paraculturale
(para-culturale), agg. Che rientra nell’orbita della diffusione della cultura.
• Tra le donne è sicura di avere un posto in giunta Nicoletta Mantovani. La vedova Pavarotti, dopo un lungo tira e molla conquista una delega para-culturale alla «promozione di eventi». (Silvia Bignami, Repubblica, 30 giugno 2009, Bologna, p. II) • A chi si è ispirata? «Ai personaggi che conoscevo, partendo dal linguaggio delle signore “bene” di Milano. Per costruire qualsiasi personaggio bisogna avere un’esperienza di vita, avere conosciuto tanta gente, tante donne, tanti modi di vivere, quindi non ci sei tu personalmente, ma c’è la tua esperienza. E, dopo gli sketch alla radio, quando la televisione andava alla ricerca di qualche cosa di particolare, almeno para-culturale, allora si potevano fare queste cose. Adesso mi sembra un momento un po’ brutto. Insomma, oggi la comicità è intesa come qualche cosa di molto superficiale. Spesso anche volgare» (Franca Valeri intervistata da Renzo Sanson, Piccolo, 19 dicembre 2010, p. 27, Cultura-Spettacolo) • Con grande acume Muriel Mayette-Holtz, Direttrice di Villa Medici, ha sottolineato come la mostra sia la risposta più adeguata alla reiterata e retorica domanda che periodicamente emerge negli ambienti paraculturali e politici che si chiedono: a che cosa serve? Serve come presidio della creatività umana e palestra d’invenzione come dimostra l’Eros e Afrodite di Édouard Toudouze del 1872 che è divenuto manifesto della mostra. (Marco Bussagli, Avvenire, 28 ottobre 2016, p. 16, Agorà Arte).
- Derivato dall’agg. culturale con l’aggiunta del prefisso para-.
- Già attestato nella Stampa Sera del 22 dicembre 1955, p. 1, Prima pagina (Gigi Ghirotti).