SEGNERI, Paolo
Oratore sacro, nato di antica e nobile prosapia in Nettuno il 21 marzo 1624, morto a Roma il 9 dicembre 1694. Entrato a 10 anni nel Convitto dei Nobili tenuto dai gesuiti in Roma, il Segneri, non ancora quindicenne, passava, per dispensa, al loro noviziato (1° dic. 1637) e di là al Collegio Romano. Nel 1648, la traduzione della seconda decade del De bello belgico di Famiano Strada gli procacciava fama di squisito scrittore in lingua italiana; ma un quinquennio appresso, invece dell'insegnamento scientifico, cui era attissimo, chiese, per desiderio di perfezione cristiana, una scuola di grammatica e l'ebbe in Pistoia. Qui, avendo aggiunto alle occupazioni scolastiche alcuni sermoni al popolo, il favore incontrato e il frutto raccolto lo fecero volgere alla predicazione.
Così nacque il Quaresimale, l'opera che sopra ogni altra doveva dargli fama non peritura. Le prediche che aveva composto in Pistoia e poi recitato nei più cospicui pergami tra il 1655 e il 1665, anno in cui si diede alle missioni rurali, vennero ascoltate con entusiasmo in ogni parte d'Italia, quindi date alle stampe in Firenze (1679), poi lo stesso anno nuovamente in Venezia e ristampate altre sei volte avanti il 1694.
L'insolita accoglienza del Quaresimale va ascritta alla nuova via oratoria dal S. coraggiosamente battuta. Pieno d'intenso spirito religioso, ardente di zelo per la salute delle anime, profondo nella teologia, versatissimo nella lettura dei padri, fine conoscitore e agilissimo maneggiatore della lingua italiana, il S. volle apparire ed essere in tutto diverso dai colleghi del suo tempo, anche da quelli della sua compagnia. Egli, nemico dell'ambizione malaccorta di apparire ora filosofo, ora fisico, ora legista, ora alchimista, ora astrologo, aborrì lo sfoggio di erudizione sacra e profana, proponendosi (lo dichiarò nel proemio del Quaresimale) di provare "ogni volta una verità, non solamente cristiana, ma pratica e di provarla davvero". Convinto che obbligo di ogni sacro dicitore fosse quello di muovere la volontà degli uditori a praticare il bene in concreto, gli argomenti che adopera a persuadere li attinge tutti dai Libri Santi, dai Padri, da altri scrittori ecclesiastici, dalla storia della Chiesa, e li elabora con arte nitida e polita.
Con ciò non s'intende negare che il S., segnatamente nei Panegirici, riuscisse a schivare certi difetti da lui ripresi nei contemporanei; ma ciò provenne dall'esagerato impeto di panegirista esaltante e dalla tema di non soddisfare se non avesse alquanto ceduto al gusto rettorico comune. Del resto le macchie di secentismo sono rare nel Quaresimale e nelle Prediche del Palazzo Apostolico; rarissime nelle altre sue opere di genere morale o ascetico (il Cristiano Istruito, L'incredulo senza scusa, la Manna dell'Anima), cosicché il S. è da giudicare sommo tra gli oratori sacri d'Italia. Egli ebbe anche parte notevole nelle questioni del quietismo e del probabilismo sotto i pontefici Innocenzo XI e XII.
Bibl.: Il S. non ha ancora il suo biografo, non meritando questo nome, tra gli antichi, G. Massei, Breve ragguaglio della Vita del Ven. servo di Dio il padre P. S., Firenze 1701; il Fabroni, nelle Vitae Italorum, XV; il Mazzolari, nei Commentarii et elogia, e tra i moderni, N. Risi con il suo Il principe dell'eloquenza sacra in Italia P. P. Segneri, Bologna 1924. Su aspetti particolari, cfr.: G. Boero, Lettere inedite del P. P. S., Napoli 1848; S. Giannini, Lettere inedite di P. S. al granduca Cosimo III, Firenze 1857; P. Tacchi Venturi, Lettere inedite di P. S. a Cosimo III e di G. Agnelli intorno la condanna dell'opera segneriana al "Concordia", in Arch, stor. ital., 1903; A. Casoli, Missioni del P. P. S. nel territorio di Brescia e della repubblica Veneta, in Civ. Cat., ser. 18ª; V; V. Soncini, Il p. P. S. nella storia dei Farnese a Parma con lettere e documenti inediti, Torino 1925. Per l'elenco delle opere segneriane, le edizioni, tradizioni e gli scritti inediti, v. Sommervogel, Bibliogr. de la Comp. de Jésus, VII, coll. 1050-1089.