VALENTINO, papa
VALENTINO, papa. – Nacque a Roma in data sconosciuta, nella seconda metà del l’VIII secolo. Le sue origini sono poco note; il padre si chiamava Leonzio e la famiglia proveniva dalla regio via Lata, quartiere aristocratico della città, luogo di origine anche delle famiglie dei pontefici Stefano II, Paolo I (fratello di Stefano) e di Adriano I.
La carriera ecclesiastica di Valentino è caratterizzata da una rapida ascesa. Durante il pontificato di Pasquale I (817-824) svolse la funzione di cubicularius.
Thomas F.X. Noble afferma che all’epoca il cubiculum permetteva alla nobiltà romana di introdursi nell’élite ecclesiastica: Gregorio II, Stefano II, Paolo I, Stefano III, Stefano IV e Pasquale I erano stati tutti cubicularii.
Valentino raggiunse giovane (a venticinque anni) il suddiaconato e poco dopo lo stesso Pasquale I lo sollevò al diaconato e quindi all’arcidiaconato. Il biografo del Liber pontificalis narra che quest’ultima promozione fu in parte dovuta al fatto che egli, giovane diacono di nobili origini, rappresentava per il clero un canale di comunicazione con l’aristocrazia laica, protagonista in quegli anni di ripetuti episodi violenti.
Valentino sembra aver ricevuto medesima attenzione dal successore di Pasquale I, Eugenio II (824-827). Appena eletto, Eugenio II collaborò all’indagine condotta a Roma da Lotario I, proprio in seguito agli avvenimenti sanguinosi che avevano segnato la fine del pontificato di Pasquale I e ai disordini che si erano verificati in seguito alla morte di questo; l’indagine si concluse con la denuncia dell’operato di Leone III e di Pasquale I, e con l’emanazione della Constitutio romana (novembre 824), che imponeva fra l’altro il Sacramentum cleri et populi Romani. Valentino secondo la testimonianza degli Annales regni Francorum, che pongono la morte di Eugenio II nell’agosto dell’827, gli succedette probabilmente nello stesso mese.
Il biografo del Liber pontificalis non esita ad affermare che l’elezione avvenne per divina rivelazione: l’intera assemblea riunita avrebbe udito una voce dall’alto indicargli chi dovesse essere eletto. Clero e aristocrazia si recarono allora nella chiesa di S. Maria Maggiore, proclamarono eletto Valentino e lo condussero «cum dignis [...] gloriae laudibus et honoris amplitudine» al patriarchio per insediarlo «in pontificalis [...] throno» (Le Liber pontificalis, a cura di L. Duchesne, 1892, II, p. 72); il Liber pontificalis ricorda esplicitamente, in tale occasione, la presenza dei proceres Romanorum, insieme con il clero. Il biografo continua poi celebrando le virtù di Valentino: la gentilezza d’animo, la generosità e la limpida adesione alla fede. Sembra che il nuovo pontefice si distinguesse per l’affabilità, la scienza e la prudenza dell’eloquio.
La brevità del pontificato di Valentino non consente di supporre né che dell’elezione fosse stata data notizia all’imperatore né che per la consacrazione si fosse atteso a Roma l’arrivo di un missus imperiale, come previsto dalla Constitutio romana dell’824.
Nonostante la brevità del pontificato, Valentino fece coniare – se il reperto è davvero autentico – una moneta d’argento del diametro di 22 mm, ora conservata nella Biblioteca apostolica Vaticana.
Morì nel settembre dello stesso 827 e non si conosce il luogo di sepoltura.
Le fonti principali accennano solo alla breve durata di questo pontificato, ma è senz’altro degno di nota il fatto che all’elezione di questo pontefice partecipò attivamente l’aristocrazia laica, da quel momento sempre più largamente coinvolta nel governo della Chiesa.
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G. Moroni, Dizionario di erudizione storico ecclesiastica, LXXXVII, Venezia 1858, p. 255; F. Gregorovius, Geschchte der Stadt Rom im Mittelalter, Stuttgart 1859-1872 (trad. it., IV, Roma 1912, pp. 303-305); L. Duchesne, Les premiers temps de l’état pontifical, Parigi 1898 (trad. it. Torino 1967, pp. 185-203); E. Amann, L’époque carolingienne, in Histoire de l’Église, a cura di A. Fliche - V. Martin, VI, Paris 1934 (trad. it. Torino 1977, p. 246); P. Brezzi, Roma e l’Impero medioevale, Bologna 1947, p. 49; O. Bertolini, Osservazioni sulla «Constitutio Romana» e sul «Sacramentum cleri et populi romani» dell’824, in Id., Scritti scelti di storia medioevale, II, Livorno 1968, pp. 705-738; C. Falconi, Storia dei papi e del papato, II, I papi dei secoli di ferro scelgono l’Occidente (Il grande scisma con Bisanzio), Roma-Milano 1968, pp. 394 s.; G. Arnaldi, Rinascita, fine, reincarnazione e successive metamorfosi del Senato romano (secoli V-XIII), in Archivio della Società romana di storia patria, CV (1982), pp. 5-56; Th.F.X. Noble, The Republic of St. Peter. The birth of the Papal State, 680-825, Philadelphia 1984, pp. 188 nota 15, 224, 316; J.N.D. Kelly, The Oxford dictionary of popes, Oxford-New York 1986, pp. 206 s.; Charlemagne’s heir. New perspectives on the reign of Louis the Pious (814-840), a cura di P. Godman - R. Collins, Oxford 1990, ad ind.; P. Depreux, Empereur, empereur associé et pape au temps de Louis le Pieux, in Revue belge de philologie et d’histoire, LXX, 4 (1992), pp. 893-906; Dictionnaire historique de la papauté, a cura di Ph. Levillain, Paris 1994 (trad. it. Milano 1996, p. 1502); P. Cammarosano, Nobili e re. L’Italia politica dell’alto medioevo, Roma-Bari 1998, p. 144.