PARENTALI (o parentalie)
L'uso familiare esistente presso i Romani fino dai tempi più remoti di offrire nelle proprie case sacrifici, banchetti e pii omaggi ai defunti nel giorno anniversario del decesso si diceva parentatio. Da privato divenne culto pubblico con feste che si dissero Parentalia, la cui istituzione fu attribuita ad Enea (Ovid., Fast., II, 543), o a Numa (Auson., Parent., praef.). Le cerimonie festive in onore dei defunti avevano inizio il 13 febbraio ed erano chiuse il 21 successivo con la festa delle Feralia. Vi prendevano parte i magistrati, dopo aver deposto le loro insegne (Ovid., Fast., II, 557). Benché le feste fossero celebrate in onore di tutti i defunti della città, le singole famiglie prendevano occasione per onorare in particolare i proprî. Per estensione si dissero Parentalia anche le celebrazioni in famiglia degli anniversarî funebri. In molte iscrizioni sepolcrali ci è tramandato il testo di disposizioni testamentarie, e di fondazioni di privati, di collegi o di città per la celebrazione a data fissa delle Parentalia in onore di persone defunte. Il poeta Ausonio (v.) scrisse un'operetta dal titolo Parentalia, composta di trenta piccoli poemi, per lo più in verso elegiaco.
Bibl.: I. A. Hild, in Daremberg e Saglio, Dict. des ant. gr. et rom., IV, i, Parigi 1904, p. 334; G. Wissowa, Religion und Kultus der Römer, 2ª ed., Monaco 1912, p. 232 seg.