Vettori, Paolo
Figlio di Piero e fratello più giovane di Francesco (→), V. nasce nel 1477 da un’antica casata fiorentina originaria del Val d’Arno. Come i M., anche i Vettori risiedono nel quartiere di S. Spirito e possiedono una tenuta in Sant’Andrea in Percussina. V. si forma presso lo Studio fiorentino e ha come istitutore Paolo Sassi da Ronciglione, lo stesso tutore scelto da Bernardo M. per i figli Niccolò e Totto (Verde 1977, pp. 112, 781). Nel novembre del 1501 s’immatricola nella Corporazione della seta. Assieme al fratello Giovanni negli stessi anni avvia anche una fonderia, che avrà però un’alterna fortuna. Sposa Francesca Strozzi, figlia di Lorenzo (→), ponendo le basi per una solida alleanza tra le due famiglie. Durante la Repubblica è apertamente ostile al governo del gonfaloniere a vita Piero Soderini, criticandolo fin dal 1505 in occasione degli incontri negli Orti Oricellari (Devonshire Jones 1972, p. 57). Nell’agosto del 1512 fa parte con Gino Capponi, Antonfrancesco degli Albizzi e Bartolomeo Valori della delegazione che va a chiedere le dimissioni di Soderini. Questi lascia il Palazzo della Signoria, trova ricovero in casa di V. e viene poi scortato fuori città. Due giorni dopo questi eventi V. si reca con Iacopo Salviati negli accampamenti spagnoli nei pressi di Prato per trattare la resa di Firenze con il cardinale Giovanni de’ Medici e con suo fratello Giuliano (von Albertini 1955, trad. it. 1970, pp. 22-24).
Figura importante del nuovo reggimento mediceo, nell’ottobre di quello stesso anno V. scrive un memoriale (von Albertini 1955, trad. it. 1970, pp. 357-59) indirizzato a Giovanni de’ Medici, contenente un’analisi della situazione politico-sociale fiorentina e consigli in vista della restarauzione del potere mediceo in città. Nel 1514 si reca a Torino al seguito di Giuliano de’ Medici; nello stesso anno il cardinale Giovanni, eletto papa l’anno precedente con il nome di Leone X, lo nomina direttore delle carceri pontifice e ammiraglio della flotta pontificia (Guglielmotti 1876, pp. 125-28; Devonshire Jones 1972, pp. 1-7, 57, 148). All’inizio del 1526 V. viene nominato da papa Clemente VII ambasciatore in Francia e in Inghilterra. Francesco Guicciardini prepara le istruzioni per la missione, ma V. non è in grado di partire perché nel mese di marzo contrae la peste e muore a Firenze (Ridolfi 1960, pp. 229-30; F. Vettori, Scritti storici e politici, a cura di E. Niccolini, 1972, pp. 40, 136, 143-44, 222).
Quando nel febbraio del 1513 viene incarcerato con l’accusa di aver partecipato alla congiura di Agostino Capponi e di Pietro Paolo Boscoli contro il governo mediceo da poco restaurato a Firenze, M. si rivolge – probabilmente attraverso il fratello Totto – agli influenti Paolo e Francesco Vettori affinché intervengano in suo favore nella cerchia medicea. Comunque M. viene scarcerato in seguito all’amnistia che segue l’ascesa al soglio pontificio del cardinale Giovanni de’ Medici, e nulla si sa di un intervento dei Vettori in suo favore; intervento che in effetti M. sembra non riconoscere scrivendo a Francesco il 13 marzo 1513: «io sono uscito di prigione con la letizia universale di questa città, non ostante che per l’opera di Pagolo e vostra io sperassi il medesimo» (Lettere, p. 235). Ma poi, il 18 marzo, in un contesto in cui già si proietta in un auspicato futuro ‘mediceo’ («se parrà a questi patroni non mi lasciare in terra») – e al quale dunque non è forse estraneo il desiderio di compiacere i propri interlocutori –, torna a scrivere a Francesco: «io posso dire che tutto quello che mi avanza di vita riconoscerlo dal magnifico Giuliano e da Pagolo vostro» (p. 237).
Negli anni seguenti V. – al quale M. chiede di essere ricordato quando scrive al fratello Francesco (p. 254), o che consegna sue lettere a M. quando è a Firenze (p. 308) – si adopera in favore di M. più efficacemente di quanto faccia Francesco: lo deduciamo proprio da una lettera di quest’ultimo a M., del 15 dicembre 1514, in cui è questione della ricostituenda Ordinanza (p. 340; cfr. Ridolfi 1978, p. 252). Il 15 ottobre 1516, una lettera di M. a Paolo da Livorno (Lettere, p. 353), ci attesta di contatti tra i due di cui è difficile dire se fossero oltre che di natura privata anche in qualche modo ufficiali (Paolo era allora ammiraglio della flotta pontificia).
Comunque, Paolo riveste un ruolo politico sempre più rilevante, e in un contesto quanto mai significativo, nella lettera di M. a Francesco del 31 gennaio 1515, allorché, venuto a conoscenza della possibilità che Giuliano de’ Medici sia messo a capo di una nuova signoria nel Nord d’Italia e Paolo ne diventi governatore, M. intravede un’occasione politica importante; e, dopo aver menzionato la permanente validità dell’esempio offerto da Cesare Borgia, fa forse allusione anche al Principe, opera di cui, se veramente divenisse governatore, V. potrebbe giovarsi:
Io credo che questa cosa si potesse facilmente persuadere, perché è vera; e quando e’ toccasse a Pagolo vostro, sarebbe questo un grado da farsi conoscere non solo al signore Magnifico [Giuliano], ma a tutta Italia; e con utile et onore di sua Signoria, potrebbe dare riputazione a sé, a voi et alla casa sua. Io ne parlai seco [ossia, con lo stesso Paolo]; piacqueli, e penserà d’aiutarsene (p. 350).
Più tardi, nel 1525, il nome di V. tornerà nei carteggi machiavelliani con Guicciardini come esempio di chi ha ben saputo mettere a contribuzione la borsa papale per costituire la dote delle proprie figlie (pp. 409, 412).
Bibliografia: Fonti: F. Vettori, Scritti storici e politici, a cura di E. Niccolini, Bari 1972.
Per gli studi critici si vedano: A. Guglielmotti, Capitano Paolo Vettori, marchese della Gorgona (1513-1526), in La guerra dei pirati e la marina pontificia dal 1500 al 1560, 1° vol., Firenze 1876, pp. 125-270; R. von Albertini, Das florentinische Staatsbewusstsein im Übergang von der Republik zum Prinzipat, Bern 1955 (trad. it. Firenze dalla Repubblica al Principato. Storia e coscienza politica, Torino 1970); R. Ridolfi, Vita di Francesco Guicciardini, Roma 1960, pp. 229-30; R. Devonshire Jones, Francesco Vettori: Florentine citizen and Medici servant, London 1972; A. Verde, Lo Studio fiorentino (1473-1503). Ricerche e documenti, 3° vol., Firenze 1977; R. Ridolfi, Vita di Niccolò Machiavelli, Firenze 19787, pp. 205, 252-53.