FORMENTINI, Paride
Nacque a Cremona il 12 giugno 1899 da Angelo, pittore decoratore di chiese, ed Ester Marcella Parietti. Nel 1916 conseguì il diploma di ragioniere presso l'istituto tecnico "A. Beltrami"; si iscrisse poi alla Scuola superiore di commercio di Genova, iniziando contemporaneamente a lavorare presso la Banca del Monte di pietà di Cremona, un piccolo istituto dove poté acquisire una utile esperienza di lavoro in tutti i settori dell'attività creditizia. Restò in servizio fino al giugno 1917, quando venne chiamato alle armi.
Nel febbraio 1918 divenne ufficiale e fu inviato sul monte Grappa; ammalatosi di tifo, nel corso della lunga convalescenza riprese gli studi universitari. Nell'agosto 1919 ritornò sotto le armi: venne dapprima assegnato al 28° fanteria, di stanza a Cavalese, quindi inviato ai confini dell'Istria e infine a Livorno. Ottenuta una licenza speciale, poté proseguire gli studi.
Nell'estate del 1920 venne congedato, rientrò a Cremona e si impiegò presso gli Stabilimenti ceramici eredi Frazzi. Qui, sotto la guida di uno zio materno, approfondì la sua esperienza di lavoro occupandosi di contabilità, esportazioni, questioni fiscali e trattative sindacali.
Il 6 dicembre dello stesso anno si laureò con lode in scienze economiche e commerciali, discutendo una tesi sull'industria del legno. La Scuola superiore lo segnalò al ministero dell'Industria e Commercio per una borsa di studio di perfezionamento all'estero in pratica commerciale che il F. vinse nell'aprile 1921. Nel novembre venne convocato dal direttore generale di quel ministero, A. Di Nola, che gli propose di recarsi a Berlino presso la istituenda delegazione commerciale italiana.
Vi rimase addetto per un anno come assistente del delegato A. Ricciardi; nel 1923 C. Bresciani Turroni gli propose di passare al Comité des garanties, dove venne assunto in qualità di adjoint del capo della sezione di documentazione ed inchieste speciali, lo storico francese M. Beaumont. Nello svolgimento dei suoi incarichi il F. ebbe così modo di approfondire lo studio e la conoscenza dell'attività commerciale e industriale tedesca.
Nel febbraio 1924 venne messo a disposizione come consulente della delegazione italiana alla conferenza per lo studio della situazione germanica e del problema delle riparazioni belliche (Comitato Dawes). Alla conclusione dei lavori, nell'aprile 1924, uno dei delegati, A. Pirelli, gli offrì un impiego come suo segretario particolare.
In tale veste il F. ebbe modo di seguire le numerose attività in cui Pirelli era impegnato e di svolgere incarichi e studi in campo economico-finanziario e in quello delle trattative doganali. Inoltre, tra il 1924 e l'inizio del 1926, coadiuvò Pirelli nelle sue successive missioni, prendendo anche parte alla delegazione inviata a Londra per la conferenza interalleata sulle riparazioni tedesche (16 luglio-16 ag. 1924) e alle trattative per il regolamento dei debiti di guerra italiani verso gli Stati Uniti (Washington, novembre 1925) e verso l'Inghilterra (Londra, gennaio 1926). Tra gli esperti incaricati di trattare la sistemazione dei debiti vi era anche A. Beneduce, e non è improbabile che in quell'occasione il F. abbia avuto con lui un primo incontro.
Il 4 maggio 1925 sposò Anna Bonicelli, figlia di un alto magistrato conosciuto a Berlino, dalla quale ebbe tre figli. Poiché l'impiego presso Pirelli, pur consentendogli di allargare il cerchio delle sue conoscenze di problemi e di ambienti, non offriva possibilità di avanzamento, il F. chiese di essere assunto presso il Banco di Roma. Vi prese servizio nel marzo 1926 e venne assegnato agli uffici della direzione centrale. L'anno successivo fu promosso direttore e preposto alla segreteria particolare del consigliere delegato, V.C. Vitali, e alla segreteria del consiglio di amministrazione e del comitato direttivo.
Lavoratore infaticabile, nei circa sei anni che seguirono svolse un'attività intensa e poliedrica a favore del Banco di Roma, collaborò con il ministero delle Finanze e ricoprì cariche sindacali presso alcune società private, dando larga prova della sua naturale disposizione alla soluzione dei problemi operativi. Oltre alle accennate funzioni amministrative e segretariali, disimpegnò funzioni di controllo e di revisione di situazioni e di bilanci, svolse indagini ed inchieste, ricoprì incarichi di rappresentanza nei consigli di amministrazione e nei collegi sindacali delle aziende controllate. Inoltre, per le sue spiccate attitudini alla vita commerciale attiva e in considerazione dell'esperienza maturata all'estero, venne incaricato di curare le relazioni tra le ditte industriali e commerciali italiane e i corrispondenti esteri dell'istituto; partecipò, poi, alle riunioni della Banca dei regolamenti internazionali. Per questi motivi fu spesso impegnato in missioni all'estero, e specialmente in Svizzera.
Il ministero delle Finanze lo invitò a partecipare alla redazione del volume Le esperienze monetarieprima e dopo la guerra, pubblicato a Roma nel 1927, e nel novembre 1928 lo chiamò a cooperare con l'ufficio istituito per elaborare lo studio preliminare dei problemi inerenti al regolamento definitivo delle riparazioni germaniche, proponendolo inoltre per l'onorificenza di cavaliere. È presumibile che nel corso dei suoi viaggi a Basilea abbia avuto occasione di incontrare di nuovo Beneduce, avviando con lui e con il suo entourage una proficua collaborazione che si rafforzò, dopo il febbraio 1932, a seguito della nomina del F. a vicedirettore dell'Istituto mobiliare italiano (IMI).
Presso l'IMI, cui era stato affidato il difficile compito del finanziamento a medio e lungo termine dopo la crisi delle banche miste, il F. mise a frutto l'esperienza acquisita presso il Banco di Roma nell'analisi e nella valutazione patrimoniale delle aziende, occupandosi in particolare delle istruttorie relative alle domande di sovvenzione.
Nel luglio del 1933 fu nominato esperto della delegazione italiana alla conferenza economica mondiale di Londra (12 giugno-27 luglio), alla quale partecipò anche Beneduce. Nel 1934 venne nominato, su proposta dell'Istituto per la ricostruzione industriale (IRI), direttore amministrativo e poi direttore generale della Società torinese esercizi telefonici (STET).
La STET era stata creata nel 1933 nell'ambito della riorganizzazione del gruppo SIP (Società idroelettrica Piemonte), con funzioni di holding e di società di coordinamento di tre concessionarie telefoniche (TELVE, TIMO, STIPEL), sulle cinque esistenti. Si trattava del primo esempio di "finanziaria di settore", incaricata del coordinamento tecnico-amministrativo e finanziario di un determinato settore industriale.
Il F. si dedicò con tenacia all'organizzazione dell'ente, affrontò le difficoltà di rapporto con le aziende controllate, rappresentando la capogruppo nelle assemblee e verificando situazioni e bilanci. Negli stessi anni entrò a far parte di svariati organismi, fra i quali il consiglio generale della Associazione tecnica bancaria italiana.
Nel 1937 venne nominato direttore generale della Società finanziaria marittima (Finmare), creata nel dicembre 1936 nell'ambito del piano di risanamento dei servizi di navigazione sovvenzionati. Anch'essa ebbe funzioni di holding e di società di coordinamento fra le quattro compagnie italiane di grande navigazione di linea (Italia, Lloyd triestino, Adriatica e Tirrenia).
Il F. provvide all'organizzazione dei diversi servizi (finanziario, tecnico, amministrativo e commerciale), selezionò i suoi collaboratori, trattò la definizione degli itinerari e delle sovvenzioni statali, sottopose le quattro compagnie di navigazione ad un rigido controllo finanziario, non trascurando di estendere la sua attenzione anche ai settori delle assicurazioni e delle nuove costruzioni ai quali la Finmare era direttamente interessata. Affrontò poi le difficoltà sorte nel periodo della guerra procedendo, alla fine del conflitto, alla ristrutturazione dell'Istituto e tentando di ricostruirne la solidità finanziaria. Contemporaneamente ricoprì le cariche di consigliere prima e vicepresidente poi della Società Larderello (1939-1957), di consigliere e di presidente di diverse società di assicurazioni marittime di Genova e Trieste e nel dopoguerra di consigliere dell'Alitalia (1946-1947).
Il 31 ag. 1944 venne nominato commissario straordinario dell'IMI e del Consorzio per sovvenzioni su valori industriali dal primo governo Bonomi. Per consentire la ripresa dell'attività, al commissario straordinario furono assegnati tutti i poteri degli organi deliberanti: il F. procedette prima di tutto alla riorganizzazione, riprendendo contatto con i vecchi azionisti e richiedendo loro un aumento del capitale tale da ridare all'IMI una base e una sicurezza. Anche nel caso del Consorzio provvide al riassetto degli uffici in vista della ripresa dell'attività, curando la regolarizzazione della firma dei buoni fruttiferi e la riattivazione dei finanziamenti e della contabilizzazione centrale. Dopo la nomina a presidente dell'IMI di S. Siglienti, continuò a collaborare con l'istituto in qualità di consigliere sostituto del presidente.
Alla fine della guerra il F. venne accusato di aver favorito il trasferimento al Nord della quasi totalità del capitale azionario della Finmare e di altri titoli delle società di navigazione controllate, ma dimostrò facilmente l'infondatezza delle accuse. L'episodio non offuscò minimamente la fama della sua competenza professionale e delle sua indipendenza, tanto che nel 1947 il governatore della Banca d'Italia, L. Einaudi, ed il direttore generale, D. Menichella, lo proposero per la carica di vicedirettore generale. Svolse l'incarico per un anno, poi, quando Menichella subentrò ad Einaudi nella carica di governatore, il consiglio superiore della Banca d'Italia lo nominò direttore generale (18 sett. 1948).
Lo statuto della Banca gli attribuiva il ruolo di capo dell'amministrazione esecutiva dell'istituto e l'incarico di surrogare il governatore in caso di assenza o di impedimento. Inoltre, alla carica si accompagnavano alcuni importanti incarichi nazionali (vicepresidente dell'Ufficio italiano dei cambi, vicepresidente del Consorzio per sovvenzioni su valori industriali) e internazionali (membro del comitato monetario della Comunità economica europea e membro supplente del consiglio dei direttori della Banca dei regolamenti internazionali). In particolare si occupò della riorganizzazione del sistema monetario della Somalia, del recupero dell'oro asportato dai tedeschi; seguì la liquidazione del Consorzio per sovvenzioni su valori industriali, le vicende dell'IRI, della Finmare, della Società Larderello e più in generale del sistema dei trasporti. Ma soprattutto si impegnò nella gestione del personale, fungendo da filtro rispetto al governatore, nel momento in cui si imponevano una marcata riduzione del numero dei dipendenti, in seguito alla chiusura delle filiali coloniali, e una prova di forza in occasione del lungo sciopero del 1949. Lo Stato premiò la sua instancabile attività conferendogli le onorificenze di grande ufficiale prima e di cavaliere di gran croce poi.
Nel 1955 il F. sposò a Roma, in seconde nozze, Luisa Tonello.
Svolse la sua attività in Banca d'Italia per dodici anni, rassegnando le dimissioni il 12 giugno 1959. Infatti in seguito alla rinuncia dell'ex ministro P. Campilli (diventato presidente del Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro), era stato nominato, con decorrenza 1° giugno, presidente del consiglio d'amministrazione e del comitato direttivo della Banca europea per gli investimenti (BEI).
Il F. assunse le sue funzioni l'11 giugno 1959 a Bruxelles, sede della BEI nei primi anni della sua attività, trasferendosi in seguito a Lussemburgo. Secondo una formula ormai più volte sperimentata, procedette subito all'organizzazione del personale e degli uffici dell'istituto, conferendogli la struttura che ancora oggi mantiene e incrementandone notevolmente l'attività. Ricoprì l'incarico fino al dicembre 1973, data in cui si ritirò a vita privata.
Morì a Lussemburgo il 22 giugno 1976.
L'intensa attività operativa non ha consentito al F. di lasciare molti scritti: Le trattative di Londra per la sistemazione del debito di guerra italiano verso la Gran Bretagna, in Rivista bancaria, 1926, pp. 378-388; Le trattative di Washington per la sistemazione del debito di guerra italiano, ibid., pp. 225-242; La situazione monetaria in Svizzera, in Le esperienze monetarie prima e dopo la guerra, II, Roma 1927, pp. 525-534; La Banca europea per gli investimenti, in Bancaria, 1960, n. 4, pp. 399-404; Lo sviluppo regionale e la Banca europea per gli investimenti, ibid., 1962, n. 1, pp. 7-14; Dr. von Mangoldt - vice-président honoraire de la BEZ, in Hans Karl von Mangoldt-Reiboldt 1896-1966, Frankfurt a. M. 1966, pp. 78-83; La Banca europea per gli investimenti e l'azione regionale, in Scuola e società nel quadro della integrazione europea, Modena 1969, pp. 73-85; America latina y la falta de ahorro privado, in Los procesos de integración en America latina y Europa, Roma 1970, pp. 542-550.
Fonti e Bibl.: L'Archivio storico della Banca di Roma conserva: il fasc. personale del F. (Sezione ex Banco di Roma, Ufficio Personale, serie fascicoli del personale) e l'Archivio Formentini (ibid., Presidenza e Consiglio di amministrazione). L'Ufficio ricerche storiche della Banca d'Italia cura il deposito del fondo Direttorio Formentini, mentre presso l'Archivio storico della medesima banca sono reperibili documenti inerenti l'attività del F. in fondi diversi, fra i quali: Direttorio Introna, Direttorio Azzolini, Consorzio sovvenzioni su valori industriali, Segretariato. Il quotidiano di Cremona, La Provincia, ha pubblicato alcuni articoli sul F. nelle seguenti date: 12 giugno 1959; 25 maggio 1960; 27 apr. 1963. Per un approfondimento della biografia e del contesto nel quale il F. ebbe ad operare si veda: C. Spagnolo, I protagonisti dell'intervento pubblico: P. F., in Economia pubblica, giugno 1987, n. 6, pp. 243-253.