SPINOLA DORIA, Paolo
SPINOLA DORIA, Paolo (Vincenzo). – Nacque a Milano il 23 febbraio 1632 da Filippo Spinola e da Geronima Doria. Nipote ex filio del celebre marchese Ambrogio Spinola, appartenne a una famiglia patrizia genovese legata alla Corona spagnola e inserita nella nobiltà internazionale ed ereditò dal padre i titoli di marchese de Los Balbases e duca di Sesto.
L’unione matrimoniale dei suoi genitori era stata pianificata nell’ambito del più alto patriziato genovese filospagnolo. Gli sposi erano cugini in secondo e terzo grado: Filippo Spinola era figlio del detto marchese Ambrogio e di sua moglie Giovanna Basadonne, a sua volta nata dall’unione di Giovanni e di Pellina Doria, figlia del giureconsulto Tomaso Doria e di Geronima Doria sorella di Giannettino e nipote del principe Andrea. La madre di Paolo Spinola, Geronima Doria, della quale il nostro avrebbe portato il casato secondo l’uso spagnolo, era unica figlia ed erede del defunto senatore Paolo Doria, figlio del detto giureconsulto Tomaso, e di Battina Spinola fu Vincenzo. Per ottenere la necessaria dispensa pontificia alle nozze, il 27 maggio 1623 erano state raccolte in Genova le deposizioni del patrizio Francesco Spinola fu Battista e del notabile Angelo Maria Amigonus fu Stefano, i quali oltre al legame parentale tra i giovani avevano attestato «[...] che li sudetti signori Filippo e Gieronima nel batesimo Mineta sono di honeste famiglie di questa città e per tali io li ho sempre tenuti, trattati e reputati sendo le famiglie Doria e Spinola di honeste famiglie come ho detto et la detta signora Gieronima, nel batesimo Mineta, per fare questo matrimonio non è stata rapita, né forsata, anzi lo fà volentieri [...]» (Archivio di Stato di Genova, Notai antichi, 5415, Silvestro Merello, doc. 266, 27 maggio 1623). Le nozze erano quindi state celebrate il 3 giugno 1623 dall’arcivescovo Domenico De Mari a Genova, nel palazzo della sposa. Da questa unione erano nati Federico, Ambrogio, altro Ambrogio, Maria Giovanna Teresa, monaca turchina in Milano, il nostro Paolo, al battesimo Paolo Vincenzo, e Agostino.
In gioventù Paolo, sopravvissuto ai fratelli ed erede universale del padre, seguì le tradizioni militari della famiglia al servizio del monarca spagnolo, impegnato nella guerra contro la Francia (1635-59) che, iniziata durante la guerra dei Trent’anni, si sarebbe prolungata oltre la Pace di Vestfalia (1648). Iniziò a militare per la Corona spagnola nel 1649 come camerata di Luis Benavides de Canillo y Toledo marchese di Caracena. Nel 1650 fu posto al comando di due compagnie di cavalli e subito dimostrò tale valore da essere nominato dal sovrano generale degli uomini d’arme. In questa veste per quattro anni combatté, prendendo parte agli assedi di Trino, Crescentino e Casale. Partecipò alla liberazione di Pavia assediata dai francesi, comandò le truppe inviate al soccorso di Alessandria e poi sconfisse l’esercito del duca di Modena a Fontana Santa. Successivamente, dal 1656 al 1659, prese parte a tutte le principali imprese militari, come gli assedi di Valenza e di Mortara, sino alla pace dei Pirenei (7 novembre 1659), che pose fine al conflitto a vantaggio della Francia di Luigi XIV. Nel 1660 fu nominato generale della cavalleria, conservando anche la carica di generale degli uomini d’arme.
Intanto, nel 1659 era morto in Madrid il marchese Filippo, il quale con il testamento dettato il 7 giugno 1655 a Tortona al notaio Giovanni Francesco Ricci e con un codicillo dettato l’8 agosto 1659 a Madrid al notaio Gabriel de Eguilìos aveva designato erede universale del cospicuo patrimonio l’unico figlio Paolo. Il nuovo marchese de Los Balbases, signore di Ginosa nel Regno di Napoli e grande di Spagna, tra marzo e aprile del 1660 prese possesso in Genova, dove era rappresentato da Luciano Spinola, di tutti i capitali e rendite nel Banco di S. Giorgio a lui spettanti, anche in virtù della morte dello zio cardinale Agostino Spinola, come unico discendente maschio dell’illustre marchese Ambrogio. La madre Geronima Doria fece rientro a Genova, dove si spense il 23 gennaio 1665, venendo tumulata nella chiesa di Nostra Signora di Coronata, nella cappella paterna intitolata a S. Michele Arcangelo come da sua volontà testamentaria. Con il proprio testamento del 9 novembre 1664, dopo avere disposto cospicui legati a opere pie e largamente beneficiato il numeroso stuolo di servitori, significativo dell’alto tenore di vita condotto da questo nucleo familiare, e il folto e qualificato entourage familiare, aveva destinato tutte le proprie ricchezze al figlio Paolo. Pur lontano dalla patria e impegnato negli alti incarichi ricevuti dalla Corona spagnola, Spinola Doria avrebbe continuato a intrattenere relazioni finanziarie con l’ambiente genovese e nel 1693 risultava creditore di Vincenzo e Francesco Spinola per un capitale di 24.000 scudi di argento e i relativi interessi maturati, ottenendo in cambio beni nella giurisdizione di Rapallo, nella Riviera di Levante.
Aveva contratto un’unione matrimoniale di grande prestigio, sposando il 24 febbraio 1653 a Roma donna Anna Colonna figlia di Marc’Antonio principe di Paliano. Da questa unione nacquero a Milano Filippo Antonio, nato tra novembre e dicembre del 1665, e numerose femmine.
Resse la carica di governatore dello Stato di Milano per due mandati tra il 1668 e il 1670, quando fu nominato ambasciatore del Re Cattolico alla corte di Vienna, venendo sostituito nel governo milanese da don Gaspar Téllez-Girón, quinto duca di Osuna. Rimase alla corte imperiale sino al 1676, quando fu designato ambasciatore spagnolo alla corte di Parigi. Intanto rappresentò la Spagna come plenipotenziario al congresso che si tenne a Nimega per trattare la pace tra le potenze europee. Giunse nella città olandese il 4 giugno 1676, con la moglie e due figlie. Filippo Casoni annota come Spinola Doria «accompagnato da numerosa famiglia sostenne nel tempo che durò la raunanza con grande splendore la dignità del suo Carattere. Né tardò a mostrare il genio che aveva di ben intendersi con gli Ambasciadori Francesi, perché al complimento che gli fecero i tre Gentiluomini de’ medesimi Ambasciadori rispose in lingua francese con espressione di sommo gradimento» (Dell’Istoria..., 1706, pp. 522 s.). Si mostrò quindi particolarmente cortese con gli ambasciatori del re di Francia, parlando fluentemente, come la maggior parte degli altri diplomatici e delle loro consorti, la loro lingua, invece poco parlata da sua moglie. Sarebbe ritornato a Nimega il 17 settembre 1678 per sottoscrivere in nome del sovrano spagnolo la pace conclusa tra Francia e Olanda.
Intanto, nel 1677 si recò in qualità di ambasciatore a Parigi. Nel suo ruolo ufficiale concluse le nozze della figlia del duca di Orleans con il re di Spagna, che accompagnò personalmente a Madrid nel settembre del 1679, terminando così la propria ambasceria. Rientrato alla corte fu nominato cavallerizzo maggiore della regina e quindi suo maggiordomo maggiore, dignità conservata sino alla morte. Per i meriti acquisiti nei confronti della Corona spagnola, fu anche nominato consigliere di Stato e gran protonotario nel Supremo Consiglio d’Italia.
Delle sue numerose figlie, Geronima, Polissena, Lucrezia e Giovanna furono monache in Milano, mentre altre contrassero unioni matrimoniali di alto rango sempre nell’ambito della nobiltà spagnola: Teresa con Martín Domingo de Guzmán y Niño, quarto marchese di Montealegre, Isabella con il consanguineo Francesco Maria Spinola, terzo duca di San Pietro in Galatina, Luisa Agostina con Gregorio Januario de Bracamonte y Bracamonte, quarto conte de Peñaranda, e Antonia con Marino Francesco Caracciolo, quinto principe di Avellino.
Morì a Madrid il 23 dicembre 1699.
Con il testamento presentato sigillato l’8 maggio 1695 al notaio Andrea Caltanazor e il successivo codicillo del 24 settembre 1697 al notaio Pietro Cubero Tirado, Paolo, che aveva assunto il nome di Carlo, nominò erede universale il figlio Filippo Antonio, chiamato Carlo Filippo Antonio dopo la sua morte, il quale fece aprire e pubblicare gli atti in Madrid lo stesso giorno del decesso del genitore. «Paolo Marchese de Los Balbases Grande di Spagna, e per li rilevanti servigi prestati à quella Corona notissimo a’ nostri tempi, e meritevole di sopravivere perpetuamente nella rimembranza de’ Posteri...», così Massimiliano Deza ricorda il nostro nella Istoria della famiglia Spinola data alle stampe nel 1694 (p. 302).
Fonti e Bibl.: Genova, Archivio della parrocchia di San Luca, Atti di battesimo (1581-1651), c. 10r (17 luglio 1594); Atti di matrimonio (1581-1805), c. 29r (3 giugno 1623); Atti di morte (1587-1832), cc. 72v (23 gennaio 1665), 6r (12 aprile 1752); Archivio di Stato di Genova, Manoscritti, 468, Raccolta Lagomarsino, cc. 139r-145v (parte della documentazione prodotta nel processo di ascrizione del 1751), 491, p. 34 (Albero genealogico della famiglia Spinola); Archivio segreto, 2852, Nobilitatis, doc. 80 (22 maggio 1751), 2853, Nobilitatis, doc. 7 (11 agosto-29 novembre 1752); Notai antichi, 5415, Silvestro Merello, doc. 266 (27 maggio 1623), 8498, Geronimo Scotto, docc. 22 e 31 marzo, 1° e 30 aprile e 13 maggio 1660; 8527, Geronimo Scotto, doc. 9 novembre 1664; Notai di Chiavari, 2001, Rocco Francesco Sertorio, docc. 384-385 (4 novembre 1693, con allegato 17 luglio 1690-2 ottobre 1693) e 394 (5 novembre 1693); Genova, Biblioteca civica Berio, Sezione di Conservazione, m.r.VIII.2.31: Alberi genealogici di diverse famiglie nobili, compilati et accresciuti con loro prove dal molto reverendo fra’ Antonio Maria Buonaroti... (1750), pp. 264 s.; m.r.IX.2.23: F. Federici, Scruttinio della nobiltà ligustica composto dall’eccellentissimo senator Federico Federici ad uso dell’illustrissimo signor Tomaso Fransone quondam Tomaso (sec. XVII), c. 164rv.
R. Soprani, Li scrittori della Liguria e particolarmente della Maritima, Genova 1667, pp. 211 s.; Amore e gloria. Festa d’armi a cavallo celebrata nel Regio ducal palazzo di Milano e dedicata all’Eccellentissimo Signore il Sig. Don P. S. D., marchese de Los Balbases, grande di Spagna, governatore, e capitano generale per sua maestà nello Stato di Milano &c., Milano 1669; Gridarii generali de gl’eccellentissimi signori governatori. Don P. S. D., marchese de Los Balbases, Marchese de Olias y Mortara, dell’eccelso Consiglio Segreto, et secondo governo del signor don P. S. D., Milano 1670; Il cerimoniale historico e politico di Gregorio Leti. Parte quarta, Amsterdam 1685, p. 662; M. Deza, Istoria della famiglia Spinola, descritta dalla sua origine fino al secolo XVI, Piacenza 1694, pp. 299, 301-304; Dell’Istoria di Lodovico il grande descritta da Filippo Casoni. Parte prima. Nella quale si contengono i successi dal nascimento di questo re sino alla Pace di Nimega, Milano 1706, pp. 520, 522 s.; F. Bellati, Serie de’ governatori di Milano dall’anno 1535 all’anno 1776 con istoriche annotazioni, Milano 1776, pp. 16 s.; G. Guelfi Camajani, Il «Liber nobilitatis genuensis» e il governo della Repubblica di Genova fino all’anno 1797, Firenze 1965, pp. 456 s.; La scena della gloria. Drammaturgia e spettacolo a Milano in età spagnola, a cura di A. Cascetta - R. Carpani, Milano 1995, pp. 567-570; M. Herrero Sánchez - A. Álvarez-Ossorio Alvariño, La aristocracia genovesa al servicio de la Monarchìa càtolica: el caso del III marqués de Los Balbases (1630-1699), in Atti della Società ligure di storia patria, 2011, vol. 51, 1, n. monografico: Génova y la Monarchìa hispánica (1528-1713), a cura di M. Herrero Sánchez et al., pp. 331-365; R. Santamaria, «Palazzo, in parlar proprio, è l’habitatione di chi comanda»: l’edificio e i suoi proprietari (secoli XVI-XIX), in Palazzo Doria Spinola. Architettura e arredi di una dimora aristocratica genovese, a cura di R. Santamaria, Recco 2011, pp. 35-71 (in partic. pp. 52 s., 58).