STEFANO VII, papa
STEFANO VII, papa.– Di origine romana (ma suo padre aveva il nome germanico di Teudemondo e nulla si sa della madre), fu talvolta detto VIII perché nel 752 uno Stefano morì due giorni dopo l’elezione senza essere stato consacrato.
Della sua vita prima dell’elezione è noto solo che Stefano era cardinale prete del titolo di S. Anastasia. Ed è difficile, per il disordine e la contradditorietà delle fonti, stabilire con precisione le date del suo pontificato.
Le notizie più vicine ai fatti (cfr. F. Böhmer, Regesta Imperii. II, 5, Papstregesten 911-1024, a cura di H. Zimmermann, 1969, pp. 37, 39) suggeriscono che Stefano fu papa dal gennaio del 929 al febbraio del 931, rapidamente eletto dallo stesso gruppo di potere aristocratico romano che aveva insediato il suo predecessore Leone VI e per motivazioni simili, l’intenzione cioè della senatrice Marozia, che al momento dominava incontrastata sulla città, di far occupare la cattedra di Pietro a persone di scarso spessore in attesa di potervi insediare il proprio figlio illegittimo Giovanni.
Poco dopo il suo insediamento morì il deposto Giovanni X, pare soffocato con un cuscino a Castel Sant’Angelo, dov’era rinchiuso da un anno. Del pontificato di Stefano non si conoscono atti relativi al governo temporale di Roma, di cui con ogni probabilità non ebbe alcun modo, e forse nemmeno intenzione, di occuparsi. Sono invece rimasti alcuni atti che riguardano affari ecclesiastici. Confermò i possessi e i privilegi del monastero di S. Antimo nella diocesi di Chiusi, mentre i diplomi a lui attribuiti per S. Vincenzo al Volturno e per S. Maria di Brogne (presso Namur) sono oggi ritenuti falsi. Con una bolla (Regesta Pontificum Romanorum, a cura di Ph. Jaffé et al., 1885, n. 3582), di cui esiste una copia coeva, sottopose alla giurisdizione di Roma il monastero benedettino di Psalmodi, situato su un’isola nella diocesi di Nîmes, unitamente a quello di Joncels, posto sulla terraferma, e vietò che i loro possessi potessero essere alienati.
Il fatto tuttavia che nel documento non sia menzionata la seconda distruzione del monastero di Psalmodi a opera dei Saraceni, avvenuta all’inizio del X secolo, ha indotto a pensare che l’autore della bolla sia stato Stefano VI, e come tale essa è edita da Harald Zimmermann (Papsturkunden 896-1046, I, 1984, n. 1).
Anche per Stefano, come per il suo predecessore Leone VI, si può affermare che ebbe scarso rilievo agli occhi dei contemporanei, tanto che Liutprando, nella sua Antapodosis (III, 43), passa direttamente da Giovanni X a Giovanni XI senza nemmeno menzionarlo.
Morì nel febbraio del 931, lasciando a Marozia la da lei tanto attesa possibilità di insediare sulla cattedra di Pietro il figlio Giovanni (XI).
Fonti e Bibl.: F. Ughelli, Italia sacra, I, Venetiis 1717, col. 993; PL, CXXXII, Lutetiae Parisiorum 1853, coll. 1049-1056; Pontificum Romanorum [...] vitae ab aequalibus conscriptae, a cura di I.M.B. Watterich, I, Lipsiae 1862, p. 33; Regesta Pontificum Romanorum, a cura di Ph. Jaffé et al., I, Lipsiae 1885, pp. 453 s. (rist. anast. Graz 1956); Le Liber pontificalis, a cura di L. Duchesne, II, Paris 1892, p. 242 (nuova ed. a cura di C. Vogel, II, Paris 1957); Ph. Lauer, Les Annales de Flodoard publiées d’après le manuscrits, Paris 1905, pp. 179, 190; Liutprandi Antapodosis, III, 43, in Liutprando, Opera, in MGH, Scriptores rerum Germanicarum in usum Scholarum, XLI, a cura di J. Becker, 1915; F. Böhmer, Regesta Imperii, II, 5, Papstregesten 911-1024, a cura di H. Zimmermann, Wien-Köln-Graz 1969, pp. 37-40; Papsturkunden 896-1046, a cura di H. Zimmermann, I, 896-996, Wien 1984, pp. 101-105.
A. Clerval, in Dictionnaire de Théologie Catholique, 5, Paris 1912, col. 980; J-H.K. Mann, The Lives of the Popes in the Early Middle Ages, IV, London 1925, p. 189; E. Amann - A. Dumas, L’église au pouvoir des laics, in A. Fliche - V. Martin, Histoire de l’église depuis les origines jusqu’à nos jours, VII, Paris 1940, p. 39 (trad. it. E. Amann - A. Dumas, L’epoca feudale. La chiesa del particolarismo (888-1057), in A. Fliche - V. Martin, Storia della chiesa dalle origini fino ai nostri giorni, VII, Torino 1973, p. 54); M. Andrieu, La carrière ecclésiastique des papes et les documents liturgiques du Moyen Âge, in Revue des sciences religieuses, XXI (1947), nn. 3-4, p. 114; P. Brezzi, Roma e l’impero medievale (774-1252), Bologna 1947, p. 110; G. Mollat, in Enciclopedia cattolica, XI, Roma 1953, col. 1311; F.X. Seppelt, Die Entfaltung der päpstlichen Machtstellung im Frühen Mittelalter, München 1955, p. 355; P. Viard, in Catholicisme, IV, Paris 1956, col. 590; R. Aubert, in Dictionnaire d’histoire et de géographie écclesiastiques, XV, Paris 1963, coll. 1197 s.; H. Zimmermann, Das dunkle Jahrhundert, Graz-Wien-Köln 1971, p. 77; R. Manselli, L’Europa medievale, I, Torino 1979, p. 487-516; J.N.D. Kelly, The Oxford Dictionary of popes, Oxford-New York 1986, pp. 122 s. (trad. it. Vite dei papi, Casale Monferrato 1995, p. 214); A.M. Piazzoni, Biografie dei papi del secolo X nelle continuazioni del Liber pontificalis, in Mittellateinisches Jahrbuch, XXIV-XXV (1989-1990), pp. 369-382; H. Zimmermann, in Dictionnaire historique de la papauté, Paris 1994, p. 1425; M. Heim, in Lexikon des Mittelalters, VIII, München 1997, col. 118; R. Benericetti, in La cronologia dei papi dei secoli IX-XI secondo le carte di Ravenna, Faenza 1999, p. 38; A.M. Piazzoni, Stefano VII, in Enciclopedia dei papi, II, Roma 2000, p. 70; M.A. Mulholland, in New Catholic Encyclopedia, 13, Washington 2003, pp. 520 s.; P. Scholz, in Lexikon für Theologie und Kirke, IX, Freiburg-Basel-Rom-Wien 2003, coll. 969 s.