SOPRANI, Paolo
– Nacque a Recanati il 20 ottobre 1844 da Antonio e da Lucia Urbisaglia, proprietari di un piccolo terreno e di una modesta abitazione nei dintorni della città, in contrada Musone.
Le crescenti necessità economiche e abitative della famiglia spinsero Antonio a offrirsi come mezzadro in un fondo poco distante dal suo, dove i Soprani si trasferirono nel 1847. Lì Paolo trascorse l’infanzia e l’adolescenza e, nel 1863, vi ospitò un pellegrino austriaco diretto al Santuario mariano di Loreto.
Questo incontro non solo determinò il suo futuro, ma assurse anche a mito di fondazione dell’industria della fisarmonica fra le province di Ancona e Macerata. Secondo la più nota e condivisa versione degli avvenimenti, infatti, per sdebitarsi dell’accoglienza ricevuta, il pellegrino donò a Soprani un accordeon, strumento musicale brevettato nel 1829 dall’austriaco Cyrill Demian. Altre narrazioni suggeriscono invece che l’accordeon sia stato acquistato da Soprani, oppure che egli lo abbia nottetempo sottratto al suo ospite per studiarlo nei dettagli. In ogni caso, volle e seppe riprodurlo intuendone le straordinarie potenzialità. Così, dopo essersi consultato con alcuni artigiani locali per eliminarne difetti al mantice e alla tastiera, ne avviò la produzione insieme ai fratelli Settimio e Pasquale.
Soprani predispose il suo primo laboratorio nella cantina di casa. Dopo qualche tempo si trasferì poco lontano, in un opificio appena più grande. Per soddisfare l’elevata domanda di armonici proveniente dal mercato devozionale lauretano assunse alcuni operai; infine si spostò a palazzo Gentili, nel centro di Castelfidardo, dove nel 1872 intraprese una produzione su ampia scala. Più tardi Settimio e Pasquale presero vie autonome, aprendo botteghe, il primo nella medesima cittadina, il secondo a Recanati. Allo stesso modo alcuni lavoranti di Soprani, una volta imparato il mestiere, abbandonarono la ditta per mettersi in proprio.
Nel rapido sviluppo che il settore degli strumenti musicali conobbe a partire dalla seconda metà del XIX secolo, un ruolo fondamentale venne ricoperto dalle esportazioni. La Soprani fu la prima ditta del ramo a darsi una proiezione estera: nel 1874 alcuni suoi armonici presero la via della Grecia. Negli anni Ottanta proprio l’export, congiunto con un mercato interno sempre trainato dalla domanda religiosa, alimentò sensibilmente il comparto, che tuttavia, nel decennio seguente, andò incontro a un rallentamento: la produzione realizzata a Castelfidardo e Recanati seguiva ancora schemi e ritmi dell’artigianato tradizionale, mentre le imprese tedesche e austro-ungariche si erano già largamente meccanizzate, garantendosi un robusto contenimento dei costi e una maggiore competitività dal lato dei prezzi.
Affiancato dai figli Luigi e Achille – avuti rispettivamente nel 1874 e nel 1888 da Giovanna Rossini, sposata nel 1868 –, Paolo Soprani inseguì i migliori concorrenti stranieri, introducendo nel suo laboratorio macchine elettriche per la fabbricazione delle ‘voci’ delle fisarmoniche. Fu presto imitato da altri produttori locali: l’adozione di strumenti moderni permise all’intero comparto una sollecita ripresa delle vendite. Il progresso tecnico così raggiunto ricevette la massima consacrazione all’Esposizione internazionale di Parigi del 1900, quando Soprani fu ricevuto all’Eliseo dal presidente della Repubblica francese.
Il passaggio da una struttura prettamente artigianale a un sistema ispirato alla fabbrica moderna comportò una profonda riorganizzazione operativa. Soprani aprì uno stabilimento più grande a Castelfidardo, ma cominciò anche a esternalizzare alcuni segmenti della produzione, affidandoli a opifici locali di piccolissime dimensioni o a manodopera a domicilio. In questo modo creò un consistente indotto, base di quello che, a cavallo della seconda guerra mondiale, sarebbe diventato il distretto industriale marchigiano degli strumenti musicali. Ciò spiega perché, secondo il censimento del 1911, la sua impresa risultasse disporre di una manodopera diretta di appena 24 operai, pari a un quinto dei lavoratori occupati al termine del secolo precedente.
Quella giolittiana fu una sorta di età dell’oro per il settore delle fisarmoniche, in particolare per la ditta Soprani, la cui produzione annua crebbe fino a raggiungere i 5000 pezzi, 2000 dei quali distribuiti all’estero. Il maggiore mercato di sbocco era quello degli Stati Uniti, verso cui si dirigeva metà degli strumenti venduti oltre confine dall’impresa fidardense, che rispondeva così alla domanda espressa dagli emigrati italiani nel Nuovo Mondo.
Ai successi in campo industriale Soprani abbinò l’impegno politico-amministrativo. Consigliere comunale di Castelfidardo dal 1889, nel 1905 divenne sindaco della cittadina marchigiana sotto le insegne dell’Unione popolare, alleanza composta da socialisti e repubblicani. Il matrimonio con le sinistre, però, fu di breve durata. Dopo che nuove elezioni ebbero ribaltato la maggioranza in seno al Municipio, nel 1907 Soprani vide confermata la propria carica di primo cittadino, ma stavolta a capo di una giunta moderata. Rimase alla guida della città fino al 1914.
Attenta soprattutto ai problemi della scuola e dell’edilizia popolare, la sua giunta promosse la realizzazione di un grande parco pubblico dedicato alla battaglia di Castelfidardo del 1860, decisiva per l’esito della seconda guerra d’indipendenza. Lasciata la carica di sindaco, si presentò alle elezioni per il Consiglio provinciale in una lista conservatrice e fu eletto, salvo poi rinunciare al seggio perché insoddisfatto di un consenso, a suo modo di vedere, non abbastanza cospicuo.
Nonostante le fortune accumulate grazie all’attività industriale, Soprani rimase molto legato alle proprie origini rurali e a un modo di pensare che, tradizionalmente, vedeva nel possesso fondiario il solo attendibile indice di ricchezza e benessere. Già proprietario di un’azienda agraria di 29 ettari all’inizio del Novecento, in età giolittiana ampliò il suo patrimonio acquistando ulteriori terreni. All’azione volle affiancare la teoria, con un opuscolo stampato a Castelfidardo nel 1915 (Come aumentare la mano d’opera dell’agricoltura ed eliminare la miseria e la disoccupazione in Italia), nel quale suggerì al governo di promuovere colonie agricole in zone ancora non coltivate: i terreni sarebbero stati affidati, in prima battuta, a braccianti e operai senza lavoro, che li avrebbero dissodati così da farne piccoli lotti da assegnare poi a mezzadri. Due anni dopo si spinse oltre, dando alle stampe, sempre a Castelfidardo, un secondo libello, nel quale fornì la sua ricetta per provvedere alla ripresa del Paese dopo i disastri provocati dalla Grande Guerra (Per la rigenerazione economica e morale d’Italia).
Morì a Castelfidardo il 20 febbraio 1918.
Nel 1915 aveva affidato definitivamente il timone della ditta ai figli, che la gestirono nel periodo fra i due conflitti mondiali, per poi cederla ai loro discendenti.
La pesante crisi che negli anni Cinquanta-Sessanta colpì il settore, incapace di reggere l’urto delle nuove mode musicali – prima fra tutte il rock and roll – e la flessione della domanda proveniente dalle Little Italies statunitensi, ne ridusse considerevolmente la portata, senza tuttavia costringerlo alla chiusura. Ancora all’inizio del XXI secolo la Paolo Soprani Accordions, erede dell’impresa avviata poco dopo l’Unità, realizza e distribuisce fisarmoniche.
Fonti e Bibl.: Z. Frati - B. Bugiolacchi - M. Moroni, Castelfidardo e la storia della fisarmonica, Ancona 1986; F. Amatori, Per un dizionario biografico degli imprenditori marchigiani, in Storia d’Italia. Le Marche, a cura di S. Anselmi, Torino 1987; S., P., in G.M. Claudi - L. Catri, Dizionario storico-biografico dei marchigiani, II, Ancona 1993, s.v.; M. Moroni, Emigranti, dollari e organetti, Ancona 2004, ad ind.; Id., Alle origini dello sviluppo locale. Le radici storiche della Terza Italia, Bologna 2008, ad indicem.