SADOLETO, Paolo.
– Nacque a Modena nel 1508 da Iacopo Sadoleto, cugino del cardinale omonimo. Ignoto è invece il nome della madre.
Avviato proprio dal padre, amante delle lettere, agli studia humanitatis, fu educato a Ferrara sotto la guida di Lilio Gregorio Giraldi, che nel secondo dei suoi dialoghi De poetis nostrorum temporum ne elogiò le capacità poetiche e retoriche, nonché l’interesse per la filosofia e le sacrae litterae. Per completare la propria formazione, su stimolo del padre, raggiunse il cugino del padre a Roma e nel 1527, poco prima del sacco della città, lo seguì a Carpentras, diocesi della quale Iacopo Sadoleto era stato nominato vescovo da Leone X nel 1517.
Il ruolo pedagogico assunto dal più maturo Sadoleto è ben rappresentato nel suo De liberis recte instituendis, pubblicato a Lione nel 1533: in tale dialogo mimetico Iacopo educa Paolo a una conoscenza in cui lo studio delle humanae litterae e della filosofia sia anteposto a quello della teologia, secondo un progetto educativo poi criticato dal cardinale Reginald Pole.
Nei primi anni trascorsi in Francia, dove prese poi gli ordini sacri il 26 febbraio 1535, proseguì gli studi iniziati a Ferrara, dedicandosi in particolare alla filosofia e alla retorica e componendo epigrammi in latino e alcune lettere. Per la perizia acquisita nello stile ciceroniano ricoprì ben presto il ruolo di segretario di Iacopo Sadoleto, che negli anni gli procurò numerosi benefici ecclesiastici, lo fece nominare suo coadiutore nella diocesi francese il 14 febbraio 1535 e quindi rettore del Contado Venassino nel 1541. Il lungo periodo trascorso a Carpentras, in cui si occupò in particolare di perseguire le eresie luterane e valdesi su incarico del cugino del padre, fu intervallato da viaggi personali e missioni per conto di Iacopo Sadoleto: nel 1529 tornò a Modena in occasione della morte del padre, nel 1532 fu a Parigi alla corte di Francesco I, nel 1534 a Roma per l’elezione di Paolo III, nel 1538 a Nizza per l’incontro tra Carlo V e il re di Francia patrocinato dal papa, nel 1540 fu a Lione presso il cardinal nipote Alessandro Farnese; attese inoltre alla stampa di alcune delle opere del cardinale modenese pubblicate negli anni Trenta presso l’editore lionese Sébastien Gryphe. La sua fama di umanista gli procurò, come testimoniano le lettere pervenuteci, la stima e la personale amicizia di numerosi religiosi e letterati del tempo, come Erasmo, Pietro Bembo, Carlo Gualteruzzi, Lazzaro Bonamico, Aonio Paleario e Ludovico Beccadelli, il quale, invaghitosi di una ragazza di nome Elisa durante una visita a Carpentras al seguito di Reginald Pole, continuò a intrattenere una fitta corrispondenza epistolare con Sadoleto, che lo aveva peraltro accompagnato durante un’ascesa al petrarchesco Mont Ventoux; a una sua iniziativa si deve inoltre l’intercessione di Iacopo Sadoleto presso Paolo III per garantire a Francesco Maria Molza l’assunzione al servizio di Alessandro Farnese. Negli anni Trenta fu anche coinvolto, insieme ad Antonio Fiordibello, altro segretario di Iacopo Sadoleto, in una querelle relativa al primato del latino sul volgare sviluppatasi negli ambienti dell’Accademia modenese.
Come ricorda Ludovico Castelvetro (1903), Fiordibello indirizzò all’accademia, per conto del cardinale di Carpentras, «una lunga diceria latina in biasmo della lingua vulgare et de suoi autori», mentre «Paolo scrisse un’altra diceria vulgare, nella quale intendeva dimostrare che la lingua vulgare non era da adoperare se non in iscrivere cose famigliari, et si doveva scrivere senza riguardo, et nella guisa che di tempo in tempo si parla tra corteggiani di Roma, et le cose gravi et degne di memoria si dovevano scrivere nella latina, et nella latina del secolo di Cicerone» (pp. 12 s.); la difesa del volgare affidata a Filippo Valentini, cognato di Iacopo Sadoleto, mise fine a tale dibattito, di cui non rimangono se non fonti indirette.
Il 5 novembre 1547, dopo la morte del cardinale modenese, di cui era stato coadiutore dal 1544, divenne vescovo della diocesi di Carpentras, lasciando ad Andrea Recuperati il ruolo di rettore del Contado. Insieme a Fiordibello curò nel 1550 l’editio princeps dell’epistolario di Iacopo Sadoleto, organizzato in sedici libri (il numero delle Ad familiares ciceroniane), più uno di missive scritte dal cardinale a Paolo, o da questi ad altri personaggi del tempo; Paolo firmò inoltre la dedicatoria del volume all’arcivescovo di Avignone e legato papale Alessandro Farnese. Rimase a Carpentras fino al 25 luglio 1552, data in cui, per la fama acquisita come letterato ed epistolografo, venne chiamato da Giulio III a Roma per subentrare a Romolo Amaseo nel ruolo di segretario dei brevi. L’incapacità di adattarsi alla vita negotiosa e il desiderio di tornare a dedicarsi agli studia lo spinsero, tuttavia, ad abbandonare il servizio presso la Curia romana il 13 ottobre 1554 e a far rientro nella sua diocesi; nel viaggio di ritorno in Francia soggiornò anche a Padova e Venezia, dove visitò alcuni amici, fra i quali Girolamo Negri. Nonostante non fosse più rettore del Contado Venassino, trascorse gli ultimi anni dedicandosi in particolare a ostacolare la diffusione di differenti forme di eresia, descritte a più riprese nel suo epistolario (come già nelle lettere del suo predecessore e mentore Iacopo Sadoleto) come una minaccia simile a quella turca. Per contrastare tale pericolo nel 1562 andò a Parigi e l’anno successivo tornò a Roma dove rimase circa un anno, recandosi anche presso Lucca per approfittare dei bagni termali; già nel novembre del 1564 fece però ritorno nella diocesi francese, sempre più martoriata dalle guerre di religione contro gli ugonotti. In difesa del Contado continuò a indirizzare epistole al nuovo pontefice Pio V, ma nel 1571, a causa dell’aggravarsi delle sue condizioni di salute, cedette la guida della diocesi a Iacopo Sacrati, nipote di Iacopo Sadoleto.
Morì a Carpentras nel febbraio del 1572.
Opere. Trentasette epistole di Paolo Sadoleto (compresi alcuni brevi a firma di Giulio III) sono raccolte in I. Sadoleto, Epistolarum appendix, Roma 1767, pp. 209-294; le lettere in volgare erano già apparse in Lettere di XIII huomini illustri, Venezia 1561, pp. 417-452; la dedicatoria scritta da Paolo per l’epistolario di Iacopo Sadoleto si legge in I. Sadoleto, Epistolarum libri sexdecim, Lugduni 1550, pp. 2-4; altri documenti epistolari sono stati pubblicati in Delle lettere di uomini illustri pubblicate ora per la prima volta dall’abate Giambatista Tondini Brisighellese, II, Macerata 1782, pp. 39, 48; G. Tiraboschi, Biblioteca modenese, IV, Modena 1783, pp. 464 s.; A. Ronchini, Lettere del card. Iacopo Sadoleto e di Paolo suo nipote tratte dagli originali che si conservano a Parma nell’Archivio governativo, Modena 1871. Alcuni epigrammi sono conservati nel codice Estense, Lat 150 = α.T.6.8 della Biblioteca Estense di Modena, cc. 3rv e 7r-8v; uno è pubblicato da G. Tiraboschi, Biblioteca modenese, cit., p. 466; altri testi manoscritti sono segnalati da P.O. Kristeller, Iter Italicum, London-Leiden 1967-1992, ad indicem.
Fonti e Bibl.: La Vita di Paolo Sadoleto, a firma di V.A. Costanzi, si legge in I. Sadoleto, Epistolarum appendix, cit., pp. 195-208; integrazioni in G. Tiraboschi, Biblioteca modenese, cit., pp. 463-467. Cfr. inoltre I. Sadoleto, De liberis recte instituendis, Venezia 1533; Id., Epistolae quotquot extant proprio nomine scriptae nunc primum duplo auctiores in lucem editae, Roma 1760-1764, ad ind.; P.P. Vergerio, Giudicio sopra le lettere di tredeci huomini illustri pubblicate da M. Dionigi Atanagi et stampate in Venetia nell’anno 1554, Venezia 1555, c. C4rv; L.G. Giraldi, De poetis nostrorum temporum dialogi due, in Id., Opera omnia, II, Lione 1696, p. 567; P. Bembo, Lettere, a cura di E. Travi, Bologna 1987-1993, ad indicem.
A. Pericaud, Fragments biographiques sur Jacques Sadolet, évêque de Carpentras, Lyon 1849; A. Joly, Étude sur J. Sadolet, 1477-1547, Caen 1856 (rist. anast. Genève 1970); J. Bonnet, La Tolérance du cardinal Sadolet, in Bulletin de la Société de l’histoire du Protestantisme français, XXXV (1886), pp. 481-495; XXXVI (1887), pp. 57-72, 113-126; L. Dorez, Antonio Tebaldeo, les Sadolet et le cardinal Jean du Bellay, in Giornale storico della letteratura italiana, XXVI (1895), pp. 384-389; L. Castelvetro, Racconto delle vite d’alcuni letterati del suo tempo, in appendice a G. Cavazzuti, Lodovico Castelvetro, Modena 1903, pp. 3-15; G. von Schulthess-Rechberg, Der Kardinal Jacopo Sadoleto: ein Beitrag zur Geschichte des Humanismus, Zürich 1909; G. van Gulik - C. Eubel, Hierarchia catholica Medii aevi, III, Münster 1910, p. 169; S. Ritter, Un umanista teologo: Jacopo Sadoleto, Roma 1912; F. Benoit, Lodovico Beccadelli à Carpentras et ses amours avec Elisa Gallas, in Mémoires de l’Institut historique de Provence, I (1924), pp. 7-11; Id., Le Cardinal Jacques Sadolet évêque de Carpentras, in Annuaire de la Société des amis du Palais des Papes et des Monuments d’Avignon, XIV (1925), pp. 35-47; Id., La Légation du cardinal Sadolet auprès de François Ier en 1542, d’après sa correspondance avec le cardinal Farnèse, München-Paris 1928; R.M. Douglas, Jacopo Sadoleto (1477-1547): humanist and reformer, Cambridge (Mass.) 1959, ad ind.; A. Masotti, Le fonti e il significato della pedagogia di Jacopo Sadoleto (1477-1547), Roma 1959; W. Reinhard, Die Reform in der Diözese Carpentras unter den Bischöfen Jacopo Sadoleto, P.S., Jacopo Sacrati und Francesco Sadoleto (1517-1596), Münster 1966; S. Caponetto, Aonio Paleario (1503-1570) e la riforma protestante in Toscana, Torino 1979, ad ind.; G. Fragnito, Gaspare Contarini. Un magistrato veneziano al servizio della cristianità, Firenze 1988, ad ind.; L. Felici, Introduzione, in F. Valentini, Il principe fanciullo. Trattato inedito dedicato a Renata ed Ercole II d’Este, Firenze 2000, pp. 1-154; F. Pignatti, I capitoli di Francesco Maria Molza. Storia esterna e restauri testuali, in Italique, XVI (2013), pp. 11-67 (in partic. p. 26); F. Lucioli, Jacopo Sadoleto umanista e poeta, Roma 2014, ad indicem.