Paraguay
Un paese interno e isolato
Il Paraguay è fra i pochissimi Stati dell’America Meridionale e del mondo senza sbocco al mare, anche se ha fiumi navigabili fino alla foce. L’isolamento, le difficoltà di comunicazione, la scarsità di risorse ne hanno ostacolato il popolamento e lo sviluppo economico: le vastissime praterie, utili come pascolo, sono la sua principale ricchezza, ma la cooperazione internazionale è la prospettiva più promettente
Divise da nord a sud dal grande fiume che ha dato nome al paese, la regione occidentale (Chaco) e quella orientale del Paraguay sono molto diverse: la prima è semiarida, spopolata e adatta solo alla pastorizia; la seconda è coperta da praterie e, sui rilievi, da foreste; nella sua parte centromeridionale si concentra quasi tutta la popolazione. Il clima è subtropicale, piovoso a est; nella stagione delle piogge i fiumi straripano e allagano le praterie. La vegetazione e la fauna selvatiche sono ancora molto ricche.
Gli abitanti sono Indios guaranì e meticci: pochissimi gli europei, perché il paese non ha mai attirato una forte immigrazione: al contrario, è terra di emigrazione.
Il Paraguay non è ricco di risorse e l’allevamento – e in parte l’agricoltura – è ancora il principale sostegno dell’economia. Le poche industrie, quasi tutte legate al settore agroalimentare, sono concentrate nella capitale Asunción, città moderna e popolosa (1.620.000 abitanti). La cooperazione economica con gli Stati vicini sta progressivamente migliorando le condizioni del paese.
Abitato originariamente da tribù indie, il Paraguay fu raggiunto nel 16° secolo dagli europei ed esplorato, per conto della Spagna, da Sebastiano Caboto nel 1526-32. Nel 1537 fu fondata la città di Asunción (l’attuale capitale), che divenne uno dei centri più importanti della colonizzazione spagnola. Tra 16° e 17° secolo il paese fu raggiunto dai gesuiti i quali fondarono una serie di comunità, le reducciones, in cui raccolsero le popolazioni indigene al fine di istruirle, di evangelizzarle e di promuovere forme di sviluppo economico e sociale ispirate al modello di comunismo evangelico. Nel 1750, quando la Spagna decise di cedere al Portogallo parte del territorio paraguayano, i gesuiti guidarono la resistenza delle comunità attraverso un conflitto armato che indebolì le missioni. L’esperienza delle reducciones si concluse nel 1767, quando i gesuiti furono espulsi dalla Spagna.
Nel 1811 il Paraguay conquistò l’indipendenza. Dal 1814 al 1870 fu dominato da governi dittatoriali, che da ultimo portarono il paese a una guerra disastrosa contro il Brasile, l’Argentina e l’Uruguay (1864-70). Seguì, dopo il 1870, una fase di instabilità politica, in un contesto di sostanziale arretratezza. Soltanto agli inizi del 20° secolo si ebbe una relativa crescita economica. Una nuova guerra con la Bolivia (1932-35), pur vittoriosa, destabilizzò il paese favorendo l’ascesa al potere dei militari. Particolarmente dura fu la dittatura instaurata da Alfredo Stroessner, al governo dal 1954 al 1989. Sempre più avversato nel paese e all’estero, Stroessner fu infine deposto da un colpo di Stato. Il governo militare salito al potere, e in seguito riconfermato in libere elezioni, promise il ritorno della democrazia e adottò una politica economica liberista. Gli anni successivi, in cui pure la democrazia si consolidò, furono tuttavia segnati da una profonda instabilità politica, dalla permanente influenza dei militari, da una sostanziale stagnazione economica e da gravi disordini interni.