PARACADUTISTI
. I paracadutisti militari rientrano nella categoria delle truppe avioportate (v. aerotrasportate, truppe, in questa App.). Il paracadute, da mezzo di salvataggio, è diventato ora un mezzo di trasporto per l'ultimo tratto del viaggio del soldato destinato a compiti particolari.
Le teorie d'impiego dei reparti paracadutisti non sono ancora definite, ma in continua elaborazione e trasformazione: comunque possiamo dire che i paracadutisti rientrano nel quadro generale delle truppe aerotrasportate (per l'aspetto generale dell'impiego di questi reparti vedi appunto la voce aerotrasportate, truppe in questa App.), con due compiti fondamentali: come reparti di avanguardia in operazioni di trasporto aereo in grande stile, oppure come elementi che operano a piccoli nuclei isolati, in operazioni di colpi di mano, di sabotaggio, di spionaggio militare, ecc. In relazione all'impiego, muta l'equipaggiamento, l'armamento e l'addestramento.
Il paracadutista, militare a reclutamento volontario, è sottoposto ad una severa visita psicofisica e svolge un completo addestramento ginnico militare, integrato da un certo numero di lanci da diverse quote e in diverse condizioni (di giorno, di notte, sulla neve, in acqua); inoltre viene addestrato al sabotaggio, alla condotta di automezzi, all'uso di armi diverse, alla lettura delle carte, ecc.
Ai paracadutisti militari vengono richieste particolari doti di ardimento, abnegazione e sangue freddo, in quanto la parte principale della loro missione non si limita al lancio, ma consiste nel compito particolare che dovrà svolgere nel territorio avversario: compito sempre rischioso e normalmente arduo.
Alla fine della seconda Guerra mondiale, il paracadute usato dalle truppe era adatto a far scendere un combattente con l'armamento individuale e viveri di riserva per parecchi giorni; contemporaneamente agli uomini venivano lanciati con altri paracadute i mortai, le mitragliatrici pesanti, i bazooka, gli obici da 75 e altro.
Un singolo paracadutista poteva arrivare a terra, pronto al combattimento, in meno di un minuto (se lanciato dall'altezza media di 150 m.) ed un ben addestrato battaglione poteva entrare in azione circa 20 minuti dopo il lancio. Gli attuali aerei per trasporto di truppe hanno, durante il lancio, una velocità dai 160 ai 200 km all'ora e spargono il loro carico di 36-40 paracadutisti muniti del relativo equipaggiamento, su una striscia di terreno lunga dagli 800 ai 1000 metri.
Il paracadute attualmente in servizio in Italia è l'IF4/S.P., che si è sempre dimostrato efficientissimo; la sicurezza di funzionamento è quasi assoluta; l'apertura automatica si ha dopo 2-3 secondi dal lancio; la velocità di discesa si aggira sui 4-6 m/s; può portare un carico di 100-120 kg. lanciato ad una velocità di circa 200 km/h. Per carichi maggiori possono essere usati gruppi di paracadute, paracadute di carta e paracadute a nastro.
Un'interessante modifica al paracadute normale consente di raggiungere una velocità di discesa di 20-25 m/s; con una semplicissima manovra a mano la calotta del paracadute viene ridotta a circa 1/3 della sua normale apertura; a circa m. 70 dal terreno il paracadute riprende, a comando, la sua forma normale, consentendo l'atterraggio alla normale velocità di discesa. Questa modifica è stata realizzata da G. Lisi ed ha lo scopo di diminuire il tempo critico in cui il paracadutista rimane vulnerabilissimo alla eventuale offesa nemica da terra.
Altri studî ed esperienze si sviluppano, particolarmente in America, per risolvere il problema del lancio da alte quote ed il lancio da aerei a grandi velocità. Per il primo caso si tratta di rendere minimo il tempo di caduta in quel tratto di atmosfera in cui la vita è preclusa all'uomo, e la tendenza oggi è di usare paracadute ad apertura ritardata; per il secondo caso si tratta di rendere possibile il distacco del paracadutista dall'aereo veloce con un sistema di catapulta e di frenare gradualmente il fortissimo strappo iniziale usando paracadute multipli o a nastro.
In considerazione che il paracadute a calotta abbia già raggiunto il suo massimo sviluppo, e che quindi non potrà essere molto perfezionato, è allo studio un tipo di paracadute dinamico a pale rotanti.
Durante la seconda Guerra mondiale furono allestite in Italia due divisioni paracadutisti, "Folgore" e "Nembo", che furono impiegate per lo più come divisioni normali e diedero sempre prove di grande ardimento nei varî fronti cui furono assegnate; vennero compiute anche azioni paracadutistiche isolate; di particolare valore il lancio di circa 300 paracadutisti su Cefalonia nel 1941 ed il lancio di circa 200 paracadutisti sulla Pianura padana nel 1945. Un maggiore impiego di paracadutisti si ebbe da parte di altre nazioni belligeranti (v. aerotrasportate, truppe).
Attualmente in Italia esiste un centro di paracadutismo militare, che ha il compito di seguire ed esperimentare gli sviluppi in materia. Ma il paracadutismo non è soltanto un'attività a carattere puramente bellico: è attualmente allo studio la sua applicazione nel "servizio soccorsi", con particolare attinenza al salvataggio in alta montagna ed in mare.
Anche nel campo civile, questa attività trova appassionati cultori: l'Associazione paracadutisti italiani (API), in comunione d'intenti con le forze armate, svolge una notevole attività propagandistica e sperimentale, effettuando manifestazioni di lanci in tutte le regioni d'Italia.