REGIO, Paolo
REGIO, Paolo. – Nacque a Napoli il 21 giugno del 1541 da Ferrante e da Vittoria Salernitano, entrambi di nobile famiglia. Quella paterna apparteneva agli Orsi o Orseoli, da cui i due orsi in posizione eretta dello stemma gentilizio.
Compì studi grammaticali, letterari e giuridici. Dopo la prematura morte del padre, si occuparono della sua formazione lo zio materno, Antonio Salernitano, e il cugino Tommaso. Sposò la nobildonna Vittoria Rocca, dalla quale ebbe un figlio, Ferdinando, detto Ferrante, morto in giovane età.
Rimasto vedovo a ventitré anni, entrò nella vita ecclesiastica. Nel 1578, prima di conseguire il dottorato in teologia, gli fu affidata dal cardinale Paolo Burali d’Arezzo, arcivescovo di Napoli, la presidenza della Congregazione napoletana dell’Indice, per ostacolare la diffusione della dottrina protestante. I rapporti con Burali d’Arezzo spiegano la presenza di alcuni esemplari delle opere regiane presso la Biblioteca comunale Passerini-Landi di Piacenza. Nel 1580, il 3 dicembre, Regio conseguì a Napoli, nel convento di Santa Maria del Carmelo, «l’insegne del suo dottorato et maestro della Sacra Teologia» (Chirico, 2006, p. 58) e, meno di due anni dopo, nella seconda metà del 1582, fu ordinato sacerdote.
Il 10 gennaio 1583, nella chiesa dell’Annunziata di Napoli, papa Gregorio XIII nominò Regio vescovo di Vico Equense, una modesta diocesi soggetta all’arcivescovo di Sorrento. Per esercitare la carica, non avendo Regio praticato l’ordine sacerdotale per almeno sei mesi, fu necessaria una dispensa, ottenuta probabilmente grazie all’intercessione di Ferrante Carafa, feudatario della cittadina di Vico. Veniva a succedere nel governo della Chiesa vicana a Costantino de Lanoya (De La Noya), vescovo per pochi mesi succeduto ad Antonio Sacra, vescovo dal 1564 al 1582.
Regio aveva allora quarantadue anni ed era ben noto per i vari incarichi ricoperti, come pure per l’intenso impegno culturale e il gran numero di opere pubblicate. Nei ventiquattro anni in cui fu vescovo non trascurò mai il suo interesse per la scrittura, anzi incrementò i contatti con letterati e intellettuali napoletani, guidò e soprattutto favorì l’attività della tipografia vicana, chiamando in città diversi tipografi, tra i quali Giuseppe Cacchi che, tra il 1583 e il 1593, alternò il suo lavoro tra Napoli e Vico Equense e di cui Regio fu consulente editoriale.
Dopo approfondite ricerche, Salvatore Ferraro – continuando gli studi di Benito Iezzi – è riuscito ad attestare la presenza a Vico di una tipografia autonoma che, «grazie all’impulso datole dal vescovo Paolo Regio, per circa un quindicennio, ha prodotto una cinquantina di opere, oggi assai rare» (Ferraro, 2014, p. 751). Oltre a Cacchi, furono infatti attivi gli stampatori Aulisio, Cappelli, Pace, Salviani, che privilegiarono le composizioni agiografiche, teologiche, giuridiche e scientifiche, ma non trascurarono altre tematiche trattate da un notevole numero di autori.
Purtroppo le opere impresse a Vico Equense sono rare. Le più famose sono quelle di Scipione de’ Monti (Rime et versi in lode della ill.ma et ecc.ma s.ra d.na Giovanna Castriota Carrafa, 1585) e di Agostino de’ Cupiti (Il poeta illuminato, 1598). Il più bel volume lì stampato è il De humana physiognomonia di Giovan Battista Della Porta (1586), scienziato e letterato assai famoso in Europa e nato probabilmente proprio a Vico, che contiene pregevoli illustrazioni ed è considerato uno dei primi libri scientifici illustrati.
Dopo una prima esperienza di poeta e novelliere, Paolo Regio si dedicò con zelo all’apologia della Chiesa cattolica e alla difesa dell’ortodossia. Scrisse, tra le altre, le Vite dei sette santi protettori di Napoli (Napoli, Cacchi, 1573), le Vite di san Francesco di Paola (Napoli, Oratio Salviani, 1578, e Venezia, Gio. Battista Somasco, 1587), san Tommaso d’Aquino, sant’Antonino abate, protettore di Sorrento; i due libri della Historia catholica (Napoli 1588) e il poema spirituale La Sirenide, di imitazione dantesca, di cui la prima redazione fu pubblicata nel 1603 (Napoli, Pace).
Regio fu autore anche di opere più strettamente morali, edite in tre raccolte di sette dialoghi intitolate Opuscoli morali: nel 1595 i Sermoni intorno le tre virtù teologiche, fede, speranza, et carità fatti al suo Popolo e Clero; nel 1597 Della felicità, e della miseria e nel 1598 Delle osservanze Catholiche (Carlino & Pace). I Canti spirituali furono raccolti e stampati in Napoli dal Carlino nel 1602. Con un sonetto (In un bosco di lauri ombroso, et spesso) Regio comparve nella citata raccolta Rime et versi in lode della ill.ma et ecc.ma s.ra d.na Giovanna Castriota del 1585.
Oltre a essere pastore attivo, organizzatore di iniziative culturali e promotore del lavoro editoriale nel territorio della sua diocesi, Regio fu in contatto con buona parte degli intellettuali napoletani – apparteneva, con il nome di Solitario, al gruppo degli Svegliati, l’accademia fondata da Giulio Cortese –, cercando di fare da mediatore tra i diversi gruppi, attento a evitare scontri di rottura, attraverso una saggia operazione che Amedeo Quondam (1975) ha definito «strategia della persuasione» (p. 107). Molto intenso fu il sodalizio con Giulio Cortese, che gli dedicò la Lettera dell’uso delle vocali (Rime e Prose, Napoli, Gioseppe Cacchi, 1592, pp. 28-32) e ne celebrò le opere con sonetti e lettere di presentazione e di elogio. Un sonetto di Cortese dedicato alla poesia di Regio si trova ad apertura della stampa della Siracusa e un altro all’inizio di quella della Lucretia (Napoli, Cacchi, 1572). La stima fu reciproca, se Regio scrisse una vita di Cortese per gli Elogij degli uomini illustri del Regno di Napoli, che fu poi premessa ai Concetti catolici di Cortese nel 1586, e che costituisce la più ricca fonte di notizie sul cavaliere napoletano.
Regio e Cortese condivisero la polemica contro la decadenza della poesia e della letteratura, combattendo entrambi la pedissequa imitazione dei generi letterari. Oltre a proporre il necessario legame tra scienza e letteratura, ritenevano che ogni opera di poesia dovesse essere originale. L’affermazione regiana secondo cui i primi poeti furono teologi, se anticipava la visione di Giambattista Vico, riprendeva con fermezza la tesi già avanzata da Giovanni Boccaccio nelle Genealogie.
Diversi letterati napoletani coevi hanno lasciato testimonianze di stima verso l’attività culturale di Regio, non tanto «come celebrazione encomiastica, quanto come esplicito riconoscimento della funzione catalizzatrice ch’egli assolveva all’interno delle molteplici tendenze in atto» (Quondam, 1975, p. 107). Molti componimenti, soprattutto sonetti, furono pubblicati nelle stesse opere di Regio. Per esempio, nella stampa della Siracusa (Napoli, Gio. de Boy, 1569) si possono leggere ben dieci sonetti a lui dedicati, uno dei quali scritto da Luigi Tansillo. Nelle Opere spirituali (Napoli, Cacchi, 1592) de’ Monti loda in un sonetto l’eloquenza e l’antiaristotelismo di Regio. Sempre un sonetto, scritto da Cola Anello Pacca, maestro di metafisica a Napoli, si trova in principio della Vita dell’angelico dottor san Tommaso d’Aquino di Regio (Napoli, Horatio Salviani, 1580). Non è da sottovalutare l’elogio che de’ Cupiti fece di Paolo Regio nel Poeta illuminato (Vico, Gio. Iacomo Carlino & Pace, 1598, p. 21) e ancora nella Caterina martirizzata, canto XXIV, ottave 61-64 (Napoli, Stigliola, 1594). Documento del ruolo privilegiato del vescovo di Vico all’interno della poesia coeva è anche il sonetto di risposta di Matteo di Capua, destinatario della Sirenide, nell’edizione del 1603. Un’ulteriore e significativa testimonianza è la biografia di Regio scritta da Giovan Battista del Tufo (Natione, et costumi di Mons. Paolo Regio Vescovo di Vico. Descritta da Gio. Battista del Tufo) che accompagnò l’edizione definitiva delle Opere spirituali in due volumi (I, Napoli, Cacchi, 1592; II, Napoli, Carlino e Pace, 1593).
Gli ultimi anni di vita del vescovo di Vico non furono sereni. Lo stesso Regio fece riferimento alla propria sofferenza e alla propria solitudine nei Cantici spirituali (Napoli 1602) e, soprattutto, in una lettera dedicatoria ad Alessandro de’ Medici, cardinale di Firenze (30 giugno 1600), nella quale dichiarava di essere «afflitto da inique genti», sfogandosi con lui che «conosceva a pieno la sua tribolazione» (Ferraro, 2014, p. 750). Non mancarono contrasti con i canonici della Cattedrale di Vico, contrari alle spese per le sue pubblicazioni, per cui Regio finì per impegnarsi a tempo pieno nella revisione del poema spirituale Sirenide, già pubblicato a Napoli nel 1603, arricchendolo con un’ampia Dechiarazione. Il manoscritto inedito, conservato presso la Biblioteca nazionale di Napoli (che contiene il poema rivisto e corretto con la Dechiarazione), è stato recentemente pubblicato a cura di Anna Cerbo.
Morì a Vico Equense nel 1607. Fu sepolto nella ex cattedrale, precisamente nella cappella di Sant’Anna, dove si erge il sepolcro che egli stesso fece costruire, con un suo ritratto cinquecentesco e due epigrafi da lui approntate.
Opere. Libro primo (e secondo) delle Vite dei santi descritte da Monsig. P. R., vescovo di Vico Equense; Libro secondo delle Vite dei santi descritte da Monsig. P. R., vescovo di Vico Equense, Vico Equense, Giuseppe Cacchi, 1586; Dell’Historia catholica…, Vico Equense, Giuseppe Cacchi, 1588; La vita di S. Patricia vergine sacra..., Napoli, Cacchi, 1590; Della Consolatione e del Consiglio. Dialoghi sette. Overo Terza Parte degli Opuscoli Morali..., Vico Equense, Carlino e Pace, 1598; Cantico spirituale in lode di Sant’Antonino, a cura di B. Iezzi, Sorrento 1991; Sirenide, edizione, introduzione e note di A. Cerbo, Napoli 2014.
Fonti e Bibl.: P. Regio, Sirenide, manoscritto datato 1606 (Napoli, Biblioteca nazionale, Sezione manoscritti e rari, segnatura XIII. D.130); L. Oliger O.F.M., P. R. vescovo di Vico Equense: un agiografo dimenticato (1541-1607), in Rivista di storia della Chiesa in Italia, 1947, vol. 1, pp. 32-87; A. Quondam, La strategia della persuasione di monsignor P. R., in Id., La poesia nel labirinto. Società e scrittura del Manierismo a Napoli, Bari 1975, pp. 107-111; L. Parascandolo, Monsignor P. R. e il suo tempo, Vico Equense 1986; S.S. Nigro, Il Regno di Napoli, in Letteratura italiana. Storia e geografia, II, L’età moderna, Torino 1988, pp. 1157 s.; A. Cerbo, Ideologia e retorica teatrali. La “Lucretia” di P. R., in Il teatro dell’intelletto, Napoli 1990, pp. 101-150; S. Ferraro, Tipografi nel Cinquecento. Auspice il vescovo P. R., in Match-Point, gennaio 1992, p. 3; J.M. Sallmann, L’édition hagiographique au lendemain du Concile de Trente, in Hagiographica, 1994, n. 1, pp. 315-326; Id., Naples et ses saints à l’âge baroque (1540-1750), Paris 1994, (trad. it. Santi barocchi. Modelli di santità, pratiche devozionali e comportamenti religiosi nel Regno di Napoli dal 1540 al 1750, Lecce 1996); A. Cerbo, “La Sirenide” di P. R., in Bruniana & Campanelliana, VII (2001), pp. 77-106; S. Ferraro, Cantico spirituale in lode dei santi Ciro e Giovanni, Vico Equense 2001; Id., Le cinquecentine di Vico Equense durante l’episcopato di P. R. (1583-1607), in Rassegna storica salernitana, XXI (2004), 2, pp. 275-300; C. Chirico, P. R. «puro scrittore delle cose che avvengono», in Id., Parthenopaea con un inedito, Salerno 2006; A. Carlo, P. R. Una vita tra potere e cultura, in La terra delle Sirene, 2007, n. 26, pp. 29-38; S. Ferraro, Vico Equense ricorda il vescovo P. R. (1541-1607) a quattrocento anni dalla sua morte, in Agorà, X (2007), 345, p. 11; P. Bianchi, La Siracusa pescatoria di P. R. nella lettura ottocentesca di Vittorio Imbriani, in Studi rinascimentali, 2008, n. 6, pp. 151-158; A. Mauriello, “La Siracusa” di P. R. e la tradizione letteraria napoletana tra primo e secondo Cinquecento, ibid., pp. 91-97; V. Caputo, «Appartare ogni lascivo appetito». P. R. e le biografie femminili nel secondo Cinquecento, ibid., 2009, n. 7, pp. 69-79; A. Carlo, Le dodici novelle nella “Siracusa” di P. R., in Lettere italiane, 2009, n. 61, pp. 581-601; Ead., Vivere secondo virtù: gli Opuscoli morali di P. R., in Studi Rinascimentali, 2009, n. 7, pp. 81-87; G. Luongo, P. R. agiografo del Regno di Napoli, ibid., 2011, n. 9, pp. 169-183; C.A. Addesso, ‘Nel giardin de l’inclita Partenope [...] non potrà entrare il perfido angue’. “Le Vite de’ sette santi Protettori di Napoli” di P. R. e il primato della cristianità napoletana, 2013, n. 12, pp. 139-150; S. Ferraro, L’attività pastorale, letteraria e tipografica del vescovo P. R. nel Cinquecento meridionale, in P. Regio, Sirenide, edizione, introduzione e note di A. Cerbo, Napoli 2014, pp. 747-770; A. Battistini, La Sirenide, una riscrittura della Commedia in età post-tridentina, in Critica letteraria, 2015, n. 167, pp. 367-378.