Vedi PARIGI dell'anno: 1963 - 1996
PARIGI (Lutetia Parisiorum)
La città sorse in epoca gallica su un'isola della Senna, ma non si conosce alcun resto di questo abitato preromano; solamente la sua esistenza e la sua ubicazione sono attestate dai Commentari di Giulio Cesare. Le monete dei Parisii sono le sole opere d'arte di questa epoca che siano giunte fino a noi: il loro stile è particolarmente ricco e fiorito, il rovescio rappresenta un cavallo, sormontato da un triangolo quadrettato la cui spiegazione è ancora incerta.
L'occupazione romana, cominciata nel 52 a. C., ha avuto inizio nell'isola, dove si sono scoperte numerose costruzioni di grandi edifici, la cui funzione è però ancora sconosciuta, e alcuni tronchi di strade (pianta, n. 1). Le sculture principali, comunque, sono state ritrovate nell'isola (oggi si trovano al Museo di Cluny).
Si può ricordare un altare dedicato a Giove dai battellieri della Senna, i Nautae Parisiaci, durante il regno di Tiberio; una scultura in pietra con le quattro divinità, due romane (Giove, Vulcano) e due gaffiche: Esus in atto di abbattere un albero, e Tarvos Trigaranu, toro nella foresta, sormontato da tre gru; un'altra scultura di pietra dello stesso genere, con Castore, Polluce e due divinità galliche di cui una è il dio-cervo Cernunnos (Museo di Cluny); un bassorilievo rappresentante il Mercurio gallico tricefalo (Museo Carnavalet): documenti tutti di particolare importanza per lo studio dell'arte e della religione celtiche.
Ma ben presto, durante l'Impero, una nuova città costruita sul modello delle città romane sorse sulla riva sinistra della Senna, all'inizio del pendio della collina di Sainte-Geneviève (a S del fiume). Questa città non è stata fortificata; essa e i suoi limiti ci sono noti dalla posizione delle necropoli: occupava all'incirca l'area attuale del quartiere universitario (Quartier Latin).
Si sono identificate un certo numero di strade, in primo luogo l'arteria principale, il cardo, che arriva fino al ponte della Senna; è la via di Orléans (Genabum), percorsa nel Medioevo dai pellegrini che si recavano al santuario di San Giacomo di Compostella, da cui deriva il suo nome attuale rue Saint-Jacques (pianta, n. 2). Parallela a questa via principale corre una via secondaria, oggi il Boulevard Saint-Michel (pianta, n. 3). Lo stesso avviene di due decumani che fanno capo ad un'area dove probabilmente si trovava il Foro e dove si sono scoperte le costruzioni di un insieme grandioso che presenta l'aspetto di una piazza circondata da edifici e forse con un tempio (pianta, n. 4). Queste strade ed anche la città nel suo insieme, sono orientate leggermente a N-E. La città era separata dalla Senna da un terreno paludoso, e gli edifici pubblici si trovano sul pendìo della collina. Alcuni resti di un emiciclo hanno permesso di ricostruire la pianta di un piccolo teatro nel quartiere basso occidentale (pianta, n. 5). Al limite orientale si possono ancora vedere i resti di un anfiteatro di un tipo che è frequente nella Gallia e raro invece nel resto del mondo romano (pianta, n. 6); si tratta di un mezzo anfiteatro con arena completa ma circondata da gradinate solamente su un po' più della metà del giro, mentre dall'altro lato si trova una piccola scena. Si tratta di un tipo di anfiteatro fatto in economia, poiché le gradinate esistono solo sul lato dove una leggera prominenza rendeva inutile la costruzione di fondazioni sostanziali, l'arena non ha fossati, e le quinte erano montate sulla scena. Si conosce anche la pianta parziale di un edificio termale pubblico con piscine circolari, sotto il Collège de France (pianta, n. 7), le terme di una lussuosa casa privata (pianta, n. 8), resti di edifici non determinati sotto il giardino del Lussemburgo e infine le rovine imponenti di un grande edificio, chiamato tradizionalmente "Palazzo delle Terme", che oggi fa parte del Museo di Cluny.
Quest'ultimo monumento (pianta, n. 9) è oggetto di scavi sistematici, iniziati nel 1946. La costruzione di esso, attribuita dal Rinascimento all'imperatore Giuliano, risale in realtà al sec. III della nostra èra, o forse anche al sec. II. La pianta forma un rettangolo di circa m 90 × 65, con grande frigidarium nel mezzo; due sale con impianto per riscaldamento sono state recentemente ritrovate a O, e sembra sicuro che l'edificio fosse uno stabilimento balneare pubblico. Il frigidarium, al punto di partenza delle vòlte, è ornato di mensole in forma di prora di navi mercantili, che potrebbe essere in relazione alla corporazione dei Nautae Parisiaci (v. gallo-romana, arte, vol. iii, fig. 944). Sono queste le sole sculture notevoli trovate nella città romana della collina: poste a 7 m di altezza, esse stanno ancora ad ornare la grande sala a vòlta, alta 14 m, la sola sala romana di questa importanza in Francia, che abbia conservato le vòlte complete, e una delle poche che si conoscano oggi in tutto il mondo romano antico. In quanto al tipo di costruzione, a piccoli blocchi e a filari di mattoni, è un ottimo esempio dell'architettura gallo-romana.
Durante il basso Impero, e probabilmente verso la fine del sec. III, al tempo delle prime grandi invasioni della Gallia, la popolazione della città della collina si ritirò sull'isola, che venne allora fortificata (pianta, n. 10) con pietre prese dall'anfiteatro: questa piccola città insulare diventerà, due secoli più tardi, la capitale dei re franchi.
Bibl.: F. G. de Pachtère, Paris à l'époque gallo-romaine, Parigi 1912; C. Jullian, La Paris des Romains, Parigi 1924; E. Espérandieu, Recueil des Bas-reliefs, Statues et Bustes de la Gaule romaine, IV, Parigi 1911; P. M. Duval, Proues de navires de Paris, in Gallia, V, i, 1947, pp. 123 ss.; id., Paris antique, des origines au troisième siècle, Parigi 1961.
(P. M. Duval)
Collezioni Pubbliche. 1. - Museo del Louvre. - Sezione Antichità greche e romane. - La Rivoluzione trasformò il Palazzo del Louvre in un Museo Centrale delle Arti (Musée Central des Arts), inaugurato il 10 agosto 1793, quindi chiuso e riaperto definitivamente nel 1796. Nel 1802 Napoleone organizzò il museo presso a poco come è attualmente e nominò il conservatore delle antiche sculture: Visconti. Questa sezione si può considerare la decana delle sezioni archeologiche, è sistemata al pianoterra del vecchio Louvre.
Nel 1783 esisteva nel museo un unico marmo antico e numerose opere del Rinascimento ritenute antiche. Lo sgombero di Versailles consentì di arricchire il Louvre di varie dozzine di antiche sculture (romane o repliche romane di opere greche), alcune delle quali assai importanti, quali la Venere di Arles, già proprietà dei re di Francia. Alcune opere facevano parte delle collezioni della Corona sin dal sec. XVI; altre avevano appartenuto a personalità associate al potere, per esempio a Mazzarino (Satiro danzante) o Richelieu (Amazzone di Policleto). La raccolta realizzata dal Lenoir, di opere d'arte saccheggiate da privati o nelle chiese durante la rivoluzione, salvandole dalla distruzione, consentì al Louvre di assicurarsi pezzi di grande interesse, tra i quali gli antichi marmi della Collezione Nointel.
In virtù delle sue vittorie, l'imperatore spoglia i musei dell'Europa occidentale e particolarmente d'Italia dei capolavori della scultura antica per riunirli al Louvre: vennero restituiti nel 1815 ai proprietarî, salvo la Melpomene e il Tevere. L'acquisto della Collezione Borghese da parte della Francia, avvenuta nel 1807, arricchisce il museo di 364 sculture e bassorilievi, tra cui la Artemide di Gabi. Nel 1818 l'acquisto della Collezione Choiseul-Gouffier porta al Louvre originali greci di prima qualità (le Ergastinai del fregio del Partenone). La Venere di Milo, scoperta nel 1820 vien offerta dal Marchese di Rivière, ambasciatore di Francia in Turchia, a Luigi XVIII, che la pone al Louvre. Poco dopo, nel 1825 viene acquistata a Parigi parte considerevole della prima collezione del Cavaliere Durand. Non si tratta questa volta di sculture in marmo, ma del primo nucleo della collezione, veramente eccezionale, di bronzi che viene ad aumentare la sezione delle antichità, accresciuta contemporaneamente da un cospicuo fondo di ceramiche (2.260 vasi, tra greci ed etruschi). Sino ad allora, prescindendo dall'acquisto della Collezione Tochon (560 vasi) e qualche esemplare comprato da Fauvel, console di Francia in Atene, il Louvre si può dire non possedesse quasi ceramiche antiche; numerosi pezzi, regolarmente comprati sotto l'impero, avevano dovuto essere consegnati agli alleati nel 1815; rimanevano ancora 9 vasi antichi al Louvre. Intanto la Collezione Durand portava al Louvre nuove serie: vetri, monili, ecc. Infatti, i piccoli oggetti antichi delle collezioni reali erano passati quasi totalmente al Cabinet des Médailles (v.). Si dovettero sistemare locali supplementari al primo piano del Louvre per il reparto Antichità (furono le stanze che Napoleone si era riservate per abitazione), inaugurati nel 1827 sotto il nome di Nouveau Musée Charles X. Vari frammenti di affreschi staccati da ville pompeiane ed ercolanesi, offerti dai Borboni di Napoli, erano anch'essi compresi in questa presentazione. Nel corso del sec. XIX il reparto si accrebbe in parte per acquisti fatti durante le aste pubbliche: vendita della seconda Collezione Durand, vendite Canino, Tyskiewicz, ecc., in parte per le scoperte delle missioni archeologiche in Grecia e in Oriente (spedizione in Morea: frammenti da Olimpia; Missione Texier, a Magnesia sul Meandro: fregio del tempio di Artemide, ecc.). Nel 1863, per merito della Missione Champoiseau entra al Louvre la Nike di Samotracia. Avvenimento principale dell'epoca è l'acquisto per 4.800.000 franchi della collezione del marchese Campana (1863). Nonostante l'invio nelle province di alcuni elementi di questa collezione, la sezione delle Antichità si arricchì allora di 50 pitture, 300 marmi, 6oo bronzi, 1.600 terrecotte, 2.000 vasi dipinti, un migliaio di monili, parecchie centinaia d'iscrizioni, ecc. Fu necessario aprire una serie di nove sale, inaugurate il 15 agosto 1863 sotto il nome di Musée Napoléon III (oggi Galleria Campana e sala Lacaze), accanto alle sale Charles X. Ricordiamo inoltre le più importanti donazioni avvenute nel corso del secolo: quella del sultano Maometto II (architrave del tempio di Assos, in Asia Minore) e alla fine del secolo, quella di Gustavo e Edmondo de Rothschild (tesoro di Boscoreale, frammenti architettonici del tempio di Apollo a Mileto).
Dopo tutto questo gli scavi di Reinach e Pottier nella necropoli di Myrina, in Asia Minore, hanno assicurato al museo numerose statuette in terracotta di quella città; varie spedizioni di carattere scientifico o militare hanno permesso di costituire una buona raccolta di opere archeologiche provenienti dall'Africa settentrionale (sculture, iscrizioni, mosaici). Gli scavi franco-americani di Antiochia, eseguiti tra il 1932 e il 1939, hanno fruttato una bella serie di mosaici siriani. Tra i recenti acquisti meritano particolare menzione una stele arcaica incisa, la Supplice Barberini, la testa Kaufmann (replica dell'Afrodite di Cnido, di Prassitele), il tesoro in argento di Graincourt-les-Havrincourt. Un riordinamento totale e una nuova suddivisione delle collezioni, iniziati nel 1934, sono stati portati a termine nel 1949.
Antichità egiziane. - Si ignora se monumenti egiziani facessero parte delle collezioni reali. La spedizione d'Egitto, pur non fruttando alcuna opera d'arte alla Francia, suscitò interesse per l'egittologia. Luigi XVIII fece qualche acquisto, ma fu solo per impulso dello Champollion, nel 1826, che l'embrione della collezione egiziana fu staccata dalla sezione Antichità e affidata allo stesso Champollion, primo conservatore della nuova sezione. Questa si arricchì principalmente per merito dell'agente consolare d'Inghilterra in Egitto, Salt, e del console generale di Francia, l'italiano Drovetti. Entrambi collezionarono con passione per tutto l'Egitto, Salt ebbe per intermediario un altro italiano, Belzoni. Lottarono aspramente, come lottarono aspramente gli stati europei per ricomprare loro il bottino. Non essendo riuscito ad assicurarsi la prima collezione Drovetti, Champollion fu tanto abile da sottrarre all'Inghilterra, nel 1826, la Collezione Salt, composta di 4.000 pezzi, al prezzo di 250.000 franchi, somma rilevante per quell'epoca: essa costituisce il nucleo delle collezioni del Louvre. Poco dopo Champollion acquistò la seconda Collezione Drovetti, poi durante una nuova missione in Egitto acquistò un centinaio di pezzi di alta qualità. Morto Champollion nel 1832la sezione egiziana fu reincorporata in quella delle Antichità, per recuperare la propria indipendenza nel 1847. Si arricchì allora, nel 1852, di 2.500 pezzi della Collezione Clot-bey e nel 1853 dei 6.ooo pezzi provenienti dagli scavi del Mariette al Serapeo di Memfi, con, in più, lo Scriba accoccolato, proveniente da Saqqārah. Le grandi aste pubbliche (Anastasi, cavaliere de Palin, Fould, Tyskiewcz) costituirono la parte essenziale degli acquisti, completati, quando verso il 1870 questo rifornimento andò esaurendosi, da compere fatte direttamente alla fine del secolo scorso e agli inizî del presente (grande tavoletta preistorica in scisto, manico d'avorio da Gebel el-Arak, ecc.).
Fecero dei doni la Signora Edouard André, il marchese M. de Vogüé, ecc. Nel 1922 furono trasferiti dal Cabinet des Médailles numerosi monumenti egizî (salvo la Collezione Caylus). Gli scavi ad opera dell'Istituto francese del Cairo, poi gli scavi organizzati dal Museo del Louvre furono una fonte di arricchimento, oggi esaurita; si svolsero nei luoghi seguenti: Abu-Roash, Assiut, Bawit, Medāmūd, Tōd, presso Luxor. Dal 1934 la sezione egizia ha modernizzato la sistemazione del pianterreno della Cour Carrée (Corte Quadrata) e delle sale dell'ex Musée Charles X, che le sono state destinate.
Antichità orientali. - Gli scavi eseguiti dal Botta, agente consolare francese a Mossul, sul sito di Khorsābad, dal 1842 al 1844, rivelarono tesori archeologici, sino allora sconosciuti, richiamando l'interesse dell'opinione pubblica europea su un settore della storia dell'arte, sino a quel tempo piuttosto negletto. I primi ritrovamenti furono spediti a Parigi, poi a Londra. Mercè le spedizioni di quell'agente, Luigi-Filippo potè nel 1847 inaugurare al Louvre (ala orientale della Cour Carrée) la prima sala creata in Europa di antichità assire. Nel 1851 Victor Place succede al Botta ed ha altrettanta fortuna nelle scoperte: solo una parte ne giunse al Louvre, il rimanente si perdè in un naufragio. Nel 1865, Pacifique Delaporte, console a Bagdad, fece dono d'importanti bassorilievi provenienti dal palazzo di Nimrud. Nel 186o la missione Renan nel Libano e in Siria porta in patria dei monumenti fenici (sarcofago d'Eshmunazar). Sarzec, agente consolare a Bassora, iniziò nel 1877 a Tellō scavi che portarono questa volta alla luce monumenti sumerici e furono poi continuati in sito dal conte Gras e dall'abate de Genouillac (statue di Gudea, stele degli Avvoltoi, stele di Ur-Nammu). La sezione assira, già associata all'egiziana, ottenne nel 1881 un reparto autonomo con il nome di Sezione delle Antichità orientali (Département des Antiquités orientales) e comprende ormai un vasto settore, dall'Iran alla Spagna preromana. Nell'Iraq i coniugi Dieulafoy, poi de Morgan scavano la città di Susa, a cominciare dal 1885 e spediscono al Louvre una collezione inestimabile di ogni specie di monumenti (stele di Hammurapi, statue, rivestimenti di mattonelle smaltate, capitelli, vasi in ceramica, piccoli oggetti) che vanno dal IV millennio all'età achemènide. Con risultati meno felici per il Louvre, Chantre ispeziona nel 1892 l'altipiano dell'Anatolia e spedisce qualche monumento hittita. In epoca più recente Montet a Biblo, Thureau-Dangin ad Arslan-TaŞ, Cl. Schaeffer a Cipro e a Rās Shamrah, A. Parrot a Mari, arricchiscono con le loro scoperte, spartite tra il paese d'origine e la Francia, la Sezione orientale di documenti mesopotamici e siriani. Queste collezioni costituiscono forse il complesso più significativo che si conosca. Ai prodotti degli scavi vanno aggiunti molti acquisti (recentemente una collezione di 300 bronzi del Luristan). Le antichità orientali arrivavano sino all'epoca sassanide, raccolte in una sala. Con il 1945 la Sezione dell'Arte musulmana, costituita da qualche pezzo proveniente dai vecchi fondi, dalla donazione Sauvageot (1856) e specialmente dalla Collezione Delort de Gléon, offerta nel 1912, e già sistemata a partire dal 1922 nel padiglione dell'Orologio, è stata ora annessa alle antichità orientali. Dopo esser stata chiusa per undici anni, la sezione, sistemata a nuovo nella parte settentrionale della Cour Carrée, è stata riaperta nel 1947, in occasione del centenario della sala assira.
Antichità cristiane. - Nel 1954 fu deciso di riunire le collezioni paleocristiane e bizantine del Louvre, abbondanti ma sparse in tutte le varie sezioni del museo. Questo settore, che per ora dispone di poche sale, comprende oggetti provenienti dalle catacombe, dai sarcofagi romani, della Gallia meridionale e dell'Africa settentrionale: iscrizioni, vetri, bronzi, avorî bizantini e oreficerie orientali e occidentali. Vi sono state aggiunte le importantissime collezioni copte (4500 oggetti), comprendenti i risultati degli scavi di Bawit e una collezione di tessuti molto notevole. La collezione è in continuo aumento, grazie a doni e acquisti (ricordiamo icone russe e greche, ceramiche bizantine e una collezione di 700 tessuti copti ecc.).
2. - Museo delle antichità nazionali. - Castello di Saint Germain en Laye. - A Saint Germain sorgeva sin dall'epoca dei primi Capetingi, nel sec. XI, un castello; l'aspetto attuale gli fu conferito da Napoleone III, che nel 1862 iniziò i lavori di restauro necessarî per trasformare una dimora fatiscente nella degna, seppur scomoda, cornice delle collezioni di Antichità nazionali. Per decreto imperiale, nel marzo 1862, fu decisa la costituzione di un museo destinato a raccogliere le vestigia archeologiche celtiche e gallo-romane, museo previsto sin dall'epoca della Rivoluzione, ma la cui attuazione era stata sempre rimandata. Gli inizî furono modesti, giacchè l'incarico di conservatore fu dato al conservatore delle Antichità del Louvre. Per accelerare i lavori, l'incarico fu passato ad uno specialista, Alessandro Bertrand, il quale, nel 1867 presentò all'imperatore le prime sette sale: vi erano esposte oltre ad armi in pietra e in bronzo e ceramiche, depostevi dal Louvre, donazioni del re di Danimarca e di Boucher de Perthes, i rinvenimenti dei giacimenti preistorici della Dordogna. Era stato deciso infatti di aggiungere alle culture celtiche e gallo-romane oggetti del Paleolitico, del Neolitico, e in un secondo tempo anche antichità merovinge. Gli scavi eseguiti per ordine dell'imperatore ad Alise-Sainte-Reine e a Gergovia consentirono di consacrare una sala ad Alesia. Le Collezioni Henri Martin (paleolitico), Capitan du Chatelier (oggetti bretoni), Moreau (periodo celtico e tardo-romano), de Baye (La Tène), Plicque (ceramiche), ecc. ottenute per acquisto o per dono, ingrandirono le raccolte, le quali a poco a poco occuparono l'intero castello, definitivamente restaurato nel 1907. Gli scavi iniziati da Henri Martin nei giacimenti musteriani e aurignaziani de la Quina e solutreani nel sito detto del Roc, nella Charente, furono continuati a cura del museo; furono pure sovvenzionati scavi in Alsazia. Il Museo si è pure assicurato il diritto di raccolta degli oggetti trovati in località determinate: Madeleine, Forte Harrouard, Château-sur-Salins. Tutto il complesso degli Eyzies fu acquistato a Peyronie nel 1913. Altri scavi sono stati sovvenzionati dal Service des Monuments Historiques. L'interesse pedagogico delle collezioni del Museo di Saint Germain è accresciuto da gessi, bozzetti, modelli di macchine belliche, che consentono di farsi facilmente un'immagine dell'antica civiltà della Gallia; questo risponde ad una delle norme del decreto di fondazione. Una sala di archeologia comparata consente l'accostamento dei varî monumenti del museo a documenti appartenenti a civiltà diverse: Mediterraneo orientale, Scandinavia, Europa centrale, ecc. Inoltre il conservatore - fra di essi il più brillante fu Salomon Reinach - funge da consigliere e controlla l'attività archeologica nel campo della civiltà gallica. È previsto un rimaneggiamento del Castello, e un nuovo riordinamento delle collezioni.
3. - Museo di Cluny. - Nel 1843 lo stato acquistò la Collezione Sommerard e la residenza degli abati di Cluny con l'attiguo Palazzo delle Terme e li trasformò in museo. Dall'ultima guerra in poi il museo è destinato al solo Medioevo. Vi sono conservati alcuni pezzi della prima età bizantina, specie tessuti e avorî (una valva del dittico di Nicomaco-Simmaco, il dittico di Areobindo, Menade in avorio, ecc.). Essendo incorporato nel museo il Palazzo delle Terme, la sistemazione attuale ha mantenuto qualche scultura gallo-romana, d'origine parigina, esposta nella sala principale delle Terme. La celebre statua di Giuliano l'Apostata è stata trasferita al Louvre, accanto ad un'altra statua affine.
4. - Museo Guimet. - Fondato a Lione nel 1879 da E. Guimet e trasportato nel 1885 parzialmente a Parigi, questo museo contiene oggetti di arte asiatica ed esula in gran parte cronologicamente dai limiti di quest'opera. Ricordiamo però che è stata deposta in questo museo la raccolta assai ricca fatta da Gayet e finanziata da Guimet ad Antinoe, nel Medio Egitto; gli scavi eseguiti tra il 1897 e il 1907 furono condotti senza alcun metodo scientifico. Una parte degli oggetti, difficile precisare quale, è stata distribuita tra i varî musei europei. Si tratta di oggetti che vanno dall'età ellenistica a quella bizantina e sassanide: sarcofagi, ritratti funerarî dipinti o scolpiti, tessuti, vetri, iscrizioni, terrecotte, vasi, bronzi, ecc. Quanto era rimasto al Museo Guimet di questo complesso è ora stato trasferito al Louvre (1949-58). Si dica altrettanto delle collezioni egiziane provenienti dagli scavi di Amelineau presso Abydos, gli oggetti orientali provenienti dalla Cappadocia (Missione Chantre) dall'Asia Minore o da Cartagine (Missione de Morgan e altri varî acquisti) oltre ai pochi pezzi della collezione personale del Guimet (marmi, terrecotte), tutti questi oggetti sono stati divisi tra i reparti qualificati per riceverli. Il Museo Guimet è tornato quindi ad essere la sezione asiatica dei Musei Nazionali.
5. - Museo Rodin. - Nel palazzo Biron (costruito nel 1728), già abitazione di Rodin, sono esposti al pubblico dal 1916 in poi le opere lasciate per testamento dallo scultore. Dal 1943 il museo fa parte dei Musei Nazionali e comprende, oltre le opere del Maestro, le sue collezioni personali e quindi le antichità acquisite da lui. Conservate in parte al museo, in parte nello studio di Rodin, a Bellevue, sono esposte solo in minima parte. Comprendono circa 200 vasi greci di media qualità, di varia provenienza, generalmente poco noti e una serie di antiche sculture, conservate nei magazzini del museo.
6. Bibliothèque Nationale - Cabinet des Médailles. - Il Cabinet des Médailles è il museo più venerabile di Francia, perché sorto dalle collezioni personali del re di Francia; le sue origini risalgono quindi ad un lontano passato. Qualche rara pietra incisa e qualche cammeo dell'attuale collezione possono venir identificate (seppur senza certezza assoluta) con quelle descritte nell'inventario del tesoro di Carlo V (1364-1380). Il fondo più antico risale praticamente alla prima metà del sec. XVI e al regno di Francesco I. Dopo questi il Gabinetto si arricchisce quasi costantemente sotto tutti i regni (250 monete rare sono contate sotto Enrico II), perde però parte delle sue ricchezze durante le guerre di religione. Fu Carlo IX ad istituire la carica di guardia particolare al Cabinet des Médailles e delle Antichità. Il Gabinetto assume una reale importanza sotto Luigi XIV, quando vi vennero aggiunte le collezioni del duca di Orléans, fratello di Luigi XIII. Fu trasferito a Versailles nel 1684. Nel 1697 fu acquistato lo Scudo di Scipione (missorium del sec. IV d. C., rappresentante Achille e Briseide), trovato nel Rodano. Nel 1741 il Gabinetto tornò a Parigi e fu sistemato nel palazzo Lambert (incorporato poi alla Bibliothèque Nationale). Nel 1765 si registra la donazione del conte de Caylus comprendente, tra l'altro, numerosi bronzi antichi; segue l'acquisto per 300.000 franchi dell'epoca, della Collezione Joseph Pellerin composta di 32.500 monete greche; della Collezione di Beauchamp di antichità orientali e il dono, da parte dei canonici di Rennes, della coppa d'oro romana trovata nei loro possedimenti. La distruzione degli oggetti appartenenti ai tesori religiosi, ordinata dagli uomini della Rivoluzione, impedirono all'ex Gabinetto del Re di arricchirsi delle spoglie ecclesiastiche e monastiche, nonostante la diligente attività spiegata dall'abate Barthélemy, ultimo dei soprintendenti al Gabinetto del Re. Tuttavia qualche avanzo di notevole interesse fu messo al riparo nel Cabinet des Médailles: coppa di Chosroe, coppa detta di Tolomeo, provenienti dal tesoro di S. Denis, Gran Cammeo di Francia, spogliato della montatura, busto di Costantino in pietra sardonica dalla Sainte Chapelle e d'altri luoghi (dittici consolari in avorio), collezioni numismatiche delle congregazioni parigine. Gli illegittimi arricchimenti avvenuti sotto l'impero vennero restituiti manu militari, ma durante la stessa epoca il conservatore acquistò un kudurru, detto cailloux Michaux, uno dei più antichi monumenti mesopotamici portati in Europa. Sotto la Restaurazione furono acquisiti i monumenti che Caillaud riportò dall'Egitto, parte della collezione Choiseul-Gouffier e le collezioni numismatiche Cadalvène, Allier de Haute Roche, Cousinéry. Risale al 1830 l'acquisto del Tesoro di Berthouville (69 pezzi d'argenteria gallo-romana), del tesoro di Gourdon (oreficerie merovinge). Napoleone III donò al museo 2.500 monete greche e orientali, ma l'avvenimento principale registrato nella storia del Cabinet des Médailles dopo la Rivoluzione è la donazione fatta dal duca di Luynes, nel 1862: 6.900 monete antiche, 373 cammei, intagli o cilindri, 188 monili d'oro, 39 bronzi antichi, 85 vasi greci, ecc. L'antico Gabinetto del Re è troppo ristretto per contenere questa donazione e un riordinamento negli annessi locali della Bibliothèque Nationale si rende necessario. Altre collezioni sono venute in seguito ad arricchire questo istituto: lascito di Charles Seguin (monili), Collezione de Saulcy (monete galliche), doni Oppermann, de Witte, Waddington, Schlumberger e Froehner (bronzi antichi, oggetti bizantini, amuleti, ecc.), facendo del Cabinet des Médailles uno dei depositi numismatici più ricchi del mondo, in cui sono assai bene rappresentate le serie greche, romane, bizantine, barbare e orientali.
Vi si aggiunga una collezione molto eclettica di opere rare, che gli ha consentito di conservare il carattere, il fascino e diremmo quasi il disordine di un Gabinetto nel senso ormai dissueto del termine. Non si può infatti citare nessun altro museo che gli somigli. Alcune delle gemme più importanti vi sono esposte accanto a preziose oreficerie barbare o orientali; si ammirano accanto ad una ricca serie di avorî bizantini un certo numero di piatti sassanidi, vasi greci di alta qualità, tra i quali capolavori come la coppa di Arkesilaos o l'anfora di Amasis. Per rimanere entro i limiti di questo quadro, il Cabinet des Médailles nel 1922 ha trasferito al Louvre una serie di monumenti plastici ed epigrafici greco-romani ed egiziani troppo ingombranti, ricevendone in deposito nel 1949 la collezione di pietre incise greche e romane del Louvre.
7. - Petit Palais (Musée des Beaux-Arts de la Ville de Paris). - Costruito per collocarvi la retrospettiva dell'arte francese all'Esposizione Universale del 1900, il Petit Palais fu subito ceduto alla città di Parigi e destinato alle belle arti; fra queste, però, non sembrava dovessero essere comprese quelle antiche. Ma la collezione dei fratelli Eugène e Auguste Dutuit, lasciata in eredità nel 1898 fece entrare nel nuovo museo, oltre ad altre serie, gran copia di oggetti archeologici, in tutto 2.000 pezzi, fra i quali 160 bronzi greci, romani, etruschi ed egizi (statuetta di Bacco adolescente, già nella Collezione Hoffmann), piccoli avorî, tra i quali la celebre statuetta romana di un attore tragico, alcune oreficerie (tra questi la patera del tesoro dell'Esquilino: Venere che esce dal bagno, circa 400 d. C.), una trentina di vetri e fra essi alcuni fondi oro cristiani, delle ceramiche ellenistiche, più di cento vasi greci, 400 monete greche e romane, oltre ad importanti ritrovamenti provenienti da Sala Consilina (bronzi e ceramiche del VI-V sec. a. C.). Vi si aggiungano alcuni oggetti bizantini di alta qualità (avorî, flabelli argentei).
8. - Musée Jacquemart-André. - Aperto nel 1913 in seguito alla donazione d'Edoardo André e di Nélie Jacquemart, questo museo è destinato ad oggetti di arte e a dipinti moderni. Tuttavia contiene pure una piccola collezione di sculture greco-romane, egiziane e delle ceramiche. È proprietà dell'Istituto di Francia.
Bibl.: Louvre, bibl. generale: J. J. Marquet de Vasselot, Répertoire des catalogues du Musée du Louvre, 1a ed. Parigi 1917; L. Hourticq, Le Musée du Louvre, Guide, nuova ed. ampliata, 1921; M. T. Barrelet-G. Hubert, Le Musée du Louvre, guide général, 1a ed., Parigi 1952. Sulla storia del palazzo del Louvre: Ch. Aulanier, Histoire du Palais et du Musée du Louvre, 7 vol. pubblicati.
Antichità greche e romane: E. Pottier, Catalogue des vases antiques de terre cuite, 3 voll., Parigi 1896-1906; A. de Ridder, Bronzes antiques, 2 voll., Parigi 1913-15; id., Catalogue sommaire des bijoux, Parigi 1922; E. Michon, Catalogue sommaire des Marbres antiques, Parigi 1922; E. Coche de la Ferté, La sculpture grecque et romaine, guide du visiteur, Parigi 1947; S. Besques-Mollard, Catalogue raisonné des figurines de terre-cuite, I, Parigi 1954; Inventaire des collections de figurines de Myrina (in corso di pubblicazione); Pottier, Plaoutine, Villard, C. V. A., 12 fasc. pubblicati. Antichità egiziane: Ch. Boreux, Catalogue-guide des Antiquités égyptiennes, 2 voll., Parigi 1932; J. Vandier, Les Antiquités égyptiennes du Musée du Louvre, 1948. Antichità orientali: L. Heuzey, Catalogue des Antiquités chaldéennes, Parigi 1902; E. Pottier, Catalogue des Antiquités assyriennes, Parigi 1924; M. Pezard-E. Pottier, Catalogue des Antiquités de la Susiane, Parigi 1926; M. Rutten, Antiquités orientales, guide sommaire, Parigi 1934; G. Migeon, Musée du Louvre, l'Orient Musulman, 2 voll., Parigi 1922; G. Salles-M. J. Ballot, Les collections de l'Orient musulman, Parigi 1928. Antichità cristiane: R. Pfister, Tissus coptes du Musée du Louvre, Parigi 1932; E. Coche de la Ferté, L'Antiquité chrétienne au Musée du Louvre, Parigi 1958; P. du Basquet, Catalogues des Tissus Coptes, I (in corso di stampa). Antichità nazionali al Museo di St. Germain: S. Reinach, Catalogue illustré du Musée des Antiquités Nationales, 2 voll., 1917-21, n. ed. 1926; R. Lantier, Guide illustré du Musée des Antiquités Nationales, Parigi 1947. Musée de Cluny: E. du Sommerard, Musée de Cluny, Catalogue et description des objets d'art, 1883; Musée de Cluny, guide officiel, Parigi 1935. Musée Guimet: E. Guimet, Les portraits d'Antinoé au Musée Guimet, in Annales du Musée Guimet, V, s. d.; O. Monod-Bruhl, Guide-Catalogue du Musée Guimet, 1939. Musée Rodin: N. Plaoutine-J. Roger, C. V. A., Musée National Rodin, 1945. Cabinet des Médailles et de la Bibliothèque nationale: M. Chabouillet, Catalogue raisonné des camées et pierres gravées... suivi de la description des autres monuments exposés dans le cabinet des Médailles, Parigi 1958; E. Babelon, Le Cabinet des Antiques, choix des principaux monuments, Parigi 1887; id., Catalogue des monnaies grecques, I, Parigi 1890; I, 1893 (rimasto incompleto); E. Babelon-J. A. Blanchet, Catalogues des Bronzes antiques, Parigi 1895; A. de Ridder, Catalogue des Vases peints, 2 voll., Parigi 1901-02; E. Babelon, Le trésor d'argenterie de Berthouville, 1916, s. a.; Les Pierres gravées, guide du visiteur, Parigi 1930. Petit Palais: (Museo delle Belle Arti della città di Parigi): A. Dutuit-W. Froehner, Catalogue des Antiques de la collection Dutuit, 2 voll., 1897 e 1899; H. Lapauze, Catalogue sommaire des Collections Dutuit, Parigi 1925. Musée Jacquemart-André: Institut de France, Musée Jacquemart-André, Catalogue itinéraire, s. d.
(E. Coche de la Ferté)