CARCERERI, Paolo Stanislao
Nacque a Cerro Veronese il 19 genn. 1840 da Fedele e da Domenica Carcereri. All'età di undici anni entrò nella scuola di S. Maria del Paradiso a Verona, dove già studiava il fratello maggiore Giovanni Battista. Quindi, entrato nella Congregazione dei ministri degli infermi, fu ordinato sacerdote, a Mantova, il 25 luglio 1862. Assistette i feriti alle battaglie di San Martino e Solferino (1859) e di Custoza (1866).
Nell'anno 1867 il C. decise di consacrarsi alle missioni africane, associandosi all'opera svolta da monsignor D. Comboni, con il quale collaborò durante i successivi dieci anni, prima come superiore degli istituti per ragazzi africani al Cairo, poi nella riorganizzazione del vicariato apostolico dell'Africa centrale che, allora, aveva virtualmente cessato di esistere, a causa dello spaventoso indice di mortalità tra il personale della missione. Fu appunto in relazione a questa riorganizzazione che egli intraprese nel 1871 un viaggio di esplorazione nel Kordofan accompagnato da un altro sacerdote camilliano, G. Franceschini, e da due conversi. Viaggiando in direzione di Khartum, il 15 genn. 1872, giunsero a Elobeid (al-Ubayyid), capoluogo della provincia egiziana del Kordofari. Qui fondarono una chiesa e una scuola.
Il Comboni, che era stato nominato provicario apostolico dell'Africa centrale, incaricò poi il C. di compiere un viaggio esplorativo, con l'obiettivo di fondare una base missionaria, fra le montagne del Nuba, una regione abitata da tribù di negri animisti, che vivevano in pericolosa tensione con gli Arabi nomadi, i Baqqara musulmani, che percorrevano le circostanti pianure. Sulla base di acute osservazioni ed ipotesi, egli decise di accertare perché tante precedenti spedizioni lungo la valle del Nilo Bianco fossero fallite. Giunto col Franceschini a Gebel Dilling (o Delen), nel gruppo occidentale delle montagne del Nuba, fu ospite del kujūr (capo religioso) locale, che aveva accompagnato i missionari da El-Obeid. Acuto osservatore, il C. raccolse informazioni topografiche, climatiche ed etniche oltre che dati relativi alla flora e alla fauna.
La carta geografica che compilò sulla base dei propri diari di viaggio (Carte du Kordofan et du pays des Noubas, Paris 1874; edizione italiana, Cordofan e Gebel Nuba secondo i viaggi nel 1871-72-73 del P. Stan. Carcereri..., Verona 1874 [scala approssimata a 1:200.000]) costituì un contributo originale alla conoscenza dell'Africa, in quanto che egli fu il primo cartografo a delineare il sistema occidentale delle montagne in ogni dettaglio, con traslitterazione relativamente precisa della toponomastica. I cartografi precedenti (Mehmed Bey detto il Defterdàr, Rüppel, Kotschy) avevano trascurato di includere la regione di Dilling. Il valore delle esplorazioni del C. può essere stimato dal confronto della sua carta con quella precedente di Petermann e Hassenstein, Karte von Inner-Afrika, Blatt 6, 1861 (Petermann's geogr. Mitth., Ergänz. n. 7, 1862).
Un altro significativo contributo del C. fu il suo sforzo per la soluzione del problema della schiavitù, un problema cui si dedicò con coraggio e generosità presso i consoli delle potenze responsabili del mantenimento degli accordi sottoscritti al Cairo, che proibivano il traffico degli schiavi. Egli criticò energicamente Samuel Baker pascià e altri, che esageravano il limitato successo del tentativo dello stesso Baker di abolire tale traffico nei territori da lui occupati negli anni 1870-73 nella regione dei laghi equatoriali per conto del governo egiziano.
Ritornato nel Sudan da una breve visita in Europa alla ricerca di sussidi per la missione, il C. condusse con sé altri religiosi camilliani e fu nominato superiore della casa camilliana di Berber, inaugurata nel 1875. Egli tuttavia rinunziò alla carica di vicario generale del Comboni, che gli era stata conferita nel 1872. Benché il Comboni e il C. fossero uniti dallo stesso zelo missionario e avessero entrambi la stessa indomabile energia, il disaccordo sulla parte assegnata ai camilliani nel vicariato si risolse con l'abbandono, da parte del C. e dei suoi confratelli camilliani, della casa di Berber e con il loro ritorno in Europa (Grancelli; Dallagiacoma). Tornato in Europa, attività pastorali e amministrative lo occuparono nelle fondazioni camilliane in Spagna e Francia, dove iniziò la pubblicazione del Bulletin mensuel de la Pieuse Association des malades et des serviteurs des malades (Lille 1877), che nel 1907 divenne Le messager de St. Camille ed è attualmente intitolato Charité.
All'inaugurazione del secondo anno accademico (1877), l'università cattolica di Lilla lo onorò tra coloro che si erano distinti nelle lettere e nelle scienze e lo ringraziò per il dono di esemplari zoologici e mineralogici, raccolti nel corso delle sue esplorazioni africane.
Dopo aver successivamente occupato alte cariche nell'Ordine, fino a quella di vicario generale, il C., nel 1895 ritornò alla casa provinciale di S. Maria del Paradiso a Verona, Morì improvvisamente, di collasso cardiaco, il 5 marzo 1899, poco dopo aver pronunciato una predica nella parrocchia di Bovolone.
Fonti e Bibl.: Le carte del C., fra le quali il diario del suo ministero mission. in Africa (Cronaca dei CC. RR. ministri degl'infermi missionari apost. dell'Africa Centrale), sono conservate nell'Arch. provinciale dei padri camilliani a Verona; F. Valente, P. S. C., Verona 1923; M. Grancelli, Monsignor D. Comboni e la missione dell'Africa centrale, Verona 1923, passim; F. Dallagiacoma, I missionari camilliani con mons. Comboni nell'Africa centrale, Verona 1924, passim; M. Grancelli, Mons. D. Comboni,rivendicazione da recenti attacchi, Verona 1926, passim; P. Fedrizzi, Quasi un diario sulla missione d'Africa(1867-1877), Verona 1968, passim.