Paraguay
Stato dell’America Meridionale.
Abitato da tribù indiane, il P. fu visitato tra il 1521 e il 1526 dalla spedizione guidata dallo spagnolo A. García, seguita da quella di S. Caboto (1526-32). Nel 1537 fu fondata Asunción, caposaldo spagnolo contro l’espansione portoghese e punto di partenza di spedizioni per la conquista delle regioni meridionali del continente americano. Le popolazioni locali, che avevano ben accolto gli spagnoli, furono ridotte in semischiavitù con l’introduzione dell’encomienda. Inclusa nel vicereame del Perù (1542), la regione del Plata fu costituita in adelantazgo (1544), in virtù del quale un privato che conquistava a proprie spese un territorio riceveva in cambio poteri di governatore e privilegi ereditari. Nel 1591 la regione del Plata fu costituita in gobernación e affidata a H. de Arias Saavedra, che ottenne da Madrid la divisione del P. dalla regione del Plata (1617). Nel 1585 giunsero nel Plata i primi gesuiti e vi fondarono la loro provincia nel 1606, comprendendo territori oggi argentini, paraguayani, uruguayani, brasiliani e cileni. Tra la metà del sec. 17° e i primi del 18° oltre 100.000 indios furono organizzati stabilmente nelle missioni (30 fra i guaraní, 7 nel Chaco), che vennero a costituire una sorta di organizzazione autonoma, il cosiddetto «Stato gesuitico del P.». Tale organizzazione si basava sulle reducciones, piccoli nuclei retti da leggi uniformi, applicate da funzionari indigeni sotto la direzione di due religiosi. La vita economica all’interno di ogni reducción era fondata sull’agricoltura e sull’artigianato collettivi e tutti erano obbligati a lavorare per la comunità e la Chiesa. La prosperità economica, l’elevato grado di autonomia e la tutela degli indios contro i mercanti di schiavi attirarono sui gesuiti l’ostilità delle autorità spagnole e portoghesi. Col Trattato di Madrid (1750) sette reducciones furono trasferite sotto la sovranità portoghese: i guaraní si opposero in armi, ma furono sconfitti. Con l’espulsione della Compagnia di Gesù dalla Spagna e dai suoi possedimenti (1767), la popolazione indigena fu ridotta in schiavitù o costretta a rifugiarsi nelle foreste. Privo dei metalli preziosi, il P. rimase economicamente sottosviluppato, oltre che soggetto a una rigida dipendenza amministrativa. Nel 1721 il governatore José de Antequera prese le armi contro le autorità coloniali; giustiziato Antequera (1731), la ribellione dei comuneros proseguì con Fernando Mompó de Zayas e fu debellata nel 1735. Con la costituzione del vicereame del Rio della Plata (1776) per il P. scomparve ogni autonomia; la capitale Buenos Aires controllava le esportazioni paraguaiane su cui imponeva pesanti tariffe doganali, e la situazione non migliorò quando la regione fu costituita in intendencia del nuovo vicereame (1782). Analogo status ebbero (1803) i territori che erano stati retti dai gesuiti fino alla loro espulsione (1767).
Scoppiata nel maggio 1810 a Buenos Aires la rivoluzione antispagnola, il governatore del P., Bernardo de Velasco, convocò ad Asunción un cabildo abierto che decise di riconoscere la sovranità del Consiglio di reggenza spagnolo e di mantenere relazioni cordiali con Buenos Aires, senza però accettarne l’autorità. Conseguita l’indipendenza nel 1811, un congresso nazionale affidò il potere a una giunta formata dai militari P.J. Caballero e F. Yegros e dall’avvocato J.G. Rodríguez de Francia. Nel 1813 fu proclamata la Repubblica del P., sotto l’autorità dei consoli Yegros e Francia; un anno dopo Francia fu nominato dittatore supremo per cinque anni e infine, nel giugno 1816, dittatore perpetuo. Sottoposti gli spagnoli a un regime di dura discriminazione, Francia eliminò come forza politica anche i grandi proprietari creoli; alcuni di essi, che avevano organizzato un complotto per deporlo (1820), furono scoperti, messi a morte e spogliati delle terre e degli schiavi, che entrarono a far parte del patrimonio nazionale. Proibita ogni attività politica, vietata la circolazione di libri e giornali, spogliata la Chiesa dei suoi privilegi, il P. fu tenuto in un quasi totale isolamento. Morto Francia (1840), il potere fu affidato a due consoli finché non fu promulgata una nuova Costituzione (1844), che attribuiva enormi poteri al presidente; a tale carica fu elevato uno dei consoli, C.A. López, che governò con metodi dittatoriali fino alla morte (1862). Per questioni di confine rimasero difficili i rapporti con il Brasile, ma soprattutto con l’Argentina, che solo dopo la caduta del dittatore J.M. de Rosas riconobbe l’indipendenza del P. e pose fine al suo isolamento. Morto López, la presidenza fu assunta da suo figlio Francisco Solano. Desideroso di affermare il ruolo del P. negli equilibri della regione del Plata, in risposta all’invasione dell’Uruguay da parte di truppe brasiliane (1864), ordinò al suo esercito di occupare la regione brasiliana di Mato Grosso, quindi dichiarò guerra anche all’Argentina. Nel 1865 Brasile, Argentina e il governo uruguaiano firmarono il Trattato della Triplice alleanza per sconfiggere López: la guerra del P. si concluse solo con la morte del presidente (1870) e costò al Paese quasi metà della sua popolazione e perdite territoriali. Dopo la promulgazione di una nuova Costituzione (1870), ebbe inizio una fase di grande instabilità politica; l’Asociación nacional republicana (ANR, detta anche Partido colorado), conservatrice e filobrasiliana, riuscì a prevalere sul filoargentino Partido liberal e tentò di risollevare la disastrata economia del Paese favorendo la produzione per i mercati esteri (pelli, tabacco, mate, tannino e legname).
L’insurrezione militare del generale B. Ferreira inaugurò nel 1904 il predominio dei liberali. La concessione di incentivi alla libera impresa e agli investimenti esteri rese possibile il rifiorire dei latifondi, di cui beneficiarono soprattutto le compagnie britanniche, francesi e argentine. La presidenza di E. Schaerer (1912-16) seppe trarre profitto dalla accresciuta domanda di prodotti paraguaiani in seguito alla Prima guerra mondiale. Sotto il presidente E. Ayala (1924-28) una legislazione speciale mirò a creare una classe di piccoli proprietari e a favorire la colonizzazione delle regioni periferiche; tale progetto fu portato avanti in particolare nella regione del Chaco Boreale, per il cui possesso era in corso da anni una disputa con la Bolivia; al contrasto non erano estranei gli interessi di alcune compagnie petrolifere statunitensi convinte dell’esistenza di importanti giacimenti nella regione contesa. Nel 1932 iniziarono le ostilità, che si protrassero per tre anni. Il P. ne uscì vittorioso ma il prezzo da pagare fu una crescente influenza dei militari nella vita politica del Paese, culminata nel 1954 con il golpe che portò al governo il generale A. Stroessner. Con l’ausilio del Partido colorado, Stroessner mantenne il potere per oltre trent’anni, dando vita a un regime sanguinario. I tratti autoritari del regime non si attenuarono neppure dopo l’approvazione di una nuova Costituzione (1967). La repressione e la sistematica violazione dei diritti umani praticate dal regime contro gli oppositori indussero nel corso degli anni Settanta l’amministrazione statunitense del democratico J. Carter a ridurre gli aiuti al P.; Stroessner si avvicinò pertanto al Brasile, a sua volta retto da un regime autoritario. Il dittatore fu infine rovesciato nel 1989 dal golpe guidato dal generale Andrés Rodríguez, che legalizzò i partiti e fu eletto presidente nel 1989. Poggiando sulla tradizionale alleanza tra partito, forze armate e burocrazia, ma prestando maggior ascolto alle richieste di imprenditori e grandi proprietari, il nuovo governo continuò nella politica di blocchi salariali e rifiutò di affrontare il tema della riforma agraria. Dal 1993, con la vittoria di J.C. Wasmosy, il governo tornò in mano ai civili. Nel 1996 la lotta interna ai colorados sfociò nel tentato colpo di Stato del generale L. Oviedo, comandante in capo dell’esercito, poi candidatosi, grazie all’appoggio delle forze armate e a un ampio seguito popolare assicuratogli dai suoi programmi di stampo populistico, alle presidenziali del 1998. Arrestato su ordine di Wasmosy, Oviedo fu poi condannato da un tribunale militare speciale a 10 anni di reclusione per il fallito tentativo golpista. Le elezioni furono comunque vinte dai colorados e la presidenza andò a R. Cubas-Grau, che dispose subito la scarcerazione di Oviedo. Il rilascio di Oviedo e, soprattutto, l’assassinio del vicepresidente L.M. Argaña, i cui mandanti furono indicati in Cubas-Grau e nello stesso Oviedo, portò i 2/3 del Congresso a votare l’avvio dell’impeachment per il presidente (che fuggì in Brasile, mentre Oviedo riparava in Argentina). La presidenza fu assunta allora dal presidente del Congresso, il senatore del Partido colorado L. Gonzáles Macchi.
Dopo un nuovo tentativo di colpo di Stato dei militari fedeli a Oviedo, nel 2002 un netto peggioramento delle condizioni economiche innescò gravi disordini sociali. Nel 2003 le nuove elezioni presidenziali furono vinte da N. Duarte Frutos, del Partido colorado, che formò un governo di coalizione con un vasto programma riformatore sul piano economico e sociale. L’azione governativa fu tuttavia pesantemente ostacolata da scandali, dall’alto tasso di criminalità, dall’opposizione politica contro i piani di privatizzazione. La vittoria nel 2008 dello sconsacrato vescovo cattolico e candidato della coalizione di centrosinistra Alleanza patriottica per il cambiamento (APC) F. Lugo ha posto fine alla lunga serie dei presidenti del Partido colorado.