PARCHI TECNOLOGICI
Si definiscono così comprensori nei quali operano imprese tecnologicamente avanzate a cui vengono offerti servizi di alta tecnologia per ottimizzarne la gestione, consentirne la sopravvivenza e determinarne il corretto sviluppo. I servizi erogati nell'ambito dei p.t. provocano una specifica atmosfera di evoluzione imprenditoriale e, quindi, economica e sociale, in grado anche di stimolare attività economiche basate sulla valorizzazione della ricerca scientifica e tecnologica con la conseguente nascita di nuove imprese produttive. In tal senso i p.t. si possono considerare vere e proprie ''imprese generatrici di imprese'', e perciò nel loro ambito sono generalmente previste e localizzate idonee strutture (edifici incubatori) per agevolare le nuove imprese nella fase di avvio e di decollo.
L'idea di delimitazione territoriale insita nel concetto di comprensorio induce a pensare ai p.t. come a una sorta di distretto industriale, secondo l'identificazione che ne fece A. Marshall agli inizi del Novecento e oggi ripresa dalla scuola di G. Becattini. In realtà, il concetto di p.t. è più ampio di quello di distretto industriale o di tradizionale Area di Sviluppo Industriale (Zona ASI) perché li comprende, estendendoli su territori metropolitani dove le nuove industrie del terziario (per es. la software factory) possono trovare localizzazione anche in uffici urbani. La delimitazione territoriale dei p.t. si configura come bacino di utenza dei servizi forniti da queste istituzioni e, dunque, non ha necessariamente una rigida delimitazione geometrica sul territorio. Il discorso si sviluppa ulteriormente anche grazie a un'estensione del concetto di infrastruttura, indispensabile per rendere un territorio idoneo alla localizzazione di attività industriali o più in generale imprenditoriali, altamente qualificate.
I distretti marshalliani sorgevano, spesso casualmente, in territori dove erano state realizzate le infrastrutture relative ai trasporti (strade, ferrovie, porti e aeroporti) e ai servizi primari (acquedotti, fogne, energia elettrica, altre energie alternative). Erano territori generalmente poco distanti dalle città ma comunque sempre separati da esse. Le zone di sviluppo industriale, invece, venivano progettate secondo programmi d'infrastrutturazione primaria con l'intento specifico di far evolvere industrialmente aree depresse. In entrambi i casi, la localizzazione era studiata in modo da allontanare le attività industriali, spesso inquinanti, dagli agglomerati urbani, pur prevedendo di rimanere a distanze più o meno prossime alle città dove erano disponibili gli altri servizi necessari per lo sviluppo (ospedali, scuole, servizi finanziari e commerciali, ecc.).
Oggi un più ampio benessere economico e la diffusione delle alte tecnologie rendono le infrastrutture primarie e secondarie condizione necessaria ma non più sufficiente allo sviluppo del territorio. Per far evolvere l'attività imprenditoriale è indispensabile anche un'infrastrutturazione tipica del terziario avanzato che comprenda efficienti collegamenti via cavo e via etere, e che sviluppi tutti i servizi tipici delle alte tecnologie. Si tratta di un tipo d'infrastrutturazione legata specificamente non più a un territorio fisico ma a un comprensorio ideale nel quale può essere inserito anche l'agglomerato urbano dove si possono sviluppare nuove fabbriche produttrici di un sapere tecnologico (know how) non inquinante tipicamente destinato ad attività di programma (software), premessa, in un futuro ormai prossimo, di un lavoro da potersi realizzare anche nelle proprie abitazioni (telelavoro).
Ma con l'avvento dell'infrastrutturazione high-tech sorgono nuovi problemi e nuove esigenze alle quali i p.t. devono far fronte. In particolare, le nuove industrie operano con impianti e attrezzature ad alta tecnologia la cui gestione ottimale impone un'elevata formazione specialistica. Inoltre, sia gli impianti di produzione, che spesso si caratterizzano per l'utilizzo di strumenti e apparati elettronici altamente sofisticati, sia i processi, sia i prodotti da realizzare sono influenzati da una rapidissima obsolescenza tecnologica. Ciò impone, come condizione del mantenimento del vantaggio competitivo ma anche come esigenza per la stessa sopravvivenza aziendale, di dover alimentare le imprese con processi continui d'innovazione sia in termini di impianti (hardware) sia in termini di programmi di utilizzo (software) e quindi di prodotti da realizzare. L'innovazione di natura tecnologica, ma anche organizzativa, rende necessario il supporto di processi di continuo apprendimento per gestire in modo efficace ed efficiente gli elementi di novità introdotti nell'impresa o nel suo ciclo produttivo o nella sua gestione. Innovazione e processi di formazione avanzata diventano così gli elementi più caratterizzanti dei servizi che i p.t. devono fornire.
Sono questi i fattori che determinano anche i condizionamenti territoriali dei p. tecnologici. La loro distribuzione territoriale, infatti, avviene attraverso un polo centrale di ricerca, formazione, informazione, diffusione, elementi questi che caratterizzano i p.t. rendendo privilegiate le localizzazioni prossime a istituzioni quali le università o i grandi centri nazionali, come il CNR, capaci di svolgere ricerca pura. Sarà tale ricerca a essere elaborata dai laboratori dei p.t. per essere trasformata in applicazioni pratiche espresse in vere e proprie innovazioni da trasferire poi alle imprese del comprensorio, accompagnandole con adeguati pacchetti di formazione professionale.
I p.t. si caratterizzano dunque per i seguenti elementi principali:
Territorio. La sua delimitazione discende non da confini territoriali ma dalla localizzazione delle imprese alle quali i servizi del p.t. vengono erogati.
Polo tecnologico caratterizzante il parco. È il vero elemento caratteristico per l'istituzione. Dalla sua efficienza ed efficacia dipendono il successo del p.t. stesso e la sua configurazione territoriale. La sua potenzialità, infatti, determina il raggio di azione dei servizi erogati e quindi anche l'identificazione del territorio su cui il parco idealmente può configurarsi.
Servizi forniti. Si orientano in primo luogo verso la gestione delle imprese, cercando di renderne efficienti ed efficaci le prestazioni, in particolare in ambito organizzativo, amministrativo, finanziario, e poi anche in termini di funzioni di marketing per lo sviluppo di nuovi mercati. Sui servizi s'inserisce il processo di sostegno delle diverse fasi dell'innovazione tecnologica (ricerca, sviluppo, diffusione, produzione, commercializzazione). La ricerca applicata può essere realizzata anche attraverso progetti cooperativi sviluppati con le imprese interessate. Il trasferimento dei risultati in termini d'innovazione alle imprese è accompagnato da formazione professionale per agevolare la diffusione dell'innovazione nel contesto produttivo. Per questo nei p.t. vengono spesso localizzate scuole di alta specializzazione allo scopo di predisporre nuovi profili professionali collegati a specializzazioni tecniche e capacità manageriali tali da rendere più efficaci ed efficienti le presenze nei parchi dei diversi soggetti che in essi operano.
Localizzazione prossima a facoltà universitarie o ad altre istituzioni di ricerca. È un fattore importante per alimentare in modo più diretto la ricerca per l'innovazione, acquisendo da esse le idee generate nell'ambito delle comunità internazionali di scienziati e di ricercatori e sviluppando contemporaneamente l'educazione dei giovani, per fornire loro le competenze di base adeguate alle esigenze del sistema produttivo influenzato dal parco.
Assetti societari dei parchi tecnologici. Si possono realizzare come società consortili allo scopo di favorire l'integrazione di soggetti istituzionali diversi, pubblici e privati (università, enti di ricerca, imprese, pubbliche amministrazioni locali, istituti finanziari), nella responsabilità di promozione e gestione strategica dei parchi.
I p.t. oggi generati in Italia sono classificabili secondo i soggetti che li hanno promossi (industria, governo nazionale, organizzazioni locali miste fra pubblico e privato) e agli obiettivi che questi soggetti hanno assegnato a tali nuove iniziative. L'esperienza di Tecnocity, promossa dalla FIAT nel triangolo Torino-Novara-Ivrea, è per es. fortemente orientata all'organizzazione e alla promozione dell'offerta industriale nei settori delle infrastrutture di trasporto e di telecomunicazione nella sub-regione di riferimento, a beneficio di una realtà ''tecnopolitana'' non polarizzata bensì distribuita nel territorio. La valorizzazione di aree industriali in disuso contraddistingue invece il progetto Bicocca a Milano su stabilimenti dismessi della Pirelli, il p.t. di Genova Ponente su un'area industriale ex Italsider, e il p.t. della Val Basento con l'obiettivo di rivitalizzare un'area colpita dalla crisi dell'industria chimica e delle fibre sintetiche. Il tema dello sviluppo locale basato sul fattore umano è tipico dell'esperienza della Tecnopolis di Bari. Questo parco scientifico nasce infatti da un programma articolato in fasi successive, nel quale si succedono l'attrazione della grande impresa e lo sviluppo di imprese innovative nel tessuto locale.
Il tema dell'organizzazione del ciclo di sviluppo dell'innovazione, in particolare nel settore delle macchine utensili e della meccanica elettronica, caratterizza il programma del p.t. di Leonardia a Piacenza, mentre la rete dei Consorzi Città-Ricerche dell'IRI mira a organizzare il processo di sviluppo dell'innovazione puntando alla creazione di centri di eccellenza per la formazione di laureati scientifici, così da facilitare il trasferimento di tecnologie alle piccole imprese locali. Per questo, le università e le Camere di commercio diventano interlocutori privilegiati dell'IRI.
Lo sviluppo produttivo della ricerca di base caratterizzante l'Area tecnologica di Trieste si orienta verso i settori dell'ingegneria genetica, delle biotecnologie e della chimica pura e applicata. Nel maggio del 1990 Tecnocity, Bicocca, Consorzio Genova Ricerche, Tecnopolis, Area di Ricerche di Trieste, Leonardia hanno costituito l'Associazione dei Parchi Scientifici e Tecnologici Italiani (APSTI).
Diffusione internazionale dei parchi tecnologici. − I primi parchi (science parks nei paesi anglofoni, e quindi anche ''parchi scientifici'') sono nati negli Stati Uniti a partire dagli anni Cinquanta secondo processi aventi caratteri di elevata spontaneità, frutto dell'iniziativa concreta di numerosi ricercatori e imprenditori locali interessati a promuovere sviluppi industriali dei risultati della ricerca. Sono sorte infatti spontaneamente le iniziative imprenditoriali della Silicon Valley, che si sono sviluppate grazie al supporto innovativo di ricerca della Stanford University e allo spirito imprenditoriale di uomini quali W. Hewlett, D. Packard e S. Jobs, il fondatore della Apple. È nato in maniera abbastanza analoga l'addensamento imprenditoriale intorno alla Route 128 di Boston con il ruolo trainante del Massachusetts Institute of Technology (MIT). Iniziative analoghe hanno preso l'avvio in Arizona e nel Texas, nel cosiddetto ''corridoio'' fra Austin e San Antonio. Altre ancora operano nel triangolo di ricerca del Nord Carolina, fra le città di Raleigh, Durham e Chapel Hill. Queste realtà hanno teso a provocare un effetto imitativo, così da far assumere alle iniziative dei p.t., almeno negli Stati Uniti, dimensioni considerevoli. Oggi sono più di 150 le strutture aderenti alla AURRP (Association of University Related Research Parks), fondata nel 1986. Tali strutture sono localizzate tanto nelle industrie a elevato contenuto tecnologico, quanto in quelle sottoposte a processi di deindustrializzazione che impongono specifici interventi di supporto.
I p.t. si dimostrano, così, strumenti utili per lo sviluppo e il sostegno industriale, e conseguentemente economico, di un paese, e come tali vengono interpretati e promossi, per es., dal governo giapponese con lo scopo di sostenere il proprio livello imprenditoriale interno e accrescere la propria competitività internazionale. In Giappone, dal 1980, si è sviluppato un programma statale di creazione di parchi che, a differenza delle esperienze statunitensi, è stato impostato attraverso una rigida programmazione dal ministero dell'Industria e Commercio e poi trasformato, nel 1983, in legge mediante la quale sono state individuate 20 aree per la creazione di altrettanti parchi definiti Technopolis. I primi a essere stati costruiti sono quelli di Okayama, Hiroshima, Ube e Kumamoto, tutti nel Sud del paese. Alla fine del 1991, tutti i parchi progettati sono risultati operativi.
Le principali linee di guida del programma di sviluppo dei parchi in Giappone risultano essere le seguenti: promuovere uno sviluppo integrato fra industria, ricerca applicata e localizzazioni in cui insediare le nuove iniziative; instaurare legami più stretti tra le Technopolis e le città vicine; realizzare uno sviluppo equilibrato tra le nuove iniziative high-tech, fornendo uno specifico supporto tecnologico alle imprese già diffuse sul territorio; trasferire alle imprese già esistenti le tecnologie più avanzate e i risultati della ricerca applicata svolta in aree di frontiera; dar vita a centri di eccellenza specializzati in varie filiere tecnologiche.
In Europa il modello dei parchi approda nei primi anni Settanta trovando altri due diversi modelli di sviluppo, il cui riferimento si polarizza da un lato intorno all'università di Cambridge, in Inghilterra, e dall'altro a Sophia Antipolis, in Francia, costituendo peraltro, per tutto il decennio, esperienze territorialmente limitate a questi paesi.
A Cambridge si cerca di costruire un'atmosfera tecnopolitana in grado di sviluppare e attuare nuove iniziative sul territorio, senza implicazioni di natura immobiliare ma con un grande sforzo orientato alla diffusione della ricerca e alla formazione di quadri per una sua gestione più efficace ed efficiente.
Sophia Antipolis è un p.t. pensato in Francia per sviluppare, anche e forse principalmente dal punto di vista immobiliare, un vasto territorio interno in prossimità della Costa Azzurra. Sorge infatti su un'area non urbanizzata vicino a Nizza e rappresenta uno dei pochi casi europei che mira a coniugare le attività produttive e di ricerca con la creazione di un modello urbano nuovo, che consenta ai suoi abitanti di sperimentare nuove modalità di aggregazione produttiva, sociale e culturale. Così, è stato organizzato e gestito il p.t. più grande d'Europa, con una superficie superiore ai 2500 ha, e oltre 700 imprese che hanno determinato 15.000 posti di lavoro. I fattori di successo di Sophia Antipolis sono risultati: la fertilizzazione incrociata, ovvero il reciproco scambio di idee, individui e organizzazioni tra le aziende, gli istituti di ricerca e di formazione presenti; la creazione di punti di eccellenza per le attività di ricerca e sviluppo; le interazioni con gli enti locali e gli operatori pubblici; la capacità di offrire un'elevata qualità della vita.
Negli anni Ottanta anche altri paesi europei, in particolare nell'Europa occidentale, hanno preso dimestichezza con la concezione di p.t. sia per rivitalizzare aree di vecchia industrializzazione in fase di riconversione (Bicocca a Milano, Napoli, ma anche Berlino e Birmingham), sia per sviluppare zone di nuova industrializzazione (Valencia e Lisbona).
Alla fine del 1991 risultavano operativi 42 p.t. in Inghilterra, 26 in Francia, 32 in Germania (più di due terzi costruiti negli ultimi 4 anni), 11 nel Benelux. La nascita in poco più di un decennio di circa 180 p.t. in tutta Europa, e le conseguenti esigenze di raccordare le esperienze in corso, hanno condotto nel 1984 alla creazione dell'Associazione internazionale dei parchi scientifici, denominata IASP (International Association of Science Parks), una rete internazionale di servizi comuni di supporto e d'informazione, rivolta soprattutto a favore delle imprese collegate con i parchi. Attualmente si hanno nel mondo qualcosa come 400 iniziative specifiche distribuite in 40 paesi diversi.
Negli ultimi due o tre anni la crescita dei p.t. ha fatto registrare punte particolarmente elevate nei paesi meridionali della Comunità economica europea, a testimonianza del contributo che i parchi forniscono per alleggerire le condizioni di disparità presenti tra le varie regioni comunitarie avanzate, nella ricerca e nell'innovazione. Iniziative qualificate sono infatti sorte, o sono in avanzata realizzazione, in paesi quali Spagna, Portogallo e Grecia, con l'obiettivo d'incrementare le infrastrutture tecnico-scientifiche in grado, successivamente, di promuovere azioni di trasferimento tecnologico e di accelerare lo sviluppo del sistema industriale.
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