RENIER, Paolo
RENIER, Paolo. – Nacque a Venezia nel palazzo di famiglia, a S. Stae, il 21 novembre 1710 (Archivio di Stato di Venezia, Avogaria di Comun, reg. 63 (=XIII), c. 316v) da Andrea di Daniele e da Elisabetta Morosini di Girolamo, quinto di otto fratelli ed ebbe come padrino alla fonte Almorò Grimani di Marino, savio di Terraferma (2 dicembre 1710, Venezia, Archivio storico del Patriarcato, Chiesa S. Stae, Battesimi, reg. 1, c. 312r).
Morti in tenera età Daniele e Paolo, vi erano: Girolamo, provveditore in Zecca, podestà a Brescia e consigliere di Venezia per il sestiere di S. Croce; Antonio, sopracomito, capitano in Golfo, provveditore generale in Dalmazia, provveditore generale da Mar, censore, capitano a Padova, senatore; Alvise, avogadore di Comun e consigliere di Venezia per il sestiere di S. Croce; Daniele, savio agli Ordini e camerlengo di Comun, finì presto la sua carriera per aver sposato la non nobile Agnese Rota (2 giugno 1758); l’ultimogenito, Angelo Maria, riuscì senatore.
Ebbe dall’abate Pietro Antonio Muazzo un’educazione accurata (Del Negro, 1986, p. 249): profonda conoscenza dei classici – alcune fonti asseriscono che sapesse a memoria, in greco, l’Iliade e l’Odissea – e non comune padronanza della retorica, messa al servizio di una innata predisposizione alla politica. Tali qualità, e la sorte – estrasse la Balla d’oro il 4 dicembre 1730, entrando in Maggior consiglio prima della maggiore età – lo destinarono a una rapida carriera. Sposò Giustina Donà di Leonardo il 28 aprile 1733 (Archivio di Stato di Venezia, Avogaria di Comun, reg. 94 (=VII), c. 213v), madre dei suoi due figli, Andrea, ambasciatore a Roma tra il 1775 e il 1777, accasatosi con Cecilia Manin il 2 settembre 1754, e Leonardo. Giustina Donà era latrice di una dote verosimilmente consistente: vi confluivano quattro fidecommessi delle famiglie Bergonzi e Tasca – ciascuna delle quali aveva comprato la nobiltà nelle urgenze della guerra di Candia per 100.000 ducati –, sebbene dalla ‘liquidità’ difficilmente determinabile (28 febbraio 1733, ibid., Notarile, Atti, reg. 2123, cc. 271r-275r).
Dopo l’apprendistato nel saviato agli Ordini (28 giugno 1736 e 16 marzo 1737), fece esperienza come esecutore alle Acque (12 maggio 1737). Entrò in Collegio, prima come savio di Terraferma, eletto ogni anno dal 23 novembre 1737 al 31 dicembre 1750, quasi sempre con delega all’incarico di cassiere, e quindi, dal 9 dicembre 1751 al 30 dicembre 1761 fu per undici volte savio del Consiglio. Tale sua costante presenza in Collegio e in Senato – dove, entrato il 27 marzo 1746, rimase, senza interruzione, dal 1750 al 1764 – ne fece presto il punto di riferimento della fazione riformista del patriziato veneziano, accanto a personalità quali i fratelli Memmo, Andrea e Bernardo di Pietro, e Angelo Querini di Lauro, del ramo S. Severo. La crisi che sancì la fine del Patriarcato di Aquileia (9 marzo 1748-6 luglio 1751) lo vide, alleatasi la sua parte all’influente procuratore di S. Marco di Ultra Giovanni Emo di Pietro, tra i più intransigenti nella trattativa con la S. Sede: voleva cioè non la soppressione, come poi avvenne, bensì la sola traslazione del Patriarcato a Udine. Arrivò pertanto a sostenere, e imporre, l’estrema misura del ritiro dell’ambasciatore a Roma, Pietro Andrea Cappello di Pietro Girolamo (4 luglio 1750). Fu ancora protagonista appoggiando le strategie del savio di Terraferma Sebastiano Foscarini di Alvise. Questi propose in Senato un decreto (7 settembre 1754) con il quale si imponeva ai sudditi veneti di sottoporre al Collegio qualsiasi atto che vedesse implicata la corte di Roma (Gullino, 1971, p. 68). Il decreto fu ritirato, ma l’acceso dibattito ne aveva ormai fatto il leader della sua fazione.
Da allora, ebbe incarichi di prestigio, tutti di nomina senatoria: sopra provveditore alla Giustizia nuova (8 luglio 1750), savio alle Acque (8 gennaio 1753, 22 gennaio 1757 e 4 gennaio 1758), esecutore sopra la Bestemmia (18 gennaio 1755 e 8 febbraio 1759), uno degli otto ambasciatori di complimento per l’elezione di papa Clemente XIII, deputato alla Provvisione del denaro (19 gennaio 1759), provveditore sopra i Monasteri (10 gennaio 1761). Con Andrea Tron di Nicolò, nel settembre del 1760, riuscì a far approvare una riforma dell’esercito proposta dal generale scozzese William Graham, allora al comando delle forze di terra della Serenissima (Del Negro, 1998, p. 58). Eletto sopra provveditore alla Sanità (14 gennaio 1761), il suo ricorso ad Angelo Querini, avogadore di Comun in carica, per una banale lite tra religiosi secolari e confraternite per le ‘provisioni’ dovute nei funerali, portò a uno scontro istituzionale sui poteri, ritenuti eccessivi, degli inquisitori di Stato (Venezia, Biblioteca nazionale Marciana, Mss. It., cl. VII, 776 (=7285): P. Franceschi, Istoria della correzione..., c. 5v). Esiliato a Verona Querini, fu Renier il referente della parte detta querinista. Benché non fosse tra i cinque correttori delle Leggi deputati a trattare la questione, intervenne più volte in Maggior consiglio per controbattere i ‘tribunalisti’, guidati dal procuratore di S. Marco di sopra, Marco Foscarini di Nicolò. La sua proposta, liberare Angelo Querini e mandare ‘non sincero’, ossia come non presentato, il decreto proposto dai correttori alle Leggi, fu bocciata. Nonostante lo smacco, accrebbe l’influenza politica: fu correttore della Promissione ducale (25 maggio 1762), in occasione dell’elezione del suo avversario Marco Foscarini e, nella successiva (13 aprile 1763), quando al dogado salì Alvise Mocenigo IV di Alvise III.
Il 28 novembre 1764 venne scelto come ambasciatore alla corte cesarea, conseguenza della sua ormai trentennale esperienza in Collegio. Avuta la commissione l’11 maggio 1765, arrivò a Vienna (28 settembre 1765) nei giorni della morte dell’imperatore Francesco I. I rapporti con l’imperatrice vedova e regina di Boemia e di Ungheria Maria Teresa, e con il figlio di questa, l’imperatore Giuseppe II, ebbero più a che fare con la fiducia personale che con la diplomazia. Trattò con equilibrio le dispute sui confini del lago di Garda, tra Cadore e Ampezzo, e in Istria, e quelle sui dazi. Chiarì una disputa sulle precedenze sorta prima di uno spettacolo al teatro S. Beneto a Venezia in onore del duca di Württemberg, che stava portando a una rottura con la diplomazia viennese (Seneca, 1963, pp. 51-72). Si servì dei suoi dispacci per sostenere la necessità di un’ulteriore riforma dell’esercito veneto – ammirava l’efficienza di quello imperiale – e fu attento a segnalare gli incentivi dati da quell’amministrazione a commercio e nuove manifatture.
Nominato cavaliere da Giuseppe II il 13 settembre 1769, rientrò a Venezia solo per trasferirsi, letta la relazione dell’ambasciata in Senato il 29 dicembre 1769, a Costantinopoli, dove dal 15 maggio 1769 era stato designato quale bailo per sostituire Girolamo Ascanio Giustinian. Avuta la commissione il 14 marzo 1771, giunse a Pera il 17 luglio: trovò un Paese spossato dalla guerra russo-turca e dalla carestia. Si guadagnò la fiducia del sultano Mustafà III e del fratello, e successore di questi, Abdul Hamid, al quale fu pure ambasciatore straordinario (5 maggio 1774), mettendo a disposizione navi veneziane per il trasporto di derrate per lenire la carestia alimentare della capitale: operazione da cui ebbe, a detta di molti, il suo tornaconto. Riprese le trattative, avviate a Vienna con il principe Alessandro Galitzin, plenipotenziario russo (Archivio di Stato di Venezia, Senato, Dispacci Germania, f. 271, cc. 233r-242v), per aprire alle navi venete il commercio nel Mar Nero, ottenendo il permesso per la nave Madonna del Rosario di un primo viaggio in Crimea, seppure sotto bandiera russa (ibid., Senato, Dispacci Costantinopoli, f. 216, c. 181v).
Lasciata Costantinopoli (27 settembre 1775), a Venezia pagò la dote, ben 50.000 ducati, alla nipote Giustina Renier di Andrea, moglie di Marco Antonio Michiel di Giovanni (23 ottobre 1775, ibid., Notarile, Atti, reg. 10347, cc. 17817r-17818r) e si sposò (7 ottobre 1776, ibid., Archivio Segreto, Matrimoni Segreti, f. 34) con Giovanna Margherita Dalmet (Napoli, 21 novembre 1745-Venezia, 12 gennaio 1817), di trentacinque anni più giovane, vedova del ‘dottore’ Lorenzo Bassi, conosciuta mentre era bailo e ricordata da Johann Wolfgang Goethe nel Viaggio in Italia (Milano 2013, p. 81).
Consigliere di Venezia per il sestiere di Dorsoduro (20 marzo 1776) e savio del Consiglio (31 dicembre 1778), venne eletto doge il 14 gennaio 1779. Denso di avvenimenti il dogado: intervenne in Maggior Consiglio, cosa non frequente per un doge, nei giorni della manovra antioligarchica di Giorgio Pisani e Carlo Contarini, riuscendo a placare gli animi (9 maggio 1780, Venezia, Biblioteca del Museo Correr, ms. Cicogna 2227 (= 1429), cc. 201v-210v). Ma vi furono occasioni più serene tra le quali, nel 1782, la visita a Venezia di Paolo Petrovich Romanov, erede al trono di Russia, e della moglie di questi Maria Fyodorovna, nata Sofia Dorotea di Württemberg, in incognito come conti del Nord, e quella di papa Pio VI.
Testò l’8 ottobre 1788, nominando erede e commissario il figlio Andrea (Archivio di Stato di Venezia, Notarile, Testamenti, b. 1036/300). Morì il 14 febbraio 1789 di «febre reumatica», dopo trentasette giorni di malattia (Venezia, Archivio storico del Patriarcato, Chiesa S. Marco, Morti, reg. 6, c. 111).
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Venezia, Avogaria di Comun, reg. 63 (=XIII), c. 316v, reg. 94 (=VII), c. 213v; Notarile, Atti, reg. 2123, cc. 271r-275r, reg. 4705, alla data 20 febbraio 1799 (testamento di G.M. Dalmet Renier), reg. 10347, cc. 17817r-17818r; Notarile, Testamenti, bb. 1036/300; Segretario alle Voci, Maggior Consiglio, reg. 27, c. 119, reg. 31, c. 6; Segretario alle Voci, Pregadi, reg. 23, cc. 49, 86, 137; Senato, Corti, Deliberazioni, regg. 143, 144, 145, 146, ad indices; Senato, Commissioni, f. 24, alla data 21 maggio 1765; Senato, Costantinopoli, Deliberazioni, regg. 52, 53, ad indices; Senato, Dispacci Costantinopoli, f. 214, cc. 771r-780v, f. 215, f. 216, f. 217, cc. 9r-18v; Senato, Dispacci Germania, f. 270, cc. 395v-398v, f. 271, f. 272; Venezia, Archivio storico del Patriarcato, Chiesa S. Marco, Morti, reg. 6, c. 111; Chiesa S. Stae, Battesimi, reg. 1, c. 312r; Archivio Segreto, Matrimoni Segreti, f. 34, alla data 7 ottobre 1776; Biblioteca del Museo Correr, Mss., Provenienze Diverse, Venier, mss. 95 (28 giugno 1736, 16 marzo, 23 novembre 1737, 29 settembre 1738, 29 settembre 1739, 31 dicembre 1740), 96 (28 marzo, 30 dicembre 1741, 29 dicembre 1742, 31 dicembre 1743, 30 dicembre 1744, 31 dicembre 1745), 97 (27 marzo, 31 dicembre 1746, 8 marzo, 30 dicembre 1747, 30 marzo 1748, 31 dicembre 1749, 15 febbraio, 28 marzo, 31 dicembre 1750), 98 (9 dicembre 1751, 29 giugno, 30 settembre 1752, 8 gennaio, 30 giugno, 30 settembre 1753, 29 giugno, 6 agosto 1754, 18 gennaio, 28 giugno, 6 agosto 1755, 10 gennaio 1756), 99 (30 giugno, 8 agosto, 1756, 22 gennaio, 30 giugno, 10 agosto 1757, 29 giugno, 10 luglio, 13 agosto 1758, 8 febbraio, 30 giugno, 12 agosto 1759, 28 giugno, 10 agosto 1760, 10, 14, 16 gennaio 1761), 100 (30 giugno, 6, 9 agosto 1761, 25 maggio 1762, 7, 8 agosto 1762, 13 aprile, 10 agosto 1763, 28 novembre 1764), 101 (15 maggio 1769), 103 (31 dicembre 1778, 15 gennaio 1779); ms. Cicogna 2227 (= 1429): Memorie storiche della Correzione…, cc. 201v-210v; Biblioteca nazionale Marciana, Mss. It., cl. VII, 776 (=7285): P. Franceschi, Istoria della correzione del Consiglio di Dieci…, cc. 5v, 6r, 10v, 12r, 89v, 91rv, 92rv, 93rv, 94rv, 95v, 96v, 98rv, 100v, 103v, 104r; Padova, Biblioteca universitaria, ms. 914: G. Nani, Osservazioni sul [...] abate Muazzo, cc. 164v-165r.
E. De Azevedo, In funere [...] Paulli Rainerii oratio, Venetiis 1789; P.M. Canali, Storia aneddota del busto erma del Doge R. opera di Canova, in Esercitazioni scientifiche e letterarie dell’Ateneo di Venezia, III (1839), pp. 233-272; T.M. Marcellino, Una forte personalità [...] P. R., Trieste 1959; A. da Mosto, I dogi di Venezia…, Milano 1960, pp. XXIII, 517-530, 534, 536; F. Seneca, L’affare delle gondole…, in Archivio veneto, s. 5, LXXII (1963), pp. 51-72; P. Renier, Relation des Polo Renier 1769, in Relazioni di ambasciatori veneti al Senato, a cura di L. Firpo, IV, Torino 1968, pp. 884-894; G. Gullino, Sebastiano Foscarini e il decreto [...] 7 settembre 1754, in Archivio veneto, s. 5, CII (1971), pp. 57 s., 60, 62 s., 67 s.; P. Del Negro, Appunti sul patriziato…, in La Specola dell’Università di Padova, a cura di P. Del Negro et al., Brugine (Padova) 1986, p. 249; Id., Introduzione, in Storia di Venezia, VIII, Roma-Venezia 1998, p. 58 e ad ind.; P. Renier - A. Renier, La famiglia Renier, Venezia 2008, pp. 25-33; J.W. von Goethe, Viaggio in Italia, Milano 2013, pp. 81, 89 s..