feste dell’antica Roma che si celebravano il 21 aprile in onore di Pale (lat. Pales),...
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