• Istituto
    • Chi Siamo
    • La nostra storia
  • Magazine
    • Agenda
    • Atlante
    • Il Faro
    • Il Chiasmo
    • Diritto
    • Il Tascabile
    • Le Parole Valgono
    • Lingua italiana
    • WebTv
  • Catalogo
    • Le Opere
    • Bottega Treccani
    • Gli Ebook
    • Le Nostre Sedi
  • Scuola e Formazione
    • Portale Treccani Scuola
    • Formazione Digitale
    • Formazione Master
    • Scuola del Tascabile
  • Libri
    • Vai al portale
  • Arte
    • Vai al portale
  • Treccani Cultura
    • Chi Siamo
    • Come Aderire
    • Progetti
    • Iniziative Cultura
    • Eventi Sala Igea
  • ACQUISTA SU EMPORIUM
    • Arte
    • Cartoleria
    • Design & Alto Artigianato
    • Editoria
    • Idee
    • Marchi e Selezioni
  • Accedi
    • Modifica Profilo
    • Treccani X

PAPACINO D'ANTONI, Alessandro Vittorio

di Paola Bianchi - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 81 (2014)
  • Condividi

PAPACINO D’ANTONI, Alessandro Vittorio

Paola Bianchi

– Nacque a Villafranca di Nizza, il 20 maggio 1714, da Anton Vittorio, di famiglia che Prospero Balbo, nella biografia che gli dedicò e lesse in Accademia delle scienze nel 1791, riteneva probabilmente oriunda della Spagna. Assunse il secondo cognome dalla madre, Giovanna Angela De Antoni.

Il padre fu capitano del porto di Villafranca, mentre lo zio materno Gian Pietro raggiunse il grado di capitano d’artiglieria. Il cugino Giuseppe Antonio fu pure luogotenente colonnello e comandante dell’artiglieria nella contea di Nizza.

Forte di questi legami familiari, Papacino ricevette a Torino alcune lezioni di discipline matematiche dall’abate modenese Girolamo Tagliazucchi, futuro docente di eloquenza presso l’ateneo torinese, venendo così ammesso alle prove sperimentali condotte dal padre Francesco Garro, dell’Ordine dei minimi, presso il convento di S. Francesco da Paola.

Nel 1731 entrò come soldato volontario nell’artiglieria del re di Sardegna, partecipando presto a diverse campagne militari della guerra di successione polacca. Nel 1734 ottenne il primo grado da ufficiale, come sottotenente, e la sua carriera procedette piuttosto rapidamente: tenente nel 1741, capitan-tenente nel 1743, capitano effettivo nel 1745. Nel 1755 salì al grado di maggiore, nel 1766 a quello di luogotenente colonnello, nel 1771 di colonnello. Le promozioni di maggior rilievo gli toccarono sotto il regno di Vittorio Amedeo III (1773-96), che lo creò brigadiere (1774), aiutante generale d’armata (1775), maggiore generale di fanteria (1780), capo del Corpo reale e gran mastro d’artiglieria (1783) e, insieme, luogotenente generale di fanteria (1784), ricompensandolo inoltre con la gran croce e una commenda dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro (1779), ordine di cui era già stato creato cavaliere (1759).

Nel 1739, a Torino, l’apertura delle Reali Scuole teoriche e pratiche d’artiglieria e fortificazioni aveva segnato una svolta ricca d’implicazioni nella storia della cultura e delle istituzioni sabaude. Nel decennio precedente la diffusione di sperimentazioni nelle cittadelle di Alessandria, di Torino e nei principali luoghi di presidio aveva già attirato l’attenzione sul problema dell’uniformazione dei calibri delle armi da fuoco; Papacino era già intervenuto con competenza in queste dimostrazioni tecniche, facendo tesoro delle esperienze raccolte sui campi di battaglia. Inaugurando le Reali Scuole, Carlo Emanuele III aveva nominato come primo direttore Ignazio Bertola. Nel 1765 la direzione generale passò a Papacino, che fin dal 1755 aveva diretto i corsi teorici, collaborando con il conte Ludovico Birago di Borgaro, incaricato di occuparsi dei corsi di pratica. Nel 1769, riconfermata la nomina di Papacino a direttore generale, gli si affiancarono un direttore di pratica e uno di teorica: Giangiuseppe Francesco Blavetti e Ignazio Andrea Bozzolino.

I corsi delle Reali Scuole avevano accolto le basi innovative poste dal fisico Giambattista Beccaria, che aveva applicato metodi newtoniani alle indagini sugli esplosivi e sulla balistica; le nozioni di chimica furono sviluppate grazie agli insegnamenti di Angelo Saluzzo, Carlo Antonio Napione e Gianfrancesco Cigna. Fra i matematici entrati nel corpo docente si distinsero Francesco Domenico Michelotti e Luigi Lagrange, che Papacino ebbe il merito di scoprire e cooptare facendogli assegnare, ad appena diciannove anni, la cattedra di principi di analisi sublime e di elementi di meccanica. Raccolta l’eredità del predecessore Bertola (scomparso nel 1755), all’interno dei laboratori delle Reali Scuole Papacino riprese quegli studi sulla fabbricazione delle polveri che egli aveva avviato sin dagli anni in cui aveva frequentato il cenacolo scientifico raccolto intorno a padre Garro. Se la capitale sabauda stava diventando uno dei punti di riferimento per la comunità scientifica internazionale, lo doveva in gran parte agli esperimenti sul fluido elastico della polvere: stime sull’influenza dell’atmosfera, sulla lunghezza dei tiri, sulla qualità e la composizione delle miscele.

Convinto sostenitore dell’importanza fondamentale delle fortezze nella struttura difensiva di uno Stato, contro i fautori di un modello fredericiano che prevedeva, piuttosto, il potenziamento dell’artiglieria leggera reggimentale (fra costoro erano Angelo Saluzzo, Casimiro Gabaleone di Salmour, Carlo Lodovico Morozzo, Gioachino Bonaventura Argentero marchese di Brézé), Papacino contribuì a preparare i migliori futuri ufficiali dell’artiglieria sabauda e diversi membri dell’Accademia letteraria filopatria: Daviet de Foncenex, il già citato Morozzo, Antonio Lovera, il cavalier Debutet, Ricca di Castelvecchio, Carlo Antonio Napione. Quest’ultimo sarebbe stato chiamato, per volere di Papacino (fautore della necessità d’impartire nozioni di tale materia in corsi di lezione regolari), come docente di chimica nelle Reali Scuole. Anche il principe Vittorio Amedeo, futuro Vittorio Amedeo III, apprese da lui (dal 1768), insieme con il fratellastro Benedetto Maurizio duca del Chiablese (dal 1763), i primi rudimenti delle scienze e delle tecniche militari; lo stesso esempio avrebbero seguito quattro dei suoi figli: i principi Vittorio Emanuele, duca d’Aosta, Giuseppe Maurizio, duca di Monferrato (dal 1775), Carlo Felice, duca del Genevese, e Giuseppe Placido, conte di Moriana (dal 1780).

Persuaso che fosse necessario impartire un’istruzione anche ai soldati semplici e ai sottufficiali, Papacino ebbe il merito di creare corsi di base all’interno del reggimento d’artiglieria, indipendentemente dalla struttura più complessa rivolta agli allievi delle Reali Scuole destinati a una carriera da ufficiali. Si trattava di presupposti importanti per l’ultima stagione di riforme militari nello Stato sabaudo sotto il regno di Vittorio Amedeo III. Già sotto Carlo Emanuele III (1730-73), egli non aveva esitato a criticare il sovraccarico di oneri addossati ai cadetti, stigmatizzando la pratica dei frequenti trasferimenti ai quali erano costretti gli allievi migliori delle Reali Scuole: dai battaglioni di fanteria alla cavalleria, dalle piazzeforti alle miniere, dalla progettazione di ponti e strade alla marina. A Papacino tale sistema sembrava un’inutile dispersione di competenze e un motivo d’impoverimento per un corpo originariamente unitario. A quel nucleo di ufficiali, d’altro canto, il Regno di Sardegna avrebbe attinto per incidere profondamente non solo sulla riqualificazione delle truppe, ma sullo sviluppo della tecnologia e della protoindustria subalpine. Si trattava di scienziati e ingegneri militari che sarebbero stati tutti implicati, per esempio, accanto a Papacino, nel «congresso» che nel 1783 si sarebbe curato d’individuare i mezzi per migliorare la produzione e la raffinazione del salnitro, toccando complesse reti di interessi privati e pubblici (dei produttori in proprio – i salpetriers – e dei responsabili dell’Intendenza generale d’artiglieria).

La carriera di Papacino dipese molto dalla protezione del ministro di Carlo Emanuele III Giambattista Bogino, formatosi sui campi di battaglia e costantemente attento alle questioni degli organici e della formazione delle truppe; persuaso, così come Papacino, dell’importanza del rafforzamento della struttura difensiva delle piazzeforti e poco propenso agli entusiasmi del futuro Vittorio Amedeo III per il modello prussiano, Bogino seguì da vicino le trasformazioni delle modalità di addestramento e l’uniformazione degli equipaggiamenti.

La fama di Papacino si consolidò grazie alla diffusione delle sue opere di artiglieria, architettura militare, fisica e matematica, destinate agli allievi delle scuole militari di Torino, ma anche tradotte e messe in circolazione, attraverso i canali scientifici, in tutta Europa. Nel 1765 egli pubblicò, per esempio, per i tipi della Stamperia reale, l’Esame della polvere, un manuale che fu presto tradotto, oltre che in francese e in inglese, anche in tedesco. Stessa sorte toccò alle Istituzioni fisico-meccaniche per le Regie Scuole d’artiglieria e di fortificazione, già completate nel 1765 per illustrare le esperienze realizzate nell’Arsenale di Torino, ma apparse tra il 1773 e il 1774 e dopo pochi anni tradotte in francese e in tedesco. Sempre dai torchi della Stamperia reale uscirono: tra il 1774 e il 1775 il primo e il secondo volume dell’Artiglieria pratica (opera scritta a quattro mani da Papacino e da Gasparo Tignola, già tradotta in francese, con il titolo Du service de l’artillerie à la guerre, nel 1780), nel 1780 Dell’uso delle armi da fuoco (presto tradotto in inglese e in francese), nel 1782 Il maneggiamento delle macchine d’artiglieria. In circolazione dagli anni Settanta, a breve intervallo l’uno dall’altro, i sei ricchi volumi dell’Architettura militare si giovarono, poi, di un traduttore d’eccezione quale Jacques-Antoine de Barathier, marchese di Saint-Auban, ispettore generale dell’artiglieria di Luigi XV e amico personale di Papacino.

Fra gli anni Sessanta e Ottanta Papacino intrattenne contatti scientifici molto intensi con membri di accademie italiane ed europee. Fra i suoi corrispondenti va ricordato il matematico veneto Anton Maria Lorgna. Torino e Verona disponevano entrambe, se pur in contesti politici differenti, di due noti istituti militari (rispettivamente le Reali Scuole e il Collegio militare) che erano riusciti a catalizzare spiriti innovatori accomunati dall’impegno di usare la scienza come presupposto per una pubblica felicità di muratoriana memoria. L’esperienza costruita sulla base del sistema matematico-fisico newtoniano costituiva un fondamentale punto d’incontro. Mentre nel 1782 Lorgna era fra i promotori della Società dei Quaranta (un’accademia dalle caratteristiche nuove, in quanto primo nucleo di opinione pubblica italiana organizzata in una struttura sovranazionale promossa non già dal mecenatismo statale o aristocratico, ma direttamente dagli scienziati), nel 1783 Papacino veniva annoverato come primo dei soci residenti ascritti alla Reale Accademia delle scienze di Torino, nata dall’istituzionalizzazione di quella società privata alla quale egli aveva preso parte fin dagli esordi in casa Garro e nel palazzo del conte Angelo Saluzzo di Monesiglio.

Papacino morì a Torino il 7 dicembre 1786.

I manoscritti di Papacino, già lasciati in eredità all’allora intendente generale Pietro Antonio Canova (1738-1791), passarono infine alla biblioteca del re (l’attuale Biblioteca reale di Torino). Una bibliografia delle opere prodotte da Papacino fu pubblicata in Relazione del Piemonte del segretario francese Sainte-Croix, a cura di A. Manno, Torino 1877, pp. 253-256. Integrazioni bibliografiche con la segnalazione degli esemplari conservati in archivi e biblioteche torinesi sono in P. Bianchi, Un artigliere nel circuito delle accademie scientifiche europee: Alessandro Vittorio Papacino d’Antoni (1714-1786) e la corrispondenza con Antonio Maria Lorgna (1735-1796), in Anton Maria Lorgna scienziato ed accademico del XVIII secolo tra conservazione e novità, Roma-Verona 1996, pp. 275-298.

Fonti e Bibl.: Le patenti di nomina sono in Archivio di Stato di Torino, Camerale, Patenti Controllo Finanze, regg. 1766, 38, c. 13, 1771, 44, c. 100, 1774, 49, c. 70, 1775, 50, c. 157, 1780, 59, c. 110, 1781, 60, c. 60, 1783, 62, c. 103 e 64, c. 49, reg. 1786, 70, c. 91. Sulla presenza nell’Ordine mauriziano, Corte, Ordini militari, Ordine de’ Santi Maurizio e Lazzaro, m. 6 d’add., n. 18: Serie di tutti i cavalieri di Gran Croce della Sacra Religione ed Ordine militare dei Santi Maurizio e Lazaro, de’ quali si è potuto aver notizia dal 1573 al 1821. Per seguire le sorti dell’artiglieria sabauda attraverso le relazioni e gli interventi di Papacino, Archivio di Stato di Torino, Ministero della Guerra, Miscellanea guerra, nn. 19, 23; Corte, Materie militari, Intendenza generale d’artiglieria, mz. 3, n. 16: Risultato di un congresso..., 1782-83; Ministero della Guerra, Carte antiche d’artiglieria, reg. XXI: Memoria del commendator d’Antoni sulla raccolta del salnitro, sulla fabbricazione delle polveri e sullo stabilimento di altre polveriere, 6 aprile 1783.

P. Balbo, Vita di A.V. P. d’A., comandante dell’artiglieria e tenente generale (1791), Torino 1805; A. de Saluces, Histoire militaire du Piemont, I, Torino 1818, passim; F.A. Pinelli, Storia militare del Piemonte in continuazione di quella del Saluzzo, cioè dalla pace d’Aquisgrana sino ai dì nostri, I, Torino 1854, p. 33; G. Sticca, Gli scrittori militari italiani, Torino 1912, pp. 174-178; M. Gliozzi, Fisici piemontesi del Settecento nel movimento filosofico del tempo, in Filosofia, XIII (1962), pp. 559-573; V. Ferrone, La Nuova Atlantide e i Lumi. Scienza e politica nel Piemonte di Vittorio Amedeo III, Torino 1988, pp. 17-105; W. Barberis, Le armi del Principe. La tradizione militare sabauda, Torino 1988, passim.

Vedi anche
artiglieria Nome collettivo delle armi da fuoco pesanti. Con l’aggiunta di particolari denominazioni che ne determinano l’impiego, si indicano le varie specialità. storia Le prime artiglieria, in senso proprio, sorgono con l’adozione della polvere pirica e lo sfruttamento, per il lancio dei proiettili, della sua ... fortificazione Opera o insieme di opere che mirano a diminuire l’efficacia offensiva degli avversari, servendosi delle caratteristiche naturali del terreno e modificandole opportunamente con apprestamenti tecnici. 1. Preistoria ed età antica Con il fissarsi degli abitati sorsero anche le prime cinte murarie di rozze ... tedesco Il complesso dei dialetti della famiglia germanica occidentale, diffusa come lingua nazionale e ufficiale nelle attuali Germania, Austria e parte della Svizzera (➔ Germania). Giuseppe Garibaldi Garibaldi, Giuseppe. - Patriota, generale e uomo politico (Nizza 1807 - Caprera 1882). Dopo aver aderito alla Giovine Italia e preso parte a moti insurrezionali in Italia, visse alcuni anni (1835-48) in America, combattendo per l’indipendenza in vari paesi. Rientrato in Italia, partecipò al governo provvisorio ...
Categorie
  • BIOGRAFIE in Storia
Tag
  • ORDINE DEI SANTI MAURIZIO E LAZZARO
  • ACCADEMIA DELLE SCIENZE DI TORINO
  • GUERRA DI SUCCESSIONE POLACCA
  • ANTONIO MARIA LORGNA
  • SOCIETÀ DEI QUARANTA
Altri risultati per PAPACINO D'ANTONI, Alessandro Vittorio
  • Papacino d'Antoni, Alessandro
    Enciclopedia on line
    Generale, scrittore e ingegnere militare (Villafranca di Nizza 1714 - Torino 1786), anche studioso di fisica e matematica; cooperò alla direzione della scuola d'artiglieria e fortificazione di Torino; fu poi capo del real corpo d'artiglieria e gran maestro dell'arma. Lasciò numerose pubblicazioni riguardanti ...
Vocabolario
vittorióso
vittorioso vittorióso agg. [dal lat. tardo victoriosus, der. di victoria «vittoria»]. – Che ha vinto, che ha riportato la vittoria (in guerre, battaglie, fatti d’arme, raram. in altri confronti, per cui è più com. vincitore): essere, riuscire...
vittòria
vittoria vittòria s. f. [dal lat. victoria, der. di vincĕre «vincere», part. pass. victus]. – 1. Il fatto di vincere, di risultare superiore in una competizione. a. Con riferimento a guerre, battaglie e fatti d’arme: riportare una v. strepitosa,...
  • Istituto
    • Chi Siamo
    • La nostra storia
  • Magazine
    • Agenda
    • Atlante
    • Il Faro
    • Il Chiasmo
    • Diritto
    • Il Tascabile
    • Le Parole Valgono
    • Lingua italiana
    • WebTv
  • Catalogo
    • Le Opere
    • Bottega Treccani
    • Gli Ebook
    • Le Nostre Sedi
  • Scuola e Formazione
    • Portale Treccani Scuola
    • Formazione Digitale
    • Formazione Master
    • Scuola del Tascabile
  • Libri
    • Vai al portale
  • Arte
    • Vai al portale
  • Treccani Cultura
    • Chi Siamo
    • Come Aderire
    • Progetti
    • Iniziative Cultura
    • Eventi Sala Igea
  • ACQUISTA SU EMPORIUM
    • Arte
    • Cartoleria
    • Design & Alto Artigianato
    • Editoria
    • Idee
    • Marchi e Selezioni
  • Accedi
    • Modifica Profilo
    • Treccani X
  • Ricerca
    • Enciclopedia
    • Vocabolario
    • Sinonimi
    • Biografico
    • Indice Alfabetico

Istituto della Enciclopedia Italiana fondata da Giovanni Treccani S.p.A. © Tutti i diritti riservati

Partita Iva 00892411000

  • facebook
  • twitter
  • youtube
  • instagram
  • Contatti
  • Redazione
  • Termini e Condizioni generali
  • Condizioni di utilizzo dei Servizi
  • Informazioni sui Cookie
  • Trattamento dei dati personali