paraipotassi
La paraipotassi è un fenomeno sintattico tipico dell’italiano delle origini (➔ sintassi; ➔ origini, lingua delle), che consiste in una combinazione tra il meccanismo sintattico della coordinazione (➔ paratassi) e il meccanismo sintattico della subordinazione (ipotassi): una frase dipendente circostanziale è anteposta alla sua reggente, che però viene anche preceduta da una congiunzione coordinante (➔ coordinative, congiunzioni). Tra la congiunzione subordinante che introduce la frase dipendente anteposta e la congiunzione coordinante che precede la sua reggente si forma così una struttura correlativa (➔ correlative, strutture): il primo connettore preavverte il destinatario del rapporto tra i contenuti delle due frasi, svolgendo il ruolo di anticipatore cataforico (➔ catafora), mentre il secondo connettore lo ribadisce, assumendo la funzione di ripresa anaforica (➔ anafora). Ecco un es.:
(1) S’ê·lla [= se nella] sua cucina (ch’e’ vende dando l’utile propietade di quella) suole prendere utile moneta, et ora c’ha venduto fummo [= vapore] (ch’è la parte sottile ch’esce della cucina), fae, signore, sonare [= battere perché suoni] una moneta, e giudica [= decreta] che ’l pagamento s’intenda fatto del suono ch’esce di quella (Novellino VIII, 42-47)
In alcuni casi la congiunzione coordinante che precede la frase reggente sembra anche far eco ad una prima congiunzione coordinante, che precede la frase dipendente circostanziale anteposta, e sottolineare il parallelismo tra i contenuti delle frasi collegate e l’opposizione e tra i loro soggetti:
(2) onde [= perciò] di’ loro con vigore e con ardire ch’elli son tutti tuoi servi e, chi non ti ubidirà, che tu il pulirai [= punirai] secondo la tua aspra legge; e, se Salamone li gravoe [= oppresse] in fare lo tempio, e tu li graverai se ti verrà in piacere (Novellino VI, 54-58)
(3) Per che [= perciò] si può vedere che questi luoghi hanno un dì l’anno di sei mesi, e una notte d’altrettanto tempo; e quando l’uno ha lo giorno, e l’altro ha la notte (Dante, Conv. III, v, 17)
Anche nella lingua letteraria dei secoli successivi si trovano casi di paraipotassi, come in (4), in cui la protasi anteposta riprende la fine del turno dialogico precedente e ‘prepara’ la replica (cfr. La Fauci 1978; Mazzoleni & Prandi 1997) espressa con l’apodosi:
(4) Chiappino: Vacci tu su le fune, massaraccia, guattaraccia, sporca, unta, bisunta, lordaccia, puzzolente; dà qua questi panni, lavascodelle che sei tu
Giannettina: Se io lavo le scodelle, e tu lavi il cantaro del tuo padrone (Giulio Cesare Croce, La Farinella, atto II, scena V)
Nella letteratura del XX secolo si trovano poi ancora alcuni esempi di paraipotassi (cfr. Sorrento 1949: 64-68), nei quali però l’autore imita volutamente fasi più antiche della storia della lingua italiana:
(5) Se non volete essere giudicati, e voi non giudicate (Riccardo Bacchelli, Lo sguardo di Gesù, p. 138)
Nell’italiano moderno di registro formale è inaccettabile il collegamento di due frasi tramite una congiunzione subordinante (cioè un connettore che instaura un rapporto sintattico di subordinazione) e una congiunzione coordinante (cioè un connettore che instaura un rapporto sintattico di coordinazione). Se ne possono invece trovare casi sporadici nel registro colloquiale (➔ colloquiale, lingua), come in (6):
(6) Se presentiamo un’ipotesi di lavoro, e poi allora dobbiamo controllarla.
Come in altri casi di semplice subordinazione, anche nella paraipotassi la forma verbale della frase dipendente può essere sia di modo finito – indicativo, come in tutti gli esempi precedenti, e congiuntivo, come in (7) – sia di modo non finito, come in (8), al gerundio, e in (9), al participio passato. In questi ultimi casi la congiunzione subordinante iniziale è assente, perciò il ruolo di anticipatore cataforico viene svolto dalla forma verbale di modo non finito, che segnala l’esistenza di un rapporto sintattico di subordinazione tra le due frasi, lasciando invece indefinito il rapporto semantico tra i loro contenuti:
(7) Con ciò sia cosa che [= poiché] Cristo abbia portata e sofferta molta pena ne la sua carne, e voi v’apparecchiate [= preparatevi] di simigliante pensiere (Bono Giamboni, Libro de’ vizî e delle virtudi VII, 3)
(8) Questo imperadore Arrigo stando in Italia, e’ principi della Magna vennero e ellessero re Ridolfo, il quale era duca di Sansognia (Anonimo, Cronica fiorentina, p. 88, rr. 12-14)
(9) Ma Accilles e Ayas [= Achille e Aiace], andato al singniore da tTenedon […], e domandarono soccorso (Anonimo, Da un libro della distruzione di Troia, p. 182, rr. 14-17)
Quando invece è presente, la congiunzione subordinante che introduce la frase dipendente circostanziale esprime in modo esplicito il rapporto semantico tra i contenuti delle due frasi, che può essere ipotetico-condizionale, come in (10), temporale di diversi tipi, come in (11), (12) e (13), e causale, come in (14) e (15):
(10) Molto desiderai ad un tempo questa gloria mondana, avegna che [= benché] mal me ne cogliesse [= venisse]; ma in mano de la Filosofia vi rinunziai, e per lo consiglio di suoi ammonimenti. E se non mi credete, ed ecco ne le vostre [mani] vi rinunzio (Giamboni, Libro de’ vizî e delle virtudi LXVI, 8-9)
(11) E quando ei [= ebbi] pensato alquanto di lei, ed io ritornai pensando a la mia debilitata vita (Dante, Vita nuova XXIII, 3)
(12) Com’ [= mentre] ei parlava, e Sordello a sé il trasse / dicendo: “Vedi là ’l nostro avversaro” (Dante, Par. VIII, 94-95)
(13) Un giorno avenne che, cavalcando, Davit [= Davide] vide l’angelo di Dio con una spada ignuda [= snudata], c’andava uccidendo il popolo; e, comunque [= nel momento in cui] elli volle colpire uno, e Davit smontoe subitamente [= improvvisamente] e disse: “Messere, mercé [= pietà]: non uccidete l’innocenti, ma uccidi me, cui [= di cui] è la colpa” (Novellino V, 19-24)
(14) Da po’ [= dal momento] che vo’ volete, e così sia (Dante, Il fiore LXXXVI, 14)
(15) Onde [= perciò], da che [= poiché] m’hai chiesto consiglio, e io il ti do volontieri, e consiglioti per la fede (Giamboni, Libro de’ vizî e delle virtudi LXXVI, 10)
Oltre a essere preceduta dalla congiunzione coordinante e, dopo una frase dipendente causale la reggente può anche essere accompagnata da un avverbio di collegamento come però, che ribadisce in modo esplicito il rapporto semantico tra i contenuti delle due frasi:
(16) Perché [= poiché] l’uno savio e l’altro dicea vero, e però [= perciò] donò ad ambendue: all’uno donò capello scarlatto e palafreno [= cavallo] bianco, e all’altro donò che facesse una legge a suo senno [= arbitrio] (Novellino XXII, 21-23)
Invece che da e, la frase reggente può essere preceduta dalla congiunzione coordinante avversativa ma (cfr. Mazzoleni 2002, 2010), che come nel caso precedente ribadisce in modo esplicito il rapporto semantico tra i contenuti delle due frasi, espresso in questo caso dalla congiunzione subordinante concessiva fattuale che introduce la frase dipendente anteposta:
(17) E avegna che [= benché] fosse lieve [= leggera] la cena e di poche imbandigioni [= portate], ma del rilievo [= dei resti] si consolarono tanti poveri, che non avrei creduto che nel mondo n’avesse cotanti (Giamboni, Libro de’ vizî e delle virtudi XV, 14)
Oltre ad essere preceduta da ma, la frase reggente può anche essere accompagnata da un avverbio di collegamento come pure o tutta volta, che sottolinea ulteriormente quanto già espresso dai due connettori precedenti:
(18) E però [= perciò], là ov’elli teneano corte [= si radunavano], aveano fatta una panca da tre, e più non ve ne capevano [= ce ne stavano]: e niuno era ardito [= osava] che su vi sedesse, temendo la loro leggiadria [= gusti difficili]; e, tuttoché [= benché] messere Polo fosse loro maggiore – et ellino nell’altre cose l’ubbidiano –, ma pure in quello luogo leggiadro [= occupato da persone di gusti così difficili] non ardia sedere, tutto ancora che confessavano bene ch’elli era lo migliore uomo di Romagna e ’l più presso da [= vicino a] dover essere il quarto che niuno altro (Novellino XLI, 7-14)
(19) In questa parte divisa [= tratta] Tulio [Cicerone] come divennero [= nacquero] quelli due mali, cioè turbare il buono stato delle cittadi e corrompere la buona vita e costumanza delli uomini; et avegna che [= benché] ’l suo testo sia recato [= tradotto] in sìe [= così] piane parole che molto fae da intendere tutti [= permette a tutti di intendere], ma tutta volta [= tuttavia] lo sponitore [= commentatore] dirae alcune parole per più chiarezza (Brunetto Latini, La Rettorica XXXI, 14-19)
Tradizionalmente gli esempi con ma erano stati trascurati, mentre erano stati considerati paraipotattici quelli in cui la frase reggente non è preceduta da e ma accompagnata da sì (cfr. Schiaffini 1926; Sorrento 1949). Diversamente da ma ed e, sì non è però una congiunzione coordinante ma un avverbio (cfr. Brambilla Ageno 1978; Mazzoleni 2002: § 3 e 2010), cioè un connettore che non segnala né un rapporto sintattico di subordinazione né un rapporto sintattico di coordinazione, ma riassume il contenuto della frase precedente e lo collega a quello della frase che accompagna. Siccome non c’è combinazione tra coordinazione e subordinazione, gli esempi in cui una frase dipendente circostanziale anteposta è collegata ad una frase reggente non preceduta da ma o da e ma accompagnata da sì non vanno considerati casi di paraipotassi, ma piuttosto strutture correlative ipotattiche. Agli esempi presentati fin qui vanno infine aggiunti i casi di paraipotassi relativa (cfr. Ghinassi 1971), dove una frase reggente riprende, in forma appunto relativa invece che autonoma, un referente presentato nella sua dipendente anteposta:
(20) dovendo fra l’altre una mattina andare al Palagio del Podestà per opporre a un piato, e avendo dato a questo suo figliolo certe carte, e [avendogli ordinato] che andasse innanzi con esse, e aspettasselo [= lo aspettasse] da un lato della Badìa di Firenze, il quale, ubbidendo al padre, come detto gli avea, andò nel detto luogo (Franco Sacchetti, Il Trecentonovelle XVII, pp. 40-41).
Alighieri, Dante (1932), Vita nuova, edizione critica per cura di M. Barbi, Firenze, Bemporad.
Alighieri, Dante (1967), Purgatorio, in Id., La Commedia secondo l’antica vulgata, a cura di G. Petrocchi, Milano, Mondadori, 1966-1967, 4 voll., vol. 3º.
Alighieri, Dante (1984), Il Fiore, in Il Fiore e il Detto d’Amore attribuibili a Dante Alighieri, a cura di G. Contini, in Id., Le opere, Milano, Mondadori, vol. 8º, pp. 2-467.
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Anonimo (1926), Da un libro della distruzione di Troia, in Schiaffini 1926, pp. 151-184.
Anonimo (1926), Cronica fiorentina, in Schiaffini 1926, pp. 82-150.
Bacchelli, Riccardo (1948), Lo sguardo di Gesù, Milano, Garzanti.
Croce, Giulio Cesare (1965), La Farinella, introduzione, testo e note a cura di P. Cazzani, Torino, Einaudi.
Giamboni, Bono (1968), Il “Libro de’ vizî e delle virtudi” e il “Trattato di virtú e di vizî”, a cura di C. Segre, Torino, Einaudi, pp. 3-120.
Il Novellino (1970), testo critico, introduzione e note a cura di G. Favati, Genova, Bozzi.
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Latini, Brunetto (1968), La Rettorica, testo critico di F. Maggini, prefazione di C. Segre, Firenze, Le Monnier.
Sacchetti, Franco (1946), Il Trecentonovelle, a cura di V. Pernicone, Firenze, Sansoni.
Schiaffini, Alfredo (a cura di) (1926), Testi fiorentini del Dugento e dei primi del Trecento, Firenze, Sansoni.
Brambilla Ageno, Franca (1978), Paraipotassi, in Enciclopedia dantesca. Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana, 1970-1978, 6 voll., vol. 6º (Appendice. Biografia, lingua e stile, opere), ad vocem.
Ghinassi, Ghino (1971), Casi di “paraipotassi relativa” in italiano antico, «Studi di grammatica italiana» 1, pp. 45-60.
La Fauci, Nunzio (1978), Note per una grammatica della replica, «Linguistica e letteratura» 3, 1, pp. 9-39.
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Mazzoleni, Marco & Prandi, Michele (1997), Sintassi dell’ipoteticità dialogica, in Understanding argument. La logica informale del discorso. Atti del Convegno (Forlì, 5-6 dicembre 1995), a cura di G.E. Bussi, M. Bondi & F. Gatta, Bologna, CLUEB, pp. 37-47.
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Sorrento, Luigi (1949), La paraipotassi, in Id., Sintassi romanza. Ricerche e prospettive, Varese - Milano, Istituto Editoriale Cisalpino, pp. 25-91.