Papia
Lessicografo (sec. XI); ci sono ignoti luogo e data di nascita e di morte. Fu probabilmente lombardo (forse non di Pavia, città alla quale è stato ricollegato il suo nome), certo italiano, come può dedursi dalla messe d'indicazioni toponomastiche relative all'Italia, di cui abbonda il suo lessico, compilato intorno al 1053 (secondo altri intorno al 1063), come si legge nel Chronicon di Alberico, che ricava tale datazione dalla voce Aetas contenente la successione dei re tedeschi con la relativa indicazione degli anni di regno, unico riferimento cronologico sicuro fornito dallo stesso autore; o qualche anno prima, se si tiene conto della menzione che fa di P. nell'introduzione al suo commento ai Salmi il vescovo Bruno di Würzburg, che scrisse tra il 1034 e il 1045, anno della sua morte, e che avrebbe potuto conoscere l'opera in una redazione non definitiva.
Il titolo di Elementarium doctrinae rudimentum è attestato solo in alcuni dei numerosissimi manoscritti, che recano i titoli più disparati, come Alphabetum Papiae, Papiae de significatis vocabulorum, De Significatione vocabulorum, De Expositionibus vocabulorum, Papias vocabulista, Breviarium Papiae e, infine, Materia verborum, diventato Mater verborum. Dall'elaborata ed enfatica premessa possiamo desumere che P. avesse dedicato l'opera ai due figli, ma secondo le intenzioni dell'autore essa doveva servire anche ai membri della comunità ecclesiale, che ne aveva fatta espressa o tacita richiesta (" nec vobis solum filiis, sed, si arrogantiae non detur, patribus vel fratribus quibusdam iam satis olim a me petentibus, quibusdam autem, etsi non petentibus, tamen cupientibus "), alla quale egli stesso apparteneva. Quest'opera, in cui le voci sono disposte in ordine non rigorosamente alfabetico - alcune si possono considerare dei piccoli trattati (per es. Aetas, Carminum varietas, ecc.) - impegnò l'autore per un decennio, come P. stesso attesta nella premessa (" Opus quidem a multis aliis iam pridem elaboratum, a me quoque nuper per spatium circiter decem annorum, prout potui, adauctum et accumulatum ") e nell'epilogo, dove rende grazie a Dio perché " nostrum opus ex multis et diversis texturis elaboratum atque contextum, licet per multorum annorum curricula, ad finem tamen usque perduxit ".
A fondamento dell'Elementarium sta, come ha dimostrato il Goetz, il Liber glossarum e, in misura minore, gli scritti grammaticali e gli scolii di Prisciano e il Liber derivationum. Tra le fonti grammaticali conviene ricordare Donato, Carisio, Diomede e Servio. Come ha notato il Manitius (Il 720), considerato il rilievo relativamente scarso dato alla dialettica e alla retorica, il Quadrivio è in un certo senso meglio rappresentato, se si prescinde dalla musica. Grande rilievo hanno la geografia e la medicina. P. mostra un fortissimo interesse per quel che si riferisce alla Chiesa e alla mitologia, per la quale egli attinge dal IV libro del De Civitate Dei di s. Agostino. Non conosce il greco, com'è facile desumere dal modo in cui accoglie e spiega nel suo lessico i lemmi desunti da uno o più glossari greco-latini. Egli cita Eusebio, Macrobio, Fulgenzio, Boezio, Remigio, oltre a s. Agostino e Isidoro e, attraverso quest'ultimo, Varrone e Plinio; tra i classici, sebbene con minore frequenza, Cicerone, Quintiliano, Svetonio per i prosatori, Virgilio, Orazio, Ovidio e Lucano tra i poeti, sebbene spesso tacendo i nomi degli autori citati.
L'Elementarium ebbe larga diffusione, come dimostra il numero elevatissimo di codici a noi giunti (poco meno di un centinaio ne elenca il Goetz [I 172 ss.], risalenti a un arco di tempo compreso tra il XII e il XV secolo), ed esercitò influenza sulla lessicografia posteriore: fu alla base delle Derivationes di Uguccione, il lessico di D., e del Catholicon di Giovanni da Genova. Ricordiamo l'edizione principe di Milano del 1476 " per Dominicum de Vespolate ", e quelle venete del 1485 " per Andream de Bonetis de Papia ", del 1491 " per Theodorum de regnationibus de asula ", e del 1496 " per Philippum de pincis Mantuanum " (quest'ultima ristampata anastaticamente a Torino, nel 1966).
Il nome di P. non ricorre mai nelle opere di Dante. Cionondimeno l'Elementarium rappresenta uno strumento molto utile per l'intelligenza di qualche termine usato da D. e non attestato in altri lessici. Come Uguccione, come Giovanni da Genova, come altri grammatici e lessicografi medievali, P. deve essere tenuto presente da chi voglia rendersi conto dei precetti teorici che la dottrina medievale aveva formulato. Tuttavia per quanto riguarda le questioni ortografiche sarebbe un errore - come avverte P.G. Ricci nella sua introduzione alla Monarchia (p. 114) - considerare D. vincolato alle norme di P. o di altri. Data la mancanza di autografi del poeta e la sua prepotente personalità, data la complessità del lessico dantesco, le soluzioni suggerite dalle fonti medievali, per tutto quello che attiene l'uso della lingua, richiedono sempre una certa cautela. Ciò non diminuisce l'importanza che un lessico come l'Elementarium può avere nello studio di D. anche sotto l'aspetto linguistico e per l'intendimento di alcune etimologie e definizioni. V. UGUCCIONE.
Bibl. - G. Goetz, Papias und seine Quellen, in " Sitzungsberichte der philosophisch-philologischen und der historischen Klasse der K.B. Akademie der Wissenschaften zu München ", Monaco 1903, 268; ID., Corpus Glossariorum Latinorum, I, Berlino 1923, 172-184; G. Manacorda, Storia della scuola in Italia, II, Palermo 1916, 247-250; M. Manitius, Geschichte der Lateinischen Literatur des Mittelalters, II, Monaco 1923, 717-724; G. Moschetti, A proposito di una recente edizione anastatica di Papias vocabulista, in " Annali Facoltà Giurisprudenza Università Bari " s. 3, II (1966-1967) 399 ss.