TROJANO, Paolo Raffaele
TROJANO, Paolo Raffaele. – Nacque a Sant’Angelo all’Esca (Avellino) il 25 gennaio 1863 da Nicola in una famiglia di abbienti proprietari terrieri.
Studiò filosofia, letteratura e materie giuridiche presso l’Università di Napoli. Dal punto di vista filosofico, i suoi maestri furono Giacomo Barzellotti, Francesco Fiorentino, Augusto Vera, Bertrando Spaventa e, soprattutto, Filippo Masci, che (come lo stesso Fiorentino) a sua volta di Spaventa era stato allievo. Ascoltò inoltre le lezioni di Bonaventura Zumbini (studioso a proposito del quale ebbe una polemica con Benedetto Croce, che a differenza di Trojano lo osteggiava) e Alessandro Chiappelli. Come Masci, anche Trojano valorizzò della lezione di Spaventa soprattutto il dialogo degli anni Settanta e Ottanta con le correnti del positivismo italiano. Nel 1883, ancora studente, vinse – soprattutto grazie al giudizio positivo espresso dallo stesso Masci – un premio della Reale Accademia di scienze morali e politiche di Napoli, con una memoria dal titolo L’animale politico, pubblicata a Napoli nel 1885.
Sin da quel lavoro giovanile è evidente l’interesse dell’autore per le tematiche morali e politiche, nonché per la ricerca di un collegamento tra di esse fornito mediante una nozione esaustiva di uomo.
Dal 1889 divenne professore al liceo ginnasio Vittorio Emanuele II di Napoli, insegnando materie umanistiche. Tra la fine degli anni Ottanta e i primi anni Novanta pubblicò vari scritti di carattere morale e politico, tra cui si segnala La ricostruzione dei partiti nella pubblica opinione (Napoli 1892), lavoro in cui si interrogò sul tema della direzione politica e su quello dello statuto del partito nella cultura di massa, affrontando argomenti che sarebbero stati poi tematizzati da grandi studiosi del Novecento (Antonio Gramsci in primis).
Nel 1899 ottenne la libera docenza in filosofia morale presso l’Università di Napoli, e le sue pubblicazioni si concentrarono da qui in avanti proprio sull’etica. Nel 1902 vinse il concorso per professore straordinario presso l’Università di Torino. La commissione di concorso che giudicò Trojano era composta da Pietro Ragnisco, Giacomo Barzellotti, Antonio Labriola, Felice Tocco e Filippo Masci – importante, ovviamente, fu il contributo di quest’ultimo alla vittoria finale di Trojano, conseguita con quattro pareri positivi su cinque. Il giovane filosofo fu giudicato valido «per felicità d’ingegno, larghezza di cultura e novità di vedute». Il 3 febbraio 1902 Trojano tenne una prolusione al corso di filosofia morale, intitolata per l’appunto La filosofia morale e i suoi problemi fondamentali (Torino-Napoli 1902).
In quel lavoro egli si poneva esplicitamente nella linea di ricerca di Masci, scrivendo che questi aveva avuto il merito di proseguire la tradizione «meridionale» di Pasquale Galluppi e Bertrando Spaventa, nonché quello di avere «saldamente instaurata tra di noi la filosofia empirio-critica» (p. 4). Nella prolusione, inoltre, Trojano esponeva alcuni punti fondamentali della propria ‘etica del sentimento’, foriera di richiami sia al pensiero greco antico sia al contemporaneo positivismo.
Presso la medesima istituzione torinese fu promosso professore ordinario nel 1905. Il periodo dell’insegnamento torinese fu il più fecondo sia in fatto di pubblicazioni sia per la risonanza accademica. Il suo nome fu, nei primi del Novecento, a più riprese osteggiato dai maggiori pensatori del contemporaneo idealismo italiano, Croce e Giovanni Gentile, che presero di mira tanto Trojano quanto il maestro Filippo Masci, ritenendoli appartenenti al filone di quel pensiero positivistico che secondo loro avrebbe generato, a cavallo tra Otto e Novecento, gravi conseguenze per la cultura italiana.
L’opera più celebre del filosofo campano fu pubblicata proprio a Torino nel 1907: Le basi dell’umanismo. In questo lavoro Trojano teorizzava una vera e propria «filosofia dell’umanesimo», nella quale si desse spazio a una considerazione dell’uomo in quanto individuo e a uno studio rigoroso e sistematico dei «sentimenti» da esso provati. Il tentativo era quello dell’edificazione di una «morale del sentimento», contrapposta a ogni morale di stampo razionalistico, che per Trojano sarebbe necessariamente sfociata in conseguenze utilitaristiche, da lui giudicate nocive per una prospettiva etica. A causa del suo interesse per l’essere umano considerato in quanto individuo nel suo processo di sviluppo morale e nella sua interazione emotiva con gli altri individui, si interessò a lungo di temi di pedagogia. A tale riguardo, negli ultimi due anni della sua vita collaborò con la neonata Rivista pedagogica, fondata nel 1908 da Luigi Credaro.
La filosofia di Trojano, nel dichiararsi – in linea con quella di Masci – «empirio-critica», si richiamava esplicitamente a Immanuel Kant, del quale faceva propria la distinzione tra un soggetto conoscente e una «base materiale» costituita dall’oggetto conosciuto.
Dal punto di vista gnoseologico, in effetti, Trojano tentò sempre di rifuggire sia da quelli che considerava eccessi dell’oggettivismo sia da quelli del soggettivismo (compreso quello di matrice idealistica). Denominò anche umanismo la propria filosofia, in virtù dell’attenzione da lui concessa all’individuo umano, considerato naturalisticamente secondo i dettami della filosofia empiristica, ma anche – con richiami fino al pensiero dei sofisti e in specie di Gorgia – secondo il principio dell’incomunicabilità dei singoli, considerabili, tutt’al più, nelle loro relazioni con altre singolarità o con il mondo esterno. Grande attenzione fu dedicata da Trojano al versante morale della speculazione, ambito nel quale elaborò una «etica del sentimento» coerente con la propria gnoseologica empiristica e individualistica e da lui ritenuta fondamento naturale e imprescindibile di ogni considerazione razionale. Denominò anche alipistica la sua prospettiva morale, vale a dire incentrata non soltanto sulla ricerca del piacere ma anche su quella dell’assenza di dolore e della quiete.
Influenzò in modo talvolta ‘contrastivo’ il pensiero italiano del primo Novecento (si è citata l’avversione di Croce e Gentile), ma ebbe ad esempio influenza anche sul pensiero di Pantaleo Carabellese e – ‘positivamente’ – sulla genesi di quello di Piero Martinetti.
Morì prematuramente all’ospedale Mauriziano di Torino il 9 giugno 1909, stroncato da un male improvviso.
Aveva sposato Antonietta Battinelli, dalla quale aveva avuto cinque figli, tutti minorenni al momento della sua morte, dopo la quale fu concesso alla moglie un vitalizio e ai figli un sussidio fino al raggiungimento della maggiore età.
Nella tornata del 13 giugno 1909 uno dei suoi maestri, Filippo Masci, tenne una commemorazione di Trojano all’Accademia di scienze morali e politiche di Napoli, nella quale tratteggiò la personalità del collega ed enucleò alcuni punti della sua filosofia.
Opere. L’animale politico, Napoli 1885; La giustizia secondo Aristotele, Napoli 1886; I partiti politici, Napoli 1890; Le idee morali e politiche in Esiodo, Napoli 1892; Partizione aristotelica della filosofia con particolare riguardo alla filosofia pratica, in Atti dell’Accademia dei Lincei, Napoli 1892; La ricostituzione dei partiti politici conforme alla pubblica opinione e la partizione aristotelica della filosofia con speciale riguardo alla filosofia pratica, Napoli 1892; Classificazione delle scienze in generale e sociali e politiche in particolare, Napoli 1895; La critica letteraria, a proposito di una recente pubblicazione di B. Croce e d’una nota di F. De Sanctis, Napoli 1895; Per la critica letteraria, Napoli 1895; I primordi della filosofia del diritto e della morale (premio della R. Accademia dei Lincei), Napoli 1895; Scritti varii, Napoli 1895; I sentimenti estetici, Napoli 1895; Dottrine morali di Protagora ed Aristotele, Napoli 1896; Gli inizi della riflessione morale ed economica in Grecia, Napoli 1896; Ethica, Napoli 1897; I rapporti fra l’Etica e la Metafisica di Aristotele, Napoli 1898; La storia come scienza sociale. Prolegomeni, I, Napoli 1898; Ricerche sistematiche per una filosofia del costume, I-II, Napoli 1900-1901; La filosofia morale e i suoi problemi fondamentali (prolusione al corso di morale all’Università di Torino, 3 febbraio 1902), Torino e Napoli 1902; Studi di scienze sociali e politiche, Napoli 1902; Postilla alla Prolusione, Napoli 1903; Del bello musicale e de’ suoi rapporti col costume, s.d.; Classificazione delle scienze, Napoli 1905; Per il tramonto di un astro, in Il Campo, Torino 1905; Le basi dell’Umanismo, Torino 1907; Ateologia, teleologia e umanismo in Aristotele, Napoli 1909.
Fonti e Bibl.: Sant’Angelo all’Esca, Archivio comunale, Atto di nascita n. 12 (26 gennaio 1863).
G. Calenda, L’opera filosofica di P.R. T. (con bibliografia), Modena 1909; M. Venturini, La filosofia dell’Umanesimo di P.R. T. (1863-1909), Torino 1919; A. Melchionna. Il ritorno all’uomo e al suo regno. Introduzione alla filosofia di P.R. T., Avellino 2016.