Papua Nuova Guinea
Tra Asia e Oceania
Metà di una grandissima isola divisa dai colonizzatori come una torta, lo Stato di Papua Nuova Guinea cerca un equilibrio fra conservazione dell’ambiente e benessere economico e anche tra modo di vivere tradizionale e sviluppo moderno. Una scommessa difficile, per un paese che vive soltanto dell’esportazione di materie prime e che accoglie una varietà di culture straordinaria
Risultato di una storia di spartizione coloniale, il territorio di Papua Nuova Guinea corrisponde alla metà orientale della grande isola della Nuova Guinea, che è divisa da un confine quasi rettilineo, corrispondente a un meridiano. Per questioni etniche e storico-politiche il paese viene considerato parte dell’Oceania, anche perché comprende qualche centinaio di isole – alcune piuttosto vaste – della Melanesia.
Una grande catena montuosa – le cui cime superano i 4.500 m – e alcune catene minori a essa parallele percorrono tutto il paese da nord-ovest a sud-est e occupano una lunga penisola orientale. A nord e a sud si aprono le pianure, rispettivamente attraversate dai fiumi Sepik e Fly con i loro numerosi affluenti.
Il clima è tropicale e monsonico, caldo e piovoso, anche se l’altitudine attenua notevolmente le temperature nelle parti montane.
Una vegetazione ricchissima e ancora ben preservata ospita una grande quantità di specie animali, molte delle quali rarissime altrove. Anche da questo punto di vista c’è grande differenza tra l’ambiente delle montagne, con foreste d’alto fusto e praterie nelle parti più elevate, e quello delle piane costiere, occupate da foreste di mangrovie e paludi.
Il territorio della Nuova Guinea e delle isole adiacenti è molto ricco di risorse minerarie (metalli preziosi, petrolio, rame), forestali (per le quali però si corre il rischio di uno sfruttamento scriteriato ed eccessivo) e marine, mentre agricoltura e allevamento sono poco sviluppati e quasi assente è l’industria; poche le vie di comunicazione, anche se per molti spostamenti si possono utilizzare i fiumi, che sono in buona parte navigabili.
La popolazione è decisamente scarsa rispetto alla superficie, anche se aumenta a un ritmo abbastanza rapido; una grande parte dello Stato è praticamente spopolata. Gli abitanti sono prevalentemente Papua; però Melanesiani (nelle isole) e altre etnie costituiscono minoranze consistenti. Anche fra i Papua, comunque, le differenze non sono poche: sono circa 700 i dialetti parlati nello Stato, le comunità umane sono piccole e isolate e ancora oggi forti contrasti oppongono spesso le popolazioni delle montagne a quelle delle pianure a seguito di antiche rivalità o per il controllo di territori di caccia.
I centri urbani sono pochi e modesti: tranne la capitale Port Moresby (254.000 ab.) e la città di Lae (73.000 ab.), i capoluoghi amministrativi sono cittadine di piccole dimensioni.
I principali ostacoli a uno sviluppo moderno di Papua Nuova Guinea sono la scarsità di popolazione – troppo poca per alimentare un mercato interno vitale – e le difficoltà di comunicazione, e quindi l’isolamento delle varie parti dello Stato.
In queste condizioni, il modello ‘coloniale’ di un’economia tutta basata sull’esportazione di materie prime continua a prevalere: ma si tratta di un tipo di sviluppo lento e insufficiente, che lascia la maggior parte della ricchezza prodotta nelle mani di pochissime persone e, spesso, di imprese straniere.