ADEODATO II, papa (detto anche, semplicemente, Adeodato, se si consideri papa Adeodato I come Deusdedit)
Romano di nascita, figlio di un Gioviniano, di provenienza monastica, A. avrebbe trascorso la sua giovinezza ("concrevisse visus est") nel monastero di S. Erasmo sul Celio. Ma lo stesso Liber pantificalis,che ci tramanda quest'ultima notizia, riferisce di seguito che fu proprio A. ad istituire nel suddetto monastero "abbatem vel congregationem".
Bisogna perciò ammettere che una congregazione di monaci, forse greci, esistenti sul Celio durante i primi anni della vita di A., fosse scomparsa al momento in cui questi divenne papa, e che egli abbia provveduto a restaurarvela; oppure che, da semplice convento, S. Erasmo sia stato elevato da A. al grado di monastero col proprio abate e la congregazione. L'identificazione dei fondi rustici - che un'epigrafe in greco, oggi perduta (ma di cui si conservano trascrizioni e traduzioni posteriori), attribuiva in proprietà al monastero - con i "casalia", che, ancora secondo il Liber pontificalis,sarebbero stati ad esso donati da A., è verosimile ma senza fondamento sicuro.
Successore di Vitaliano, morto il 27 genn. 672, A. fu consacrato l'11 aprile. Si mantenne su di una linea di intransigenza nei confronti del monotelismo e, regolandosi allo stesso modo dei suoi predecessori, respinse la sinodica del patriarca Costantino I (assunto al patriarcato il 2 sett. 675),con la conseguenza che, per rappresaglia, il nome di A. non fu iscritto nei dittici della Chiesa costantinopolitana.
Del pontificato di A. si conoscono due soli atti: un privilegio di conferma per il monastero di S. Pietro a Canterbury, su richiesta dell'abate Adriano, e un privilegio di esenzione (conservatosi in due redazioni fra loro discordanti) per il monastero di S. Martino di Tours. In Roma, A. curò il restauro della chiesa di S. Pietro in Campo di Merlo, sulla via Portuense. La somma destinata al clero romano in occasione dei funerali del papa fu aumentata sotto il suo pontificato.
Morì il 16 giugno 676 e fu sepolto in S. Pietro. Il suo nome compare in alcuni elenchi di santi, ma i bollandisti respingono tale tradizione.
Fonti e Bibl.: Jaffé-Loewenfeld, Regesta Pontif. Rom.,I, Lipsiae 1885, p. 237 e Liber pontificalis,a cura di L. Duchesne, I, Paris 1886, pp. 364 s.; Codice topografico della città di Roma,a cura di R. Valentini e G. Zucchetti, II, Roma 1942, in Fonti per la Storia d'Italia,LXXXVIII, p. 256; Acta Sanctorum Iunii,V, Antverpiae 1709, p. 155; J. Harttung, Diplomatisch-historische Forschungen,Gotha 1879, pp. 120 s.; F. Camombreco, Il monastero di S. Erasmo sul Celio,in Arch. d. R. Soc. romana di storia patria,XXVIII (1905), pp. 272-276; E. Caspar, Geschichte des Papsttums,II, Tübingen 1933, p. 587;O. Bertolini, Roma di fronte a Bisanzio e ai Longobardi,Bologna 1941, pp. 364 S.