SIRICIO, Papa
Fu vescovo di Roma dal dicembre 384 al 26 novembre 399. Romano, successore di Damaso e invano ostacolato, alla sua elezione, dall'avversario di Damaso, Ursino, proseguì con fermezza la politica religiosa di Damaso intesa ad affermare in Occidente l'autorità della Sede apostolica. Soprattutto significativa, sotto questo riguardo, è la sua famosa lettera a Imerio vescovo di Tarragona (la lettera fu ritenuta per molto tempo la prima decretale a noi giunta), in risposta a parecchi quesiti rivolti da Imerio a Damaso. Lo stesso tono e la stessa coscienza altissima dell'autorità del vescovo di Roma si ritrovano nelle lettere di S. ai vescovi italiani, ai quali comunica i provvedimenti canonici presi dal concilio romano del 6 gennaio 386, nel suo intervento presso l'usurpatore Massimo per protestare contro la condanna a morte dei priscillianisti spagnoli (la lettera di S. a Massimo peraltro non ci è giunta), nella condanna di Gioviniano (v.) e nelle pratiche da lui svolte presso S. Ambrogio anziché la condanna fosse da lui accolta, nella stessa conferma del vescovo di Tessalonica a vicario della Santa Sede per l'Illiria, in tal modo attratta nell'orbita di Roma. Secondo il Liber Pontificalis il decreto imperiale del 17 giugno 389 contro i Manichei sarebbe stato emesso dietro sollecitazione di Siricio. Sotto il suo pontificato, ma senza il suo intervento, fu composto lo scisma antiocheno.
Bibl.: Ph. Jaffè, Regesta, I, Lipsia 1882; Liber Pontificalis, ed. L. Duchesne, I, Parigi 1886; Patrol. Lat., XIII, col. 1164; J. Turmell, Histoire du dogme de la papauté, ivi 1908, pp. 433-59; P. Batiffol, Le siège apostolique, ivi 1924, pp. 157-160, 173, 180-187, 246-48; E. Caspar, Geschichte des Papsttums, I, Tubinga 1930, p. 257 segg.