parademocratico
agg. (iron.) Che conserva una parvenza democratica.
• Il marchio distintivo dell’Ue è infatti la sottrazione di importanti quote di sovranità alla sfera democratica ‒ quella degli Stati ‒ per trasferirla in un ambito che, con qualche ottimismo, potremmo battezzare parademocratico. Nel senso che Commissione e Parlamento europeo offrono una parodia delle procedure democratiche, ma non configurano affatto un sistema democratico. Non per la maligna volontà di qualcuno. Per il semplice fatto che la democrazia presuppone lo Stato. Ciò che l’Unione non è. Vi sono certo Stati non democratici, ma non democrazie senza Stato. (Lucio Caracciolo, Repubblica, 14 giugno 2008, p. 1, Prima pagina) • Meno politica e più tecnica ha significato una progressiva deformazione della democrazia rappresentativa in termini parademocratici, dove il relativismo ha finito per essere una sorta di premessa largamente condivisa. Perché nella politica tecnicizzata conta «ciò che è necessario», non «ciò che giusto». (Carlo Buttaroni, Unità, 28 aprile 2014, p. 11, L’osservatorio) • Per [Luigi] Bon questo referendum è una forma plebiscitaria che si propone in una cornice parademocratica di sciogliere i Comuni di Ronchi e Staranzano con il sostegno attivo di diversi potentati locali. (Lu. Pe., Piccolo, 1° agosto 2015, p. 18, Gorizia-Monfalcone).
- Derivato dall’agg. democratico con l’aggiunta del prefisso para-.
- Già attestato nella Stampa del 18 settembre 1962, p. 1, Prima pagina (V. S.).